28 Settembre 2009

Il Piccolo intervista Crepaldi, arcivescovo ‘ad personam’

Il Piccolo intervista il neo-vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, che “andrà in onda” ufficialmente il 4 ottobre sostituendo l’inquisito Ravignani. Nell’ambito della nomina, Papa Ratzinger lo ha insignito del titolo personale di arcivescovo.  Come si vedrà, il nuovo vescovo del Litorale è una persona introdotta.

Nato nel 1947 in un paesino vicino a Rovigo, il nuovo presule che Roma omaggia a Trieste è nato nel 19 , vive dall’86 a Roma, in Vaticano. Dal 1984 ha ricoperto l’incarico di sottosegretario del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, di cui dal 2001 è segretario. Dallo stesso anno è vescovo eletto alla sede di Bisarcio, una diocesi senza sede. Crepaldi ha fondato e presiede l’Osservatorio internazionale sulla dottrina sociale della Chiesa. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, dedicate in gran parte alla dottrina sociale della Chiesa, e insegna pastorale sociale alla Pontificia università lateranense. Fa parte del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Uno dei suoi vecchi amici è l’attuale Ministro Sacconi, del Pdl (ex Forza Italia).

Crepaldi viene intervistato dal direttore del Piccolo Possamai e da Paola Bolis negli uffici che ha abitato in questi anni «proprio tra l’appartamento del cardinale Paul Poupard e quello del cardinale Roger Etchegaray» – in un ultimo piano del grandioso complesso voluto da Pio XI dove oggi hanno sede alcuni dei dicasteri vaticani.  Secondo gli intervistatori, passa per essere un pensatore vicino a Benedetto XVI e al suo predecessore.

Sulla sua visione sulla crisi economica, gli diamo voto 7. Almeno dice qualcosa di quasi diverso rispetto al main stream:

Bisogna abbandonare il concetto riduttivo di ”posto di lavoro” e ricominciare a ragionare sul significato che il lavoro riveste nella vita di una persona, la quale deve trovare una propria realizzazione. Le politiche vanno adeguate a questa prospettiva più ampia. Perché dove si consuma la risorsa del senso – e la nostra è una società in crisi di senso – prima o poi le persone producono meno. E i costi economici diventano enormi.

Sul suo rapporto con la città, gli diamo voto 5, perchè dice qualcosa per non dire nulla:

Chiesa e città sono due realtà distinte, ma guai se fossero separate. Bisogna continuare quello che di buono c’è già. Ho l’impressione che la Chiesa si sia attrezzata per un rapporto molto positivo con la città. E che la città guardi con attenzione, rispetto e affetto a ciò che la Chiesa fa a Trieste.

Sulla particolarità di una città di confine, come Trieste, voto 7, perchè la pensa come Bora.La:

La parola confine richiama alla memoria il confronto e lo scontro tra alterità, ma ”cum-finis” significa proprio il contrario: con lo stesso fine. Ecco, vado a Trieste con questo spirito, per farne se possibile l’emblema della riconciliazione. Perché Trieste non può diventare un grande esperimento da proporre agli altri, non solo nel senso cristiano ma anche culturale e civico? Questa è la sua vocazione. I disastri e le ferite possono diventare delle opportunità. Se riuscirò a giocare questa carta io per primo e a farla giocare agli altri sarò contento di essere stato vescovo a Trieste.

Sulle battaglie contemporanee della Chiesa, il nostro è allineatissimo con PapaRatzi e quindi voto 4:

Ma dipende un po’ da noi, e da dove vuole andare questo Paese: se pensa di potercela fare senza questa sua storia, che è cristiana, se responsabilmente e laicamente ritiene che essa sia un patrimonio per il bene dell’Italia, e non un peso. Per questo la Chiesa porta avanti delle battaglie precise sull’identità sessuale, sulla verità della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, sulla giustizia e la solidarietà, sul rispetto per la vita nascente. Benedetto XVI nella Caritas in Veritate dice che quella sociale è oggi questione radicalmente antropologica. Dobbiamo decidere se l’uomo è un prodotto; oppure se è un progetto di Dio, da rispettare e amare.

4 commenti a Il Piccolo intervista Crepaldi, arcivescovo ‘ad personam’

  1. Bibliotopa ha detto:

    Vescovo del Litorale? questa mi giunge nuova… la diocesi è Trieste e null’altro, da quando hanno logicamente separato quella di Capodistria.

  2. enrico maria milic ha detto:

    vescovi del litorale saranno anche quelli di capodistria e di gorizia, non trovi?

  3. Bibliotopa ha detto:

    quelli di Fiume e Pola no? – chiedo scusa, non sono mai vissuta nell’Österreichisches Küstenland (1849-1918)e quindi posso avere le idee poco chiare.
    Comunque ecclesiasticamente parlando, non sono mai esistiti vescovi del Litorale, che io sappia. Poi, se vogliamo metterci un aggettivo geopolitico, il vescovo di Trieste può anche essere un vescovo italiano (perchè Trieste è in Italia), un vescovo giuliano ( perchè è nella parte Venezia Giulia della Regione Friuli Venezia Giulia), un vescovo euroregionale ( questo aggettivo lo sto coniando io adesso) perchè siamo nella partorienda euroregione, un vescovo europeo ( perchè siamo nell’UE), un vescovo Alpedriano..

  4. enrico maria milic ha detto:

    sì, perchè no, hai ragione. vanno bene anche fiume e pola.

    poi: certo, ognuno è libero di metterci accanto un aggettivo a seconda delle sue inclinazioni. questo dimostra che ogni aggettivo denotante collocazioni geografiche e/o nazionali, fuori dalle apparenze neutrali, ha un grosso valore politico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *