15 Ottobre 2009

E’ la diversa strategia energetica la ragione del “no” di Lubiana al rigassificatore

Trieste. Alla radice dello scontro tra Lubiana e Roma sul rigassificatore di Zaule ci sono le diverse strategie energetiche. Mentre il governo Berlusconi, pur ammiccando all’amico Vladimir, cerca l’indipendenza dalla politica del “rubinetto” adottatta dai paesi dell’est, la Slovenia ha scelto di legarsi agli approvvigionamenti russi. “Le accuse avanzate in merito all’impatto ambientale, sebbene ammissibili, celano dunque i chiari orientamenti economici di Lubiana verso la Russia”. Il commento dello stantuffo Luca Gambardella.

La brusca frenata subita dal dialogo italo-sloveno in merito al rigassificatore di Trieste porta con sé degli interrogativi che investono diverse questioni irrisolte tra i due Paesi.
Le autorità di Lubiana hanno ufficialmente attribuito le ragioni del loro secco rifiuto al progetto di Gas Natural esclusivamente a motivazioni di natura ambientale. E’ però giusto chiedersi come mai un Paese – che ha già annunciato di aver superato la soglia di emissione di CO2 per il 2009 stabilita dal Protocollo di Kyoto – intenda perpetrare una posizione così rigida sul rigassificatore di Trieste.
Viene dunque da pensare che le ragioni siano anche politiche, considerando tra l’altro le precise scelte fatte dalla Slovenia a proposito degli approvvigionamenti energetici, sicuramente non convergenti con quelle italiane. Sullo sfondo si staglia l’ombra di due gasdotti in evidente competizione, il Nabucco e il South Stream.

Da una lato, l’Italia ha deciso di investire nel progetto di Zaule, in nome della sicurezza energetica. Il rigassificatore, posto in una posizione strategica come quella di Trieste, accoglierebbe le petroliere provenienti dall’Egitto e dal Golfo Persico, dove imprese italiane del calibro dell’ENI investono da molti decenni. Il motivo di questa scelta è la flessibilità: un gasdotto è più soggetto alla politica del “rubinetto”, e il caso tra Ucraina e Russia dello scorso inverno ne è una prova. L’Italia intende quindi liberarsi dai rischi che le tensioni internazionali possono comportare per le forniture di gas, colmando il gap che l’allontana dagli altri Paesi Europei, in primis la Spagna che, avendo già costruito diversi rigassificatori, si propone come nuovo hub del gas europeo.

Dall’altro lato, la Slovenia ha deciso di puntare su un progetto diverso: il South Stream, un gasdotto che attraverserebbe i Balcani e troverebbe nella Russia la principale fonte di approvvigionamento. L’Unione Europea ha cercato di disincentivare il progetto South Stream per evitare un nuovo caso russo-ucraino, incoraggiando invece il Nabucco, gasdotto che sfrutterebbe il gas proveniente dall’Asia Centrale.

Le scelte di politica energetica dell’Italia e della Slovenia risultano quindi contrastanti.
In realtà, il Premier Silvio Berlusconi ha portato avanti una politica di certo poco chiara in materia di sicurezza energetica. Se da una parte si è fatto promotore della diversificazione delle fonti energetiche, incoraggiando in Italia i progetti di costruzione dei rigassificatori, dall’altra ha voluto affermarsi come uno patrocinatori del progetto South Stream tanto osteggiato dall’Unione Europea, ponendo sotto la propria egida l’accordo siglato tra ENI e Gazprom del maggio scorso, in occasione della visita fatta a Vladimir Putin.
Il risultato è che coloro che realmente traggono vantaggio da scelte politiche siffatte sono indubbiamente le grandi imprese, come l’ENI, che nonostante la liberalizzazione dei mercati del gas riescono a mantenere una posizione oligopolistica nel mercato degli approvvigionamenti, sottoscrivendo accordi vantaggiosi sia nell’estrazione del gas diretto ai rigassificatori europei – proveniente dai Paesi dell’Africa del Nord e da quelli del Golfo-, sia nella costruzioni di gasdotti come il South Stream.
L’interesse dell’impresa privata centrata sull’accumulazione del profitto si mescola dunque in modo preoccupante con gli interessi particolari degli Stati.

