13 Luglio 2009

Il nuovo confine di Gorizia

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L’articolo è di Giovanni Collot, Francesco Marchesano e Francesco Plazzotta ed è stato pubblicato sul numero 19 di Sconfinare (www.sconfinare.net- Per contattare gli autori: redazione@sconfinare.net). E’ lunghetto, ma ne vale la pena.

A Gorizia è facile per uno studente sentirsi un po’ fuori luogo, le giornate sono appesantite da un ambiente un po’ spento e burbero. Le ferite di un confine opprimente sono riuscite a chiudere in sé stessa una città che la geografia e la storia hanno voluto ponte fra realtà diverse.

Per scoprire un angolo di mondo accogliente, sorridente e multiculturale, basta però fare un salto alla Caritas diocesana. Entrando non te l’aspetti, sei accolto da un ingresso in penombra e da odori che il naso non vorrebbe respirare. Presto però voci, volti indaffarati e accoglienti compaiono a ogni porta, e svanisce dal visitatore spaesato ogni senso di imbarazzo.

Nelle settimane scorse, in città si sono susseguite dichiarazioni e notizie dal fronte immigrazione. A Gorizia non bastava il confine slavo. Ora anche Gradisca ci porta il mondo in casa, col suo CARA (Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo) che, come un tostapane a molla, caccia fuori i suoi ospiti dopo sei mesi di soggiorno. La funzione del CARA è dare un tetto agli immigrati, NON clandestini, che, fuggiti dal loro paese, aspettano di sapere se verrà loro concesso lo status di rifugiato o la protezione. Questo viene concesso solo alle esperienze più “interessanti”, ovvero quelle motivate da un effettivo e grave pericolo per l’incolumità del richiedente. Il problema è che spesso sei mesi non bastano per arrivare ad un verdetto definitivo, anche perché spesso gli ospiti del Cara non perdono occasione per tentare un ricorso al tribunale. Le risposte affermative sono rare. Molto più spesso, gli ospiti sono “invitati” a lasciare il nostro Paese entro 15 giorni. In ogni caso, qualunque sia il verdetto, dopo 6 mesi di permanenza al Cara vengono accompagnati alla porta: aspetteranno sulla strada che le autorità prendano una decisione.

Lasceranno Gradisca, verso la città (Gorizia e Monfalcone!), vagheranno a decine senza niente da fare, importuneranno gli onesti cittadini, chiederanno elemosine a ogni angolo di strada, getteranno quel poco che hanno in alcool e sigarette, fino a diventare stupratori folli. Non troveranno lavoro, perché non sanno nemmeno l’italiano.

È davvero questo il ritratto dell’immigrato “goriziano”? Certo, lo sarebbe. Se non ci fosse la Caritas. Abbiamo conosciuto il suo direttore, Don Paolo Zuttion, ad un incontro organizzato per i giovani universitari. Abbiamo scoperto, così, che anche a Gorizia l’immigrazione è un problema. Chi sospettava che dietro la bella facciata storica del palazzo della Caritas vivessero stipati decine di immigrati – «accogliamo 96 persone in locali autorizzati per 24!»? Chi sapeva che molti di loro ricevono ogni giorno un pranzo nella mensa dei cappuccini e si spostano a dormire nel dormitorio Faidutti di piazza Tommaseo? Eppure questo accade in silenzio, a pochi metri dalle nostre case di famiglie felici e studenti indaffarati.

Qualche giorno dopo ci siamo presentati con macchina fotografica e registratore in via Vittorio Veneto numero 74, con l’aria di giornalisti sedicenti professionisti. Un romeno biondo sta aspettando impaziente il direttore, sotto la tettoia in giardino un africano taglia i capelli ai suoi compagni, afghani e pakistani stanno giocando a cricket su un campo improvvisato. Aspettiamo che la partita finisca e parliamo con Sabawoon. E’ fuggito dall’Afghanistan, dove i Taliban volevano ucciderlo perché lavorava come interprete per gli americani. Provenendo da una buona famiglia è riuscito ad arrivare in Italia via terra. Come richiedente lo status di rifugiato, si è recato spontaneamente in prefettura; è stato ospitato per qualche tempo nel Cara di Gradisca e ha infine ottenuto la protezione umanitaria, ovvero il permesso temporaneo di risiedere e lavorare in Italia. È a Gorizia da quasi un anno e oggi, in cambio di vitto e alloggio, dà una mano a gestire la vita del Centro Prima Accoglienza della Caritas e a organizzare i turni di pulizia e di distribuzione della cena. Dalle sue parole si capisce che ha perso l’umiliante deferenza che normalmente queste persone hanno verso l’italiano padrone del suo destino. Non dice “Capo” o “Italiani brava gente”, ma ammette: «Mi dispiace dirlo a voi, ma gli Italiani sono molto razzisti, in particolare ultimamente. Non è per niente facile integrarsi.»

