12 Novembre 2009

“Tutelare il marchio Prosecco”, la Provincia scrive a Zaia

Trieste. A seguito delle vicende relative alla registrazione del marchio interregionale DOC Prosecco, il Vicepresidente della Provincia di Trieste con delega all’agricoltura, Walter Godina, ha proposto a tutti i sindaci del territorio, alla Camera di Commercio, alle organizzazioni del comparto agricolo e al presidente del Consorzio DOC vini “Carso”, la sottoscrizione di una lettera al ministro delle politiche agricole Luca Zaia e all’assessore regionale all’agricoltura Claudio Violino.

walter godina“Come ormai noto – ha commentato Walter Godina – dopo le positive dichiarazioni di disponibilità e attenzione nei confronti del nostro territorio, dal quale deriva la denominazione del vino Prosecco, a tutt’oggi nulla è stato pianificato e tradotto in azioni concrete a beneficio del comparto” .
“Il Prosecco – ha continuato Godina – non si esaurisce unicamente nella tutela di un marchio ma anche attraverso il giusto riconoscimento per il territorio da cui lo stesso trae il nome. Purtroppo oggi dobbiamo registrare l’avvenuto deposito di un ricorso al TAR, da parte del Consorzio DOC Carso e della Kmečka Zveza, con richiesta di sospensiva della registrazione del marchio, stante la perdurante mancanza di risposte certe alle richieste avanzate. Nulla però è ancora perduto e confido nella sensibilità del ministro Zaia e dell’assessore Violino.

Ecco il testo della lettera:

Oggetto: DOC Interregionale “Prosecco”.

Illustre Signor Ministro,
Illustre Assessore,

a seguito dei contatti intercorsi sia a livello ministeriale che regionale, a cura di vari soggetti economici ed istituzionali rappresentativi del territorio, in ordine all’argomento in oggetto;

tenuto conto delle richieste avanzate dal Consorzio per la tutela della Denominazione di Origine dei vini “Carso”, già da tempo alla Vostra attenzione;

preso atto della disponibilità dimostrata durante la visita ministeriale, segnale inconfutabile di grande attenzione per il nostro territorio e delle importanti dichiarazioni manifestate nell’occasione;

preoccupati per le contrastanti notizie apparse sulla stampa;

tenuto conto, altresì, della difficile situazione in cui versa l’agricoltura locale nell’attuale contesto di crisi economica generalizzata e acuita, nella nostra realtà, da pesanti penalizzazioni dovute sia alle particolari caratteristiche geomorfologiche strutturali del territorio, sia alle recenti imposizioni derivanti dall’adempimento di vincoli comunitari;

con la presente chiediamo, in tempi strettissimi, un incontro chiarificatore con le SS.VV. allo scopo di definire tempi, modalità e risorse finanziarie da destinarsi al comprensorio Carsico nell’ambito della tutela e valorizzazione della DOC Interregionale “Prosecco”.

In attesa di Vostro cortese riscontro ci è gradita l’occasione per porgere distinti saluti.

Vice Presidente
e Assessore all’Agricoltura
Provincia di Trieste

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71 commenti a “Tutelare il marchio Prosecco”, la Provincia scrive a Zaia

  1. lanfur ha detto:

    Chi di Prosecco ferisce di Tokaj perisce.

  2. Luigi (veneziano) ha detto:

    Domanda da ignorante: ma esiste uno spumante del Carso che si chiama “prosecco”?

    L.

  3. massimiliano ha detto:

    esiste una località carsica che si chiama Prosecco

  4. massimiliano ha detto:

    @luigi veneziano
    ecco chiarito il mistero…:
    (mi ricordavo dell’evento e sono andato a cercare un articolo a tema)

    Agosto 09 – Nasce la nuova zona Doc del Prosecco sull’ altopiano del Carso.È stato il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia a tenere a battesimo il vigneto Doc. Scarpe sporche di terra e pala stretta tra le mani il ministro ha voluto piantumare personalmente la prima barbatella di Glera, un vitigno da cui si produce il Prosecco. Il vino con le bollicine prodotto in milioni di bottiglie a Valdobbiadene sconfina ora in Friuli.
    Conla piantumazione di vigneti che produrranno un Prosecco Doc in cinque province venete e quattro del Friuli Venezia-Giulia «per la prima volta nella storia – ha evidenziato ancora il ministro per le Politiche Agricole – «avremo la tutela internazionale del marchio che ci permetterà di piantare viti Glera e di produrre vino Prosecco in esclusiva». Per ora in Friuli Venezia-Giulia solo 200 ettari sono destinati alla produzione Doc.

  5. massimiliano ha detto:

    giustamente mi sono accorto che c’era pure un link di rimando in testa a questo articolo…
    ma xe ancora matina presto… e no son ‘sai lucido

  6. lanfur ha detto:

    […]il ‘Prosecco’ ha un suo sinonimo
    nell’istriano ‘Teran Bijeli’ (Maletic et al., 1999).[…]
    da http://www.arboree.unito.it/QSVE28/02Schneider.pdf
    Si fa riferimento a questo studio:
    Maletic E., Sefc K. M., Steinkellern H., Kontic K., Pejic I. – 1999 – Genetic characterization
    of Croatian grapevine cultivars and detection of synonymous cultivars in neighboring regions.
    Vitis, 38, 2, 79-83.

    Faccio una supposizione. Il Prosecco si chiama così perchè qualcuno a Prosecco coltivava questo vitigno arrivato in tempi remoti dalal vicina Croazia?