In sostanza la crisi tra Italia e Slovenia è figlia sia di strategie divergenti, sia di politiche ambigue e contraddittorie, oscillanti tra il rispetto dei progetti comuni stabiliti a livello europeo e gli interessi particolari e specifici di determinati Paesi.
Le accuse avanzate dalla Slovenia in merito all’impatto ambientale, sebbene ammissibili, celano dunque i chiari orientamenti economici di Lubiana verso la Russia, ponendo la questione ambientale sotto una luce più ambigua.

Ecco le mappe di North Stream, South Stream, Nabucco e Blue Stream

South Stream mappa

Blue strem mappa

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33 commenti a E’ la diversa strategia energetica la ragione del “no” di Lubiana al rigassificatore

  1. effebi ha detto:

    che bella la foto, più chiaro de cussì per capir quai che xe i rischi de un impianto in un posto simile e la follia de insister.
    la slovenia ? “si celano i chiari orientamenti economici” !? no ghe voleva tanto per capir che la fiabetta dello scrupolo ambientale iera apunto una “fiabeta”.

    resta el fato che el probelma ambientale “esisti” per bon, no per la slovenia ma per tuto el bacino (terra-mare) de zaule, da valmaura fin muja pasando per borgo s.sergio, domio, s.dorligo… anzi, dolina (el gas no fa distinzion de etnia).

    cossa dir che no sia sta dito ? Italia e Slovenia troverà un acordo, e anche senza l’italia farà el rigassicator, un rigassificator voludo a destra come a sinistra tanto che xe evidente come nissun valido movimento d’opinion contro quela c…da sia sorto e protesti in modo efficace.

    tristezza infinita !

  2. arlon ha detto:

    “resta el fato che el probelma ambientale “esisti” per bon, no per la slovenia ma per tuto el bacino (terra-mare) de zaule, da valmaura fin muja pasando per borgo s.sergio, domio, s.dorligo… anzi, dolina (el gas no fa distinzion de etnia).”

    Quoto.

    Mi volersi sol capir una roba una bona volta.
    XE VERO che una nave gasiera blocassi mezo porto, o no?
    Qualchidun xe in grado risponder?

    Cossa disi el ente del porto?

    Perchè qua oltre cha una asurdità ambiental, parlasimo de vero e proprio masochismo economico.

    Qualchidun xe in grado de parlar a favor; usando dati certi?

  3. toro seduto ha detto:

    “E’ però giusto chiedersi come mai un Paese – che ha già annunciato di aver superato la soglia di emissione di CO2 per il 2009 stabilita dal Protocollo di Kyoto – intenda perpetrare una posizione così rigida sul rigassificatore di Trieste”

    E’ gia’ la seconda volta che vedo una simile affermazione su Bora.la. Questo e’ la dimostrazione di quanto siano superficiali questi articoli. In realta’ ad un esame un po’ (non occorre tanto)piu’ approfondito si scoprirebbe che il superamento della quota di Kyoto e’ dovuta ai carburanti venduti ai veicoli in transito estero per estero. Pochi sanno che in realta’ le emissioni non si misurano, ma si controlla la quantita’ di carburanti venduti (messi sul mercato), si controlla il tipo di carburante (diesel, metano etc. etc) e se ne deducono le quantita’ di CO2. Cosi’ anche la benzina venduta ai triestini viene contata come se provocasse l’emissione in SLO. Quando le quote di Kyoto furono stabilite, la Slovenia non era neppure candidata a membro EU e nessuno aveva previsto il traffico di transito (per lo piu’ tra Italia ed Ungheria), ne’ le quantita’ di carburante vendute per camion ungheresi, romeni, ucraini, polacchi… che fanno la spola tra Fernetiči e Dolga vas.

