28 Settembre 2009

Legge Ciriani: primi licenziamenti alle Torri d’Europa. Il direttore del centro: potrebbero essere 120

Coop

Sono quattro commesse della Coop delle Torri d’Europa le prime vittime della Legge Ciriani, che riduce a 29 il numero massimo di aperture domenicali concesse ai negozi.
Angelo La Rocca, direttore dell’intero centro commerciale, spiega al Piccolo che i posti di lavoro complessivamente a rischio potrebbero oscillare fra i 100 e i 120: alla domenica, infatti, i negozi del centro registrano il 20% dell’incasso settimanale, che andrebbe così per lo più perduto. Non solo: molte piccole attività rischiano la chiusura, poiché licenziare anche un solo dipendente potrebbe implicare di non avere più il personale minimo richiesto per tenere aperto l’esercizio.
Sia La Rocca che il marito di una delle commesse licenziate, Giuseppe Famoso, denunciano la latitanza dei sindacati, saldi nella difesa del principio per il quale alla domenica non si lavora. Conclude amaro Formoso: “Chi vorrebbe lavorare trova ostruzionismo da parte di chi dovrebbe fare del lavoro la propria bandiera”.


Pubblichiamo di seguito parti del commento su facebook di Paolo Rovis, assessore del Comune di Trieste che ha da sempre osteggiato la legge Ciriani:

[…] che la legge regionale n.13 del novembre 2008 sarebbe stata foriera di pesanti effetti negativi sulle imprese del commercio e sull’occupazione era prevedibile ed io, appunto, l’avevo detto. Oggi contiamo contratti a termine non rinnovati, licenziamenti in corso, prospettive ancora peggiori per il 2010. L’obbligo di chiusura, sancito dal legislatore regionale, di ben 34 giorni l’anno tra domeniche e festività ha immancabilmente prodotto una diminuzione dei ricavi, soprattutto nella grande distribuzione. Meno giornate lavorate, quindi minori ricavi, quindi minor numero di lavoratori necessari. Non serve essere fini economisti per capirlo, si tratta di una logica piuttosto elementare […].

Eppure va riconosciuto al presidente Tondo, agli assessori Ciriani e Savino di aver fatto tutto il possibile per limitare gli effetti della crisi in atto. Ingenti risorse sono state destinate per garantire la liquidità delle piccole imprese, finanziare i Fondi di rotazione, incrementare la dotazione dei Confidi. L’assessore al Lavoro Rosolen ha attivato misure straordinarie per garantire gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione in deroga.

Registro però un paradosso. La Regione interviene massicciamente per fronteggiare una difficile crisi originata da altri, mentre volge le spalle davanti ai negativi effetti occupazionali causati da una propria, improvvida legge.

La disoccupazione, ci comunica la Regione, continua ad aumentare – + 23% nel secondo trimestre 2009 – ed a fine anno arriveremo a contare in regione un esercito di oltre diecimila persone senza lavoro.

Perché, di grazia, dovremmo rassegnarci a conteggiare in questa drammatica statistica la moglie del signor Giuseppe e le sue colleghe, i settantadue lavoratori delle Coop e le altre decine che stanno perdendo il lavoro in molte aziende commerciali triestine? […]

Davvero esistono politici, sindacalisti, dirigenti di categoria disposti a difendere a spada tratta una norma che sta mettendo in strada persone con un nome e cognome, famiglie con un indirizzo, un mutuo e dei figli da crescere? E’ così grave, così disdicevole ammettere che, fra tante ottime leggi, se n’è emanata una drammaticamente sbagliata? Si intende porvi rimedio o si vuol continuare a pontificare da una comoda e intoccabile poltrona dirigenziale che va bene così, che è questa la “garanzia della tutela dei lavoratori”?

La via d’uscita c’è ed è bella larga. L’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale contestualmente alla legge impegna a valutare, ad un anno di distanza, gli effetti della regolamentazione, applicando eventuali correttivi. A poche settimane dalla scadenza ipotizzata, mi pare che le conseguenze siano lampanti.

Quindi si abbia il coraggio di innovare, anziché conservare. Si sostituiscano gli obblighi con le libertà. Libertà dell’imprenditore di decidere autonomamente giornate ed orari di lavoro della propria attività. Libertà del lavoratore di prestare la propria opera non oltre un numero massimo prefissato di giornate festive, a meno che non ne dia esplicita disponibilità. Così chi ha il personale in numero sufficiente, attuerà una vera rotazione. Chi non ne ha, assumerà lavoratori part-time da impiegare nelle fine settimana. Altri terranno chiuso il negozio. Ma sarà una loro esclusiva, libera scelta. Lo si faccia, non solo a Trieste, ma in tutto il territorio regionale, se il timore è quello di creare disparità di trattamento […]

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7 commenti a Legge Ciriani: primi licenziamenti alle Torri d’Europa. Il direttore del centro: potrebbero essere 120

  1. Massimiliano ha detto:

    Secondo me vogliono forzare la legge con la minaccia dei licenziamenti. Invero non mi risulta che la domenica sia sempre così proficua e ad ogni modo rimango convinto che porti più problemi che guadagni alla nostra civiltà. Capisco che molti preferiscano vendersi al denaro ma così obbligano tutti a perdere il tempo con la propria famiglia.