  7. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ massimiliano

    So perfettamente che esiste una località carsica che si chiama Prosecco: quando vengo a Trieste passo sempre davanti al cartello.

    E conosco anche la questione in senso generale: nel 1700 il vitigno autoctono del Carso è stato piantato nella zona di Valdobbiadene/Conegliano e da lì è divenuto famoso. Adesso è stata creata una DOC interregionale “Prosecco” (prima esisteva una DOC per il prosecco trevigiano), e questo è stato fatto per evitare la guerra fra Prosecco (inteso come località) e il consorzio trevigiano del prosecco (inteso come vino) per il diritto sul nome.

    Vedo però che a questo punto i viticoltori del Carso non si accontentano di una DOC che prima non esisteva nemmeno: vogliono la sede del consorzio e vogliono dei soldi dallo stato.

    A questo punto io richiedo: ma esiste uno spumante del Carso che è simile a quello che si chiama “prosecco” e viene prodotto nel trevigiano? Cioè: vogliono la sede di un consorzio laddove il vino tutelato da questo consorzio esiste e viene prodotto?

    L.

  8. massimiliano ha detto:

    @luigi
    sinceramente mi sfugge l’esistenza attuale di un cd “prosecco” carsolino (almeno fino all’intervento di Zaia, e comunque ci vorrà ancora del tempo…).
    la tua supposizione mi sembra corretta.
    è una rivendicazione che ai trevigiani (soligo e zone vicine) potrebbe “urtare” non poco…

  9. lanfur ha detto:

    Non lo so ma esiste un bianco secco in Ungheria che sia simile a quello che si chiamava Tocai e viene prodotto in Friuli?

  10. massimiliano ha detto:

    il tokaj è bianco-ambrato, più denso (liquoroso) e indubbiamente non secco…
    ma i furlani ga rivà a incasinarse comunque…

  11. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ lanfur

    La faccenda del tocai è diversa, perché lì c’era un vino prodotto in Ungheria col nome “tokaj” e un vino prodotto in Friuli col nome “tocai”.

    Qui invece esiste un nome di un vino prodotto in Veneto da trecento anni che si chiama “prosecco” e una località sul Carso che si chiama “Prosecco”.

    Ma un vino “prosecco” prodotto in Carso esiste o no?

    Luigi (veneziano)

  12. lanfur ha detto:

    In teoria se gli agricoltori del Carso si appellassero all’Unione Europea in forza del precedente sul Tocai-Tokaj otterrebbero molto di più di quello che di fatto stanno chiedendo al ministro. Zona DOC esclusiva per il prosecco carsolino sia esso uno spumante, un passito o un liquore di erbe.
    Questa la teoria poi la pratica è un altro paio di maniche.

  13. massimiliano ha detto:

    @lanfur
    probabilmente hai ragione.
    sarebbe uno smacco x i friulani però.

  14. lanfur ha detto:

    Mah da quello che si capisce dagli studi un terrano bianco qualsiasi dovrebbe bastare.

  15. lanfur ha detto:

    massimiliano lo smacco ai friuliani è già stato fatto. Tanto che il vino che prima si chiamava Tocai adesso si chiama Friulano. Il nuovo nome è stato scelto per connotare in maniera inequivocabile il luogo di provvenienza.

  16. massimiliano ha detto:

    questo lo so. intendevo dire che hanno speso tempo e denaro in carte bollate per ottenere nulla, nel senso che alla fine sono stati costretti al cambio del nome.
    mentre se ora il carso riesce in poco tempo nell’impresa di cui sopra… apriti cielo…

  17. lanfur ha detto:

    Concordo.

  18. Luigi (veneziano) ha detto:

    A legger bene, essi non vogliono come dici tu una DOC esclusiva su un vino che oggi nemmeno producono, ma la sede del consorzio e dei soldi.

    Tu dici che poi se si appellassero all’UE otterrebbero più di quello che hanno adesso.

    Adesso hanno in pratica una nuova DOC e il diritto di produrre e imbottigliare un vino (che oggi non producono nemmeno) col nome di “Prosecco”, assieme alle altre province del FVG e ad alcune province del Veneto.

    Domani potrebbero forse avere il diritto in esclusiva a produrre e imbottigliare un vino (che oggi non producono nemmeno) col nome di “Prosecco”, obbligando chi attualmente produce il prosecco a cercarsi un altro nome.

    In pratica, oggi stanno tirando sul prezzo.

    Un tipico esempio di italico appeasement.

    L.

  19. massimiliano ha detto:

    esatto.
    anche se più che ricercare una “pace” si rischia forse di scatenare una “guerra” del vino (e stavolta non su un bene immateriale come un marchio o denominazione).

  20. Macia ha detto:

    Zaia è trevigiano, là ha i voti.
    Secondariamente: ci prenderebbe in giro l’Europa per questa querelle tra province.
    Personalmente, spostare la sede del consorzio a Prosecco mi pare una castroneria.

  21. lanfur ha detto:

    Che i viticoltori del Carso non lo producano è una tua supposizione. Ripeto, non sono vincolati a produrre un vino frizzantino. Andrebbe bene anche un vino simile al Tokaj ungherese.

  22. cagoia ha detto:

    Bastassi una royalty su ogni botiglia venduda in cambio del diritto de utilizar el nome.

  23. Luigi (veneziano) ha detto:

    Non sono così sicuro del fatto che Prosecco avrebbe ragione di fronte all’UE, giacché di fatto non solo non esiste sovrapposizione fra due prodotti con lo stesso nome, ma esiste già una DOC in Italia col nome di “Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”.

    Oltre a ciò, c’è anche il “Prosecco Dalmata” (Prošek), che è uno sherry dolce e viene presentato come “tipico vino croato”.

    L’idea di Zaia era quella di creare una DOCG Valdobbiadene Conegliano e Colli Asolani per i già esistenti DOC (ci vogliono almeno cinque anni di DOC per avere una DOCG), una nuova DOC Prosecco in Veneto e FVG e una DOP comunitaria che impedisca l’utilizzo del nome “Prosecco” ai vinicoltori che in giro per il mondo lo usurpano. Di fatto in questo modo estendeva anche al FVG un marchio famoso in tutto il mondo (e – concedetemelo – divenuto famoso senza che i viticoltori del FVG abbiano fatto nulla: la cosa rispetto al Tokaj ungherese è perciò completamente diversa), dando anche a questa regione il diritto in esclusiva di produrlo e di imbottigliarlo con tale nome.

    Adesso già esiste un DOC Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, che i produttori del Carso non hanno mai contestato (e non credo nemmeno possano contestare).

    Mettendosi di traverso io invece credo che molto semplicemente saranno costretti a lasciare le cose come stanno: continueranno a non produrre nemmeno un litro del vino noto col nome di “prosecco” e in giro per il mondo si continueranno a vedere i prosecchi argentini e brasiliani.

    Luigi (veneziano)

  24. lanfur ha detto:

    Perchè i trevigiani non fanno come i friulani che hanno accettato di cambiare formalmente nome al vino? Valdobbiadenese non va bene?

  25. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ lanfur

    Tu dici che i produttori del Carso già imbottigliano un vino col nome di “prosecco”? Se mi mandi una foto della etichetta, mi ritiro in buon ordine con mille scuse.

    L.

  26. massimiliano ha detto:

    quoto macia in pieno.
    il carso dovrebbe fare sistema su altre iniziative, dato che possiede peculiarità invidiate ed ammirate da tutti.
    il prosecco viene da valdobbiadene, nella sua accezione più comune e riconosciuta.
    perchè “zercar longhi?”

  27. massimiliano ha detto:

    …e straquoto Luigi

  28. matteo ha detto:

    perche i ghe ga promeso e non i ghe ga da

  29. effebi ha detto:

    …e se, dopo el Tocai, se sveia Monemvasia ne toca rinunciar anche ala malvasia

  30. Mauro Franza ha detto:

    Luigi (veneziano). La questione è (come l’hai ovviamente già capito) economica. Ai viticoltori carsolini è stato promesso qualcosa (soldi?) in cambio della non rompitura di balla sul nome del vinello veneto (Tocai docet). Ora invece sembra che qualcuno (il trevigiano Zaia) si sia rimangiato le promesse fatte e che i soldini promessi ai duri carsolini stiano per essere girati ai ricchi viticoltori veneti (two pingeons with una fav, come direbbe T.Patocco). Da cui l’alzata di voce dei carsici, stufi delle vessazioni dalla PA (vedi limitazioni alla piantumazione in molte aree ecc)….. forse gli è anche finita la vasellina….

  31. Luigi (veneziano) ha detto:

    Per dirla in altre parole.

    I “ricchi viticoltori veneti” sono quei cazzoni che invece di chiamare “Valdobbiadene” il vino prodotto dalle loro parti, nel 1700 hanno inopinatamente utilizzato il nome del paesello dal quale si sono fatti spedire qualche vite.

    Poi in trecent’anni hanno creato quel po-po di impero sul loro vinello, del quale adesso i carsolini vogliono la loro parte.

    Se questo è il ricatto, allora io se fossi Zaia ci metterei un nanosecondo: invece che darti la DOC in un territorio dove tu in trecent’anni non sei riuscito a produrre una sola bottiglia dello stesso vino, non ti do un bel niente e ci vediamo in tribunale.

    Luigi (veneziano)

  32. massimiliano ha detto:

    …ri-quoto luigi

  33. lanfur ha detto:

    Non capisco il fervore di Luigi su questa vicenda. Quella dei viticoltori carsolini sembrerebbe una battaglia persa in partenza. Un Davide contro il Golia delle multinazionali venete del vino. E quindi perchè scaldarsi tanto? Non è che sotto sotto un po’ di paura la fanno anche i quattro gatti carsolini?
    Certo, se poi i fatti dessero ragione ai quattro gatti ci sarebbe da porsi qualche domanda. Da una parte il ministro trevigiano con tutte le istituzioni a partire dal governo centrale e giù fino all’assessore regionale FVG, leghista come lui. Dall’altra, dovesse andare male, ci si arrampicherà su quali specchi questa volta? La longa manus della fratellanza slovena in aiuto agli agricoltori dell’altopiano in un complotto che parte dal rigassificatore e arriva al prosecco?

  34. Mauro Franza ha detto:

    No Luigi (veneziano)! Quei cazzoni dei ricchi viticoltori veneti, che nel 1700 hanno chiamato “Prosecco” il loro vinello, hanno preso una bella “strenta” dopo quanto successo ai friulani col Tocai. Per evitare problemi con un nome che evidentemente non possono presentare come autoctono (altrimenti penso si sarebbero guardati bene di tirare in mezzo i carsici) hanno pensato di pararsi il culo facendo tutta questa operazione. Si sa benissimo che il pensiero in Veneto era “tanto i carsolini sono coglioni e non rompereanno le balle”, solo che una volta fiutato l’odore dei quattrini i viticoltori nostrani non vogliono mollare l’osso e ai veneti, abituati a fare quello che vogliono non va bene dividere le eventuali risorse, il che magari è anche giusto, visto che sul Carso il Prosecco non si produce, ma ora il ministro deve stare ai patti.

    @ lanfur: Si, vedremo come si comporterà la lega in FVG, se proteggerà gli interessi degli agricoltori regionali o se calerà le braghe davanti al ministro veneto.

  35. friulano del gran consilio ha detto:

    valesse la pena de riaprir la cossa del Tai che se ora solo de venessia? Il punto è che se te taia la lingua il friulano se imbottilia e il carsolin se incazza.La meditazion se obbligatoria.

  36. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Mauro Franza

    Oddio, la sentenza che ha stabilito l’impossibilità di utilizzo del nome “Tocai” è del 2005. Se è vero che i viticoltori veneti hanno avuto una “strenta”, ci hanno poi messo quattro anni a reagire. Va be’ che notoriamente il veneto è lento, ma qua mi pare sia superato ogni limite.

    Ti rendo noto che il decreto istituente il DOC col nome “Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene” è del 2 aprile 1969, e quindi ha ben 40 anni, durante i quali i signori casolini – furbissimi e velocissimi, loro – se ne sono sempre ed altamente fregacchiati di tutto quanto, continuando a non produrre quello che altri per trecento anni hanno prodotto.

    Il motivo per cui si vuole ridisciplinare la materia – che altrimenti rimane esattamente come sta: non credo ci siano proprio possibilità di eliminare il nome “prosecco” al prosecco trevigiano – non sta nel fatto che i veneti vogliono bloccare gli appetiti dei carsolini, ma nel fatto che si vuole creare la DOP comunitaria, che impedirebbe l’utilizzo del nome “prosecco” in Argentina, Brasile, Cile eccetera.

    A questo punto Zaia ha fatto una telefonata in Friuli e si è messo d’accordo con la regione FVG: fate domanda anche voi per la denominazione di origine controllata “Prosecco”, ed io vi faccio un decreto mettendo dentro tutto il FVG come zona vocata alla produzione ed imbottigliamento di questo vino che oggi non producete.

    Il 27 marzo 2009 è stato emanato un altro decreto ministeriale – sempre tutti d’accordo – per modificare il registro nazionale delle varietà, riconoscendo il sinonimo “Glera” e “Glera lunga” per le varietà delle viti “Prosecco”. In tale modo si è anche aperta la possibilità di creare – se i carsolini vorranno – un nuovo ed autonomo marchio. Ribadisco: fino a qui nessuno ha avuto modo di dir nulla, tanto che Zaia è andato perfino a piantare la prima pianta di “Glera” sul Carso, fra gli applausi di tutti.

    Le “eventuali risorse” di cui parli sono esattamente pari a zero-zero-carbonella, giacché il decreto ministeriale non prevede nessunissima spesa aggiuntiva: la sede del consorzio del Prosecco continuerebbe ad essere l’attuale sede di Pieve di Soligo, senza far spendere un centesimo in più a nessuno.

    A questo punto i carsolini – che sono dei privati – fanno ricorso al TAR, ma a loro del nome “prosecco” in realtà continua evidentemente a non interessare nulla dal punto di vista produttivo: non l’hanno mai prodotto, e continuerebbero tranquillamente a non produrlo, se non fosse per la pensatona: chiedono quindi che si spendano dei soldi statali pubblici (ovviamente non quelli regionali: loro vogliono i soldi statali) per una nuova sede del consorzio nel Carso ed altri soldi per un rilancio dell’attività vitivinicola della zona.

    Non posso che ripetermi: se io fossi Zaia li manderei tutti a quel paese e ci rivediamo in tribunale.

    Luigi (veneziano)

  37. friulano del gran consilio ha detto:

    Caro Luigi (veneziano) di cui sopra la question se che la dificoltà de organizar i eventi che se complessa: se te va a veder su Wikipedia a la voce “Tai vino” te trovi a leger cosse interesanti anche su quel che se capitato ai parlanti friulano nel dopo Tocai.
    Mi no so quanti sa che no se pol più bever il taiut in Friuli -da normativa vigente e pena multa e sequestro del bicier.
    Se quasi una legge del contrappasso che però -ocjo- no interessa il Friuli che ansi pare che dorma. Le dritte sul Tai e sul Prosecco no se ciapano a Udine o limitrofi e forse se anche meglio. Secondo mi se meio far un referendum e no il tribunal.

  38. Mauro Franza ha detto:

    Luigi (veneziano)…. aria fritta! Il ministro non ha chiamato in FVG per farci un favore… quando mai hai visto un veneto che fa un favore a un friulano.

  39. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ mauro

    Ah beh, se la riflessione giunge a tale livello di profondità, allora Zaia ve lo metterà in quel posto solo per il gusto di farlo.

    Luigi (veneziano)

  40. matteo ha detto:

    caro luigi, una vite a prossecco è descritta gia dai romani con il nome glera, alcuni dicono sia la vite da cui è nato il prossecco, inutile sollevare doc e varie altre cose, la documentazione antica dice che il vitigno è stato portato dal paese prossecco dove hanno le viti a pastino, lo producono ancora nelle osmize e nei agriturismi carsolini

  41. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Certo, ma a parte il fatto che il vino delle poche decine di bottiglie che si producono per le osmize non ha nulla a che vedere col prosecco trevigiano, la cosa singolare è che se trecent’anni fa i vinicoltori trevigiani avessero chiamato il vino “Glera” o “Valdobbiadene” o “Cicciopasticcio”, oggi nessuno avrebbe nulla da ridire e la questione non si solleverebbe. Chi infatti produce il “sauvignon” non deve chiedere il permesso di utilizzare questo nome, giacché non esiste il marchio sul nome dei vitigni, come si può notare pensando ai vari merlot, cabernet, sauvignon, pinot, moscato, raboso, riesling, trebbiano e via andare.

