Da laVINIum.com:
“Come forse non tutti sanno, la piccola località di Prosecco situata sul ciglione carsico in provincia di Trieste risulta essere la madre del vino omonimo, o sarebbe meglio dire del suo antenato, la Glera, vitigno che da qui prese la strada del trevigiano, da cui iniziò la scalata a un successo inarrestabile. Nel Carso è presente ancora oggi la Glera, ma già in passato veniva coltivata e vinificata e poi imbottigliata col nome di “Proseker” dando vita a un vino spumante apprezzato sino a Vienna e nel resto dell’Impero austro ungarico.
Nacque da questi presupposti l’intuizione del ministro Zaia e dei suoi collaboratori di far diventare il Prosecco patrimonio solo del territorio del Nord Est, tutelabile a livello mondiale grazie a questo appiglio territoriale che avrebbe permesso a tutti di piantare la “Glera”, ma riservando ai soli produttori del Disciplinare la possibilità di chiamare il vino da loro prodotto con l’antica e famosa denominazione di Prosecco, creando quindi un marchio di élite, importante rappresentante del made in Italy, un privilegio ad uso esclusivo soprattutto dei produttori veneti e friulani”.
Stefano Cergolj pubblica un lungo editoriale sulla difesa del prosecco e sullo scontro politico che ne deriva. Non mancano nemmeno inserti vagamente deliranti (“come nel lontano 1969 gli astronauti americani piantarono con enorme emozione la bandiera a stelle e strisce sul suolo lunare, segnando un passaggio fondamentale per la storia dell’umanità, così il ministro Zaia, accompagnato dall’assessore regionale all’agricoltura Violino e da un nutrito numero di politici regionali, accese i cuori degli abitanti carsolini piantando nella piccola località di Prosecco una vite di Glera”), in un articolo comunque ricco di informazioni.
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