23 Ottobre 2009

Cos’è la messa in mora? Greenaction: Il governo sapeva da aprile

rigassificatore mappa

Abbiamo contattato telefonicamente Roberto Giurastante, uno degli autori dell’appello all’Unione Europea che ha portato alla messa in mora dell’Italia.

Signor Giurastante, cosa comporta la messa in mora di un paese?
“La messa in mora precede l’avvio della procedura d’infrazione. Si tratta, in pratica, di un avviso allo stato in questione riguardo al fatto che un suo comportamento o una sua norma sta violando una legge comunitaria. Se poi lo stato non procede per risolvere il problema, scatta la procedura d’infrazione, che può concludersi col deferimento alla Corte Europea e con la condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Quanto può essere ingente questa multa?
Si parte da un minimo di 100.000 euro al giorno, che dovrà essere corrisposto finchè il paese condannato non si adegua alle norme comunitarie. Del resto, per quant opossa sembrare banale, far parte dell’Ue comporta il rispetto di determinate regole.

Quanto tempo intercorre fra la messa in mora e l’avvio della procedura d’infrazione?
In base ai precedenti, direi fra i 6 mesi e l’anno.

Cos’ha contestato nello specifico l’Unione Europea all’Italia?
La violazione della cosiddetta “Legge Seveso”, che regola la costruzione di impianti pericolosi in zone abitate. La legge prevede che, prima di approvare il progetto di costruzione, il paese membro si preoccupi di valutare i rischi connessi all’ “effetto domino” (le possibili conseguenze derivanti dall’esplosione in serie di più impianti pericolosi situati l’uno vicino all’altro ndr).
Peccato che l’Italia abbia già violato la Legge Seveso, non avendo realizzato studi simili per la ferriera o per il centro petrolifero.

La legge italiana, però, è adeguata agli standard europei.
Sì, in questo caso si tratta di un problema di applicazione. Aggiungo che l’Italia è sotto esame anche per le valutazioni d’impatto ambientale del rigassificatore di Zaule e di quello off-shore dell’E.On. Non è quindi improbabile che scatti una nuova messa in mora.

Nel vostro comunicato stampa affermate che il Governo italiano era a conoscenza della messa in mora già dallo scorso aprile.

E’ così. Come ci ha comunicato l’Unione Europea, la messa in mora è scattata a marzo del 2009 e Roma ne è stata immediatamente informata. Ciononostante, il Governo ha scelto di accelerare le procedure necessarie alla costruzione dell’impianto di Zaule, sostenendo pure che le proteste slovene erano fondate sul nulla.

Come spiega un simile comportamento?
Bisognerebbe chiederlo ai rappresentanti del governo che, in questi mesi, si sono spesi mediaticamente per il progetto. Forse, esattamente come non gli interessa il parere sloveno, non gli interessa neppure quello dell’Ue.
Aggiungo che questo risultato è frutto di un’azione partita nel 2006, per cui vi invito a partecipare alla conferenza stampa di lunedì, in cui potremo entrare maggiormente nei dettagli. Mi limito a dire che le leggi vanno rispettate. In questo caso, ci penserà l’Ue.

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