    Il DOC sul Prosecco di Asolo e Valdobbiadene – lo ripeto – esiste già esattamente da quarant’anni, e nessuno ha mai sollevato la minima polemica.

    I carsolini vogliono (traggo i punti specifici da un’intervista a Igor Grabovec, che parla a nome di Kmecka zveza – Alleanza contadina):

    1. Un programma di sviluppo della viticoltura del Carso.
    2. La riqualificazione della zona del costone da Roiano ad Aurisina.
    3. Un centro di promozione (che significa una sede del consorzio di un vino che oggi non viene nemmeno prodotto in zona).
    4. La riduzione dei vincoli che oggi gravano sulle terre della zona. Si parla dei vincoli posti dall’Unione Europea per le Zone di Protezione Speciale (Zps) e i Siti di interesse comunitario (Sic). Immaginate solo i casini a livello di conflitti tra diverse normative interne e internazionali.
    5. La semplificazione burocratica (che per i viticoltori del FVG è totalmente a carico della regione, la quale essendo a statuto speciale ha potestà esclusiva sull’agricoltura).

    In pratica, i carsolini colgono l’occasione della vicenda del Prosecco per cercare di risolvere i propri problemi locali, che col prosecco (inteso come vino) non c’entrano un fico secco.

    Per la terza volta ribadisco: se io fossi Zaia non mi piegherei di un millimetro al ricatto e darei loro appuntamento in tribunale.

    Questo – sia chiaro – mica per una questione di principio, ma solo perché i veneti ce l’hanno a morte con i friulani (ovviamente il buon Mauro Franza non ha nemmeno preso in considerazione il fatto che i carsolini non sono friulani, ma tant’è).

    L.

  42. Mauro Franza ha detto:

    Quoto. “@ mauro
    Ah beh, se la riflessione giunge a tale livello di profondità, allora Zaia ve lo metterà in quel posto solo per il gusto di farlo.
    Luigi (veneziano)”. Spero solo che porti lui la vaselina, altrimenti da veneto diventerà istro-veneto 🙂

    Su questo (esendo Zaia veneto e perdipiù ministro) non ho dubbi!

  43. cagoia ha detto:

    “il buon Mauro Franza non ha nemmeno preso in considerazione il fatto che i carsolini non sono friulani”

    …ma i veneti non sa distinguer, come el resto dei taliani.
    Per mi i carsolini fa ben. I podeva ciamarlo Valdobbiadene o Vinseccodellaserenissimarepubblica. Affari sui. I lo ga ciamà Prosecco e desso i ga de pagar el copyright.
    Anche per la scenegiata de Zaia che xe rivà qua piantando una vida in tera. Come dir: “voi ne servì solo per mantegnir sto nome e per gaver l’esclusiva che tanto dopo continuemo a guadagnarghe solo noi. Voi podè za star contenti che me go degnà de vignir fin qua”
    Te sa dove che el se pol meter quela vida?

  44. matteo ha detto:

    vedremo che dira il tar del lazio al riguardo del vino

    Ricorso al Tar. Il Doc Prosecco limita lo sviluppo agricolo del Carso

    Visualizza altro http://www.ilgiornaledelfriuli.net/2009/11/05/ricorso-al-tar-il-doc-prosecco-limita-lo-sviluppo-agricolo-del-carso/#ixzz0WkMX14fI
    Under Creative Commons License: Attribution Share Alike

  45. Macia ha detto:

    Resta il fatto che, secondo me, la richiesta di portare a Prosecco, in Carso, il consorzio, è un atto di vigliaccheria bella e buona, un tentativo di furto in piena regola.
    Di vino prosecco in Carso non se ne fa e non se n’è mai fatto, e questo dovrebbe bastare. Il nome è un pretesto.

  46. matteo ha detto:

    come te sa che el vin sul carso non se fa?

    mica te devi per forza imbotigliarlo e mandarlo in supermercato

  47. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ cagoia

    Ma ti e Mauro no pensè a altro che ai busi de dove che no bate el sol?

    Comunque se vedarà come che la va a finir. Scometo un pranzo in un’osmiza che i carsolini ciaparà su qualche milion e dopo – oviamente – no produrà gnanca ‘na bossa (bottiglia) de prosecco.

    A contrario, quei del Collio (che sta bei in silenzio parché lori sa far el vin e no ga bisogno che del marchio: no ghe interessa niente del coston de Aurisina e de ‘staltre menade) se metarà a far el “Prosecco del Collio DOC” e farà i schei.

    Idem con patate i furlani de Udine, e pure quei de Pordenon.

    Forse non ve gavé inacorto che la DOC “Prosecco” (inteso come vin) la gavarà tuto el FVG, e no solo “Prosecco” (inteso come paese).

    L.

  48. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ matteo

    Mi no so drìo dir che el vin sul Carso no se fa: mi so drìo dir che el “prosecco” no se fa: el vin bianco che se beve ne le osmize del Carso no ga niente in comune col prosecco che la gente beve in tuto el mondo.

    L.

  49. lànfur ha detto:

    Mi no so drìo dir che el vin in Ungheria no se fa: mi so drìo dir che el “tocai” no se fa: el vin bianco che se beve ne le osmize dell’Ungheria no ga niente in comune col tocai che la gente beve in tuto el mondo.

