15 Settembre 2009

I bandelliani non sfiduciano Dipiazza, ma lanciano primarie e referendum sul rigassificatore

TRIBUNO ROMANO 02

La notizia più importante del pomeriggio è che, come dichiarano alla fine del comizio, i quattro consiglieri “bandelliani” (Andrea Pellarini, Salvatore Porro, Claudio Frommel e Bruno Sulli) non se la sentono di far cadere la Giunta di punto in bianco. “Però- rivendicano orgogliosi- eserciteremo un ruolo di controllo su tutte le delibere”. Insomma, Dipiazza trema ma non troppo. Anche perché, e forse qui sta l’intuizione più importante dell’ex assessore, Bandelli e soci non si presentano come fondatori di una lista civica o di un nuovo partito. Al contrario, loro intenzione è costituire un movimento d’opinione radicato nel territorio, con tanto di segreteria e sportello per la cittadinanza. Un movimento finalizzato a controllare l’attività della Giunta e, soprattutto, a rilanciare la parola d’ordine dell’intero comizio: “Nel Pdl con regole-libertà: Primarie!”.
Ecco la soluzione che rompe gli schemi, che rilancia senza mezzi termini le ambizioni future di Bandelli. Intrappolato e respinto dal vertice, l’ex assessore sceglie di liberarsi dei legacci che lo hanno fin qui limitato, dei giochini di partito a cui ha finito per soccombere, per presentarsi alla base senza alcun filtro, come un “puro”. In sostanza, Bandelli rompe col Pdl senza uscirne, sfidando i candidati dell’establishment sul terreno a lui più congeniale, il confronto con la base.
Il leitmotiv dell’intero incontro sarà proprio la genuinità dell’ex assessore e dei suoi di fronte al marciume della politica politicante, la contrapposizione fra l’uomo della strada, lavoratore, testardo, e i bizantinismi della tanto evocata “stanza dei bottoni”.
“Io a Dipiazza ho dato più che a molti dei miei parenti- attacca il Franco Furioso- perché credevo in lui. Ma dov’è finito il sindaco lavoratore, indipendente, il sindaco del fare? Ha preso una botta in testa? Io spero che rinsavisca”. “Ma perché non ti ribelli?- prosegue l’ex assessore- Ti sei piegato, hai dimostrato di obbedire ad altre logiche. Devi avere delle prospettive future che non conosciamo”. E qua parte il Bandelli incazzato, il migliore della serata. Ecco, l’uomo ha fiuto, non c’è che dire. Sa piazzare delle battute tanto mediocri quanto efficaci. Di gol a porta vuota non ne sbaglia mezzo, e pazienza se ricorda Inzaghi per la voracità con cui si agita sotto porta. E poi, soprattutto, sa come entrare in sintonia con la base.
L’esempio più eclatante viene dal rigassificatore. Osteggiato tanto a destra quanto a sinistra, a giudicare dai mugugni dei presenti. Peccato che lo stesso Franco Furioso, quando era costretto ad essere un po’ più ragionevole dal ruolo istituzionale, avesse dato il suo voto a favore dell’impianto. “Ho dimostrato in quell’occasione di saper fare gioco di squadra- si difende-. Avevo delle perplessità, che ho accantonato per non remare contro la mia coalizione. Però la questione è davvero complessa – prosegue candido- : non posso ancora dire di essere convinto da una posizione in particolare”. Ce ne sarebbe abbastanza per demolirlo, volendo: ha votato controvoglia a favore di un progetto di cui ammette di non aver capito molto, e che progetto. E invece no, colpo di genio, rovesciamento della situazione. “Ma perché- s’infervora- decisioni così importanti devono venire calate dall’alto? Ma perché non si può fare un referendum? Noi ci impegniamo qui e ora, con il nostro movimento, a raccogliere le firme necessarie per indire una consultazione!” Niente da dire, giù il cappello: non sa cosa rispondere, e allora delega la questione ad altri. E, così facendo, rafforza la sua immagine di capitano del popolo all’assalto del Palazzo. Tanto semplice quanto efficace. Va detto anche che l’ex assessore lascia l’impressione di credere veramente in ciò che dice, di essere spinto da una passionalità autentica, piuttosto impulsiva.
Ecco, a destra di Forza Italia hanno colto l’importanza del rigassificatore, il tema più caldo dell’agenda politica triestina, e non intendono lasciarselo sfuggire. Nel mentre, il Pd tergiversa e valuta. Olé.
Idem per il Parco del Mare, secondo Bandelli un’opera utile che necessiterebbe giusto di un supporto istituzionale più fermo. Fermezza rivendicata anche per la ferriera: “Sappiamo tutti che non potrà chiudere prima del 2015. Nel frattempo, va trovata una soluzione che tuteli gli abitanti di Servola e consenta ai lavoratori di uscire a testa alta. Dipiazza ha fallito, e in fondo lo sapevamo tutti, che sarebbe andata a finire così”. Applausi e ancora applausi. Non mancano certo gli attacchi ai Camber e, soprattutto, Menia. Ma la spiegazione tanto attesa del vero motivo per cui Bandelli ha scelto di dimettersi resta sullo sfondo. Gli assist sulla polemica col sottosegretario triestino vengono raccolti un po’svogliatamente. Piuttosto, rilanciano i bandelliani, “Franco è stato fatto fuori perché era difficilmente controllabile, perché faceva troppo per essere un amministratore pubblico”. Eccolo, sempre e solo l’irriducibile Franco, Franco l’incorruttibile. Non saranno un partito, ma vanno davvero d’amore e d’accordo.
Incalzati dal pubblico, i franchini rispondono che non costituiranno alcun cartello politico, ma si limiteranno a vigilare sull’operato della Giunta. C’è tempo giusto per l’ultimo slogan: “Triestini prima di tutto, ma Italiani soprattutto! E’a questa formula che ispireremo la nostra azione” conclude un Bandelli trionfante. Curioso che avesse appena finito di decantare la discendenza multietnica dei veri triestini e che, poco prima, avesse attaccato la retorica patriottarda con cui certa destra miete voti ad ogni elezione.
La base non sembra scossa da queste contraddizioni. Applaude entusiasta e saluta con un’autentica ovazione il suo nuovo tribuno. Piccoli sindaci in pectore crescono.