  4. lànfur ha detto:

    Quindi? tutti a far il pieno in slovenia per rientrare con le quote di CO2?

  5. Bibliotopa ha detto:

    insomma, se a Kyoto i gavessi savudo che la Slovenia saria entrada nel EU, i gavessi fato tuto altro?

  6. arlon ha detto:

    Me par bastanza OT, sinceramente.

  7. lànfur ha detto:

    Avvisate Menia. Quando c’è bora ci sobbarchiamo tutta la CO2 slovena. Ognuno si tenga la propria CO2!

  8. toro seduto ha detto:

    Bibliotopa

    Probabilmene i limiti sarebbero stati diversi.

    Lanfur

    Trieste si becca gia’ la CO2 SLO, cioe’ una parte di quella che viene attribuita alla SLO: tutta la benzina comprata in SLO e cconsumata in IT.

  9. Luigi (veneziano) ha detto:

    @arlon

    La risposta è che le metaniere NON bloccheranno per nulla l’attività del porto.

    Gas Natural prevede l’approdo a regime di 110 metaniere all’anno: due alla settimana.

    L’area di evoluzione e di ormeggio delle metaniere è previsto all’ESTERNO del bacino del porto commerciale ed industriale di Trieste.

    La rotta d’accesso è indicata qui:

    http://www.dsa.minambiente.it/via/DettaglioProgetto.aspx?ID_Progetto=143

    Quando riesci a scaricare il progetto vai al punto 14.

    Luigi (veneziano)

  10. Luigi (veneziano) ha detto:

    Per completezza, ti copio/incollo il punto esatto in cui si parla della questione da te sollevata:

    23.2.2.2. “Secondo i dati di progetto, la potenzialità massima del terminale (circa 8 miliardi di Sm³) potrà essere garantita con navi metaniere di stazza compresa tra 40.000 e 140.000 m3 di GNL. Pertanto al terminale è previsto l’arrivo di una nave metaniera da 140.000 m³ di capacità (o inferiore) ogni 2,5 – 3 giorni circa o di navi di dimensioni inferiori con maggiore frequenza.
    Per quanto riguarda la Gestione dell’attesa in rada, complessivamente, l’aumento del numero di arrivi di navi in Porto a Trieste sarà compreso tra il 2% ed il 7% circa, a seconda della stazza delle navi: data la disponibilità di zone di attesa, non vi sono problemi nella gestione dei punti ove concedere alla navi di mettersi alla fonda in attesa di ingresso anche in presenza del previsto incremento di traffico.
    Per quanto riguarda la Gestione del traffico nel canale Sud, è plausibile ritenere che l’incremento del traffico – in termini di numero di navi – sarà compreso tra il 25 % ed il 30% circa, in virtù della maggiore convenienza a far viaggiare navi di grosse dimensioni.
    Pertanto, visto il traffico attuale in accesso al canale Sud di poco più di 1 nave al giorno, la Capitaneria potrà gestire senza difficoltà logistiche il traffico incrementato per effetto del nuovo terminale, garantendo comunque il rispetto delle attuali norme di sicurezza che prevedono, si ricorda:
    – accesso di una sola nave per volta:
    – velocità massima di 6 nodi;
    – completamento delle manovre di accesso/uscita prima dell’avvio delle manovre per la nave successiva.”

    Luigi (veneziano)

  11. effebi ha detto:

    bene, metteremo un vigile urbano a dirigere lo scarso traffico.
    il problema è dove ste gasiere vanno a evoluire, con la bora, a quante miglia (miglia ?) transiteranno dal municipio di muggia e quanto fondale abbia e quanto chiuso sia lo specchio d’acqua dove verrà riversata l’acqua fredda, in assenza quasi totale di correnti.
    tutte le belle foto che illustrano altri rigassficatori sono relative a impianti posizionati lontani da centri abitati e in zone con fondali e correnti di un certo rilievo. cose che a zaule ce le sognamo.

