1 Settembre 2009

Stop della Slovenia al rigassificatore di Zaule. Lubiana denuncia Roma?

rigassificatore_rovigo

Forse il Golfo di Trieste è meno placido di quanto appaia. La Commissione interministeriale slovena ha bocciato senza appello il progetto di costruzione del rigassificatore di Zaule. Altrettanto inaccettabile, a detta della commissione, la creazione di un impianto off-shore. E’probabile che il governo di Lubiana ribadisca queste conclusioni in occasione del vertice italo-sloveno del 9 settembre.

La Commissione slovena ha sottolineato come il progetto di Zaule non abbia tenuto in nessun conto le osservazioni d’oltreconfine, violando così il memorandum italo-sloveno del settembre 2008, col quale Roma e Lubiana avevano stabilito di valutare congiuntamente l’impatto ambientale per i progetti più rischiosi.

La stessa Commissione slovena ha quindi chiesto che l’omologa Commissione italiana inserisca nel suo parere le conclusioni di Lubiana, suggerendo altrimenti di denunciare Roma alla Corte europea.

E’utile ricordare che intraprendere un’attività inquinate che arrechi danno agli stati limitrofi costituisce un illecito internazionale, per il quale lo stato responsabile può essere chiamato a rispondere legalmente.
Il rigassificatore di Zaule aveva ottenuto un’importante approvazione lo scorso 15 luglio, data in cui il Ministro Bondi, pochi giorni dopo il ministro Prestigiacomo, aveva firmato il decreto per l’avvio dell’iter necessario alla costruzione dell’impianto.

A margine della polemica italo-slovena, se ne apre una legata all’affidabilità della società Gas Natural: secondo gli ambientalisti di Alpe Adria Green, Gas Natural avrebbe omesso volontariamente alcuni dati sull’impatto ambientale del progetto, in modo tale da ottenere una valutazione favorevole. Seguiranno nuove puntate.

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56 commenti a Stop della Slovenia al rigassificatore di Zaule. Lubiana denuncia Roma?

  1. effebi ha detto:

    Mi auguro di cuore che il rigassificatore non venga realizzato nello “stagno” di Zaule. Posso invece concordare con l’eventuale idea di farne uno come quello di Rovigo (vedi foto) in mare (più) aperto.
    Zaule credo sia in assoluto il posto più inadatto dell’adriatico (mare chiuso, basso fondale, correnti zero, traffico portuale in particolare di petroliere)
    E’ incredibile come abbiano pensato e insistito su questa soluzione. Non ci resta che affidarci a Lubiana sperando che, per parte slovena, questo non sia il solito giochetto a puntare i piedi per avere alla fine solo qualche contropartita
    – N O A L R I G A S S I F I C A T O R E A Z A U L E-

  2. Nazario ha detto:

    In territorio Italiano costruiamo quello che è necessario costruire. La Livarna è in regola? I goriziani sono mai stati interpellati? Krsko è in regola? I triestini sono mai stati interpellati?

  3. cagoia ha detto:

    Eh beh. Ghe volessi esser propio dei geni costruir el rigassificator solo per farghe un dispeto ala Slovenia.

  4. arlon ha detto:

    Eh, concordo con effebi. Più ci penso, meno mi sembra sensato fare un impianto a rischio in una posizione del genere.

  5. cagoia ha detto:

    @effebi
    Ma guarda che xe per l’interesse nazzziunale…

  6. Radimiro ha detto:

    Il mio amico Paolo G. Parovel e’ andato due volte a Lubiana insieme ad altre persone il 21 e 28 agosto 2009. La prima volta ha tenuta una conferenza, per spiegare i pericoli ambientali che puo’ portare il rigassificatore e la seconda si e’ incontrato con il Ministro dell’ambiente Sloveno. Si vedono gia’ i risultati. Gran parte della cittadinanza gli sara’ grata.

  7. Fabio ha detto:

    @Radimiro: ricordo in effetti di averne letto sul Delo (http://delo.si/clanek/86785), anche se non avevo fatto caso ai nomi. L’attenzione a Lubiana era in ogni caso già altissima…

  8. Franz ha detto:

    Mi ricollego a Nazario: la Slovenia usa due pesi e due misure. La Livarna va chiusa oppure che se la portino in centro a Lubiana.

  9. Diego ha detto:

    Grazie Lubiana!!!
    Il rigassificatore in un fondale di max 25 metri è il male.
    C’è un bellissimo speciale su konrad dedicato al rigassificatore che invito a leggere.
    Per il momento speriamo in Lubiana.

  10. gio ha detto:

    confermo quanto detto da nazario. in territorio italiano facciamo quello che ci comoda senza sconto alcuno. che gli sloveni pensino al minor indotto economico che gli verrà visto che gli compreremo meno elettricità prodotta da krsko!!!
    ( siamo proprio furbi noi italiani eh!)

  11. gio ha detto:

    e che vertice andiamo a fare il 9 sett.?? cosa abbiamo da avere dagli sloveni?? che vadano loro a ROMA se devono chiedere qualcosa! e pensino anche alla vergogna dei bollini autostradali.
    abbasso l’europa!

  12. cagoia ha detto:

    @gio
    confermo quanto detto da nazario. in territorio italiano facciamo quello che ci comoda

    Saria più giusto dir che l’Italia fa a Trieste quel che ghe comoda. Che i triestini sia d’accordo o no. Anzi de quel che pensemo no ghe pol ciavar de meno.

  13. enrico maria milic ha detto:

    per nazario (che dopo il primo accettabile messaggio ho censurato visto il tono arrogante e provocatorio):

    firmati con una email esistente, cessa il tono arrogante e provocatorio, e tutti i tuoi messaggi saranno approvati

  14. arlon ha detto:

    Sarò mi, ma dir “abbasso l’Europa” per una vigneta autostradal (quando fin pochi anni fa le autostrade no esisteva gnanca), me par quantomeno strumental.

    p.s: da sempre, se se fa qualcossa al confin, ghe vol considerar le potenziali reazioni de chi che confina. Questo xe un limite (blocar tuto, come a Trieste), ma anche un potenzial vantagio (rivar a ragionar in maniera bilateral).
    Se no se vol un problema de sto tipo, basta no far le robe a 2m dal confin.

