10 Novembre 2009

Influenza A, il dottor De Manzini: “Basta psicosi, vaccinare solo le persone a rischio”

influenzaA

Ieri sono iniziate le prime vaccinazioni per l’influenza A nella Provincia di Trieste e a Gorizia. A Trieste a disponibilità è di circa 3000 dosi. Abbiamo chiesto un parere sulla pericolosità della malattia e sull’efficacia del vaccino al dott. Andrea De Manzini, pediatra triestino che ha a lungo operato anche a Grado. Il suo telefono suona libero solo dopo una mezz’oretta abbondante.

Come si può riconoscere l’influenza A?
L’influenza A è indistinguibile da ogni altra infezione virale. Adesso in giro ci sono sei o sette infezioni, e l’influenza suina è una di queste. I sintomi sono identici: si può andare dal raffreddore, al vomito, alla tosse, mal di gola, diarrea e così via.
Quello che è importante sottolineare è che, allo stato attuale, l’influenza A ha un’incidenza di complicazioni di molto inferiore all’influenza stagionale.

Quindi è meno pericolosa di una febbre normale?
Assolutamente. Il problema è che l’influenza suina si è propagata in modo pandemico, e quindi ha raggiunto massicciamente dei posti “indifesi”, cioè dei luoghi in cui gli organismi non erano abituati a fare i conti con un virus simile. Le persone sopra i 65 anni tendono ad ammalarsi di meno, perché hanno già avuto modo di misurarsi con virus del genere.

Come ci si deve comportare per evitare complicazioni?
L’unica cosa importante da fare è prevenire. Stabilire un contatto col medico di fiducia e nulla più, assolutamente non intasare gli ospedali. E anche il medico andrebbe chiamato solo in presenza di infezioni fastidiose, non certo per due linee di febbre.

Influenza a 2

Ritiene utile il vaccino?
Penso che sia giusto vaccinare la popolazione a rischio, composta da fasce molto chiare: i pazienti con patologie croniche, quelli con forte asma, le donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza e le persone che, per lavoro, si trovano a contatto coi malati.

Da più parti, però, si sentono pareri discordanti. Secondo alcune pubblicazioni, il vaccino sarebbe perfino controproducente.

Si sta scrivendo di tutto. Va bene essere polemici, ma non distruttivi. Penso che il vaccino sia sicuro, senza effetti collaterali di rilievo, e anch’io me lo sono fatto. Sotto i 6 anni sta dimostrando un’efficacia insoddisfacente, compresa fra il 20% e il 35%. Questi dati evidenziano la necessità di una seconda dose di vaccini. Per la popolazione generale, invece, siamo su livelli di efficacia più che buoni, fra l’80 e l’ 85%.

Sarebbe d’accordo con una campagna di vaccinazioni a tappeto?
In pediatria non abbiamo mai vaccinato bambini non a rischio per l’influenza stagionale. Non vedo perché dovremmo comportarci diversamente in questo caso, che presenta pure dei rischi di complicazioni notevolmente inferiori. Non avrebbe senso. I pediatri sarebbero i primi a opporvisi, a meno che non ci vengano a spiegare per bene le ragioni di una scelta simile.

L’allarme mediatico però veniva giustificato spiegando che, se il virus si dovesse modificare, il rischio di una pandemia disastrosa sarebbe concreto.
E’vero. Se il virus si modificasse, potrebbe diventare ben più pericoloso. Ed è anche vero che il vaccino attuale avrebbe ottime possibilità di rendere innocue le potenziali modificazioni.
Però posso citare almeno altri 4-5 tipi di virus che presentano dei problemi potenzialmente simili, a cominciare dall’aviaria. Prima di dare il via a una campagna di vaccinazioni a tappeto, ci devono spiegare che i rischi di mutazione sono davvero concreti.

Come spiega l’alta concentrazioni di casi mortali che si è avuta a Napoli nei giorni scorsi?
Penso che sia dovuta a fattori locali. A Napoli ci deve essere un focolaio particolarmente sviluppato, vuoi per le navi, vuoi per altre ragioni. Il problema – e sottolineo che si tratta solo di una mia ipotesi, visto che non sono stato recentemente a Napoli- potrebbe essere legato alle possibilità di accesso alle cure. Non mi riferisco agli ospedali, quanto piuttosto al contatto coi medici di base. Lo sottolineo ancora una volta: parlare col proprio medico in caso di infezione fastidiosa è fondamentale, perché permette di inquadrare il problema.
Poi, alcuni elementi lasciano supporre che Napoli sia un caso un po’particolare. Per dire, è l’unica città in cui 4 medici o infermieri, sui 100 vaccinati, si sono sentiti male dopo l’inoculazione del vaccino in un ospedale pubblico.

Perché secondo lei c’è stato un picco di decessi una decina di giorni fa?
E’ del tutto casuale. I numeri sono talmente bassi che non sono nemmeno rilevanti a fini statistici. Lo ripeto ancora una volta: l’influenza A è meno pericolosa di una banalissima influenza stagionale.

influenza a 3

P.s. Ringraziamo i blog salsadibit.blogspot.com e informazionescorretta.blogspot.com per le immagini

Tag: , , , , , , .

2 commenti a Influenza A, il dottor De Manzini: “Basta psicosi, vaccinare solo le persone a rischio”

  1. arlon ha detto:

    ottima intervista, xe el più ciaro articolo che gabi leto fin desso, su tuti i mezi de stampa.

  2. Mauro Franza ha detto:

    Pecà solo che la magior parte del zente ghe credi solo ala television.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *