Trieste. Si dichiarano in 5000 – aspettando i dati della questura – ad aver manifestato oggi pomeriggio contro il provvedimento legislativo 39. La legge sul welfare, inasprendo le condizioni secondo cui i regolari lavoratori, immigrati o non residenti in Friuli Venezia Giulia, non possono accedere ai benefici dello stato sociale, è stata definita dai manifestanti una “brutta pagina di storia”.
Il corteo, organizzato dalle tre sigle sindacali (Cigl-Cisl-Uil), è partito da piazza Unità per terminare a piazza Oberdan, sede del Consiglio Regionale, dove si sono svolti gli interventi conclusivi. “Un immigrato assunto regolarmente paga i contributi dal primo giorno, non dopo 5 anni. Ci sarebbe da riflettere se i veri cittadini sono gli immigrati, o quegli italiani che evadono le tasse”, ha dichiarato Franco Belci, segretario regionale della Cgil, ricordando ai presenti le cifre dell’immigrazione in FVG. Sarebbero l’8% sul totale della popolazione gli stranieri residenti in regione, mentre 2 neonati su 10 sono figli di immigrati.
“E’ una legge che colpisce i bambini stranieri”, ha dichiarato Pierluigi Di Piazza, responsabile del Centro d’accoglienza Balducci, riferendosi alla discriminazione sui sussidi per l’asilo nido di cui saranno vittime i più piccoli. “La legittimità della maggioranza non deve diventare supponenza o arroganza”, ha sottolineato, denunciando “con sdegno etico il localismo chiuso ed egoista al potere”. Sdegno tanto maggiore dal momento che “proprio la città di Trieste e la regione FVG hanno da sempre convissuto con le differenze”. Anche perché protagoniste esse stesse dell’immigrazione di migliaia di giuliani e di furlani nel recente passato.
“Liberi di dover partire”, come ha scritto il poeta Leonardo Zanier. In questo verso si sono riconosciuti i rappresentanti degli immigrati intervenuti. Abdou Fayé ha denunciato come “queste misure siano contro gli stranieri e non contro la povertà”, dichiarandosi favorevole “ad un welfare inclusivo e non esclusivo”. “Il punto – ha dichiarato dopo di lui, Blasie – è che noi amiamo questa regione e i suoi valori di tolleranza e di solidarietà. E’ qui che abbiamo scommesso sul futuro dei nostri figli. Chiediamo solo il diritto di essere trattati alla pari delle altre persone”. “C’è solo una razza: quella umana”, ha chiosato la rappresentante del partito pensionati. A concludere la serie d’interventi un navigato Giovanni Fania (Cisl): “Dov’è il FVG che ha patito, che ha sofferto, che é passato attraverso due guerre mondiali? Dov’è il FVG che dopo la prova del terremoto si è rialzato, anche grazie alla solidarietà arrivata da più parti?”. Il pasionario segretario della Uil ha aggiunto: “L’immigrazione è un fenomeno complesso che non può essere risolto con un pacchetto sicurezza e con le sue ‘orronde’”.
Il sipario si è chiuso con una domanda retorica: “Cosa lasciamo ai
nostri figli? La paura del diverso!”.
Come hanno sottolineato i manifestanti “la lotta continua”. Per oggi con una piccola vittoria: una delegazione è stata ricevuta questo pomeriggio dai capigruppo del Consiglio Regionale.
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