  2. Gaetano ha detto:

    Non è dimostrabile che quel 20% dell’incasso settimanale vada perso con la chiusura domenicale, quando a me serve davvero qualcosa la cerco il giorno dopo senza accusare alcun scompenso psico-attitudinale. Lo shopping domenicale oltre ad essere un costume squallidissimo che risulta sempre troppo stretto, per cui la prossima frontiera saranno le aperture notturne, è una sventura per gli addetti alla vendita. Ma questo è troppo difficile da capire evidentemente. Ci deve essere un giorno deputato per il riposo, uguale per tutti, marito e moglie, genitori e alunni, parenti amici, amanti. Un giorno per incontrarsi, per un vivere sociale e per un arricchimento interiore, non casca il mondo se non si compra.
    Quelli degli imprenditori sono solo bassi ricatti, i licenziamenti ci saranno comunque perchè la crisi non si combatte con il commercio selvaggio, ma con la lotta alla DISOCCUPAZIONE, unico vero ostacolo ai consumi, altro che aperture commerciali.

  3. Michela ha detto:

    Non penso proprio che le aperture domenicali indiscriminate siano la soluzione vincente per rilanciare l’economia spenta e senza mordente del nostro paese. Non si deve avere un quoziente intellettivo molto alto per capire che la capacità di acquisto media si é drasticamente ridotta: posso avere i negozi aperti ininterrottamente ma se il mio reddito resta medio-basso, i miei acquisti non aumenteranno, al massimo andrò a passeggiare in mezzo alle corsie illuminate per rifarmi gli occhi, fenomeno che si registra di domenica appunto: famigliola vestita a festa per comprare un pacchetto di patatine ed il pollo caldo per non dover cucinare.Faccio un appello ai tanti sostenitori delle aperture domenicali: andate a lavorare voi di domenica in modo che gli addetti alle vendite possano godersi il giorno di riposo magari a teatro o al cinema o a passeggiare in mezzo alla natura: visti gli stipendi penso che gli acquisti dal lunedì al sabato siano più che sufficienti.

  4. Gabriele ha detto:

    Io sono uno studente, lavoravo la Domenica e con il ricavato ero in gradi di pagarmi l’università più qualche spesa extra. Grazie a questa legge sono disoccupato e devo arrangiarmi come posso gravando nuovamente sulle spalle dei miei genitori. Posso inoltre aggiungere che le Domeniche la gran parte dei clienti era straniera e, non sono un esperto economista, credo che questo contribuisca all’economia regionale.
    Onestamente ero contento di poter lavorare la Domenica e vorrei avrene di nuovo la possibilità senza dover per forza cercare un lavoro serale, unica possibilità che abbiamo noi studenti per conciliare lezioni, studio individuale e lavoro, a discapito dello sport e delle uscite con gli amici.

  5. cliente deluso ha detto:

    Che vergogna trovare che le cooperative oooperaie pur di aggirare la legge come sempre si son ridotte a vendere per i corridoi in barba alla legge che gli imporrebbe di tener chiuso certe domeniche. Senza ritegno poi ti danno una borsa bianca senza la scritta coop per far vedere che non sono loro. l’igene poi vendere e tagliare salumi ecc. senza nemmeno un lavabo dove gli addetti possano lavarsi le mani. Per far ciò devono recarsi nei cessi per il pubblico. Poi la scusa dei licenziamenti per via delle domeniche chiuse ma suvvia lo sanno tutti che quasi tutti i vostri dipendenti sono interinali a tempo determinato con contratti alluccinanti con poche ore e che prima che assumiate qualcuno con un contratto a tempo indeterminato passano anche 10 anni!

  6. laura ha detto:

    io lavoro all’outlet di palmanova,oggi la bella notizia che il direttore,forte di aver ottenuto ragione dal tar di trieste,ha deciso (senza prima consultare le varie aziende presenti nella struttura)di tenere aperto anche il 26/12.la decisione non si discute,visto che essendo un centro commerciale tutti devono sottostare alle decisioni della direzione……da notare che la sentenza con la quale l’outlet ottiene la liberalizzazione delle aperture domenicali si basa sul fatto che l’outlet è da considerarsi non un centro commerciale ma un insieme di negozi singoli e indipendenti.mi chiedo come sia possibile una tale contraddizione….?

  7. gino ha detto:

    secondo me le chiusure domenicali ci devono essere queste povere cassiere che hanno una famiglia e l’unico giorno libero per passarlo in compagnia con i propri figli viene utilizzato a favore del Dio denaro che vergona

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