24 Ottobre 2009

Davvero è necessario costruire altri centri commerciali?

Davvero è necessario costruire altri centri commerciali? A Villesse è in progettazione il quinto più grande parco commerciale a livello nazionale, a Gorizia da anni si attende la realizzazione di un centro a cavallo del confine e l’ex Silos, accanto alla stazione ferroviaria di Trieste, nel 2012 diventerà una struttura commerciale e congressuale.
Nel frattempo, di fronte alla proliferazione di nuove strutture, si assiste alla desolazione e all’abbandono dei centri che stanno morendo. Negozi chiusi (o mai aperti), parcheggi desolatamente vuoti, cartelli “affittasi” appesi dovunque.
Nella corsa all’apertura domenicale, all’orario continuato, allo shopping by night qualcuno soccombe. E’ il caso del centro commerciale La Fortezza di Gradisca d’Isonzo: i vari tentativi di rianimazione della struttura accanto al tristemente famoso Cie non sono andati a buon fine. Sopravvivono un hard discount, una pizzeria e qualche negozio di mobili.
L’esempio illuminante è quello del Montedoro Freetime di Muggia, dove non c’è ancora traccia di tutta l’area dedicata al divertimento e al tempo libera, che – visto il nome della struttura – avrebbe dovuto rappresentare il suo fiore all’occhiello.
In pesante difficoltà anche il centro Sorelle Ramonda. Nuovissimo, con meno di un anno di vita, il megastore di Ronchi dei Legionari non decolla. L’outlet, che doveva essere il negozio con più appeal, ha chiuso ed altre serrande abbassate gli fanno compagnia.
La concorrenza degli altri giganti udinesi si fa sentire anche al Pradamano shopping center, senza contare le decine e decine di mega, super, ipermercati sulla statale 56 tra Gorizia e Udine che, finiti gli anni d’oro, stanno lentamente scomparendo.
Incerto il futuro per il centro commerciale Isonzo di Gradisca, con l’ipermercato Coop che, con tutta probabilità, si trasferirà a Villesse sull’onda dell’entusiasmo generato da Ikea. Coop in difficoltà anche alle Torri d’Europa di Trieste, questa volta a causa del tetto massimo di aperture domenicali: scattano quindi i primi licenziamenti. Cessazioni di attività e licenziamenti anche al centro Friuli di Tavagnacco, uno dei più anziani in regione, inaugurato nel 1993.
C’è invece chi, nonostante tutto, si allarga. Oltre ai nuovi centri in programma all’ex Silos di Trieste, ma anche a Gorizia e a Villesse, il Qlandia di Nova Gorica, aperto un anno fa, ha già in programma un ampliamento della superficie di vendita. Lo stesso vale per la Smart, a Gorizia in zona Sant’Andrea, che intende mettersi in concorrenza con i centri più grandi.
Ha davvero senso costruire ancora di fronte alla desolazione dei flop? La risposta arriva percorrendo la statale tra Gorizia e Udine o la statale 14, da Monfalcone in direzione Trieste: una serie di capannoni deserti o quasi che attendono soltanto il colpo di grazia per abbassare le serrande. Chi sarà il prossimo?

centri commerciali

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24 commenti a Davvero è necessario costruire altri centri commerciali?

  1. Milost ha detto:

    Bene, io all’Ipercoop fino a Villesse da Gorizia sicuro non ci andrò, già mi seccava andare fino a Gradisca. Ma dove lo trova la gente il tempo per vagabondare tra i centri commerciali? Andrò allo Spar del Qlandia, con i suoi bei prodotti austro-tedeschi-sloveni, il suo biologico di tutto rispetto, un po’ di ottimi prodotti indigeni…e risparmio tempo e benzina! Peccato per la farmacia dell’Ipercoop, ottima alternativa con differenze di prezzo sui prodotti omeopatici davvero imbattibili!

  2. Oblivion ha detto:

    Dipende da che punto si guarda..
    Se da quello del gestore o da quello del cliente. A me, da cliente, non da nessun fastidio il fatto che ci sia concorrenza e che nuove aperture portino a qualche chiusura, se il prodotto finale è il mio risparmio a parità di qualità. Perchè dovrei essere preoccupato?
    Certo, con le chiusure dei centri “obsoleti” ci ritroviamo pieni di capannoni inutili sparsi qua e la, ma questo è un problema di piani regolatori. Quante case sfitte e pericolanti abbiamo nei centri storici delle città, mentre si continua a costruire il nuovo nella periferia? Non è la stessa cosa?
    Allora non confondiamo i problemi. Una cosa è la concorrenza commerciale, un’altra la regolazione del territorio. Farne un tutt’uno è molto ambiguo. Non si capisce bene a chi si porta acqua..

  3. controcorrente ha detto:

    L’IN-QLANDIA CONVENIENTE???? ma vaaa cos’è la solita pubblicità di questo blog ai negozi sloveni???

  4. Lucano ha detto:

    Devo constatare che sotanzialmente la maggior parte delle persone qua ha capito che di CC ce ne sono troppi. E’ già qualcosa. @ Oblivion devo dire che in realtà pianificazione territoriale e aspetti economici vanno di pari passo. Ora è evidente che formalmente ci troviamo in regime di libero mercato ma è anche vero che considerando gli effetti sia economici che ambientali/paesaggistici (in tal caso nefasti) di questo modo di gestire il commercio in grandi magazzini/outlet/CC serve una pianificazione a livello regionale. Purtroppo non si può tollerare che chiunque costruisca quello che vuole dove vuole. Questo è chiaro. E’ necesaria una corretta pianificazione che tenga conto sia delle criticità ambientali che di quelle economiche interrogandosi, in merito a queste ultime, quali possano essere gli effetti sull’economia locale di una determinata struttura (quando è così grande), sull’occupazione (e sulla suq aulità) etc…
    Considerazioni che evidentemente in regione non si fanno. E ciò è grave perchè mostra una mancanza di cognizione dei problemi e delle situazioni.

  5. bubez goriziano ha detto:

    Sono andato al centro commerciale Friuli a Tavagnacco poche settimane fa, erano anni che non ci andavo, e sono rimasto davvero sorpreso quando ho scoperto che tutti i negozi del piano superiore, tranne uno, hanno chiuso. La situazione è piuttosto desolante, non quali valutazioni economomiche facciano gli imprenditori quando decidono di aprire nuovi centri commerciali, ricevono forse dei contributi pubblici? Teniamo conto però che siamo in piena recessione, il PIL a -5% è un dato catastrofico, mai verificatosi prima in Italia, e in una situazione del genere è inevitabile che ci siano negozi che chiudono.

  6. Siberius ha detto:

    I commercianti devono arrivare a sentire i morsi della fame, forse dopo cambierà qualcosa. I megacentri commerciali non servono a nessuno, tolgono terreno all’agricoltura, durano il tempo del passaggio di una cometa e lasciano solo un desolato vuoto di cemento.
    Rivitalizziamo i centri cittadini; a cosa serve costruire nel mezzo della campagna un outlet che sembra una città? Trasformiamo alcune zone delle nostre belle città in outlet, dove i commercianti, ristoratori e gestori di locali ritornano ad avere un adeguata etica del guadagno, per permettere a tutti di comprare consumare e svagarsi..

  7. we ha detto:

    straquoto siberius!

  8. val ha detto:

    quoto, sottoscrivo Siberius

  9. asem ha detto:

    Ci stiamo mangiando il futuro dei nosti figli, anche se spesso non abbiamo figli e pertanto non ci interessa minimamente.

  10. Italo ha detto:

    Nella zona confinaria sono stati fatti male i conti della serva. All’inizio di questo secolo si pensò che al di là del confine sarebbero cresciuti i redditi a dismisura e quindi bisognava intercettare questa nuove ricchezza. Si disse che, se questi venivano di quà ai tempi della jugo, adesso arriveranno a frotte.
    Il primo problema è che i redditi di là dal confine sono molto bassi ancora ed il secondo è che anche oltre confine sono stati aperti centri commerciali. Errori strategici gravi.

  11. Richi ha detto:

    Italo, il PIL della Slovenia non e’ certamente quello del Kossovo…..ma anzi, supera diverse regioni italiane.
    Il problema vero, secondo me, e’ che nel NordEst si costruiscono questi centri commerciali ovunque fornendo un’offerta spesso superiore alla domanda.

  12. Marisa ha detto:

    @ BUBEZ (commento nr. 5)

    Immagino tu ti sia accorto che nelle’ex-zona Bertoli è stato costruito un nuovo e molto grande centro commerciale. Distanza dal centro commerciale Friuli? 5 minuti in macchina….

  13. marino ha detto:

    Un buon piano regolatore dovrebbe pianificare il territorio tenendo conto delle esigenze del territorio stesso e di quelle sociali. Dovrebbe perciò trovare un giusto equilibrio fra salvaguardia dell’ambiente (irrinunciabile quella di determinati àmbiti) e necessità abitative, occupazionali, economiche etc. I centri commerciali hanno raggiunto una tale saturazione che aggiungerne degli altri risulta conveniente solo a pochi (progettisti, costruttori e poco più) ma dannoso per tutte le altre esigenze citate, occupazione compresa.
    L’idea letta qui sopra di crearli nelle città è condivisibile principalmente per due motivi, oltre a quello ovvio di non consumare ulteriormente un bene non rinnovabile qual’è il territorio. Il primo è che le città per se stesse sono già dei centri commerciali, si tratta solo di adattare l’esistente alle rinnovate esigenze (o semplicemente costumi) di questi tempi, effettuando così un apprezzabile intervento di recupero. Il secondo è che concentrandoli in zone più abitate e verosimilmente meglio servite da mezzi pubblici, si disincentiva (auspicabilissimo) almeno in parte l’uso dell’automobile, mezzo inevitabile per raggiungere gli attuali centri.