  12. effebi ha detto:

    per fare un piccolo e banale esempio
    rigassificatore di rovigo, di recente inaugurato:

    “Posizionato a 15 chilometri dalla costa veneta, il terminale è stato calato fino a toccare il fondo marino a 28 metri di profondità”

  13. Luigi (veneziano) ha detto:

    Guarda: io in principio ero favorevole al rigassificatore a Zaule, poi però devo dire che le critiche (fra le quali anche le tue) mi stanno facendo pensare a tutta la questione.

    Però non posso che segnalare che la totalità (non una parte: la totalità) delle domande che vedo sollevate da te e da altri sono in realtà affrontate nella valanga di documenti preparati da Gas Natural.

    Si può dire che questi documenti sono falsi, sono fatti male, eccetera eccetera, ma in realtà questi ci sono e credo andrebbero conosciuti.

    Riguardo poi al fatto che i rigassificatori siano tutti in zone lontane da centri abitati, limitandomi a quelli europei dico che: il rigassificatore di Sines (Portogallo) è all’interno del porto di Sines, una cittadina di 14.000 abitanti; il rigassificatore di Barcellona è in costruzione al centro del porto, praticamente di fronte alla città (lo puoi vedere qua: http://maps.google.com/maps?f=d&hl=en&geocode=12967178176659133979,41.338540,2.158771&time=&date=&ttype=&saddr=Unknown+road+@41.338540,+2.158771&daddr=41.403531,2.174349&mra=mi&mrsp=1,0&sz=15&sll=41.398606,2.179799&sspn=0.014229,0.029182&ie=UTF8&ll=41.3397,2.15847&spn=0.056967,0.11673&t=k&z=13&om=1 ); il rigassificatore di Huelva (Spagna) è nel porto; il rigassificatore in costruzione di Cartagena (Spagna) è anch’esso in porto, di fronte alla città; stessa storia per il rigassificatore di Bilbao (Spagna).

    Detto questo, io chiedo a te e agli altri amici del blog: siete invece d’accordo con l’altro progetto, e cioè col rigassificatore in alto mare, fra Trieste e Monfalcone?

    Luigi (veneziano)

  14. effebi ha detto:

    io ho sempre sostenuto che (proprio volendo fareun rigass a ts era meglio la soluzione mare aperto.

    se fai uno zoom su quello di barcellona ti accorgi che è praticamente in mare aperto, dove per mare si intende il mediterraneo e non il fondo più profondo dell’adriatico
    sempre con lo zoom prova a vedere dove si trova la casa più vicina, poi fai lo stesso esercizio con quello di zaule….

    quello che poi ancora va discusso (cosuccia da poco..) e come si collega il rigassificatore di zaule alla rete:
    gasdotto sottomarino da zaule a monfalcone, ti sembra una cosa sensata ?

  15. Luigi (veneziano) ha detto:

    Ho fatto lo zoom sulla mappa di Barcellona: le prime case si trovano a circa 2,5 km dal rigassificatore, che si trova anche a circa 2 km dal Parco del Montjuic e a 5 km dalla Sagrada Familla.

    Non solo: l’accesso delle gasiere che vanno al rigassificatore di Barcellona è lo stesso accesso delle navi da crociera, per le linee interne (Palma di Majorca, Alcùdia) e per le linee esterne (Civitavecchia, Genova).

    Riguardo alla connessione con la rete, Gas Natural parla laconicamente di “interconnessione col metanodotto”.

    A questo punto chiedo io: che problemi ci sono a connetterlo ai metanodotti che già passano per Trieste?

    Luigi (veneziano)

    PS Avevo visto l’articoletto del cav. FDC e relativi commenti, e già mi prudeva la tastiera. Per fortuna è stato eliminato tutto quanto, altrimenti sai il casino…

  16. Luca Gambardella ha detto:

    Mi permetto di replicare a “toro seduto”.
    Il fatto che la Slovenia debba prevalentemente al traffico automobilistico il mancato rispetto dei parametri di Kyoto è indiscutibile. Inoltre è precisato nell’articolo come le rivendicazioni “ambientaliste” portate avanti da Lubiana siano del tutto lecite e plausibili. D’altra parte devo rigettare qualsiasi accusa di superficialità, dato che un’attenta lettura dell’articolo avrebbe dovuto far riflettere su un concetto ben diverso, fino ad oggi poco considerato, cioè la natura politica delle divergenze tra Italia e Slovenia. La prima orientata a riprendere il passo del resto d’Europa per la costruzione dei rigassificatori e la seconda più propensa a stipulare accordi con la Russia sui gasdotti. La discussione sulle cause dell’inquinamento sloveno – ovvero se la loro CO2 sia in realtà italiana o viceversa – non altera l’analisi da me riportata.

  17. Marcus ha detto:

    l’articolo parla de CO2 e Kyoto come se ste due cose saria in amor fra de lori.

    Allora le fonti energetiche fossili sono Gas, Petrolio, Carbon ecc. fino al legno de arder in stufetta.
    Queste fonti energetiche producono tutte CO2 poiché fonti FOSSILI.
    Il protocollo de Kyoto prevedi:

    “Il trattato prevede l’obbligo in capo ai paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012 (vedi http://www.talti.com/ )”

    Allora se il protocollo di Kyoto prevedi de ridurre l’imission de gas serra “ovvero metano” posso solo dir che senz’altro ne la Slovenia e tanto meno l’Italia rispetta sto protocollo e che l’articolo ne vuol far ancora più fessi de quanto che i ne ga già fatto fessi con le stronzate scritte sul rigassificador.

    Il protocollo xe d’intender che dovemo puntar su energie rinnovabili come acqua, vento e sole.

    Spero che se tutti d’accordo che il nostro pianeta xe composto de 4 elementi e che attualmente usemo per rifornirci de energie prevalentemente solamente 1 elemento cioè la terra.

  18. Andrea Luchetta ha detto:

    Ovvio che la discussione è libera, per carità. Però ci stiamo limitando ad un aspetto molto marginale, trascurando l’analisi complessiva.

    Secondo me l’articolo è molto interessante, oltre che ben fatto, perchè inserisce la questione del rigassificatore in un contesto di realpolitik, evidenziando 2 aspetti su cui, almeno io, non ho letto molto:

    – La competizione Nabucco-South Stream (interessante sarebbe anche sentire perchè la Slovenia punta su South Stream, a differenza del resto dell’Ue)

    – Le scelte ambigue di politica energetica del nostro governo, di cui, guarda un po’, beneficiano alcune imprese. Senza considerare che in questo modo emergono anche le implicazioni dell’amicizia particolare fra Berlusca e Putin.

  19. Marcus ha detto:

    @arlon
    Quote
    Mi volersi sol capir una roba una bona volta.
    XE VERO che una nave gasiera blocassi mezo porto, o no?
    Qualchidun xe in grado risponder?
    Cossa disi el ente del porto
    Unquote

    Quando una nave Q-MAX devi far l’operazion de scarico devi esser evacuata completamente la cosidetta zona de sicurezza vedi estratto del ordinanza N. 63 / 2008 della CAPITANERIA DI PORTO DI CHIOGGIA per il rigassificatore a 3 km a largo di Porto Levante (Rovigo). Vedi estratto del ordinanza a pag.6

    “d) Area ATBA: Area To Be Avoided/Mandatory No Anchoring Area – : Area di forma circolare avente
    centro in corrispondenza del centro del terminale e raggio di 1,5 miglia nautiche come definita
    nella Circolare IMO n°SN1/Circ.257 in data 11 Dicem bre 2006 “Routeing measures other than
    traffic separation schemes” (contrassegnata dalla lettera “B” in Allegato 1).
    e) Zona di Sicurezza: area di forma circolare avente centro in corrispondenza del centro del
    terminale e raggio di 2.000 metri come definita nella Circolare IMO n°SN1/Circ.257 in data 11
    Dicembre 2006 “Routeing measures other than traffic separation schemes” (contrassegnata dalla
    lettera “A” in Allegato1);”

  20. asem ha detto:

    Difficile dire se è più uno scontro ideologico o di interessi economici diversi. le motivazioni ecologiche sono solo un pretesto.