  15. effebi ha detto:

    @nazario & gio
    concordo con voi che ognuno è (abbastanza) libero di fare ciò che vuole in casa propria, ma questo non significa che è libero di “farsi del male”
    ribadisco la mia opinione favorevole ai rigassificatori purchè la loro sistemazione rispetti delle condizioni minime di sicurezza, di buon funzionamento e ambientali.
    La sistemazione a Zaule è totalmente sbagliata. Che ce lo debba dire Lubiana è abbastanza triste, ma (se così deve essere) ben venga.
    Perchè non farlo in mezzo al golfo ? Si risparmerebbero pure km di gasdotto (ma forse il comune di Trieste non ci guadagnerebbe così tanto, visto che l’installazione non rientrerebbe nel territorio. O mi sbaglio !?)

  16. lanfùr ha detto:

    Va fatto un referendum tra la popolazione. Come per il terminal a Monfalcone di qualche anno fa. Vox populi…

  17. arlon ha detto:

    Ma nooo che xe fora moda, i referendum. Retaggi del 900! :’-(

  18. gio ha detto:

    ad arlon:
    è vero! nessun referendum è stato fatto circa l’entrata dell’italia nella UE, al contrario gli sloveni, chiamati democraticamente, hanno approvato con il 99 %… che dire ringraziamo i radicali che ne hanno snaturato l’importanza di tale senso di alta democrazia ( a parte due referendum importanti)

  19. arlon ha detto:

    Mah, se xe una colpa che i radicali no ga xe proprio quela, per mi. Tropo comodo scarigarghe a lori le colpe che ricadi su tuti i ultimi governi.

    Xe OT, ma
    1. no capisso perchè i referendum sia solo abrogativi, dela serie “democrazia per modo de dir”? Imparemo da Svizera e Estonia.

    2. perchè el quorum? No te voti = no te interessa, quindi te deleghi la decision a chi vota.

    Me par mi che I ne gabi za ben che convinto che i referendum sia fora moda, visti i ultimi risultati.

  20. Euroscettico ha detto:

    complimenti alla censura di questo blog….ADDIO!

  21. gio ha detto:

    è vero, anche a me hanno censurato. l’addio vale anche da parte mia!

  22. Fabio Turel ha detto:

    Personalmente sono felicissimo che l’Italia faccia pressione a livello europeo affinché sia risolta la questione della Livarna. Se non ci si riesce a mettere d’accordo a livello bilaterale, mi pare l’unica soluzione possibile. La peggior soluzione, mi pare evidente, sarebbe quella di uno squallido accordo del tipo “non vi diciamo niente su questo, ci lasciate fare quello” – ma non mi pare che ce ne sia più la possibilità, dopo l’escalation della faccenda a livello EU.

  23. Andrea Luchetta ha detto:

    Non ho letto i commenti non pubblicati. Capita a volte però che dei commenti perfettamente leciti rimangano intasati e sia necessario sbloccarli, il che richiede un po’ di pazienza.

  24. Luigi ha detto:

    Mi accorgo che ciò che ho scritto potrebbe sembrare provocatorio, ma assicuro che non vuole esserlo.

    Domanda. I rischi del rigassificatore di Zaule sono maggiori rispetto al rigassificatore di Castelmuschio sull’isola di Veglia, che la Croazia sta velocemente cercando di costruire prima di quello italiano (inizio lavori dichiarato nel 2011)?

    Che dice il governo sloveno su questo secondo manufatto? Va tutto bene madama la marchesa?

    La costruzione dei rigassificatori in Italia è sempre stata ostacolata dalle popolazioni locali. Recentemente al referendum popolare per il rigassificatore di Priolo (SR) il NO ha raggiunto il 98% dei voti espressi. In pratica, non credo esista nessuna possibilità che una qualsiasi popolazione locale si dica d’accordo con la costruzione di un rigassificatore, anche perché – come ho letto – secondo uno dei vari comitati per il NO l’esplosione di un rigassificatore come quello di Zaule equivarrebbe a 50 bombe atomiche di Hiroshima. Al di là del fatto che questa è una balla megagalattica, chi potrebbe votare SI ad una bomba di Hiroshima sotto casa? “Volete voi che a voi o ai vostri figli o ai vostri nipoti esploda sulla testa una bomba atomica?” Rispondi sì, se te la senti!

    La stessa cosa però è valida anche per una serie di altri impianti, regolarmente bocciati dalla popolazione locale: faccio riferimento a centrali elettriche di qualsiasi tipo, inceneritori o TAV. Di fatto l’Italia non dovrebbe avere né nuove centrali elettriche, né inceneritori di spazzature, né nuove ferrovie ad alta velocità.

    Dirò di più: quale sarebbe la popolazione locale che potrebbe accettare in un referendum l’installazione di un campo nomadi nel territorio del proprio comune? E di un centro di prima accoglienza per gli immigrati?

    Quindi l’Italia non potrebbe avere nuove centrali elettriche, inceneritori, TAV, campi nomadi o CPA.

    Riguardo poi a Trieste, sarebbe interessante sapere allora che cosa i triestini vogliono fare in questa città. No ai progetti sul porto vecchio? No al rigassificatore? No al parco marino? No alla TAV?

    Non sto parlando della bubbola che rilevo anche qui, e che cioè sarebbero i brutti e cattivi ‘taliani (ghe xe sempre un cativo coi triestini, o ‘talian, o slavo, o furlan…) a voler fare i propri porci comodi sulla testa dei triestini: sto parlando invece di cose anche piccole ma che i triestini (che con gli altri abitanti del FVG ricevono pro capite più soldi dallo stato rispetto a quasi tutte le regioni del nord Italia) vorrebbero progettare per il futuro della propria città.

    Perché scusatemi se ve lo dico, ma io che lavoro a TS da cinque anni un paio di giorni al mese trovo più voglia di imprenditorialità a Villorba (paese di 18.000 abitanti della provincia di Treviso) che qui.

    Saluti.
    Gigi

  25. lanfùr ha detto:

    Io ad esempio un rigassificatore in mezzo alla laguna dove i rischi si abbassano notevolmente mica lo vedo negativamente. Meglio quello di una vetreria o di un cementificio.

  26. enrico maria milic ha detto:

    @gio e @euroscettico

    i vostri commenti, che ci risulti, sono stati tutti approvati.
    Il simpatico Nazario, a differenza, di voi, usa una serie di email che certamente non esistono. Inoltre, i suoi commenti appaiono come provocatori in un sito come il nostro che è apertamente impegnato a abbattere i confini mentali e culturali a cavallo dell’Adriatico.
    In uno dei suoi recenti commenti che ho censurato, ineggiava all’intervento dell’esercito italiano per opporsi a tutti quelli che si sarebbero opposti al cantiere del rigassificatore.
    Insomma ineggia alla violenza, anche contro chi potrebbe non volere il rigassificatore ed, è, mettiamo, di cittadinanza slovena.

  27. bulow ha detto:

    mi sorge un dubbio:

    si vuole l’ intervento dell’ esercito per poter costruire il rigassificatore, o non e’ piuttosto che si vuole costruire il rigassificatore proprio per poter far intervenire l’ esercito?

  28. cagoia ha detto:

    @Luigi
    te lavori a TS da 5 anni e no te sa che Castelmuschio xe lontan dala Slovenia 30km, inveze Zaule 3? E che le gasiere per andar a Veglia no passa minimamente vizin ale costa slovene. E che il cloro butado in mar a Castemuschio prima de rivar in slovenia ghe ne devi far de strada, inveze Zaule xe tacada.
    Se i sloveni ghe podessi romper le bale ai croati anche sul rigassificator i lo faria più che volentieri, visti i rapporti che i ga ultimamante per la question del confin marittimo.

    Inoltre a Trieste gavemo: ferriera, terminale della Siot, un termovalorizzator, un cementificio con tanto de cave annesse, el progetto per la TAV che dovessi passar sotto alla città, el progetto pel rigassificator. Onestamente me par eccessivo per una provincia che xe la più picia d’Italia e con la densità de popolazion più alta dopo Napoli.

  29. jacum ha detto:

    i nostri fradei ga ragion! no se pol impiantar una roba del zenere sul confin e no chieder almeno se i xe d’acordo…..

    me par asurdo el tuto.
    mi son contro el rigasifigator parché nol servi, fra un per de ani riverá el novo tubo dala rusia turkia gregheria per evitar l’ucraina.

    non son njanca convinto del riskio de una esplosion dell’intero impianto come la bomba atomica dei americani sui giaponesi, che se parlava piú sora. me par una monada.

    finiso cusí:

    chi pol dir!

  30. gio ha detto:

    a enrico milic:
    mi dispiace, ed è l’ultimo intervento che faccio qui.
    sono altresi’ felice di appartenere ad un Paese che,anche con i suoi difetti, fa grande la parola Democrazia. tieniti pure le nostre mail in cassetto. l’europa incomincia a non digerirla piu’ di uno. e non siamo solo noi. nessuno comunque inneggia alla violenza e non lo permetto neanche che lo si dica!
    con affetto
    Gio,… uno che non la pensa come te.

  31. enrico maria milic ha detto:

    @gio

    mi spiace.
    considera solo che dobbiamo trovare un limite alle provocazioni razziste, xenofobe e violente. due minuti prima di questo tuo commento sopra al mio, è arrivato un commento (censurato) che così scrive:

    Lubiana devi crollare sotto un cumulo di macerie, ma prima ridacci un quarto dell’attuale territorio sloveno, 5000 kmq, all’interno del nostro spartiacque compreso il loro “simbolo” nazionale Tricorno che è in realtà un nostro simbolo giuliano e italiano, rubato dopo la seconda guerra mondiale.

  32. lanfùr ha detto:

    Bòn, no me pàr il caso de comentàr. No’l me mancherà.

  33. jacum ha detto:

    bravo enrico maria!

    cua se parla e se dixi la propria in modo educato e zivil. magari con provocazion, ma sempre nei toni.

  34. Luigi ha detto:

    @Cagoia.
    So dov’è Castelmuschio, stai tranquillo, ma se fosse vero quanto si dice sul rigassificatore, e cioè che di fatto è una bomba atomica in riva al mare che comunque vada causerà la distruzione di flora e fauna per chilometri e chilometri, allora che differenza c’è fra 3 e 30km? Qualche minuto di vita in più?

    Questo giustificherebbe quindi il silenzio sloveno (e italiano) di fronte al rigassificatore che SICURAMENTE si farà (quello di Castelmuschio) rispetto a quello che FORSE si farà (quello di Zaule)?

    Mi sembra che il ragionamento non regga: se i rigassificatori sono un pericolo di tal portata, via allora tutti i rigassificatori dall’Adriatico (esattamente come propongono alcune associazioni ambientaliste, che sono coerentemente contrarie a qualsiasi rigassificatore in qualsiasi parte del mondo esso venga costruito)!

    Luigi

  35. arlon ha detto:

    El concetto xe: nel dubio convine farlo a Zaule? Personalmente, no me par sensado.

  36. Luigi ha detto:

    El conceto anca xe: se pol farlo in altra parte in teraferma? No so. Esiste proposte in merito?

    Se pol farlo in mezo al golfo? Me par un obrobrio.

    E alora se no se pol farlo a Zaule o in altra parte de la costa, mejo no farlo. Cusì tuti sarà contenti e continuaremo a comprar l’energia atomica de Gurkfeld (el nome cruco de Krško).

    Luigi

  37. arlon ha detto:

    Gurkfeld, per bon? 😀
    (vol dir campo de cugumeri, per chi no sa)

    No me sento preconcetto sul argomenti; no son contrario a priori.
    Qua ghe vol enti terzi che sia in grado de dir ciari e tondi quai che xe i risci de un impianto del genere. No xe sta fato, e me spuza.

    Se i xe efetivamente alti (come par), me par decisamente meio che el vegni fato in mar nel medio-basso adriatico, piutosto che tacà de una cità.

  38. bulow ha detto:

    il punto pero’ e’ che mentre in tutto il mondo si parla di green economy (basta dare un’ occhiata al guardian o all’ independent per rendersi conto di quanto venga preso sul serio l’ argomento), qui nella ex-italia continuiamo a inseguire un modello di sviluppo industriale ormai superato.

  39. Luigi ha detto:

    L’ex-Italia è stata nel 2008 il quinto produttore di energie rinnovabili dell’intera UE, dopo Germania, Svezia, Spagna e Francia.

    Nel 2008 l’ex-Italia ha aumentato la produzione di energia derivante da fonti rinnovabili del 21%. L’ex-Italia è la terza produttrice in Europa di energia eolica.

    La Gran Bretagna del Guardian invece è ampiamente dietro di noi.

    La Gran Bretagna dell’Indipendent non solo ha al suo attivo due rigassificatori, fra i quali il maggiore d’Europa, ma ne sta pure costruendo un terzo, in un porto del Galles.

