L’articolo è della nostra inviata (e sconfinata) Margherita Gianessi
Sesana-Sežana. Il corto sloveno “Trst je naš!” del regista laureando Žiga Virc si è rivelato essere una spassosa presa in giro della nostalgia di un padre sloveno per il maresciallo Tito e i tempi della resistenza partigiana. Il sedicente comandante Franz (interpretato da Gojmir Lešnjak) tormenta moglie e figlia con le sue rievocazioni storiche della guerra dei partigiani titini contro i tedeschi nel tentativo di “liberare” Trieste. Il suo più prezioso amuleto è una “titovka”, il berrettino partigiano con la stella rossa regalatogli dal padre. La sua devozione è tutta rivolta ad un busto di Tito che venera con ceri accesi. Il suo disco preferito è la registrazione di un celebre discorso di Tito dove incita i suoi alla volta di Trieste: Trst je naš!. La moglie di Franz assiste paziente ma contrariata alle stranezze del marito. La figlia Mateja, che non conosce neanche una canzone partigiana, tollera con sufficienza le nostalgie ossessive del padre. Finché, tra i prati e i cavalli della campagna slovena, qualcosa scatta. Mentre il padre è sorpreso dalla polizia durante i suoi giochi di guerra e rischia guai seri, la figlia galoppando accorre a salvarlo: nelle sua mani sventola la bandiera Jugoslava. Trieste è liberata solo simbolicamente, ma Franz può dirsi orgoglioso di aver trasmesso alla figlia la coscienza del loro passato.
Dimentichiamo per un momento le polemiche che hanno imperversato intorno alla realizzazione di questo film e cerchiamo anche di fare un discorso disgiunto dalle tragiche vicende che hanno segnato la questione di Trieste alla fine e dopo la seconda guerra mondiale. Cerchiamo piuttosto di capire quello che un film comunica della cultura di cui è portatore, in questo caso della cultura slovena. A primo impatto si intuisce che la percezione storica della Slovenia su questi fatti è molto diversa da quella italiana. Se da parte italiana le rivendicazioni jugoslave su Trieste sono un tentativo di conquista, dall’altra parte la retorica jugoslava incitava alla liberazione di Trieste dai tedeschi. Certo, aggiungendo “Trst je naš”, “Trieste è nostra”. Ma ricordiamo che se un fatto storico è oggettivo, la sua interpretazione e la sua percezione sono molto soggettivi. Quello che noi studiamo come l’armistizio dell’8 settembre, in lingua tedesca viene significativamente definito Kapitulation (resa). Il film, da parte sua, sembra piuttosto comunicare, attraverso la sua caricatura, una coscienza storica che la Slovenia deve condividere con la ex-Jugoslavia.
Tornando invece all’accesa polemica che ha scatenato “Trst je naš”, il film è stato accusato dall’Unione degli Istriani di “istigazione all’odio razziale” e di essere una “complessa operazione di recupero dell’”epopea titina”. In realtà nel film si vedono degli Sloveni nostalgici inscenare una finta guerra di liberazione contro i Tedeschi, e nessuna azione contro gli Italiani.
Neanche durante la proiezione della prima si è assistito a rimostranze anti-italiane da parte del pubblico, e nemmeno ad incitamenti filo titini o nostalgici di quel periodo. Certo può rimanere il dubbio che una certa strumentalizzazione politica del film si sia fatta. I finanziamenti statali, la decisione della Rtv di diffonderlo, la scelta della prima proiezione a Sesana al confine con Trieste, il titolo provocatorio e un. che nulla lascia intendere sul contenuto ironico del film fanno un po’ insospettire. Sarebbe stato però più opportuno un atteggiamento cauto da parte italiana nei confronti di un film prima della sua visione, e la dichiarazione di Frattini non ha fatto altro che alimentare il tamtam mediatico. Se un intento provocatorio da parte slovena c’era davvero, un po’ più di riserbo italiano avrebbe contribuito a smorzarne la portata.
Per chi volesse farsi una propria idea su questo pomo della discordia, un’ultima giornata di proiezioni a Sesana è prevista per martedì 10 novembre alle 18.00 e alle 20.00 al Kosovelov Dom (ingresso simbolico euro 2,50). Sempre che qualche posto libero sia ancora rimasto.