  50. friulano del gran consilio ha detto:

    Mi da soggetto friulano- per ipotesi- voria prima saver perchè il poter mi ga imbottilià. In seguito anche voria saver per qual motivo il Tai se sciampà in Veneto senza neanche chi di dover l’usasse la vaselina di cui sopra.

  51. Luigi (veneziano) ha detto:

    @lanfur

    Ti te dismenteghi de dir la diferenza principal: il “tokaj” ungherese ESISTE, il “prosecco” carsolino NON ESISTE, nel senso che non esiste un vin sul Carso che ga el nome “prosecco”, ma una LOCALITA’ che ga el nome “Prosecco”. Te lo go scrito ‘naltra volta, ma go paura che me tocarà ripetertelo ancora e ancora e ancora e ancora….

    Per quanto riguarda el Tai, i furlani ga scelto el nome “Friulano” par el tocai furlan, e alora i veneti (solo dopo che i furlani ga fato la so decision), ga deciso de ciamar el steso vin “Tai”.

    Parché el “tai” e el “friulano” xe el steso identico vin.

    L.

  52. abc ha detto:

    Ma allora come mai che il vino si chiama Prosecco?

  53. Luigi (veneziano) ha detto:

    Si chiama “prosecco” solo il vino che viene prodotto e venduto a Treviso, perché trecento anni fa quando qualcuno ha portato per primo il vitigno dall’abitato di “Prosecco” sui colli trevigiani l’ha chiamato così, prendendo il nome del paese come fosse il nome del vitigno.

    Ma a Prosecco (località) il vino non si è mai chiamato così, tanto che ancor oggi i vini prodotti sul Carso triestino si chiamano principalmente “terrano”, “carso” e “malvasia”. Il vino “prosecco” nel Carso NON ESISTE!

    Luigi (veneziano)

  54. Luigi (veneziano) ha detto:

    Cerco di rispiegarmi meglio, così vediamo se si capisce.

    I nomi dei vitigni non si possono coprire con un marchio di esclusiva. Per cui chiunque può chiamare un vino “sauvignon”, visto che il vitigno si chiama “sauvignon”.

    Attualmente il nome del “prosecco” deriva dall’errata denominazione del vitigno data da chi trecent’anni fa chi portò le prime piante dal Carso triestino a Treviso.

    Se quindi si ammette che il vitigno si chiama “prosecco”, chiunque in giro per il mondo (brasiliani e argentini già lo fanno) potrà tranquillamente chiamare il proprio vino “prosecco”.

    Che cos’è che si può fare invece?

    Si può “brevettare” il nome di una origine geografica. Per esempio “Breganze Cabernet Sauvignon DOC”: il nome di “Breganze” (un paesino veneto) non può essere utilizzato da nessun altro produttore al mondo.

    Il problema per i trevigiani è che l’abitato di “Prosecco” (che è registrabile in esclusiva) è distante 170 km da Valdobbiadene, per cui come si fa a indicare un’area geografica talmente lontana? Oltre a ciò, il nome “prosecco” attualmente indica un vitigno.

    E allora che ha proposto Zaia?

    Primo: il vitigno non si chiama più “prosecco”, ma “glera” (e la cosa è già stata fatta).

    Secondo: si uniscono le attuali zone di produzione del prosecco a Treviso con tutte le province che vanno ad est, per collegare Treviso fino all’abitato di “Prosecco”.

    Terzo: si registra a questo punto la “zona geografica esclusiva di produzione e imbottigliamento” che si chiama “Prosecco” e che va dal Carso fino ai colli trevigiani, e così solo in questa zona in tutto il mondo si potrà produrre il vino “prosecco” dal vitigno “glera”.

    Se i carsolini si metteranno in mezzo e avranno ragione, tutti quanti al mondo potranno farsi il loro “prosecco” dal vitigno “prosecco” non brevettabile, a meno che un prossimo ministro furlano (perché non penso proprio che Zaia farà mai una cosa del genere) non decida di creare una zona vocata alla produzione del vino “prosecco” solo nella zona di Prosecco e giù di lì, escludendo i perfidi veneti dal giochetto.

    In tal caso, i trevigiani dovrebbero cambiare il nome al loro vino, e i carsolini dovrebbero finalmente iniziare a produrselo: cosa che non hanno mai fatto nella loro storia.

    Spero di esser stato più completo nella spiegazione.

    Luigi (veneziano)

  55. abc ha detto:

    Sicché 300 anni fa qualcuno portò effettivamente le piante dal Carso alle colline trevisane.
    Inoltre un ipotetico ministro friulano potrebbe decidere di limitare la zona vocata solo al territorio di Prosecco, mentre il ministro veneto viceversa decide di estendere la zona a tutto il territorio fra Valdobbiadene e Trieste.
    Dunque vince il più forte, non chi ha ragione.

  56. Mauro Franza ha detto:

    Bom, intanto alcuni rapresentanti dei viticoltori carsolini, xe n’dai in consiglio regional in veneto e i veneti ghe ga da ragion. Deso che se rangi Galan e Tondo

  57. friulano del gran consilio ha detto:

