19 Ottobre 2009

Un’insegnante triestina scrive ad Italians, il blog di Beppe Severgnini

calamaioTrieste. E’ tra le lettere del giorno selezionate oggi, lunedì 19 ottobre, da Beppe Severgnini. Nel blog del giornalista del Corsera, Italians , ulltimamente si fa un gran parlare di scuola. Di liceo in particolare, vista la crisi di iscrizioni che sta vivendo questa tipologia di istruzione secondaria. A proposito dell’abbandono dell’istituto Berchet di Milano, Severgnini, rispondendo ad un intervento, scrive:

Settecento studenti, cento l’anno?! Troppi. Non conosco abbastanza il Berchet, per esprimere un giudizio su quella scuola – ci sono stato, ho incontrato i ragazzi, mi è sembrato un luogo vivace. Posso dire questo, però: l’abbandono è un fallimento multiplo (della scuola, della famiglia e dell’interessato – scegliete voi l’ordine)

Ma le cose non sono così semplici. L’analisi di Carlo Pedretti, preside del liceo classico “Parini” di Milano (citato nell’articolo di Annachiara Sacchi), sembra corretta: “Cause dell’abbandono: primo, le famiglia valutano in modo inesatto le inclinazioni dei figli. Secondo, alcuni professori bastonano troppo. Terzo, elementari e medie non preparano ai licei”.

Il giornalista di via Solferino si concentra sul secondo punto, l’eccessiva severità dei professori:

Ho la sensazione, girando e ascoltando, che alcuni insegnanti si compiacciano della reputazione di “cattivi”. Ma caricare un quindicenne di compiti, e tenerlo impegnato quattro/cinque ore ogni pomeriggio, è facile e sbagliato. Questi professori andrebbero (moralmente) sculacciati.

E’ qui che s’inserisce la lettera della triestina Elisabetta Marcovich, pensionata ed ex insegnante nelle scuole secondarie nonché frequentatrice del liceo Dante Alighieri di Trieste negli anni ’60:

dal ginnasio alla fine del liceo, era normale per me (e per i miei compagni di scuola) iniziare a studiare verso le 2 e mezza del pomeriggio e finire verso le 7 di sera, per cui a volte rimaneva giusto il tempo per frequentare il corso di tedesco. Ma a noi sembrava normale… e i nostri insegnanti non erano cattivi e in generale erano un po’ severi e selettivi al principio, ma validissimi.

Elisabetta Marcovich, da ex studentessa e da ex professoressa di matematica, non sembra condividere l’accusa di cattiveria pendente sui suoi colleghi. Anche se, nei ricordi, rispunta qualche aneddoto di severità, tutto è ricondotto alla normalità:

Ricordo solo una cattiva che ci accolse con un “il primo trimestre non mi sbilancio, per cui sulla pagella non do a nessuno più di 6 nè meno di 4”. Incoraggiante, vero? In effetti, devo a lei la mia totale incomprensione della chimica. Ricordo l’insegnante di francese, molto brava e capace, la sola che ci facesse imparare la lingua quasi senza darci compiti di casa. Però ricordo pure alcuni suoi compiti in classe in cui c’erano tre-quattro sufficienze in una classe di oltre 20 alunni. Ma era considerato normale, e nessuno avrebbe pensato di lamentarsi, e credo che nemmeno i presidi di allora le avrebbero fatto rimostranze del tipo lei professoressa è troppo severa, modifichi i suoi criteri di valutazione.

Sono cambiati i tempi? O, invece, sono i professori “cattivi” a dover essere (moralmente) “sculacciati”?
La discussione è aperta.

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4 commenti a Un’insegnante triestina scrive ad Italians, il blog di Beppe Severgnini

  1. Richi ha detto:

    Mi dela scola go ricordi bei, ma el bilancio totale xe brutarel.
    A Trieste po’, dove esisti un classismo a livei da cavar el fia’ (no contemose bubole del triestin “sempre alegro e mai pasion” perche’ no vivemo nele canzoni anni cinquanta), ne go viste de ogni, da scriver libri.

    I adolescenti xe spesso isterici e rompicoioni, ma el corpo docente, salvo ottime e lodevoli eccezioni -non rarissime ma rare- me par sai mal messo e in caduta libera.

  2. Sergio Cadorini ha detto:

    Il liceo (Petrarca)è stata una delle più belle stagioni della mia vita. I miei professori si chiamavano Mercanti (mio padre spirituale), Pescani, Verzegnassi, Funaioli. Anch’io studiavo tutti i pomeriggi completi.

  3. cagoia ha detto:

    68 quanti danni.
    Ormai la scola come la società xe pervasa da un lassismo diffuso.
    E magari quel 10% de prof che pretendi ancora un poca de applicazion e serietà passa per cattivi.

  4. Claudia - Ts ha detto:

    Bravi insegnanti anche i miei, quasi tutti, nell’arco della mia lunga carriera, dalle elemenari all’Università.Mi fidavo di loro perchè li sapevo bravi.Non erano affettuosi, ma si capiva tra le righe che ci seguivano con scrupolo. Qualcuna cattiva, sì, anch’io l’ho incontrata, proprio di chimica. Così cattiva che l’ho affrontata ed ho chiarito. Ore di studio ? Tante, anche la domenica pomeriggio. Era la norma, per tutti.E giorno dopo giorno, versione dopo versione, tema dopo tema ci siamo solidamente costruiti. Ma i nostri insegnanti erano molto bravi.

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