    La stessa GB è fra i primi cinque paesi produttori ci CO2 del mondo nella classifica pro capite (3,2 tonnellate all’anno), che – udite udite! – è saldamente guidata dai civilissimi australiani (10 tonnellate all’anno). Noi siamo oltre il decimo posto.

    La Gran Bretagna produce energia atomica (green economy?) ed è il secondo paese europeo (dopo l’altrettanto civilissima Norvegia) per estrazioni petrolifere, con 597 milioni di barili all’anno, pari al 2% della produzione mondiale.

    La Gran Bretagna e parecchi fra i civilissimi paesi europei – molto più civili dell’ex-Italia – consumano più energia pro capite degli ex-italiani: perfino la Slovenia (149,59 GJ all’anno contro 131,34 dell’ex-Italia). Ed i più spreconi di tutti chi sono? I super-civilissimi islandesi, che bruciano 492,16 GJ all’anno a testa. Oltre a tutto, i civilissimi islandesi hanno pensato bene di non limitarsi a questo: sono stati anche il primo paese al mondo – nella classifica pro-capite – in quanto a produzione di titoli tossici nella finanza, che hanno smerciato in giro per il pianeta bruciando 50 miliardi di Euro dei risparmiatori di tutto il mondo e causando il crack di tutte (!) le banche del paese. Questione risolta semplicemente dichiarando l’insolvenza di tutto il sistema bancario e finanziario che poi è stato totalmente statalizzato, scaricando le perdite in massima parte sugli stranieri. Green economy?

    Torniamo alla Gran Bretagna. Essa ha una capacità produttiva di energia eolica pari a 3,2 MWh, l’ex-Italia è a 3,7 MWh. L’ex-Italia (dati 2008) è il terzo paese europeo (dopo Germania e Spagna) e il sesto al mondo in quanto a produzione di energia dal vento (ricordo però che molti movimenti ambientalisti sono contrari all’eolico).

    Capisco che sia bellissimo martellarsi i santissimi, ma perché non basarsi sui dati reali invece che sugli articoli del Guardian?

    Luigi

  40. bulow ha detto:

    da “l’ espresso”

    Il boicottaggio delle energie rinnovabili – Chi li paga ?

    Il piano Scajola che mette ostacoli a chi produce eolico e solare. L’offensiva della lobby nucleare. I timori per il nuovo Conto Energia. Ecco come il governo frena sullo sviluppo delle rinnovabili. In controtendenza con gli altri paesi europei
    (di Emanuele Perugini e Stefano Vergine – l’Espresso)

    L’ultima botta è arrivata il 21 luglio, quando a Palazzo Madama già tirava aria di vacanze. Una piccola mozione, passata quasi inosservata, e un gruppo di grandi firme della maggioranza, tra le quali spiccano il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, il vice Gaetano Quagliarello e Marcello Dell’Utri, segnavano un altro punto nella campagna contro le energie rinnovabili. Il blitz estivo del centrodestra colpiva in questo caso il solare termodinamico. Con che motivazioni? Meglio il nucleare – spiegava la mozione approvata – perché è più efficiente e meno costoso. Una tesi già portata avanti con tenacia sia dal ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, sia dallo stesso Silvio Berlusconi, che non più tardi di sei mesi fa ha firmato con il governo francese un accordo per le forniture nel settore nucleare.

    Un altro indizio giungeva sempre da Dell’Utri e da altri senatori Pdl in aprile, con un’iniziativa dal sapore “negazionista” dal punto di vista ambientale, in cui si dichiarava che i cambiamenti climatici sono un’autentica invenzione. Il cambio di marcia in materia di politica energetica rispetto al governo precedente è abbastanza evidente. E dichiarato. Altrettanto palese è la preoccupazione dei sostenitori di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, secondo cui i fondi destinati alle rinnovabili potrebbero presto essere dirottati sul nucleare, in controtendenza rispetto ad altri paesi europei. A spaventare i protagonisti dell’economia verde italiana, più che le mozioni di Dell’Utri e colleghi, sono le ultime direttive emanate da Scajola. Norme che, se approvate dalle Regioni, potrebbero costituire un freno allo sviluppo delle rinnovabili, proprio adesso che le cose stavano cominciando ad andare bene. Il vento della burocrazia – Negli ultimi anni il mercato italiano delle energie alternative ha vissuto una fase di grande prosperità. A dimostrarlo è l’ultimo rapporto del Gse (Gestore servizi elettrici), in cui si legge che nel 2008 le rinnovabili in Italia sono cresciute del 21 per cento rispetto all’anno precedente. La parte del leone l’ha fatta l’energia eolica, la cui potenza installata, a dicembre, aveva superato ai 3.500 Mw, con un aumento annuale del 30 per cento. Numeri che hanno permesso all’Italia di confermarsi al terzo posto nella classifica europea del vento, seppur con un notevole distacco rispetto a Germania e Spagna.

    Ma la medaglia di bronzo è già a rischio: nell’anno appena trascorso la crescita italiana è stata inferiore rispetto a quella delle principali concorrenti. Colpa dell’eccessiva burocrazia che rallenta il rilascio dei permessi, dicono le aziende del settore. I tempi potrebbero ulteriormente allungarsi se le Regioni approveranno le proposte di Scajola, che in accordo con il ministero per l’Ambiente e quello per i Beni culturali, ha emanato una bozza in cui sono raccolte le linee guida per la realizzazione di impianti di elettricità da fonti rinnovabili. Il provvedimento era stato richiesto dall’Unione europea per unificare e velocizzare l’iter burocratico, ma secondo diversi industriali del settore le nuove norme potrebbero affossare lo sviluppo dell’energia verde in Italia.

    A rischiare maggiormente sono gli impianti eolici e solari, le principali forme di energia rinnovabile se si esclude l’energia idroelettrica, il cui sviluppo è ormai fermo agli anni ’60, e la geotermia, la cui variabile ‘a bassa entalpia’ sta iniziando adesso a muovere i primi passi. Per installare impianti eolici superiori ai 60 kW il provvedimento richiede studi tecnici, finanziari, sanitari, faunistici, paesaggistici, climatici e geologici. È prevista anche un’analisi dell’evoluzione storica del territorio, tanto per citare uno dei dodici studi a carico delle imprese. Per dirla con le parole di Simone Togni, segretario generale dell’Anev (l’associazione che raccoglie i principali produttori di energia eolica), la bozza di Scajola prevede “norme più rigide di quelle richieste per le fonti non rinnovabili, tanto da sembrare in contraddizione con il documento da cui dovrebbe discendere”. In più ci sono le zone off limits, quelle in cui non è possibile installare pale eoliche. Tra queste, Scajola ha inserito anche le aree agricole in cui si coltivano prodotti biologici, Doc e tradizionali.

    Un’attenzione, quella riservata all’agricoltura, lamentata già da tempo dall’associazione dei coltivatori Coldiretti, capofila di una protesta anti-eolico che ha coinvolto anche alcune associazioni ambientaliste guidate da Italia Nostra. Nella grande partita delle rinnovabili non c’è più insomma solo la lotta tra lobby nuclearista e lobby delle rinnovabili. L’elemento di novità è rappresentato dalle associazioni ambientaliste, unite nel condannare l’atomo, ma divise quando si tratta di decidere se è meglio un campo agricolo o un parco eolico.

    Il Conto Energia Qualche timore, dopo la crescita strabiliante registrata nel 2008 (+397 per cento), inizia ad averlo anche chi produce energia grazie al sole. Oltre ai nuovi balzelli burocratici proposti per gli impianti superiori ai 20 kW, tutti guardano con apprensione alla revisione del Conto Energia, il sistema pensato per incentivare la produzione di elettricità utilizzando gli impianti fotovoltaici. Attualmente l’Italia garantisce i prezzi più vantaggiosi d’Europa, tanto da aver attirato molti investitori stranieri, dall’americana Sunpower al gigante tedesco Aleo Solar. Ma una volta raggiunti i 1.200 Megawatt, quota che dovrebbe essere toccata entro la fine del 2010, il sistema verrà rivisto. “Vogliamo scongiurare quello che è successo in Spagna, dove sono stati realizzati due gigawatt di impianti in due anni e poi, dopo la revisione del conto energia, il mercato si è fermato”, dice Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, l’associazione che raccoglie i maggiori produttori italiani di energia solare.

    Se i produttori di impianti fotovoltaici temono la fine dei maxi incentivi, i sostenitori del solare termodinamico accusano il governo di voler bloccare sul nascere lo sviluppo di questa tecnologia. Nell’ultima mozione presentata al Senato, i firmatari del Pdl si sono infatti scagliati proprio contro il solare termodinamico. Che, a differenza del fotovoltaico, grazie all’utilizzo di fluidi speciali permette di produrre energia anche di notte o quando il cielo è particolarmente coperto. Benché relativamente nuova, questa tecnologia è già piuttosto promettente. Secondo le stime di Greenpeace, entro il 2050 si potrebbe riuscire a ricavarne il 25 per cento dell’energia mondiale, creando oltre due milioni di posti di lavoro.

    Previsioni a parte, per ora gli unici impianti sono stati installati all’estero (Usa, Spagna e Israele), nonostante uno dei primi sostenitori sia stato il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia. In Italia l’unica centrale è quella di Priolo, in Sicilia, un progetto pilota in cui al posto degli oli minerali si useranno i sali fusi, variante brevettata dall’Enea quando alla guida dell’ente c’era proprio Rubbia. In attesa di vederlo in funzione (“i lavori dovrebbero terminare l’anno prossimo”, fa sapere l’Enel), l’alternativa pensata dal premio Nobel ha riscosso parecchio successo in giro per il mondo, tanto che a marzo il colosso tedesco Siemens ha acquisito il 28 per cento di Archimede Solar Energy, società del gruppo Angelantoni specializzata proprio nella produzione di tubi solari a sali fusi. Lobby contro lobby I protagonisti della Green economy italiana temono ora il peggio. Polverizzato in decine di aziende, il settore ha paura di soccombere sotto il peso dei colossi che gestiscono il nucleare. Anche se, secondo alcuni, non è detto che alla fine la spunteranno gli sponsor dell’atomo. A detta di Francesco Ferrante, senatore del Pd ed ex direttore generale di Legambiente, “per lo sviluppo del nucleare non basterà certo il miliardo che ogni dodici mesi lo Stato spende per le rinnovabili”.

    Gli ultimi dati forniti dal Mit di Boston dicono che il costo del nucleare è raddoppiato negli ultimi anni, raggiungendo i 4 milioni a Mw. Se si considera che il piano di Enel e Edf è quello di costruire quattro centrali nucleari di terza generazione da 1.600 MW ciascuna, il costo totale sarà di oltre 25 miliardi di euro. “Una cifra recuperabile”, sostiene Ferrante, “solo se il governo stabilirà una tariffa elettrica specifica e particolarmente vantaggiosa per l’energia atomica”. E infatti in questa direzione si sta muovendo Enel, che attraverso il suo numero uno, Fulvio Conti, ha recentemente chiesto una soglia minima da pagare in bolletta per l’elettricità. La partita del nucleare, sul fronte italiano, coinvolge soprattutto Enel, che insieme a Edf, controllata dallo Stato francese, dovrebbe costruire le centrali atomiche. Il resto dell’industria italiana non dovrebbe beneficiare particolarmente del ritorno all’atomo, se non per le ricadute che potrebbero coinvolgere costruttori come Caltagirone o protagonisti dell’industria meccanica come Camozzi.

    L’accordo tra Enel ed Edf per la costituzione di una nuova società che costruirà le centrali nucleari ha infatti frammentato la lobby nuclearista italiana. La scelta di affidarsi ad Edf, che porterà con sé i nuovi reattori Epr costruiti da Areva, ha ridotto notevolmente il ruolo delle principali società italiane che operano nel settore, prima fra tutte Ansaldo Nucleare, da anni legata a Westinghouse, concorrente diretta dei francesi con il reattore AP100. A ciò si aggiunge la decisione di Edf di giocare in prima persona sul mercato italiano, senza delegare il compito a Edison, controllata proprio dai francesi insieme alla utility lombarda A2A. Insomma, a correre verso il nucleare resta soprattutto l’Enel, attivo tra l’altro anche nelle rinnovabili. Enel Green Power ha varato investimenti per 3,7 miliardi. Se è vero poi che il governo vuole sviluppare il nucleare, di certo le risorse non sono ancora state trovate. Una parte potrà anche essere trasferita dal Conto energia e dagli altri incentivi oggi previsti per le rinnovabili (detrazioni fiscali, Cip 6, certificati verdi), come fanno pensare le ultime mosse dell’esecutivo. Ma tutto questo non basta, e il ministro Giulio Tremonti, alle prese con la crisi, non sembra intenzionato ad alimentare economicamente il sogno atomico.

  41. bulow ha detto:

    e in tutto il dibattito qui sopra non si e’ parlato di politica energetica, quanto piuttosto di prove muscolari nei confronti della vicina slovenia. l’ argomento piu’ gettonato e’ stato: qua siamo a casa nostra e facciamo quel cazzo che ci pare. chi e’ che si comporta da tafazzi? secondo me il campione di tafazzismo e’ quello che per fare un dispetto alla slovenia si piazza un rigassificatore in mezzo alla citta’.

  42. bulow ha detto:

    e l’ italia e’ tra quei paesi europei che si sono opposti alle misure per la riduzione delle emissioni di CO2, se non sbaglio.

    dèi dèi…

  43. Luigi ha detto:

    Premessa: io non ho la minima stima dell’attuale governo in carica, purtuttavia per abitudine sono portato a verificare ciò che si afferma, per cui sono andato a leggermi il testo della mozione che è citata nell’articolo da te riportato. Questa mozione è la n° 1-00155, pubblicata il 14 luglio. Invito anche te a leggerla per intero.

    Il mio commento è il seguente: come volevasi dimostrare: l’articolista ha (volutamente?) stravolto il contenuto di tale mozione.

    Infatti questa mozione non è contro “l’energia solare” o “l’energia eolica”, ma all’inizio parla in modo specifico del solare termodinamico (ripeto: termodinamico), che in un passaggio confronta col nucleare.

    Ecco alla fine della fiera cosa chiede questa mozione:

    [considerato che] (…) appare economicamente più vantaggioso puntare sulle tecnologie per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per le quali i costi connessi alla curva di apprendimento risultano prossimi alla combinazione ottimale di efficacia ed efficienza quali, in particolare, le tecnologie del solare fotovoltaico, del consumo di biomasse e dell’eolico,

    impegna il Governo:

    a persistere nell’attuazione del piano energetico nazionale, come di recente approvato dal Parlamento nella legge contenente “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, al fine di diminuire l’elevato tasso di dipendenza da fonti energetiche tradizionali ed esterne;

    ad assicurare un giusto equilibrio degli investimenti per la produzione di nuova energia che privilegino le fonti rinnovabili i cui costi siano sostenibili in rapporto all’accertamento dei benefici prodotti in termini di efficienza energetica e di compatibilità ambientale;

    ad adottare nell’ambito della promozione delle energie rinnovabili ogni iniziativa utile allo sviluppo della ricerca per il perfezionamento ed il miglioramento dell’efficienza energetica nel settore dell’energia solare fotovoltaica, di quella eolica, di quella proveniente dalle biomasse, di altre forme di energia rinnovabile in fase di sperimentazione, tra cui anche quella connessa allo sfruttamento del mare;

    a considerare l’inderogabile necessità di sviluppare processi virtuosi di risparmio energetico principalmente nel settore dell’edilizia ed in quello dei trasporti che tuttora costituiscono i settori a maggiore dispersione energetica del Paese;

    a destinare ai suddetti obiettivi tutte le possibili risorse, ivi comprese quelle dei fondi non attivati per l’incentivazione di energie non ritenute proficue;

    a privilegiare lo strumento degli accordi di programma sui progetti in ricerca e tecnologia indirizzati allo sviluppo di attività per la produzione di impianti e apparecchi per le fonti rinnovabili utili a sostenere l’efficienza del mondo produttivo e l’economicità dei consumi dei privati cittadini.

    Conclusione personale: il sistema dell’informazione in Italia fa veramente schifo. Io personalmente guardo solo i TG delle TV straniere (in francese e in inglese) che trovo nella piattaforma Sky. Tuttalpiù in italiano mi guardo il TG Sky.

    E poi se ho tempo mi cerco i documenti che mi interessano in rete.

    Luigi

  44. bulow ha detto:

    questo e’ il testo completo della mozione:

    Il Senato,

    premesso che:

    il solare termodinamico si basa sull’impiego di due tecnologie, la prima delle quali serve a catturare l’energia solare attraverso specchi parabolici che la concentrano su contenitori puntuali o longitudinali entro cui scorre un fluido che si riscalda, raggiungendo temperature comprese tra 300 e 400 gradi centigradi, mentre la seconda tecnologia utilizza il fluido caldo così generato per produrre vapore ad alta temperatura da inviare in una turbina-alternatore di tipo tradizionale per la produzione dell’energia elettrica;

    il solare termodinamico, inoltre, incontra difficoltà realizzative dovute al “siting”. Occorre, infatti, reperire spazi molto ampi (i moduli standard da 50 MW come si stanno sviluppando in Spagna richiedono 120 ettari, ovvero un rettangolo di 1.200 per 1.000 metri lineari) che devono avere anche le seguenti caratteristiche: a) devono essere in una zona soleggiata (sud Italia) e vicino ad una fonte di acqua (altrimenti c’è una forte penalizzazione per il raffreddamento ad aria); b) il terreno deve essere in piano o comunque avere una limitata pendenza; c) la distanza da un possibile punto di connessione alla rete non deve essere troppo elevata;

    al confronto due unità nucleari EPR (3.200 MW ma con 8.000 ore anno di funzionamento) occupano 65-70 ettari. Anche volendo considerare il terreno per il cantiere (50 ettari) si arriva a 120 ettari. Quindi le aree richieste dal solare sono 64 volte più ampie a parità di potenza ma 180 volte più ampie a parità di energia;

    sotto il profilo dell’efficienza energetica, è stato stimato che l’impianto che impiega la prima tecnologia può lavorare con un’efficienza termodinamica del 70 per cento, mentre il secondo impianto è in grado di sviluppare un’efficienza del 37 per cento; l’efficienza complessiva di conversione dell’energia solare in energia elettrica, attraverso la tecnologia solare termodinamica, si può ragionevolmente considerare tra il 22 ed il 25 per cento, limite questo difficilmente superabile;

    inoltre, la turbina a vapore dell’impianto termodinamico deve funzionare senza soluzione di continuità ed è necessario un generatore di vapore a combustibile per le ore di mancanza di insolazione; tale aspetto non permette quindi di poter definire compiutamente ecologica questa tecnologia;

    i costi sono significativi e certamente riducibili nel tempo per la prima parte dell’impianto, mentre non sono ulteriormente comprimibili per la seconda parte dell’impianto che impiega tecnologie mature per le quali la curva di apprendimento è già vicina ai valori di costo minimo;

    i costi di produzione di energia per tale tipo di impianti sono nell’ordine dei 6 euro a watt, e quindi si tratta di un sistema che necessita di sostegno economico;

    i costi del solare termodinamico sono comunque molto elevati sia poiché gli impianti sono piccoli e non beneficiano di fattori di scala, sia perché non si è ancora sviluppato un sistema industriale, specialmente in Italia, che consenta di sostenere la tecnologia;

    il costo degli impianti che adottano la tecnologia del solare termodinamico può essere ammortizzato nell’arco di più di 20 anni, sempre che gli impianti siano inseriti in formule di cogenerazione con cicli combinati o impianti a carbone;

    nonostante l’incentivazione introdotta dal Governo italiano 15 mesi fa non risulta che ad oggi ci siano domande di erogazione dell’incentivo;

    la tipologia di impianto è piuttosto complessa e quindi non è alla portata di piccoli imprenditori privati (al contrario del fotovoltaico), poiché richiede dimensioni rilevanti per godere dei fattori di scala (e quindi difficoltà nel reperimento dei terreni);

    l’incentivo potrebbe non essere sufficiente a superare tutte le barriere tecnologiche e amministrative per garantire lo stesso ritorno sull’investimento di altre forme di energia rinnovabile concorrenti;

    considerato che:

    i primi tentativi di realizzare impianti di solare termodinamico anche di consistenti dimensioni, risalenti a più di 30 anni or sono, non sono stati persuasivi nei risultati e quindi abbandonati e attualmente è inoltre difficile prevedere quali potranno essere i costi di installazione e gestione di tale tecnologia in futuro, e pertanto appaiono molto incerte le potenzialità;

    pertanto, appare economicamente più vantaggioso puntare sulle tecnologie per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per le quali i costi connessi alla curva di apprendimento risultano prossimi alla combinazione ottimale di efficacia ed efficienza quali, in particolare, le tecnologie del solare fotovoltaico, del consumo di biomasse e dell’eolico,

    impegna il Governo:

    a persistere nell’attuazione del piano energetico nazionale, come di recente approvato dal Parlamento nella legge contenente “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, al fine di diminuire l’elevato tasso di dipendenza da fonti energetiche tradizionali ed esterne;

    ad assicurare un giusto equilibrio degli investimenti per la produzione di nuova energia che privilegino le fonti rinnovabili i cui costi siano sostenibili in rapporto all’accertamento dei benefici prodotti in termini di efficienza energetica e di compatibilità ambientale;

    ad adottare nell’ambito della promozione delle energie rinnovabili ogni iniziativa utile allo sviluppo della ricerca per il perfezionamento ed il miglioramento dell’efficienza energetica nel settore dell’energia solare fotovoltaica, di quella eolica, di quella proveniente dalle biomasse, di altre forme di energia rinnovabile in fase di sperimentazione, tra cui anche quella connessa allo sfruttamento del mare;

    a considerare l’inderogabile necessità di sviluppare processi virtuosi di risparmio energetico principalmente nel settore dell’edilizia ed in quello dei trasporti che tuttora costituiscono i settori a maggiore dispersione energetica del Paese;

    a destinare ai suddetti obiettivi tutte le possibili risorse, ivi comprese quelle dei fondi non attivati per l’incentivazione di energie non ritenute proficue;

    a privilegiare lo strumento degli accordi di programma sui progetti in ricerca e tecnologia indirizzati allo sviluppo di attività per la produzione di impianti e apparecchi per le fonti rinnovabili utili a sostenere l’efficienza del mondo produttivo e l’economicità dei consumi dei privati cittadini.

  45. bulow ha detto:

    caro luigi, non e’ stato molto onesto da parte tua non riportare la parte iniziale della mozione, quella piu’ importante.

    e’ sconcertante il fatto che questi quattro politicanti non citino nessuna fonte scientifica. ed e’ addirittura esilarante che portino come argomento contro il solare termodinamico il fatto che l’ italia non ci abbia investito niente negli ultimi trent’ anni! carlo rubbia in spagna ha messo in piedi dal nulla, in pochi anni, un programma per lo sviluppo del solare termodinamico che viene considerato molto promettente. prima di andare in spagna aveva provato in italia, ma gli avevano sbattuto la porta in faccia. una volta l’ italia era all’ avanguardia in vari campi della ricerca industriale. basti pensare al recupero degli olii esausti. adesso il sistema industriale italiano e’ obsoleto e dipende dall’ estero per la tecnologia. per me ce n’e’ abbastanza per parlare di ex-italia. (per tacer di papiminkia)

  46. bulow ha detto:

    by the way, ricordo una trasmissione televisiva di qualche mese fa, in cui feltri o belpietro, non ricordo quale dei due, aveva dato sulla voce a carlo rubbia, che stava pacatamente illustrando i motivi per cui non sarebbe conveniente, per l’ italia, sviluppare un piano nucleare. se in un paese non si ascoltano i pareri degli scienziati sulle questioni scientico-tecnologiche, ma si butta sempre tutto in cagnara, credo proprio che quel paese non abbia un grande futuro.

  47. Luigi ha detto:

    Esatto: quello che hai presentato è il testo completo, che per l’Espresso è “un altro punto nella campagna contro le energie rinnovabili”. E che invece punta ad altro, invitando il governo ad impegnarsi per le energie rinnovabili “i cui costi siano sostenibili in rapporto all’accertamento dei benefici prodotti in termini di efficienza energetica e di compatibilità ambientale”.

    Detto questo però io torno sul punto specifico: il titic titoc italo/sloveno sul rigassificatore di Trieste è ridicolo ai miei occhi: se il rigassificatore è questa incredibile bomba termonucleare sotto il nostro sedere, allora non solo non bisogna farlo a Zaule, ma non bisogna farne mai nessuno in nessun luogo.

    Noto però che l’unico paese che ha sperimentato direttamente la tragedia di un bombardamento nucleare sul proprio suolo – il Giappone – ne ha 32 di rigassificatori (avete letto bene: trentadue!), fra i quali uno è un “mostro” che da solo ha una capacità di stoccaggio superiore al totale dei rigassificatori presenti nell’intero Mediterraneo, compresi quelli previsti a Zaule e a Castelmuschio.

    Tu hai sputato sull’Italia – chiamandola ex-Italia – in quanto presunto unico paese al mondo che non parla di “green economy”, ma dai dati che ho sciorinato risulta che nella produzione di energia da fonti rinnovabili e nel rilascio nell’aria di CO2 (dati pro capite) questo schifo di paese è molto meglio sia della Gran Bretagna, che ovviamente degli USA, che dell’Australia e di gran parte dei paesi che guardiamo con deferente invidia.

    Domani saremo senza il minimo dubbio lo stronzo più fetente che galleggia nel cesso del mondo civilizzato, ma non mi sembra il caso di iniziare preventivamente a tirar l’acqua già oggi.

    Luigi

  48. bulow ha detto:

    il punto e’ che la mozione cassa preventivamente la possibilita’ di sviluppare in italia il solare termodinamico. e’ inutile cercare di arrampicarsi sugli specchi.

    quanto al rigassificatore, paragonarlo a una bomba atomica e’ una stronzata, perche’ le bombe atomiche contaminano l’ ambiente in modo pressoche’ irreparabile, cosa che non accadrebbe nel caso dell’ esplosione di un rigassificatore. resta il fatto che un rigassificatore in mezzo a una citta’ non e’ proprio un’ idea brillante. anche perche’ una struttura di questo tipo si porterebbe dietro una militarizzazione del territorio che renderebbe di fatto muggia simile alla striscia di gaza.

  49. bulow ha detto:

    quanto all’ italia, non ci ho sputato sopra chiamandola ex-italia, ho semplicemente preso atto della deriva nichilista che il paese ha imboccato, volontariamente e in piena coscienza.

  50. arlon ha detto:

    Purtroppo non è una novità constatare che siamo in mano a gente inetta, e inadatta al ruolo che ricopre.
    Finchè non riscopriremo la meritocrazia (come?), politiche decenti in qualsiasi campo vagamente sociale non saranno possibili.

  51. Luigi ha detto:

    Non vorrei che la questione si risolvesse con un ping pong fra noi due.

    Comunque sia…

    Un paese che è divenuto – secondo te – un “ex-paese”, che ha imboccato volontariamente e in piena coscienza una “deriva nichilista” e che è “in mano a gente inetta e inadatta al ruolo che ricopre” meriterebbe – io credo – un minimo di analisi più approfondita, nel senso che questo tipo di affermazioni mi lasciano completamente indifferente, per quanto esse sono generiche e non supportate da un minimo di ragionamento.

    Ben so che l’invettiva è un tratto nostro, quasi antropologico. E quando mai ci vanno bene i nostri governanti e la nostra classe dirigente? Ti sarebbe andato bene un Fanfani degli anni ’50? Un Moro degli anni ’60? Un Andreotti degli anni ’70? Un Craxi degli anni ’80? Un Prodi degli anni ’90? Un Berlusconi degli anni 2000?

    Dubito assai, e per un milione di giustificatissimi motivi.

    Ti sarebbe andato bene il Mussolini degli anni ’30? Il Giolitti degli anni ’10?

    Cavour? Che mi dici di Cavour che ha fondato questa porchissima Italietta di guano? Un altro personaggio risibile, immagino.

    Insomma: è quasi incredibile che io e te oggi possiamo ancora comunicare per il tramite di un computer utilizzando una connessione ADSL, in questo paese nichilista che con poca allegria si sta gettando nel baratro.

    Tuttalpiù potremo usare il piccione viaggiatore, quando nel 2015 il resto d’Europa vivrà stupendamente con la sua green economy, mentre noi saremo la spazzatura del mondo.

    Luigi

  52. Luigi ha detto:

    …a proposito: le “mozioni” non possono cassare un bel niente, non essendo degli atti di governo ma degli inviti che il parlamento rivolge al governo stesso.

    In pratica, non hanno nessun valore cogente né per il governo stesso, né ovviamente per il paese.

    E se rileggi l’articolo dell’Espresso, sembrava comunque che con questa mozione avessimo buttato nel water qualsiasi produzione energetica rinnovabile.

    Bel modo di fare giornalismo.

    Luigi

  53. bulow ha detto:

    luigi

    un paese che ha come interlocutori privilegiati putin e gheddafi, che respinge in modo sommario i boat-people senza vagliare le posizioni dei singoli, che non si scandalizza per le cariche pubbliche elargite in cambio di prestazioni sessuali, come lo definiresti? la storia d’ italia ha avuto pochi momenti veramente felici, ma in questi tempi stiamo andando oltre ogni limite.

    quanto all’ articolo dell’ espresso, mi dispiace contraddirti, ma devo dire che ti sbagli. tra l’ altro l’ articolo non mancava di segnalare le incoerenze delle associazioni ambientaliste.

  54. effebi ha detto:

    mi pare che siamo finiti per parlare “alti” mentre qui il problema è “basso”… quello dei fondali di Zaule.
    si faccia in mezzo al golfo, una bella piattaforma che la godiamo tutti, anche il sindaco, ma almeno un pò di corrente diluisce il cloro e equilibra la temperatura.

    poi il discorso energetico (fabbisogni etc) è altra cosa e non si risolve (credo) nemmeno con il nucleare visto che l’uranio non “cresce nei nostri giardini” e da qualcuno ce lo dovremo comperare come a qualcuno dovremmo dare qualcosa per cussarsi le noste (eventuali) scorie.
    vabbe, continuo a dire che il rigassificatore, se si vuol proprio fare, non lo si faccia nella “pozzanghera” stagnante di Zaule, dove vanno e vengono petroliere che poco compatibili possono essere con un nuovo viavai di gasiere.

  55. bulow ha detto:

    effebi

    se mai dovessero costruire una centrale nucleare a monfalcone, stai sicuro che le scorie le stiverebbero in qualche cavita’ del carso. alcuni anni fa avevo letto un’ inchiesta giornalistica (non mi ricordo dove, pero’) in cui dei poliziotti raccontavano di grosse quantita’ di rifiuti tossici smaltiti in grotte carsiche, sia italiane che slovene.

  56. bulow ha detto:

    l’ inchiesta a cui mi riferivo era apparsa su “diario” del 15 febbriao 2008. l’ articolo (di maurizio pagliassotti) parlava dei cantieri di monfalcone, e citava di passaggio la testimonianza di un poliziotto circa i traffici di rifiuti tossici sul nostro territorio.

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