12 Ottobre 2009

L’Abbazia di Rosazzo riscopre gli affreschi cinquecenteschi

L’Abbazia di Rosazzo riscopre gli affreschi cinquecenteschi di Francesco Torbido. Giovedì 22 ottobre, alle 18, presso la Sala della Palma, verranno presentati i lavori di restauro degli affreschi della chiesa di San Pietro Apostolo dell’abbazia.
Gli affreschi furono realizzati attorno al 1535 da Francesco Torbido detto il Moro. Nel 1527 l’abate Gian Matteo Giberti ricevette in commenda dal papa Clemente VII l’ambita abbazia benedettina di San Pietro Apostolo di Rosazzo che, pur garantendo rendite annuali cospicue, versava in condizioni di abbandono. Prima di recarvisi in visita l’abate affidò le opere di ristrutturazione dell’ abbazia all’architetto cividalese Venceslao Boiani ed in seguito, una volta terminati i lavori di restauro, invitò Francesco Torbido per la realizzazione gli affreschi della nuova abside.
Francesco Torbido, estroverso e abile colorista, si distinse per la varietà di stili adottati da opera ad opera. Egli nacque nel 1482 a Venezia da padre veronese; è in questi luoghi che ancora oggi si possono ammirare le sue opere. Da ragazzo frequentò la bottega del Giorgione come garzone traendone un proficuo insegnamento. Successivamente proseguì gli studi artistici da Liberale a Verona. Frutto di questo periodo è il disegno contorto e nervoso che contraddistingue anche le figure rosacensi.
Egli, reduce dal cantiere del duomo di Verona dove aveva lavorato su cartoni di Giulio Romano realizzò, su richiesta dell’abate Gian Matteo Giberti, presso l’Abbazia rosacense episodi della vita del Santo titolare, ovvero, la Vocazione di Pietro e Andrea, la Pesca miracolosa, la Trasfigurazione del Cristo coronata da una lunetta con la Vergine e il Bambino, inoltre i simboli dei quattro evangelisti e, infine i Santi Pietro e Paolo. Nella sua opera sia il Rizzi che la Repetto notarono un certo raffaellismo apprezzabile in particolar modo nella lunetta absidale dedicata alla Madonna con Bambino. Di pregio appaiono, inoltre, i preziosi paesaggi di sfondo alle scene e l’ armonioso uso del colore intriso di giorgionismo e vicino alle tecniche pittoriche di Giovanni Francesco Caroto.
Le operazioni di conservazione degli affreschi, avviate nel 2003 dall’arcidiocesi di Udine hanno richiesto interventi ampi per riscoprire l’aspetto originario delle strutture sanando i guasti prodotti dai secoli e dagli interventi umani e sono terminate nel 2008. Le varie fasi del restauro sono state compiute con una particolare attenzione in quanto, anche in corso d’opera, si sono manifestate problematiche diverse e complesse che hanno richiesto decisioni non sempre facili e scontate ma che hanno permesso al paramento cinquecentesco di riacquistare il suo antico splendore e di rivelare la sua autentica bellezza e il suo equilibrio compositivo.
L’ affresco di Francesco Torbido appare ora con una luce limpida e illumina armoniosamente la zona absidale rivelando nuovi particolari sull’unica opera del Torbido in Friuli Venezia Giulia.

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