I bei tempi che furono: Bandelli, Dipiazza e Paris Lippi assieme a Davide Cassani
Bandelli con Dipi

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , .

16 commenti a I bandelliani non sfiduciano Dipiazza, ma lanciano primarie e referendum sul rigassificatore

  1. effebi ha detto:

    come spesso ho detto l’essere italiani non è un discorso di razza ma di appartenenza, anche i clandestini che arrivano e poi vengono regolarizzati diventano e sono italiani senza per questo essere sospettati di razzismo. Dichiarare che Trieste è italiana e anche multietnica non è dunque una contraddizione, le etnie sono una cosa la nazione e lo stato di appartenenza un altra.
    Credo che il Bandelli ieri sera si sia seduto sulla carega da sindaco (e non certo per questi argomenti sull’italianità) e sarà dura togliergliela da sinistra come -soprattutto- da destra.
    L’elefante nel negozio di cristalli (Menia) ha ottenuto l’effetto contrario rispetto a quello che desiderava. Dipiazza ne esce con le ossa rotte e una immagine compromessa.

    Più di 5000 firme in pochi giorni per Bandelli (e chissà se si fermeranno) sono un segnale politico che in proporzione è forse pari a quello delle firme per la nascita della Lista per Trieste (dove il motivo scatenante era sicuramente più importante).

    Non so se Bandelli ha ragione (e forse non è nemmeno importante) di sicuro non ha torto e non ha sbagliato le sue mosse. anzi.

  2. arlon ha detto:

    “Triestini prima di tutto, ma Italiani soprattutto! E’a questa formula che ispireremo la nostra azione”

    A sentirlo, par che el se candidi a governator del TLT 😀
    No, veramente, cossa vol dir? O_o

  3. Andrea Luchetta ha detto:

    D’accordo sulla differenza fra stato ed etnia. Il punto è che, per una città che nasce da un simile mélange culturale, ridurre il tutto alla solita italianità mi sembra limitativo. La matrice culturale è diversa, è inevitabile che da queste parti nasca una contaminazione altrove sconosciuta.
    Mi ero stupito quando Bandelli aveva affermato che i veri triestino hanno almeno un parente istriano, dalmata, ungherese (fin qui niente di nuovo) o sloveno (ecco). Poi, con lo slogan finale (ma cosa vorrà dire?) ha appiattito tutto al solito discorso noioso.
    Non vorrei riaprire questa discussione, che su queste pagine si è fatta qualche migliaio di volte.

  4. Andrea Luchetta ha detto:

    Detto questo, penso anch’io che ieri sera Bandelli abbia giocato davvero bene le sue carte. Non so se sia già seduto sulla careg: credo che ci sia un ostacolo non da poco, e cioè la chiusura del Pdl rispetto alle primarie.
    Non penso che siano troppo inclini a concederle, anche perchè il successo di un’iniziativa del genere potrebbe rimettere in diiscussione il modello di gestione del partito anche a livello nazionale, che è tutto fuorché condiviso. Magari le cose cambieranno, però allo stato attuale mi sembra difficile.
    A Bandelli non resterebbe che correre da solo o con l’appoggio esterno del Pdl. E in ogni caso si farebbe più impervia

  5. cagoia ha detto:

    “Mi ero stupito quando Bandelli aveva affermato che i veri triestino hanno almeno un parente istriano, dalmata, ungherese (fin qui niente di nuovo) o sloveno (ecco). ”

    El se ga ricordà che i sui antenati se ciamava Bandelj?

