9 Ottobre 2009

Che ne sarà di noi. Parte seconda: i gloriosi Bagni di via Cadorna

bagni gorizia via cadornaDovevano diventare un moderno centro benessere. E invece non se ne è fatto nulla. Come per tanti progetti goriziani che finiscono dimenticati. Il Civico stabilimento bagni di via Cadorna sembra non avere un futuro.
Il Comune di Gorizia aveva infatti tentato, ma senza fortuna, di convertire i Bagni in un centro di cura e benesse: nessun finanziatore privato aveva infatti risposto all’appello lanciato tre anni fa. Da quel giorno nulla più si è saputo.
E dire che la struttura, sia dal punto di vista architettonico che funzionale, era di tutto rispetto. Il progetto del Civico stabilimento Bagni, disegnato dall’architetto Leopoldo de Claricini – Dornpacher (1812 – 1888), risale al 1876, anno in cui Gorizia, situata ai confini con il Regno d’Italia, rappresentava un importante avamposto dell’esercito austriaco. La città era forse l’unica in Italia dove si praticava il bagno turco, consuetudine mussulmana, esercitata non solo per motivi igienici ma soprattutto quale momento conviviale di incontro e rilassamento. Abitudine, quella del bagno di vapore, assunta dai militari austriaci da parte delle diverse etnie che componevano il microcosmo dell’Impero. Fu alla fine dell’800 che si volle importare a Gorizia tale attività in relazione alla volontà di trasformazione della città in centro turistico.
L’edificio progettato secondo i dettami del Rundbogenstil (“stile dell’arco a tutto sesto” – movimento nato in Germania attorno il 1820), è caratterizzato da una pianta dalla geometria semplice e composta simmetricamente rispetto al baricentro costituito dalla loggia e dal vestibolo.
L’ultimo intervento di manutenzione risale al 1980, durante il quale la vasca esterna è stata interrata e si è provveduto alla demolizione delle cabine esterne. Attualmente lo stabilimento non è in funzione in quanto l’edificio è stato dichiarato inagibile.
C’è chi ha posto una serie riflessione sul futuro dei Bagni. “Non stupisce poi troppo – segnala l’architetto Diego Kuzmin nei suoi “Punti di vista” – che in questa sonnolenta città, non si riesca a creare un pool di professionalità che si uniscano, magari in forma cooperativa, per concretizzare questa gestione. Pare impossibile, ma proprio non si riesce a mettere insieme un paio di medici, due estetiste, un parrucchiere, massaggiatori e massaggiatrici, un podologo, una manicure, un ristorantino, un baretto, e ricostruire quella piscina estiva esterna che potrebbe essere usata da coloro che non si sentono di affogare nella massa della piscina della Campagnuzza e se ne vanno alla Subida di Cormons? Forse sono iniziative complicate, presumono molta energia e passione per l’azzardo. Forse le cooperative trovano più semplice ridursi all’ordinaria amministrazione del gestire i servizi, in vece degli operatori comunali che oggi praticamente non esistono più. L’asporto rifiuti, l’assistenza domiciliare, la gestione del Cpt di Gradisca costituiscono l’ordinaria amministrazione, ma urge un salto di mentalità e di qualità: pena il rimanere confinati nella ristrettezza di una dimensione provinciale”.

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