  21. enrico maria milic ha detto:

    e invece che il governo sloveno rappresti sia interessi economici che quelli di cittadini qualsiasi che non hanno interessi economici ma solo interessi che l’ambiente del golfo non sia mandato a troie?

    no eh?

    troppo difficile? o i governi sono per forza cattivi? o gli sloveni sono per forza cattivi?

  22. Luigi (veneziano) ha detto:

    Non ho capito in base a cosa è il governo sloveno (che non vuole Zaule, ma vuole il raddoppio di Krsko) ad essere buono, mentre il governo italiano (non specificamente QUESTO governo, visto che il rigassificatore lo voleva anche il precedente) sarebbe quello cattivo.

    La Slovenia non vuole il rigassificatore, che invece è voluto dall’Italia, la quale con molta ambizione vorrebbe diventare l’hub europeo dei rigassificatori, togliendo l’attuale primato agli spagnoli (NB Gli spagnoli sono talmente fuori di testa che si fanno un enorme rigassificatore dentro il porto di Barcellona, a meno di 3 km dalle case, a 5 km dalla Sagrada Familia).

    La Slovenia ha voluto il South Stream con tutte le forze, visto che è l’unico gasdotto che potrebbe passare sul suo territorio.

    Molto semplice, ai miei occhi: la Slovenia spinge spasmodicamente per South Stream anche perché il signor Putin ha la possibilità di far passare i tubi del suo gasdotto anche per un altro tragitto, che passa a sud: Grecia, Albania e poi da lì fino a Otranto attraverso il gasdotto transadriatico, già cofinanziato dall’UE nel programma TEN-E.

    Per cui o in Slovenia passa South Stream, o non passa nulla, visto che North Stream va dalla Russia in Germania per via diretta; Nabucco passa a nord e va in Austria; Blue Stream invece va “semplicemente” dalla Russia in Turchia.

    La Slovenia – come noto – ha un vantaggio che deriva dal suo posizionamento geografico: se se lo fa portare via sotto il naso è fregata.

    Luigi (veneziano)

  23. Italo ha detto:

    Io penso che il governo sloveno abbia altre gatte da pelare.
    http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/11978/1/50/

  24. Bibliotopa ha detto:

    Ci postereste, per favore, una cartina con i vari percorsi dei gasdotti, che così capiamo un po’ meglio? soprattutto questi Nabucco, North, South e Blue Stream?
    (Se nomen est omen, un progetto che si chiama Stream non porta buono qua da noi a Trieste!)

  25. Diego ha detto:

    a proposito de rigassificator, el banchetto raccolta firme&fondi (anti-rigassificatore) in largo bonifacio cerca volontari per presenza sto sabato pomeriggio.
    scrivè qua in caso:
    diego@vallecavanata.it

  26. Marcus ha detto:

    La Repubblica.it
    http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/GAS-BERLUSCONI-SOUTH-STREAM-E-UTILE/news-dettaglio/3727838

    (15 ottobre 2009)
    Sofia, 19:45

    GAS: BERLUSCONI, SOUTH STREAM E’ UTILE
    “Non e’ colpa nostra se il gas esiste soprattutto in Siberia e quindi dalla Siberia arrivano le forniture per tutta l’Europa e l’Italia”. Durante una conferenza stampa con il primo ministro bulgaro Borissov, Silvio Berlusconi parla di energia e del gasdotto South Stream: “Noi – spiega il premier – abbiamo voluto aggiungere al gasdotto che arriva in Ucraina, a nord, un gasdotto che passi a sud e non attraversi il territorio ucraino, neppure nelle acque territoriali, di modo che non possa interferire con la fornitura gas dalla Siberia all’Europa”.