    Amico Luigi (veneziano) se vero solo in parte che i friulani ga deciso di ciamar Friulano il vino (ovviamente no il soggetto). Sicome te vedo informà te savaria che le iscrizioni dei decreti del Tai e del Friulano sera provisorie in attesa del europea decision.
    Che inoltre la iscrizion del Friulano saria soggetta a disclaimer (invalidasion?)per motivi giusti. Che val la quasimedesima invalidasion aanche per il Tai perchè fa confusion sul mercato ovvero anche in OSTERIA FURLANA perchè se domandassi un Tai o te danno il Veneto fu Tocai o sono in MULTA.Di fatto il decreto del alora ministro De Castro scancela la parola Tai e VARIANTI TUTTE dal osteria e dai disionari questa se un anomalia che va oltre l’imaginazion.
    Sul Prosecco la cosa no se bella e speremo che si giusti perchè se tratta de tutela de tutti.
    Sul Tai-taiut ga cancella la possibilità di parlar la PROPRIA lingua liberamente: te ripeto, ma lo digo anche ai Furlans, che per legge se in friuli te ordini un TAIUT o te metono nel bicier il fu Tocai Veneto o SONO IN MULTA(vale pei Osti- Banconieri sia maschi che femene)
    Il paradosso in questo caso saria confusional-fiscal-lingistico-de origine.
    Le normative parla chiaro

  58. alpino ha detto:

    Ritengo che la querelle sia riassumibile proprio dal commento n° 31 di Luigi (Veneziano) è lampante che a Prsecco i carsolini abbiano fiutato odor de soldi e quindi ora provino a buttarla al massimo ci guadagnano qualcosa…i veneti sono stati capacissi agricoltori e viticoltori portando in auge un frizzantino come il prosecco, i carsolini famosi in regione per il loro prosciutto non sono nemmeno capaci di fare squadra per portarlo all’attenzione dell’italia tutta e d’Europa.
    Attenzione da Goriziano che vive in Veneto vi dico che c’è un quid: i veneti non sono solo viticoltori ma anche affermati imprenditori del vino..i carsolini sono ancora al rango di semplici viticoltori o agricoltori locali (senza offesa) se mai venisse concessa un’area doc per la piantumazione di barbatelle e produzione di prosecco nel Carso quanto pensati che ci mettano i veneti ad arrivare con le loro audi A6 a comperare le aziende agricole (poche) carsoline? e magari dopo l’acquisto farse un bagno de prosecco in qualche putt…io in Yugo? niente
    Se questa querelle fosse rimasta nella mente fantasiosa di qualche carsolino avrebbe salvato la faccia a tutti

  59. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ abc
    Esatto: trecent’anni fa uno portò le piante dal Carso a Valdobbiadene, ma invece di chiamarle col nome del vitigno, le chiamò col nome del paese: “Che vida xe che ti gà portà?” “No so el nome, ma vien da Prosecco” “Bon, ecco el prosecco”.

    @ Mauro
    Non mi pare proprio che nel Consiglio Regionale del Veneto due giorni fa abbian dato ragione ai carsolini, a meno che qualche consigliere regionale non ami farsi tagliare i santissimi al ritorno a casa.

    Comunque sia, i carsolini hanno specificato meglio che vogliono:

    1. 25 milioni per rimettere a posto il costone triestino
    2. 15 milioni per lo sviluppo agricolo del Carso
    3. 5 milioni per la nuova sede del consorzio del prosecco a Prosecco
    4. La revisione dei vincoli di tutela comunitari sui terreni del Carso

    45 milioni di euro par no meterse de traverso, e dopo ga el coragio de dichiarar: “Non vogliamo fare la guerra ai produttori veneti del prosecco”!

    Nooooo! I ga sentìo spusa de schei e se gà fiondà, invense de imparar a far el prosecco a casa sua!

    Scusatemi, ma dalle mie parti si è molto ruspanti: prima mi te dago 45 milioni de calci in culo e po’ ti ti va’ de corsa a lavorar.

    Luigi (veneziano)

  60. Luigi (veneziano) ha detto:

    @friulano del gran castello

    No stemo esagerar: chi xe che in Friuli te dà ‘na multa se ti ti ordini un Tai e te dà un Friulan? Un vigile furlan che vol farse copar in piazza?

    L.

  61. alpino ha detto:

    @ Luigi Veneziano
    super quotone 100% d’accordo

  62. abc ha detto:

    Mi sa che per non far confusione con il vino prodotto dai capacissimi veneti decideranno di cambiare il nome alla località di Prosecco. 🙂

  63. Mauro Franza ha detto:

    A tal proposito, perché il paesotto carsico si chiama Prosecco?? Da dove deriva il nome?

  64. Luigi (veneziano) ha detto:

    Un tempo un veneto di Valdobbiadene andò sul Carso per prendere una vite da portare a casa. Giunto in un luogo deserto, incontrò un villico e così gli si rivolse: “Can del porco, qua go ‘na se (sete) che me par de morir. Ti co la musana inteligente: dove trovo da bever un bel goto de vin? Go el gargarosso proprio secco”. Il villico – essendo carsolino – non capì una beata fava: “Pro… šekko?”

    E così nacque in quel luogo “Prosecco”: la madre di tutti i qui pro quo.

    L.

  65. lanfur ha detto:

    Caro Luigi, la sicurezza con cui esponi le tue ragioni e appoggi quelle del tuo conterraneo ministro è direttamente proporzionale al dubbio che mi fa sorgere la determinazione di un gruppetto di poveri cristi che coltivano un lembo di terra inospitale sul carso e che rivendicano quello che è loro. Se tutto ciò che tu esponi così dettagliatamente dall’alto delle tua onniscenza su ogni aspetto della faccenda fosse vero allora questa storia non sarebbe nemmeno iniziata, non si ascolterebbe alcun scricchiolìo, tutti saremmo tranquili, i davide carsolini hanno perso la battaglia prima ancora di iniziarla. Ma soprattutto ogni tuo intervento su questo tema sarebbe finora solo tempo sprecato poichè tutto è già deciso, tutto è inevitabile per i quattro gatti spellacchiati di Prosecco.
    Abbiamo perso tempo ad ascoltare e a farci un’idea per il gusto di farcela. Bastava un tuo illuminante intervento a riguardo, una frase, una parola e tutti ci saremmo salvati: un semplice ‘Bravo Zaia’.

