Ho aperto il Piccolo di oggi e mi sono trovato un’intervista a Günther Grass sui risultati delle recenti elezioni in Germania. Grass si era impegnato in prima persona nella campagna elettorale della “sua” ala dell’SPD, quella che aveva diluito il messaggio socoaldemocratico, per abbracciare il neocapitalismo, la globalizzazione, la ritirata dello Stato dalla funzione pubblica. Esattamente di quell’ala dell’SPD che è stata respinta dall’elettorato.
Grass inizia nonostante tutto esternando il suo orrore per un governo “di destra”, che Merkel sta formando, forte del risultato elettorale, guardandosi bene dallo specificare quale sia oggi in Germania, ed anche in buona parte dell’Europa, la vera “destra”, secondo me quella delle banche, del turbocapitalismo, della freddezza sociale, delle collusioni tra politica e finanza. Ma no, per Grass la destra della Merkel favorirà “i piccoli partiti estremisti e nostalgici”. Ma perchè mai? In Germania con quella definizione non si intendono certo partitini regionali, come il SSV (partito dei danesi in Schleswig-Holstein), ma soprattutto NPD e Republikaner, che si ispirano (vagamente) al Terzo Reich supercentralista, quindi all’esatto contrario di chi vuole tutelare le minoranze. Non mi risulta che nè Merkel nè Westerwelle abbiano mai dimostrato simpatie per quelle opinioni, però ricordo che alla vigilia delle elezioni precedenti Merkel aveva dovuto destituire il suo ministro dell’economia designato, Kirchhof, perchè i sondaggi mostravano che le sue teorie ultraliberiste, ma non certo neofasciste, erano sgradite all’elettore. Se poi Grass vede in Westerwelle, omosessuale dichiarato, un potenziale apologeta di quel nazismo che sterminava i gay, allora non lo capisco proprio. L'”essere di destra” di Westerwelle significa ridurre le tasse ai ricchi, negare l’introduzione di un salario minimo e favorire la capitalizzazione delle aziende. Nazismo?
Bene, ora Grass dichiara che la Germania unita gli fa paura e che all’Est ci sono povertà e disoccupazione, che portano ad un comportamento aggressivo nei confronti degli immigrati. Grass dice di vivere all’Est, ma sembra di non essersi accorto che la protesta della maggioranza dei disoccupati lì sfocia in un voto plebiscitario per Die Linke, che tutto sarà meno che nazista o xenofoba. Poi, dove vede Grass tutti questi immigrati all’Est? Basta passare il vecchio confine e non si vede una sola faccia non rigorosamente bianca. Che intendesse i polacchi, gli unici stranieri, peraltro ben integrati, presenti con una certa consistenza all’Est? Quelli sono comunitari, quindi sarebbe un’improprietà. Che extracomunitario sarebbe tanto scemo da sfidare Polizia e scafisti per andare in un posto dove il 28% della gente non ha un lavoro e le campagne si svuotano?
Parlando dei disoccupati che lottano contro gli immigrati in tutta Europa, Grass non manca di esecrare le espulsioni, soprattutto da parte di Italia e Spagna, per auspicare poi che possano essere accolti tutti gli immigrati. Evidentemente il problema della disoccupazione non ha mai toccato personalmente Grass.
Ora arriviamo all’affondo di Grass contro i “certi autonomismi mascherati da federalismi… che si saldano al razzismo”. Il riferimento alla Lega Nord è evidente, però, parlando di Germania, non è un’affermazione coerente, dato che lì i movimenti localistici, Baviera a parte, contano poco e non istigano contro gli immigrati. I partiti razzisti tedeschi sono rigorosamente contro ogni forma di federalismo, per lo stato centralizzato ed onnipresente. Non dimentichiamo il motivo per cui Germania ed Austria divennero repubbliche federali subito dopo la seconda guerra mondiale: proprio per contrastare il risorgere di una dittatura centralista.
Il Piccolo enfatizza volentieri, in schietta chiave politica nostrana, la collusione tra federalismo e razzismo. Che sia un caso che sopra all’intervista con Grass in Piccolo abbia pubblicato l’ennesima premiazione di Magris, che, in quell’occasione, ha pronunciato “un deciso NO ai micronazionalismi chiusi?
A Berlino si direbbe: “Nachtigall, ick hör dir trapsen!”, “allodola, sento come saltelli”.
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