6 Ottobre 2009

-L’editoriale di Apuzzo- Il Pd continua a guardare sè stesso. Ma il mondo è la fuori…

Più di qualche amico in questi giorni mi chiede di spiegargli il meccanismo del congresso del PD che si sta svolgendo e che dovrebbe culminare nelle primarie del 25 ottobre. Dico dovrebbe, perché anche le primarie possono non dare l’ultima parola sulla scelta del segretario, visto che, nel caso nessuno dei candidati raggiunga il 50% dei voti espressi, si torna alle convenzioni interne con ballottaggio tra i due più votati alle primarie.

La risposta, alla domanda sul meccanismo, comprende ovviamente una parte “tecnica”, cioè sul funzionamento dei congresso interno, delle primarie e delle convenzioni, ma non può trascurare una parte “politica”, sulla valenza di questo meccanismo e su come si sta portando avanti la campagna elettorale. Al di là di chi è favorevole più a una scelta interna del segretario e chi più a una scelta esterna (entrambe le posizioni hanno giustificazioni legittime) non si può non sottolineare come il PD abbia costruito un meccanismo perverso, per il quale non solo sono previsti più passaggi con metodi diversi e basi elettorali diverse, ma addirittura ogni passaggio successivo può ribaltare completamente il risultato di quello precedente. E quindi, per esempio, a livello nazionale, il fatto che dal congresso interno sia uscito nettamente vincente Bersani non produce per ora nessuna ricaduta concreta, perché le primarie potrebbero dare anche un risultato opposto e far vincere Franceschini o Marino.

Tale meccanismo in realtà dimostra ancora una volta le difficoltà del Pd, che, per ricercare quanto più possibile equilibri interni, continua a girare su se stesso e a guardare alle procedure di partito più che alle ricadute esterne della propria azione. La dimostrazione più lampante è stata data dal risultato della legge sullo scudo fiscale appena approvata: mentre i candidati alla segreteria del PD erano impegnati nelle loro baruffe e se le “suonavano” mediaticamente con accuse e contro-accuse sui risultati del congresso, in Parlamento passava una legge molto discutibile per soli 20 voti, con l’assenza tra i banchi dell’opposizione di alcuni esponenti di spicco del partito.

Allora sinceramente trovo poco interessante il gioco di accuse reciproche interne al Pd di essere o meno lo “schieramento delle tessere”, di rappresentare la struttura. Il problema del Pd, di tutto il Pd, è di iniziare a guardare il mondo che c’è fuori, prendendo definitivamente consapevolezza che non ci sono più “insediamenti sociali” garantiti e schierati a priori. Guardare il mondo fuori appunto, provare ad ascoltarlo, interpretarlo quanto possibile con chiavi di lettura non obsolete, e dare delle risposte, almeno credibili.

A livello regionale, al di là delle differenze e curiosità rispetto ai risultati suddivisi per provincia, vale la stessa cosa. Chiunque vinca deve avere il coraggio di fare uno scatto in avanti, sulla forma partito, sulla partecipazione, sulla rappresentatività della società, sui temi importanti (a proposito, qualcuno si ricorda ancora quando in un vecchio post di bora.la ho spiegato perché sul rigassificatore avevo trovato una situazione caotica che rendeva impossibile lavorare seriamente sul tema? Le baruffe chiozzotte interne, ancora oggi, dopo tanti mesi, purtroppo mi danno ragione e fanno riflettere…).

Allora nessun candidato regionale è davvero libero dal “partito delle tessere” e Serracchiani, Martines o Carloni dovranno dimostrare dopo il 25 ottobre se guardano davvero il mondo fuori. Anche da Debora Serracchiani, che molto probabilmente alle primarie beneficerà del suo profilo e visibilità nazionale e della fiducia raccolta in precedenza, la gente aspetta segnali concreti rispetto alle domande che lei stessa aveva posto al PD nel lontano febbraio scorso, alle quali il partito non ha ancora dato risposte.

Risposte credibili appunto. Ecco, “credibilità”, mi sembra una bella parola su cui giocare il futuro prossimo del PD.

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7 commenti a -L’editoriale di Apuzzo- Il Pd continua a guardare sè stesso. Ma il mondo è la fuori…

  1. enrico maria milic ha detto:

    mi pare che l’intervista di bora.la a cosolini di un paio di settimane fa segnali come il segretario triestino sia

    1) con le mani legate per qualche dinamica interna che non voglio sapere
    2) oppure privo di coraggio nell’aggredire l’agenda di cronaca, economia e politica locale

    sta di fatto che qua in redazione a bora.la nulla di percettibile giunge da quel mondo democratico. che sia da trieste, da udine o da qualche altro posto…

  2. effebi ha detto:

    credibilità: è credibile che un partito che non governa se stesso possa governare il paese ?
    forse , per assurdo, nel PD non cè troppo poca politica ma addiruttura ce ne è semplicemente troppa. troppe anime, troppi distinguo, troppe intepretazioni qualsiasi sia l’argomento che si tratta.
    e ora il cavalliere, abbattuto dalla magistratura, più che dall’opposizione sta crollando.
    Il prossimo governo lo affidiamo al presidente del Consiglio Superiore della Magistratura !? Mi sa che il PD non sarà ancora pronto.

  3. effebi ha detto:

    mi sa che il nuovo capo del governo non uscirà dalle primare PD nè sarà espressione della democrazia popolare.
    nelle stanze dei bottoni (che non sono nè di ds nè di sn) qualche gruppo affaristico (a protezione di se stesso) troverà una bella faccia che ci piaccia a tutti (o quasi tutti).
    al berlusca va almeno riconosciuto il merito di aver proposto se stesso e aver rischiato il proprio culo.
    il prossimo avrà solo la faccia, da culo.

  4. brancovig ha detto:

    ma perchè berlusca non sta nella stanza dei bottoni?

    vedi mediobanca per esempio

  5. Italo ha detto:

    Io penso che il mondo del XXI° si andrà sviluppando in maniera imprevedibile e completamente nuova rispetto agli schemi novecenteschi che a tuttoggi cercano di sopravvivere. Sarà meglio? Sarà peggio? Ai posteri l’ardua sentenza.

  6. arlon ha detto:

    Italo ga intivado una 😀

    Comunque è vero, sono in vista dei cambi nella società di un certo spessore, ma non si sa ancora minimamente se e quando la politica si adatterà o, meglio, dovrà adattare.
    Tantomeno si può prevedere come.

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