    (16 ottobre 2009)
    Trieste 01:46

    VENTO: MARCUS, ENERGIA EOLICA E’ UTILE
    “Non e’ colpa nostra se il vento esiste soprattutto a Trieste e quindi dal Golfo di Trieste arrivano le forniture per tutto l’entroterra triestino”. Durante una conferenza stampa con il primo ministro venezian Luigi, Marcus parla di energia e del parco eolico Energia Eolica per Trieste: “Noi – spiega il premier – abbiamo voluto aggiungere al parco eolico che si trova in Germania, a nord, un parco eolico che si trova a sud e non attraversi il territorio italiano, neppure nelle acque territoriali, di modo che non possa interferire con la fornitura di energia elettrica dal Golfo di Trieste al Territorio Libero di Trieste”.

    L’Italia e la Slovenia col Gas?
    Trieste col Vento, eviva il protocollo di Kyoto e l’ONU che finanzia l’energia rinnovabile!

  27. Andrea Luchetta ha detto:

    Mappe aggiunte. Hvala Gambardellovskji

  28. Bibliotopa ha detto:

    Grazie per le mappe, dalle carte vedo che sia Nabucc che South Stream passerebbero lontani da Trieste, però; per Marcus, il parco eolico lo suggeriresti sul Carso triestino o a riempire di pale il Golfo di Trieste, in modo che le navi in arrivo al porto facciano un po’ di slalom?

  29. Marcus ha detto:

    @ Bibliotopa
    In mezzo al Golfo a 12 mn (ca 20km) e dov’unque che xe possibile (dove che ce vento). L’impianto probabilmente non sarà oppure sarà poco visibile da Trieste ad occhio nudo e le navi no gaverà de far el slalom. Quel che xe curioso xe che le navi poderà ancora approdar nel porto de Trieste, questo invece con delle navi gasiere nel porto no xe possibile. Questo divieto di comistione navi da carico, da diporto ecc. xe sancito dalle leggi che devi esser applicade specificatamente ad Rigassificatoram.
    Questo xe uno dei fattori perché a Trieste dovemo dimenticarse el Rigassificador a Zaule, o porto comerciale e turistico o porto energetico.
    Le due cose insieme non si possono fare.

    Sotto un impianto eolico a 12 mn dalle coste danesi, clicca sul filmato a destra “Horns Reef”
    http://www.vestas.com/it/energia-e-centrali-eoliche/progettazione/campagna-anemologica.aspx

    Per quanto gli esempi rigassificatori spagnoli citati voio sottolinear che son pessimi esempi per il futuro del nostro pianeta, ma per fortuna esisti no solo esempi di questo genere.

    Che non mi dimentico l’energia rinnovabile no solo costa de meno al utente ma rende energeticamente indipendenti poiché ovunque e comunque sempre presente.

  30. arlon ha detto:

    Quindi, riassumendo:

    – tecnicamente xe posibile che el rigasificator sia là, e che vivemo tuti felici e contenti
    – però chi lo ga za fato prevedi zone de evacuazion imediata del tuto imposibili da replicar a Zaule.

    Perdoneme, ma i dubbi me resta.

    (Inutile dir che el progeto de un impianto eolico me vedessi entusiasta!)

  31. Marcus ha detto:

    Riassumendo
    el rigassificador pol esser costruido a Zaule, ma ognivolta che arriva una nave gasiera (specifica per GNL, xe Q-MAX) la zona di SICUREZZA devi gaver un raggio di 2000 metri, dal punto centrale del rigassificador. La zona in questo raggio devi esser evacuada (terra e mare) per tutto il periodo del operazione di scarico del gas liquido.