  6. dieffe ha detto:

    bandelli ieri non ha sfigurato. la squadra che lo sostiene, eccezion fatta per un buon pellarini (faccio riferimento esclusivamente a quanto visto/sentito ieri) è molto ma molto debole, e lo dimostra il fatto che non esisterà -in risposta all’unica domanda del pubblico ammessa, oltre al solito noioso, inutile, patetico spot di primo rovis- un benché minimo coordinamento dei “magnifici 4” in consiglio comunale… le scelte di comunicazione, nello specifico gli slogan, sono francamente indecifrabili. ma forse proprio per questo, e per il fatto che puntano diritti al cuore dell’elettore medio (con le parole chiave “triestino” e “italiano”), potrebbero risultare vincenti. rimango dell’idea però che bandelli, nonostante i suoi evidenti limiti, vada sostenuto anche da sinistra in quanto rappresenta l’unico -ancorché privo di grandi chances di vittoria- serio antagonista del binomio camber-menia…

  7. effebi ha detto:

    credo che da oggi in poi per dipiazza e menia sarà difficle presentarsi in pubblico a trieste (rischiando qualche contestazione o qualche fischio) e credo che il pdl (papi berlusca) dovrà tener conto del risultato “popolare” del Franchetto Cuordileone. Se non saranno primare dovranno inventarsi qualcosa d’altro. In ogni caso Bandelli “fa bene alla politica” in generale.
    Un triestino che è capace di fare, che ha una sua personalità e qualche idea è forse quello di cui la città ha bisogno.
    Vogliamo elencare quanti ce ne sono così in città, di destra, di sinistra, della lega, delle liste sparse e varie ?
    Sarebbe un peccato che la città perdesse una “risorsa” simile nel solito gioco del “femosedelmal”.
    E comunque ben vengano rivali all’altezza, se ce ne sono si facciano avanti.

  8. Matteo Apollonio ha detto:

    I bandelliani: che cocoli. Do you remember via san michele?

  9. Matteo Apollonio ha detto:

    I dipiazzani. I meniani. I cosoliniani. I poropattiani. I zvechiani. I marininani. I scoccimariani. I rovissiani ed i primirovissiani. I bassiani.I bucciani e le bucciane.

  10. EdTv ha detto:

    @matteo

    nun te reaggae più?

  11. elleffe ha detto:

    Un po’ meno di impulsività! La prego Sindaco Bandelli, se il suo predecessore prese a calci i cartelli da Lei non so cosa potremmo aspettarci.

  12. enrico maria milic ha detto:

    ma mi no reggo più gnanche questo, con tutto el massimo rispetto per el mulo effebi:

    come spesso ho detto l’essere italiani non è un discorso di razza ma di appartenenza, anche i clandestini che arrivano e poi vengono regolarizzati diventano e sono italiani senza per questo essere sospettati di razzismo. Dichiarare che Trieste è italiana e anche multietnica non è dunque una contraddizione, le etnie sono una cosa la nazione e lo stato di appartenenza un altra.

    allora.

    Secondo le mie fonti (ringrazio la mia fonte!) Bandelli ha già ammesso di essere discendente di un Bandelj, ovvero di un suo avo dal cognome evidentemente sloveno di un individuo che parlava sloveno.

    Quindi l’identità di un triestino non è così facilmente riconducibile all’essere italiani o sloveni, come fosse una condizione immutabile quanto l’avere i capelli neri o biondi.

    Essere e sentirsi italiani, sloveni o altro è una scelta o un’imposizione. Alla stessa maniera, allora, ognuno di noi del Litorale Adriatico può sentirsi liberamente italiano, sloveno, oppure solo triestino e non necessariamente italiano o sloveno.

    Io mi sento triestino e non italiano nè sloveno.

    Lasseme viver, deme paxe.

  13. lànfur ha detto:

    “Io a Dipiazza ho dato più che a molti dei miei parenti…”
    Mi ricorda quello che giurava sulla testa dei suoi figli ma poi non andava neanche al loro 18 esimo compleanno. Oppure i suoi parenti sono come tutti i parenti. Serpenti.

  14. effebi ha detto:

    @ e.m.m.
    te me par sai “fasti” e anche per niente
    in ogni caso:

    triestin xe anche multietnico
    e italian (diria, de sti tempi) anche

  15. fluido ha detto:

    grande enrico,
    quoto e straquoto il tuo intervento.

  16. effebi ha detto:

    “Primo Rovis scarica Bandelli”

    meno mal…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *