20 Ottobre 2009

In regione 102 km quadrati di beni militari abbandonati e 150 caserme dismesse

Oltre 100 km quadrati per più di 150 caserme abbandonate. Il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana a più alto tasso di militarizzazione del territorio. O meglio lo è stata, perchè oggi gran parte di queste strutture sono inutilizzate e preda del degrado. Cinemazero, Arpa e Tucker film preparano un documentario di denuncia.
“Friuli Venezia Giulia, un paese di primule e caserme” è il titolo del progetto partito lo scorso anno con una serie di reportage fotografici realizzati in alcuni beni militari dismessi. L’idea andrà avanti puntando alla realizzazione di un documentario aperto a tutti coloro che intendono raccontare la loro storia.
Il patrimonio abbandonato è enorme, basti pensare che dei 783 km quadrati occupati dal demanio militare sull’interno territorio nazionale, 102 sono in regione. “Secondo un’indagine della Procura Militare di Padova – spiegano i promotori -, in regione sono più di 400 i beni tra ex caserme, arsenali, depositi, ospedali, basi, poligoni, polveriere, alloggi dell’esercito abbandonati. Territori che vivevano, socialmente ed economicamente, grazie alla presenza militare, hanno subito una rivoluzione copernicana, venendo a mancare di colpo il loro centro gravitazionale”.
Le strutture riconvertite sono una nettissima minoranza rispetto ai beni abbandonati. Nelle sole province di Trieste e Gorizia troviamo rispettivamente e 13 strutture: la caserma “Giovanni Amadio” di Cormons, caserma Colinelli di San Lorenzo Isontino, caserma Pecorari di Lucinico, caserma Colombini di Brazzano, Casermetta ex posto di guardia in località Russiz, Deposito munizioni a Romans d’Isonzo, caserma Dardi di Villa Opicina, ex caserma di Polizia di Duino. Solo per citarne alcune. E la lista si allunga aggiungendo tutti i posti di blocco, ormai abbandonati, ai confini italo-sloveni.
Qui il link per contribuire al progetto con le proprie segnalazioni.

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2 commenti a In regione 102 km quadrati di beni militari abbandonati e 150 caserme dismesse

  1. erien ha detto:

    Non ha nessun senso spendere soldi (magari ppubblici???) per fare documentari se dopo tutto resta così com’è. Serve un serio progetto alternativo per fare qualcosa di questi spazi

  2. Lucano ha detto:

    L’articolo parla da se. Mi pare evidente che la cosa più razionale sarebbe quella di passare la proprietà in mano ai comuni o alla regione in modo da consentire un rapido riutilizzo di quei beni che altrimenti rischiano nel frattempo di subire danni significativi a causa del degrado provocando poi maggiori costi nel momento in cui a causa delle pessime condizioni strutturali si dovesse procedere alla demolizione. Le opportunità sono molte, infatti parte delle caserme è sita in ambiente urbano dove potrebbero essere riconvertite in aree abitabili/commerciali anche mediante parziale riutilizzo degli edifici. E ciò non è poco ne in termini di superficie ne in termini economici considerando il valore degli edifici stessi e sopratutto dei terreni.
    Forse la Regione potrebbe provare a interpellare il Ministero della Difesa, e vedere se è possibile sbloccare almeno in parte la situazione. Anche se è difficile, è da anni che si parla di riutilizzo di beni dismessi, benchè via sia praticamente certezza della loro incompatibilità con le necessità strategiche.

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