  66. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ lanfur

    Non ho mai detto che tutto è deciso: ho semplicemente detto – e lo ripeto – che i carsolini si sono buttati a pesce per raccattare dallo stato (o dai produttori veneti) quei soldi che col loro lavoro non sono riusciti a guadagnare, anche perché non hanno mai prodotto il vino noto nel mondo col nome di “prosecco”.

    Hanno però un grosso vantaggio: possono ricattare e ricattano.

    E’ per quello che li farei correre di volata, mentre a te invece piace questo atteggiamento, che fa tanto “Davide contro Golia”.

    Dove il Golia (cioè “quello che caccia la grana”) ovviamente chi potrebbe alla fine essere? Il contribuente italiano.

    E io dovrei pagare con i miei soldi la nuova sede di un consorzio per un vino che non viene nemmeno prodotto?

    Ragazzi: sarà il solito discorsetto del menga, ma il consorzio del prosecco trevigiano è pagato solo e unicamente con i soldi dei soci, e cioè dei produttori di vino.

    Per quale malsana idea in questo momento io dovrei dare 45 milioni ai produttori di vino del Carso, quando con la stessa cifra vengono finanziati gli ammortizzatori sociali (i sostegni per i lavoratori in cassa integrazione o licenziati) per l’intera regione Friuli Venezia Giulia?

    Dai, dai, a calci in culo a lavorare!

    Luigi (veneziano)

  67. matteo ha detto:

    come mai il tar allora se è cosi chiaro?

  68. friulano del gran consilio ha detto:

    Luigi (Veneziano)
    la question del Tai(E derivazioni TUTTE) se molto grossa anche se no semea e visto che le carte dal bollo conta a prescindere ghe val la pena di butàr l’ocio a l’articolo 30 del codice de proprietà industrial la dove conta che “è VIETaTO quando sia idoneo a ingannare il pubblico l’uso di indicazioni geografiche e di indicazioni di origine…che indichino o SUGGERISCANO che il prodotto stesso proviene da una località diversa dal vero luogo d’origine”.
    Ora se mi te digo OMBRA o GOTTO ti te sa che mi bevo un vin del Veneto; se ti digo Taiut te dovaria saver che il vin se il Tocai Friulano.
    Lo sa oviamente anche i friulani nel mondo che anche se beve un buon vin del Veneto comunque pensava de bever un vin del Friuli solo per farte un esempio del caos ma podaria continuar. Che fare? La riconoscibilità de la lingua no indica forse una provenienza? E se sì come si giustano le cose in questo caso? Mi me auguro che per il Prosecco si ragioni nel giusto perchè nel caso del Tai basta che un solo consumatòr friulano se consideri gabbato e vada la dove se difende i cosidetti consumatori e il Tai forse e purtoppo traballa anche lui: MORALE I DECRETI SE PERICOLOSI

  69. Bibliotopa ha detto:

    Dove facessero il vino, non so e nemmeno con quale vitigno, ma nel Trecento le varie capitolazioni triestine a Venezia e agli Asburgo prevedevano spesso un tributo di vino.
    E il misterioso Pucino che dicono tanto piacesse all’imperatrice Livia è sparito nella nebbia dei secoli.

  70. abc ha detto:

    @ Luigi (veneziano)

    Commento 2

    Esiste in Ungheria o altrove un vino che abbia le caratteristiche del Tocai prodotto in Friuli? Se la risposta è no, cosa pensi della decisione presa di vietare la produzione di Tocai in Italia, vino che nulla ha da spartire con la località di Tokai nè con l’uvaggio colà prodotto? Eppure in quel caso risulta che vitigni del Friuli furono esportati in Ungheria mentre nel caso del Prosecco non risulta che vitigni da Valdobbiadene fossero esportati sul Carso.

    Commento 18

    Parli di “Italico appeasement”, allora a te è concesso di calunniare l’Italia, mentre gli altri debbono solo parlarne bene?

    Commento 23

    Nessuno sul Carso si è messo di traverso, se mai altri lo hanno fatto, lo chiamino in modo appropriato il loro “prosecco”, chi glielo impedisce?

    Commento 36

    “tanto che Zaia è andato perfino a piantare la PRIMA pianta di “Glera” sul Carso, fra gli applausi di tutti.”
    Veramente la prima pianta di Glera è partita da Prosecco verso il Veneto e non viceversa, come puoi leggere sul sito richiamato nell’articolo “Prosecco alla battaglia del prosecco” di questo blog e sull’articolo richiamato nel commento 44.
    Evidentemente il ministro, che dovrebbe tutelare gli interessi di tutta Italia, non del solo suo collegio elettorale, si sta adoperando per dimostrare il contrario della verità, il tuo commento 36 ne è la riprova.

    Commento 64

    Spero tu stia scherzando con ironia come ho fatto io nel mio commento 62.
    Ma se così non fosse:
    a – 300 anni fa esisteva già l’abitato di Prosecco.
    b – questa leggenda metropolitana è comune a tutte quelle confezionate ad arte per colonizzare gli altri.

    Commento 66

    “Dai, dai, a calci in culo a lavorare!” no comment.

  71. friulano del gran consilo ha detto:

    Si può dir o no che il TAIUt è friulano? Dal ministro che auspicava la denomonazione anche dialettale quale è la risposta?
    Mandi

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