  14. brancovig ha detto:

    Infatti, almeno nelle città medie larga parte dell’europa disponeva già di fantastici centri commerciali. I centri delle città. Bastava risolvere il problema dei parcheggi (sotterranei) e non sarebbe stato necessario costruire centri commerciali (almeno in prossimità delle città medio-grandi) che poi sono cloni artificiali (senza la stessa atomosfera d’incanto) dei nostri centri cittadini.

  15. bulow ha detto:

    basta capannoni!

    altro che bel paese, l’ italia ormai e’ diaventata uno dei paesi piu’ brutti del mondo.

  16. sigh! ha detto:

    Concordo bulow. Ma chi non è in grado di dare un’occhiata fuori dai nostri confini purtroppo non si renderà mai conto di questa triste verità e si trastulla nella sua convinzione, patetico, di vivere ancora nel “Belpaese”, che ormai è tutto un capannone e una palazzina al nord, una monezza e una palazzina al sud… La nostra bella Italia l’abbiamo rovinata, facciamo veramente schifo!

  17. arlon ha detto:

    Che bel, un topic con tuti d’accordo!!

  18. jacum ha detto:

    sigh!
    “La nostra bella Italia l’abbiamo rovinata, facciamo veramente schifo!”

    cosa zontar oltre a questa verità?….

  19. Ray ha detto:

    L’outlet delle ramonda non ha chiuso, stanno facendo lavori.

  20. lanfur ha detto:

    La Fortezza di Gradisca ha un ingresso da schifo e il centro Friuli di Tavagnacco è un doppione (Carrefour) del Terminal Nord, che invece prospera.
    Morale? Non ci si improvvisa imprenditori.

  21. Marisa ha detto:

    “Carrefur” del Centro Friuli (Tavagnacco) è sempre lo stesso del Terminal Nord. Ossia si sono solo parzialmente trasferiti aprendo un nuovo negozio….
    Tieni presente che a Terminal Nord è prevista la costruzione di alcune torri con molti appartamenti.

  22. Oblivion ha detto:

    All’inizio ero intervenuto solo per dire che da consumatore non ho alcuna preoccupazione sul fatto che nascano nuovi centri e ne chiudano altri, e che semmai il problema è come regolare non tanto le nuove nascite, bensì gli effetti delle chusure affinchè non rimangano i capannoni che devastano il territorio. Aggiungendo che ciò non vale solo per i centri commerciali, ma anche per le zone industriali, quelle artigianali e persino per l’edilizia privata che devasta le periferie e svuota i centri storici. Concorrenza ed uso del territorio sono, lo ripeto, due questioni diverse.
    In quanto alla cosa che sembra mettere daccordo tutti, e cioè il fare dei centri urbani i veri centri commerciali, segnalo solo una “questioncina” dalla quale però non è possibile prescindere. Chi lo fa e con quali soldi? Perchè, mentre per i centri commerciali c’è qualcuno, di solito ben individuato nell’imprenditore, che apre il proprio portafogli e “scuce” i soldini necessari, per l’intervento tanto auspicato nei centri cittadini si sottointende sempre – ed anche quì non è stato chiarito – che l’opera, sicuramente qualla infrastrutturale, spetterebbe al Comune o comunque a qualuno di “pubblico”.. In nessun caso ho mai sentito di commercianti che presentano un progetto che parta dal recupero o dalla costruzione di ambienti in città nei quali mettere poi le loro attività. Mai! Perchè è questo che avviene invece nei centri commerciali..
    Allora mi pare che le chiacchere sul quanto sarebbe bello avere una città con un centro commerciale vasto e cittadino, pieno di bei negozi, siano in realtà appunto chiacchere.
    Siccome mi dichiaro fermamente contrario al fatto che il denaro pubblico venga usato per costruire i negozi ai privati, sono invece daccordo sull’agevolare normativamente quei privati che intendessero spendere del loro per rilanciare la loro attività. Si chiamano investimenti.

  23. Mahurin ha detto:

    @ Oblivion

    Ti sei chiesto perchè i progetti di rivitalizzazione dei centri storici delle nostre belle cittadine non trovano mai la collaborazione della classe politica che governa questo paese dal Friùli alla Sicilia ?

    1) Non intascherebbero le belle stecche che prendono dai gruppi come Ikea o altri per aprire i loro bellissimi scatoloni.

    2) Non farebbero gli interessi degli immobiliaristi ( e anche qui conseguenti stecche) che hanno interesse a trasformare pezzi di campagna che hanno comprato a due soldi in aree urbanizzate, tra l’ altro per lo più a spese di noi contribuenti.

    Saluti

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