I sciacalli mediatici ga fato la solita splendida figura.
Grazie per l’articolo 🙂
grazie per l’articolo, davvero
Mateja, la figlia, a cavallo porta via la bandiera slovena, non quella jugoslava. A Trieste pochi sanno che i partigiani sloveni erano un esercito do liberazione sloveno, associato a quello jugoslavo, ma autonomo.
Mio commento: vergognose le polemiche di Lakota e anche le prese di posizione alla Frattini.
Chi avvelena i rapporti tra le due nazioni?
toro seduto
bisogna anche dire, come giustamente scrive l’autrice dell’articolo, che il titolo del film e la location della prima sono piuttosto provocatori.
“Mentre il padre è sorpreso dalla polizia durante i suoi giochi di guerra e rischia guai seri, la figlia galoppando accorre a salvarlo: nelle sua mani sventola la bandiera Jugoslava”
Che bella immagine…. che bel messaggio…
quante belle “giustificazioni”… cara Margherita.
e ancora…”la retorica jugoslava incitava alla liberazione di Trieste dai tedeschi. Certo, aggiungendo “Trst je naš”, “Trieste è nostra….”
Liberare Trieste dai tedeschi ? mi sa che nei 40 giorni Trieste è stata liberata anche dagli antifascisti e da tutto ciò che non era titoista.
E’ penoso e tragico “scherzare” sopra il “Trst je nas” (sempre ammesso che sia uno scherzo), come è deprimente osservare che ci sia qualcuno che si prodighi nel tentativo di giustificarlo.
effebi
se ovviamente posso capire il tuo punto di vista e sono partecipe alle sofferenze delle popolazioni di istria, quarnero e trieste, CREDO che dobbiamo anche capire il punto di vista dell’altro. ed è quello che tenta di farci capire in maniera egregia questo articolo. l’autrice dice semplicemente che il film non incita nè esalta le avventure partigiane di repressione ma che queste , nel bene e nel male, fanno parte dell’immaginario di un popolo.
si noti come il film non solo NON esalta questo immaginario, ma lo deride.
quindi vi prego caliamo i bollenti ardori e le accuse reciproche, da entrambe le parti, grazie.
Solo un appunto riguardo alla location della prima. Non credo che vi si possa ravvisare alcun intento provocatorio, giacchè l’attore protagonista è anche il direttore del Kosovelov dom. Cosa confermata anche dallo stesso regista nell’intervista rilasciata al Primorski dnevnik.
E qua, se posso, faccio un’osservazione generica riguardo al lavoro della testata: considerato che Bora.la spesso tratta tematiche di natura “transfrontaliera” non sarebbe male se tra i suoi collaboratori ci fosse anche qualcuno con una buona conoscenza della lingua e della cultura slovena in modo da fornire ai lettori un quadro più completo degli argomenti trattati.
NOTA PER TUTTI:
se il dibattito nei commenti a questo articolo non resta in toni di pacata discussione e tentativo di comprensione dell’altro,
I COMMENTI VERRANNO CHIUSI.
grazie.
Bell’articolo. Storia emblematica del livello a cui è la critica cinematografica odierna in Italia. Tullio Kezich si rivolterebbe nella tomba.
@lanfur
non ho letto altre recensioni. che dicevano?
enrico m. m.
Vorresti dire che se la prima fosse stata a Murska Sobota, sarebbe stato diverso per Lacota? E il titolo “Partizanska epopeja” anziche “Trst je naš” il personaggio si sarebbe astenuto dalle polemiche?
Io ne dubito, perche’ il detto personaggio cerca ogni pretesto per provocare. Perche’ le occasioni non ci fossero, la Slovenia non dovrebbe esistere e gli sloveni neppure… Aime!!!