    Inoltre xe la zona ATBA (no anchoring area), che xe la zona dove che no se pol transitar e fermar (ormeggiar) nissuna imbarcazione, ovvero dalla petroliera alla pilotina del pensionà che pesca co la togna.
    Questa zona di non ancoraggio se estendi in forma circolare per un raggio de 1.5 mn (ca. 2400metri).

    Come vede xe possibile costruir un rigassificador ma xe impossibile alimentarlo (far l’operazion de scarico del GNL dalla nave al rigassificador), perché dovessimo ogni qualvolta che xe de far sta operazion mandar via tutti gli abitanti che vivi nel raggio de 2000 metri de linea d’aria dal rigassificador ed inoltre evacuar tutte le imbarcazioni (e mezzi su ruota) nel raggio de 2400metri.

    Come che vede no xe nemeno de domandarse se la Slovenia con il suo ricorso otterà ragion ma anche i ricorsi fatti dai comuni de Dolina e Muja otterà ragion.
    I tribunali de competenza sono il tribunale Europeo e in alternativa quello internazionale del ONU. Digo questo perche no se sogni qualchidun de portar la question al TAR talian.

    P.s. quell che me domando xe, perché no se fa un normalissimo porto comercial nella baia de Muja, il xe pur previsto dal Piano Regolator del Porto (PRP).
    Col Rigassificador e la Centrale Termica se sventola numeri per posti de lavor che se aggira sulle 50 persone dove con un porto comercial te da lavor anche a 2000 persone.
    Ma probabilmente mi no son normale che prevedo per la citta di porto di Trieste un porto comerciale come che l’xe nelle altre città de porto????

    La pericolosità del GNL xe descritto anche abbastanza ben nel link sottostante:
    http://books.google.it/books?id=8mFdMbhkiWEC&pg=PA163&lpg=PA163&dq=port+security+for+gas+carriers&source=bl&ots=B7Jo460IU2&sig=HSJXvTjAermlZXT1Lulh4V2Ufq8&hl=it&ei=uS3KSs-lLIiqmAOLrrBL&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=5#v=onepage&q=port%20security%20for%20gas%20carriers&f=false

  32. Luigi (veneziano) ha detto:

    Solo una piccola notula sul proposto parco eolico nel golfo di Trieste.

    Questo parco eolico non si farà mai, e adesso spiego perché.

    1. L’energia eolica ha un costo di installazione di circa 1,5 Euro per Watt, ma il costo off-shore (al largo della costa) aumenta più o meno del 70%.

    2. In conseguenza di quanto detto al punto 1., l’eolico lo si installa off-shore solo nel caso in cui il vento si mantenga costante nel corso dell’anno, ed è tanto meno conveniente quanto più lontano è dalla costa. In Italia i luoghi con tali caratteristiche sono stati individuati al largo della Sardegna, al largo del basso Adriatico dal Molise alla Puglia e al largo della Sicilia, con impianti a circa 3 miglia dalla costa. Le amministrazioni locali si sono tutte quante opposte.

    3. Adesso provate solo ad immaginare come starebbero cinquanta pale alte fra i 60 e gli 80 metri l’una (questi sono più o meno i numeri di un parco eolico), tre miglia al largo di Trieste.

    Luigi (veneziano)

  33. Bibliotopa ha detto:

    Lugi riporta:
    3. Adesso provate solo ad immaginare come starebbero cinquanta pale alte fra i 60 e gli 80 metri l’una (questi sono più o meno i numeri di un parco eolico), tre miglia al largo di Trieste.
    ( fine del quote)
    in effetti, io ho visto, nelle “civilissime” Austria e Puglia 🙂 alcune di queste centrali eoliche ed occupavano più o meno una superficie che corrisponderebbe,a occhio, a tutto il massiccio del Lanaro, o in mare a tutta la zona fra Muggia e le Dighe, o se volete, tutte le pedocere.. ditemi voi se abbiamo in provincia di Trieste lo spazio adatto.

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