11 Settembre 2009

Parco del Mare: dove sono i fondi?

Parco del Mare

L’artcicolo è di Gianfranco Depinguente, dirigente della Friulia

E’ da tanto che si parla del Parco del Mare: a volte sembra un progetto concluso, altre pare che non se ne farà nulla. Conviene riparlarne, però, alla luce della situazione in cui versa la finanza regionale.
La crisi ha determinato una riduzione degli introiti per la regione di circa 400 milioni di € (meno quote IVA, IRES, etc.). In questi giorni, la Regione sta legittimamente tentando di ottenere dallo Stato le quote di compartecipazione dell’INPS, che consentirebbero di ovviare al deficit finanziario. Ma lo Stato, povero in canna, nicchia e ci sono poche speranze per un esito positivo.
Posto che il Parco del Mare solo dalla Regione potrebbe ottenere un po’ di risorse pubbliche per un partenariato con i privati, la disponibilità finanziaria della Regione diventa cruciale per l’intero progetto. Lo stato tutt’altro che buono in cui versa la finanza regionale rischia così di mettere ulteriormente in dubbio la fattibilità del progetto.

Il Parco del Mare si trova oggi in una fase interlocutoria, in attesa delle ultime verità. Ma conosciamo esattamente i termini della questione o ci hanno confuso un pochino la mente? Ricapitoliamo.
Si vuole realizzare, come struttura turistica d’ eccellenza, un Acquario marino di grandi dimensioni (oltre 600 specie di pesci), con strutture accessorie funzionali all’Acquario. Il tutto è stato inizialmente previsto sul sito oggi occupato dal Mercato Ortofrutticolo di Campo Marzio, di fianco alla Stazione ferroviaria. L’investimento globale era di 115,9 milioni di euro così ripartiti:

Acquario 44,0 € mil
Costo spostamento Ortofrutticolo a Noghere 20,0 € mil
Alberghi (low-cost ed eccellenza) 26,8 € mil
Parking 9,0 € mil
Attività commerciale e congressuali 7,0 € mil
Altre spese compresa progettazione 8,1 € mil
TOTALE 115,9 € mil

L’ipotesi formulata da Costa Edutaiment S.p.A., società che gestisce anche l’acquario di Genova, prevedeva fin dall’inizio un flusso di 900.000 visitatori/anno. Tale livello di utenti consentirebbe un Piano Economico Finanziario in pareggio o con lievi profitti.
L’investimento doveva esser realizzato in prevalenza con interventi di privati e con un apporto di contributi pubblici (Regione) di 30 milioni di euro (poco più del 25% dell’intero investimento). La configurazione dei privati non era definita, dovendo essere ricercata con gare ad evidenza pubblica.
Il progetto ha subito uno stop che sembrava decisivo quando si è scoperto che il sito dell’Ortofrutticolo non era disponibile, a causa di problemi non risolvibili di demanio e di proprietà della Ferrovie dello Stato- scoperta molto strana e tardiva, in verità: il tutto non doveva esser stato analizzato nei minimi particolari?
Ostacolo grave, ma la pervicacia dei proponenti ha permesso di individuare un potenziale sito alternativo nella zona costituita dal magazzino vini, dalla Pescheria ristrutturata (Salone degli Incanti) e dall’ area dell’ex Bianchi- che forse era meglio non abbattere, visto che era dotata di strutture idonee a contenere acqua in quantità.
Il progetto sembra sia stato rifatto, rideterminando i costi ad un livello inferiore dell’iniziale (si parla di 45/50 milioni di €) ed il Piano Economico Finanziario è in corso di rivisitazione.
Come detto, il progetto originario prevedeva un numero di visitatori che ai più è sembrato elevato (900.000). Impressione che si conferma paragonando i dati dei visitatori di Genova e Lisbona – rispettivamente 1.300.000 e 1.050.000 – centri che dispongono di hinterland decisamente superiori per abitanti e ricchezza. Inoltre, gli acquari di entrambe le città hanno goduto di condizioni eccezionali: sono state realizzate con contributo pubblico del 100% (in occasione delle Colombiadi a Genova e dell’Expo a Lisbona) e non del solo 30%, come ipotizzato a Trieste- somma che, come detto è assai incerta, viste le carenze di risorse della Regione.

Ciò comporta conti economici delicati (interessi passivi sul debito, quota annua di ammortamento sull’investimento non contribuito dall’ente pubblico da detrarsi al Margine Operativo Lordo – ricavi meno costi diretti) e al più in pareggio ma con 900.000 visitatori (che non sembra facile canalizzare sul sito). Il venir meno della contribuzione pubblica rende tutto più difficoltoso e la prospettiva dell’utile di esercizio una chimera. Questi fattori, penalizzanti per Trieste rispetto alle condizioni che hanno goduto a Genova ed a Lisbona, determineranno una grave difficoltà di reperire investitori privati, anche nell’eventuale opera prevista in scala ridotta nell’ultima sua versione.

Un altro aspetto curioso: sapete come è stato concepito l’Acquario di Genova? La costruzione è di proprietà di una Fondazione cui partecipano il Comune e la Provincia, la Costa Edutaiment e l’Università. Alla Fondazione, che ha affidato la gestione dell’Acquario alla stessa Costa Edutaiment, è stato riconosciuto lo stato di ONLUS, ragion per cui i cittadini possono versarle contributi deducibili dal reddito.
La presenza proprio della Costa Edutaiment nel progetto giuliano può far pensare che si stia cercando di concepire una struttura simile anche a Trieste? C’è da dubitarne, perché pare non ci siano – per carenza di fondi- enti pubblici disposti a farsi interamente o per buona parte carico della realizzazione dell’opera.
Vedremo in seguito come si configurerà il tutto, progetto, costi, gestione, privati e proprietà. Per il momento, il traguardo è (molto) lontano.

Come ultima cosa, mi sento di aggiungere una riflessione personale: sarebbe bello se l’uomo cominciasse ad interrogarsi sulle sofferenze che si infliggono a creature più deboli, giustificando il proprio operato con la creazione di habitat più o meno confortevoli. Anziché pensare di aprire nuovi zoo, perché non si investe nell’educare le nuove generazioni all’osservazione e al rispetto degli altri esseri viventi?
Esiste una bellissima riserva naturale, presso il parco marino di Miramare. Perché non pensare di investire nel suo potenziamento e nel suo sviluppo a fini scientifici, didattici e anche turistici? Abbiamo tutto per mostrare, sia a un bambino che a un adulto, come vivono gli animali in libertà, senza costringerli in una vasca ad esibire una pallida caricatura di loro stessi.

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