Sono passati tanti anni… e siamo ancora su queste questioni. Gli sloveni che, secondo la mia modesta opinione, sono il popolo slavo con il più basso senso dell’umorismo, hanno imparato a ironizzare su queste tematiche o a portarle alla massima specolarizzazione. Mi ricordo i Laibach che sul palcoscenico con abiti da militari Nazisti/fascisti/comunisti cantavano in italiano vicino a Lubiana a Trbovlje: ” Cari amici soldati, i tempi della pace sono passati…” e nel ritornello : “Eia Eia Alalà”! Mi sembrava che con i Laibach già era chiaro a tutti che nazismo, fascismo e comunismo già appartengono ai libri di storia… Ma questo film che ironizza sulle stranezze di un nostalgico è interessante e fa bene alla salute. Nella trappola sono caduti tutti quelli che speculano sul passato, ma mi pare che tra i giovani non ci sia un grande interesse a riportare in luce gli errori commessi dai nostri nonni fascisti o comunisti..
@toro seduto
sì, penso che sarebbe stato diverso, perchè ‘trst je nas’ da molti italofoni di trieste viene percepito come un ricordo tragico che li riguarda in prima persona. e se il titolo fosse stato diverso e il luogo della prima pure, credo che lacota non se ne sarebbe neanche accordo, dell’esistenza di questo film.
non sono un fan di lacota, ma quando dici che lacota non vuole che la slovenia e gli sloveni esistano, fai delle affermazioni prive di fondamento. e ti prego di rientrare in un dibattito ‘accettabile’ senza accuse di questo tipo – se no ti censurerò cioè cancellerò i tuoi commenti.
E.M.M. Uno lo ha nominato toro seduto, l’altro noto critico si occupa anche di politica internazionale. Ad oggi.
@ MAJA
cosa i triestini italofoni pensano della location è un frutto della storia passata, non dei legami dell’attore protagonista col luogo.
(poi, di collaboratori anche slovenofoni ne cerchiamo sempre)
milic ha perfettamente ragione. per comprendere un fenomeno bisogna renderlo oggettivo. per fare ciò è necessaria – tecnicamente – un’analisi che inizi dall’isolamento delle sue componenti e dalla successiva ricostruzione priva di orientamenti personali. ammetto che:
1 da queste parti
2 su questi argomenti
è impresa quasi titanica.
ma cerchiamo di farlo. altrimenti rimarremo sempre fermi ai “porchi s’ciavi” da una parte e ai “‘taliani fazisti” dall’altra.
ridicolo, per gente nata a pochi metri di distanza e che ha sempre respirato la stessa aria, ammirato gli stessi panorami, bevuto e mangiato i prodotti della stessa terra.
“cultura” è anche questo.
P.S. Mi piacerebbe anche vedere un film prodotto in Italia ironico sulle nostre imprese coloniali o su Lubiana provicia del Regno d’Italia.
milič
posto che sono pienamente d’accordo con te quando dici che è necessario cercare di capire il punto di vista dell’altro, credo che per farsi un’opinione più informazioni si hanno meglio è.
poi ciascuno è libero di interpretare gli avvenimenti come meglio crede.
Virus ce ne sono a bizzeffe
“Le rose del deserto” – Monicelli 2006.
“Il federale” del 1961 con Tognazzi.
“La marcia su Roma” del 1962 di Dino Risi.
“I due marescialli” con Totò
@maja
1 sentire le “altre campane” è naturalmente corretto, anche perchè altrimenti si corre il rischio di conoscere solo parte delle informazioni.
2 sull’interpretazione: è tautologico che ognuno fa come meglio crede. (appunto: interpreta sulla base dei codici che possiede)
3 il problema è che poi ognuno rimane arroccato sulle proprie posizioni e si torna al punto di partenza.
una sorta di loop storico/politico dal quale trieste non è ancora uscita.
Sarà mai possibile che ogni volta che se parla della nostra storia e gente, ora addiritura anche co se lo fà ironicamente, i vertici dei Governi che ne amministra i se ga de scaldar in polemiche idiote?
Mi credo che continuando cussi no de sicuro se fa una bella pubblicità alla nostra città e alla nostra gente che comunque xe de sempre stada e sarà multietnica, taliani e sloveni inclusi.
Quoto molto positivamente l’articolo de Margherita Gianessi e anche del post 16 inviado de Massimiliano che dixi:
Quote
ma cerchiamo di farlo. altrimenti rimarremo sempre fermi ai “porchi s’ciavi” da una parte e ai “‘taliani fazisti” dall’altra.
ridicolo, per gente nata a pochi metri di distanza e che ha sempre respirato la stessa aria, ammirato gli stessi panorami, bevuto e mangiato i prodotti della stessa terra.
“cultura” è anche questo.
Unquote
Grazie Lanfur… li ho visti. Ma sono sempre la parodia degli “italiani brava gente”. Nulla sull’uso dei gas in Libia o sulla nostra occupazione di Lubiana e ai campi di concentramento italiani.
1. Il film “italiani brava gente” la rai non l’ha mai trasmesso.
http://www.youtube.com/watch?v=hLDy2nLqoG0
2. Quando la TV italiana ha trasmesso “Il cuore nel pozzo” il governo sloveno non ha risposto alle provocazioni. Dipiazza invece dichiara di vivere in una repubblica più matura. MA PER FAVORE!
I problemi tra la gente ci sono tuttora per un semplice motivo.
L’argomento è stato ed è tuttora strumentalizzato dalle forze politiche.
Sono state dette troppe mezze verità, gonfiate da una parte e dall’altra.
Tante persone parlano ma ignorano la verità!
Sono mosse e provocate dei loro leaders.
Dovere delle istituzioni e dei media sarebbe di scrivere TUTTA la storia (anche quella scomoda), divulgarla e insegnarla ai giovani.
L’IGNORANZA però, lo sappiamo, ad alcuni fa comodo.
Rimango sempre in attesa che qualcuno mi spieghi cosa c’è di ironico o di critico nei confronti del protagonista “malato di titoismo” che nella scena clou….
” …è sorpreso dalla polizia durante i suoi giochi di guerra e rischia guai seri, la figlia galoppando accorre a salvarlo: nelle sua mani sventola la bandiera Jugoslava. Trieste è liberata solo simbolicamente, ma Franz può dirsi orgoglioso di aver trasmesso alla figlia la coscienza del loro passato”
a basovizza di recente si son “calati” numerosi di questi “esemplari padri” che, sorreggendo bandiere jugoslave come slovene (con la stella rossa…sic !) accompagnavano la figliolanza.
Trst non è “liberara” ma probabilmete sono orgogliosi di “aver trasmesso la coscienza del loro passato”
anche questi fanno ridere ? sono ironici ?
Effebi – questi padri erano a Basovizza ad onorare chi è morto per difendere la propria terra dall’invasione nazista e fascista. Ma forse tu, tutto ciò, l’hai già dimenticato.
Insomma, si stava meglio sotto il terzo reich pare di capire.
Jack & Lanfur
…due simpatici umoristi ?
Operationszone Adriatisches Küstenlan:
Nacque nella zona militare e amministrativa del Reich nazista composta, a partire dal settembre 1943, dalle Province, TOLTE alla sovranità italiana, di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume,…
Chi occupò cosa sarebbe bene lo dicessero gli storici.
bon dei, per farla curta e tajarghe la testa al toro, ve regalerò una botiglia a testa del mitico liquor “Marshal”, in vendita in tuti i diutifrishop e anca al tus de sesana.
Sempre troppo corta la tua memoria Lanfur.
http://www.youtube.com/watch?v=z0EkUlgHAe4&feature=related
@effebi
Jack e Lanfur ga ragion. Uno xe ricordar e conoscer il passato e l’altro xe utilizzar questi ricordi e conoscenze per migliorar el futuro.
Ognimodo per migliorar la convivenza no se pol continuar con la retorica fascista e comunista che dura de ormai 90 anni.
Go torto?
Ma il quesito vero è questo?
Perchè si è voluta fare una parodìa sulla questione Trst je nas?
Perchè il problema esiste. Una cospicua fetta della società slovena è nostalgica del titoismo soprattutto lungo la linea confinaria con l’Italia. E’ inutile deridere Lacota perchè la slovenia è l’unico paese che ancora conserva tutti i monumenti al titoismo a differenza degli altri paesi ex-comunisti nei quali è vietata l’esposizione dei simboli comunisti. Vai in Polonia,in Ungheria o in Romania a sventolare i simboli tanto cari agli sloveni confinari e poi vedi quanto tempo passa prima che ti accoppano e poi ti sbattono dentro!
Lo scemo del villaggio sottolinea che la manifestazione recente di basovizza poco aveva a che vedere con il terzo reich e con i caduti per difendere la propria terra dall'”invasione nazi-fascista e pure con le stelle rosse, che sono state ivi sbandierate.
Correva l’anno 1930, il territorio era italiano, regolarmente e internazionalmente riconosciuto e trattavasi di fucilati per atti di terrorismo.
Che bel misiar le carte (e insultar) quando no se ga argomenti…
Caro effebi, ti informo che in quel periodo era “terrorismo” parlare sloveno A CASA PROPRIA!!!!!!!! OK?
http://ro.wikipedia.org/wiki/Fi%C5%9Fier:Luptatori_Anticomunisti.jpg
In Memoria Luptatorilor Anti-comunisti 1944-1989
Questo è un monumento di Brasov(Romania) Presso il quale deposi un mazzo di fiori con una fascia tricolore con la scritta “I patrioti Italiani non dimenticheranno. Mai!
In slovenia sarà mai possibile costruire un monumento del genere?
Caro Italo, comincia a togliere tutti i monumenti fascisti…
Vedete, siamo sempre allo stesso punto, si suona sempre solamente una campana. I cervelli ormai sono lavati dopo tutti sti anni di sporca propaganda.
Imparate invece a rispettare un po’ i vostri vicini di casa!!
tito era un non-allineato. dal ’48 espulso dal cominform, quindi il paragone con gli altri regimi comunisti non regge “tecnicamente”.
se al giorno d’oggi esiste la cosiddetta “jugonostalgia”, questa è figlia di un revival tipico delle democrazie in formazione, dove la transizione non si è ancora compiuta del tutto.
della stessa “jugonostalgia” esistono accezioni diverse:
politica (la più debole)
sociale (la più concreta e – personalmente – simpatica e curiosa)
culturale (la stessa che hanno altri popoli verso le tradizioni – belle o brutte che siano state)
senza scannarsi, of course…
D’accordo. Quando gli sloveni dichiareranno che il comunismo fece più vittime del Nazi-fascismo saremo non amici, ma fratelli. Dubìto che però ciò avvenga.
Io cerco ogni volta di non cadere nel tranello della reductio ad foibam o tito che dir si voglia ma è inutile, dal Timavo in giù è tutto un revanscismo filo-questo o filo-quello. Non c’è onestà intellettuale, non c’è niente di condiviso, ma solo rendiconto politico. Idee ripetute ad pappagallum, uno sputarsi veleno gratuito addosso sul chi è stato più sanguinario degli altri.
Avete un campo di concentramento con annesso forno crematorio e camere a gas in pieno centro e solo voi riuscite a non vederlo. L’inventore di Auschwitz era triestino, le leggi razziali furono proclamate dal balcone del municipio davanti ad un bel po’ di gente. Ma non vi è ancora scoppiata la milza?
@effebi
Vedo che hai sposato la tesi di Menia e compagnia bella riguardo ai quattro fucilati di Bosovizza.
Resta il fatto che buona parte della popolazione slovena e in particolar modo la comunità slovena di Trieste li celebra come eroi.
Ti sei mai chiesto perchè?
E se te lo sei chiesto, che risposta ti sei dato?
(In perfetto stile marzulliano…)
lo scemo fa copia e incolla per definire “terrorismo” (non si veniva fucilati per parlare un altra lingua)
“Il Tigr iniziò subito ad agire: i suoi militanti commisero omicidi organizzando imboscate e attentati dinamitardi, distrussero numerosi depositi di armi dell’esercito italiano e incendiarono scuole e asili ritenuti da loro strumenti per l’italianizzazionie[3]. Questi attentati causarono morti e feriti, senza che le autorità riuscissero ad indentificarne i responsabili.
Il 3 agosto 1928 viene assassinato a San Canziano il vigile urbano Giuseppe Cerquenik, il 25 dello stesso mese viene dato a fuoco il ricreatorio della Lega nazionale di Prosecco. A Gorizia il 22 settembre, vengono uccisi lo studente Antonio Coghelli (che aveva abbandonato le organizzazioni irredentistiche slovene) ed il soldato Giuseppe Ventin che era intervenuto cercando di impedire l’omicidio. Durante un aguato nel 1929 morirono il contadino Francesco Tuchtan mentre un altro rimase gravemente ferito venne condannato il reo confesso Vladimir Gortan di Vermo presso Pisino fu arrestato quale “capo dei terroristi slavi” e successivamente passato per le armi. Venne fucilato il 18 ottobre 1929 vicino a Pola. Quattro suoi compagni di Pisino vennero condannati a 25 anni di carcere ciascuno. Nel novembre del 1929 rapinano l’ufficio postale di Ranziano. Durante il febbraio del 1930 viene assassinato a Cruscevie il messo comunale Goffredo Blasina. Le Autorità italiane scoprirono l’organizzazione TIGR solo dopo l’attentato alla redazione del giornale triestino Il Popolo di Trieste, che causò la morte dello stenografo Guido Neri e il ferimento di altre tre persone. Gli accusati vennero processati dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato a Trieste (Primo Processo di Trieste); il processo durò dal 1 al 5 settembre 1930 e vi furono condannati a morte Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš e Alojzij Valenčič, fucilati a Basovizza il 6 settembre 1930, mentre ad altri dodici imputati vennero comminate pene detentive.”
1930 -Il tutto su territorio italiano, riconosciuto internazionalmente.
per fare un esempio, Oberdank fu impiccato “solo” per aver confessato di aver “progettato” un attentato. Non aveva ucciso nessuno, non aveva commesso alcun atto terroristico.
Un saluto dallo scemo.
@lanfur
Beh allora se vuoi cantarla tutta devi dire che il capo delle SS triestine era un certo Globocnik. Il cognome non sembra napoletano e nemmeno lombardo.
Stemo cascando nel solito drek, coi comenti.
El conceto xe:
Se un sentimento de Yugonostalgia esisti (che al 99% con Trieste di per sè centra ben poco) — e penso proprio che esisti — xe meio farlo sgonfiar ciapandolo pel dedrio, o reprimerlo mediaticamente?
Penseghe ben ale reazioni de sta “yugonostalgia” slovena al filmeto (= do ridade), e ale strombazade dei giorni scorsi (= incazadura).
Quala dele due fa più danno, ale nostre terre?
Spero sia ciaro.
Italo era lui l’inventore di Auschwitz a cui mi riferivo. Si vede la Arendt non è tra le tue letture preferite.
bravo arlon, hai centrato il problema.
ma più che alle “terre”, il danno continua alle “teste”.
@per maja, non sposo le tesi di nessuno, sono troppo scemo, ma so che i Tigr non erano “ben visti” dai comunisti jugoslavi e son stati solo di recente “riabilitati”
molti di loro, dato il loro nazionalismo e la “poca attitudine” a conormarsi al comunismo son rimasti vittime dei titini (quanti ? probabilmente più di quelli che son stati processati regolarmente dal fascismo italiano)
afettuosamente vostro.
@arlon, scusime, ma dove xe che fa rider el filmeto ?
” …è sorpreso dalla polizia durante i suoi giochi di guerra e rischia guai seri, la figlia galoppando accorre a salvarlo: nelle sua mani sventola la bandiera Jugoslava. Trieste è liberata solo simbolicamente, ma Franz può dirsi orgoglioso di aver trasmesso alla figlia la coscienza del loro passato”
@ Massimiliano: Le “nostre terre” iera riferido sia ala nostra che a quela de lori.
Che in mia opinion pol anca coincider, eh 🙂
@ effebi: ma el trailer, almeno, te lo ga visto?
Mi ala amazzone con la bandiera yugo iero piegado de rider 😀
@lanfur
No no….io capisco benissimo tutte le sottigliezze politiche. Tu hai scritto triestino per farlo passare come italiano che lo era di passaporto, ma non di sentimenti nè tantomeno di etnia. Dovevi scrivere anche il cognome. Queste furbizie politiche dei vecchi comunisti le conosco meglio delle mie tasche.
Quoto arlon. Prenderla con un po’ di leggerezza no eh?
Globocnik fù di famiglia austriaca, solamente di discendenza slovena. Comunque un nazista delle SS.
Sappiamo tutti che i cognomi a TS sono un gran mix.
“Cerchiamo piuttosto di capire quello che un film comunica della cultura di cui è portatore, in questo caso della cultura slovena.” -Margherita Giannessi_
….questo me ga fato rider 🙂
Nessuna sottigliezza, se vuoi farmi dire che non era triestino allora tu devi ammettere che Trieste non era italiana e Oberdank (tanto per fare un altro nome) non era italiano. Per me vale lo ius solis.
cultura è anche saper ridere di se stessi. estremizzare, rendere ridicole, parossistiche e paradossali certe figure.
questo traspare dal cortometraggio.
chi si incazza, sinceramente, ha recepito un messaggio sbagliato.
Io cmq ero a Sežana a vedere il corto
😀
@lanfur
Oberdan era di padre italiano e madre slovena di Gorizia. Il padre, Valentino Falcier, veneto, abbandonò la madre che fu costretta dal nuovo marito a darle il suo cognome. Questa è la verità su Oberdan.
banale banale:
@virus: contine… fa rider ? i ciol in giro i nostalgici de tito ? doveremo spetarse una levata de scudi delle associazioni partigiane ?
no perchè se nissun se risenti …la satira a cossa saria servida !?
(…….e qua ve vojo !)
El problema no xe chi che se risenti, ma chi che no speta altro per corerghe drio 😀
E’ questa la differenza tra me e te: tu dici ‘slovena di Gorizia’ io dico semplicemente goriziana. Come Pina Kovacic, come Edi Rusjan e tanti altri.
“Forse gli sloveni alla storia dovrebbero più spesso pensare in questo modo umoristico, se no continueremo a girare intorno allo stesso cerchio per sempre”. Così il giovane regista sloveno Ziga Virc in un’intervista rilasciata al sito internet della Tv pubblica slovena, coproduttore del film, nella quale spiega che non era sua intenzione fare un film storico.
“La storia di Trieste è nostra si svolge nel presente, e vuole parlare in modo nuovo e fresco dei traumi delle generazioni anziane e di come le vedono i giovani. La vera storia si svolge all’interno di una famiglia. Volevo raccontare come la generazione dei giovani guarda ai cosiddetti ‘conti non saldati’ e su ‘chi è nostro e chi e loro’, e pertanto si tratta di un tipo di parodia, di un mio ripensamento di questi temi”.
@lanfur
grande il commento 42, totalmente d’accordo
“Forse gli sloveni alla storia dovrebbero più spesso pensare in questo modo umoristico, se no continueremo a girare intorno allo stesso cerchio per sempre”.
Così il giovane regista sloveno Ziga Virc ….
“La figlia Mateja, che non conosce neanche una canzone partigiana, tollera con sufficienza le nostalgie ossessive del padre. Finché, tra i prati e i cavalli della campagna slovena, qualcosa scatta. Mentre il padre è sorpreso dalla polizia durante i suoi giochi di guerra e rischia guai seri, la figlia galoppando accorre a salvarlo: nelle sua mani sventola la bandiera Jugoslava. Trieste è liberata solo simbolicamente, ma Franz può dirsi orgoglioso di aver trasmesso alla figlia la coscienza del loro passato.”
Così Margherita Giannessi…
Ma xe el stesso film !?
una notazione “tecnica”:
il Massimiliano che si firma con “M” maiuscola (commento 66), non sono io.
Buona sera,
ecco il bilancio della giornata su Bora.La:
– i commenti a questo post sono da ora chiusi
– ‘santacruz’ che ha dato dello scemo a un altro utente (effebi) è stato bandito dal sito e il suo commento ovviamente cancellato
– massimiliano è stato bandito dal sito perchè inneggia alla guerra etnica e razzista, dichiarando “che se gli sloveni vogliono lo scontro, lo avranno e questa volta magari riusciremo a rispedirli tutti a casa loro ed il nostro Carso sarà finalmente italiano, come lo volevano Enrico Toti e tutti i ragazzi che ci sono morti nel 15-18”. il commento di massimiliano è stato cancellato.
PER EFFEBI E ITALO:
attenti che considero ai limiti dell’apologia di fascismo considerare i morti di basovizza come terroristi. per me dare dei terroristi ai morti di basovizza equivale al dare dei “fascisti” agli esuli. una volta che ho più tempo e becco utenti del sito che ripetono posizioni di questo tipo, parte la denuncia alle autorità competenti.
alla prossima
enrico
bora.la