22 Ottobre 2009

Calcio giovanile: ronzano i calabroni! /1

Il pedagogo Giacomo Bonnes:
Jack con gli occhiali

Pubblichiamo il primo pezzo dedicato ai pulcini dell’Esperia Anthares, a firma del loro istruttore/mister/allenatore/maestra Giacomo Bonnes. Un viaggio nel mondo del calcio giovanile, fra genitori che necessitano di uno psichiatra, bambini indiani fan di Michael Jackson e attaccanti che sorridono a sei denti.

“Ronzano i Calabroni” si intitola l’inno dell’Esperia Anthares, società calcistica triestina tanto cuore e poco cash, che ha il giallo e il nero come colori sociali. Quest’inno è stato creato da alcuni membri della prima squadra al termine di una vittoriosa trasferta in quel di Piedimonte, località nota più per la qualità del vino del baracchino al campo comunale che per le prestazioni calcistiche.

E iniziano a ronzare anche i “Pulcini”, categoria di piccoli calciatori nati tra il 1999 e il 2001. Chi scrive ha l’onore di allenare proprio questa compagine della società giallo-nera.
Allenatore in realtà non è il termine giusto: per queste categorie di età bisognerebbe utilizzare la parola “istruttore”, visto che il mio compito è iniziare i bambini alla morale e ai segreti del loro sport.

Per i ragazzini, però, non posso che essere “il mister”, o “maestro” per i più patriottici. E a me, conservatore dal punto di vista calcistico, va bene così. Vi fareste chiamare istruttore? Io no!
I bambini vengono preparati ad affrontare un campionato vero e proprio, con l’unica eccezione che non viene stilata nessuna classifica ufficiale. Siamo qui per imparare e divertirci (ma vallo a spiegare ai genitori! Altro che istruttore, psichiatra!)

La rosa di partenza della mia squadra era composta da 12 elementi, che possono risultare già troppi, visto che le partite saranno giocate su campi a 7. Ma una società come l’Esperia, che vive di e con il suo settore giovanile, si trova sommersa di settimana in settimana da nuovi bambini interessati allo sport. Quindi siamo passati a 17 ragazzini, di cui solo una decina già abili e pronti per affrontare una gara ufficiale, sia dal punto di vista tecnico che fisico. Gli altri, per il momento, che facciano il tifo! (e rivallo a spiegare ai genitori).

Tra questi c’è “Ibra”, così ribattezzato per il semplice fatto che è più facile staccare Linus dalla sua coperta piuttosto che lui dalla sua maglietta dell’Inter di Ibrahimovic! Non è un demerito, assolutamente. Ma Andrea, alias Ibra, non ha ancora compiuto 8 anni, età ritenuta obbligatoria dalla federazione per consentire ai bambini per giocare gare ufficiali. Quindi pazienza fino a gennaio!
Anzi, magari avessimo il piccolo Ibra a disposizione, grande uomo d’area quale è! Imparasse anche a passarla un pò di più…soprattutto col sinistro!
Ma che dire ad un bambino di 7 anni che avrà sì e no 1 metro e 20 e che una sera, appena finito di spiegare a tutta la squadra che nella partitella finale dell’allenamento pretendevo giocate semplici- “La prima idea che dovete avere in testa quando ricevete palla è il passaggio al compagno più vicino!”-, risponde:”OK!”, riceve la palla, si gira, salta un avversario, salta il secondo, salta il portiere e mette dentro a porta vuota? La mia indole mi spingeva verso il rimprovero. Ma lui si gira, mi guarda e mi spara un sorriso a ben 6 denti! Grande Ibra!

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8 commenti a Calcio giovanile: ronzano i calabroni! /1

  1. cagoia ha detto:

    con sta tendenza che ga i “mister” dele giovanili de obligar a passar la bala pena ciapada finissi che no xe più nissun che sa far un dribling e saltar l’aversario.

    I dovessi far una legge che ghe vieti ai genitori de guardar le partide dei propi fioi.

  2. lanfur ha detto:

    Se a 8 anni gli mettono in testa schemi e tattiche poi non lamentiamoci che dobbiamo andare a cercarli in Brasile dove giocano per divertirsi e non per vincere ad ogni costo.

  3. Andrea Luchetta ha detto:

    Scusate, ma dove leggete qua che Giacomo gli mette in testa schemi e tattiche?

  4. Ivan ha detto:

    Mi inveze trovo proprio giusto spinger a pasar la bala. Per i dribbling xe tempo.

    Ma i alenadori se incaza ancora se i fioi porta avanti la bala de esterno inveze che de piato?

  5. lanfur ha detto:

    “La prima idea che dovete avere in testa quando ricevete palla è il passaggio al compagno più vicino!”
    Così Maradona o Baggio avrebbero lasciato il calcio ancora bambini.

  6. Andrea Luchetta ha detto:

    Direi che passarla al compagno libero è una regola elementare… pure Maradona faceva il passaggetto di due metri

  7. Giacomo Bonnes ha detto:

    Giusto per intenderci…qui si tratta di dare a dei BAMBINI delle basi tecniche e un’ idea di gioco che stanno alle radici di una qualsiasi pratica sportiva e che saranno loro fondamentali nel cammino futuro se decideranno di proseguire. Questo non prevede l’oppressione del talento, anzi. E tantomeno l’ossesionarli con schemi o tattiche, ma figuriamoci.
    Per quanto riguarda il portare palla diciamo che, senza arrabbiarsi, negli spazi brevi si usa l’interno e in quelli lunghi l’esterno. Come ai vecchi tempi insomma! Poi diventa automatico.

  8. lanfur ha detto:

    Sapevo che non dovevo dire quello che ho detto nella nazione con 60 milioni di commissari tecnici. 🙂

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