Giulio interrompe la nostra intervista. È uno dei tre stipendiati che lavorano regolarmente alla Caritas. Ci accompagna in giro per il centro: nella palazzina principale, una decina di stanze è piena di letti allineati uno contro l’altro; anche quelli che un tempo erano uffici della diocesi sono stati svuotati per accogliere altri «amici», come al direttore piace chiamarli. La sala mensa è ancora apparecchiata, «Chi non ha rispettato il proprio turno?!». Nella sala tv due lavagne sono piene dei segni lasciati dalla lezione di italiano della mattina, grazie all’aiuto delle maestre-volontarie che ogni settimana tentano in poche ore di insegnare le basi della grammatica italiana. Giulio è stato assunto a dicembre per far fronte all’arrivo di decine di nuovi ospiti. Italiano di Eritrea, parla inglese (e farsi!) come non te lo aspetteresti da un sessantenne. Il suo compito sarebbe quello di gestire un rapporto diretto con gli ospiti del centro e di seguire le storie dei cittadini di Gorizia cui la Caritas ha concesso prestiti di microcredito. Ma non ha tempo. Una tale opera di ascolto richiederebbe ben altre forze: e così gli stranieri sono un po’ lasciati a loro stessi e i prestiti si trasformano spesso in beneficenza a fondo perduto.

«No demo più l’8 per mille ai prreeeti; mi no rive a fine mese e lori i da’ i schèi ai estracomunitari». Questo commento in goriziano maccheronico è ovviamente una nostra ricostruzione, ma di fax e telefonate che arrivano quotidianamente alla segreteria diocesana. «In realtà lavoriamo anche per i goriziani!», semmai il problema è che mancano i volontari. Oggi sono in quindici a gestire il centro d’ascolto e la distribuzione di abiti e oggetti vari ai bisognosi; una signora, che ha scelto di trascorrere qui la sua pensione, ci mostra orgogliosa gli appendiabiti ordinati su lunghe aste e le pile di scatole di scarpe, magliette, felpe stipate sugli scaffali nei corridoi.

«Sono molti gli italiani che si servono qui, spesso sono i clienti più scomodi, molti vagabondi con problemi di alcolismo», ci spiega don Paolo. Intanto il ragazzo rumeno insiste fuori dalla porta per parlare con lui. Vuole un biglietto del treno per tornare nel suo Paese; la Caritas li acquista direttamente in stazione e li consegna già timbrati a chi ne ha davvero bisogno, non dà mai denaro contante. «Cerchiamo di convincerli a spostarsi verso le grandi città, dove hanno sicuramente più chances di trovare lavoro».

Come ha fatto il rumeno a individuare la Caritas come “istituzione” di riferimento? «Mi ci hanno portato i carabinieri». Chiaro.

Libera Chiesa in libero Stato, ma dov’è lo Stato in questa situazione? Cerchiamo di contattarlo, ci risponde al telefono. Cinque-sei-otto telefonate molto cortesi non bastano perché il sindaco Romoli è comprensibilmente molto occupato; salta l’intervista faccia a faccia, salta l’intervista telefonica, salta l’intervista per corrispondenza (risposta non pervenuta). Fra poco salterà anche la Caritas. Già da anni il S.Giuseppe è in vendita perché sarebbe molto costoso (per la diocesi) curarne il restauro. Per il centro di ascolto diocesano e il magazzino di vestiario e alimenti per i poveri c’è già un’alternativa: questi sono i servizi che una Caritas deve svolgere. Il “servizio albergo” sarebbe costretto a chiudere. A meno che…

Le strutture del vecchio ospedale, richieste in parte dalla Caritas per continuare la propria opera di accoglienza, sono a tutt’ora in disuso e in stato di abbandono. Le prospettive per il futuro sono di destinare gli stessi ad altri usi, sicuramente interessanti. Ma sono molte le palazzine del complesso. Per tutte un uso è già stabilito? Basterebbe qualche stanza! L’ospedale è proprietà della regione, ma serve un progetto comunale per chiederne l’utilizzo. Siamo certi, gentile Amministrazione Comunale, che un posticino, umile e discreto, per chi pensa globale in questa Gorizia localista, non si possa trovare? Intanto però il comune è pronto a stanziare 200 euro una tantum per chi adotta un cane (www1.comune.gorizia.it/ufficinew/ambiente/adottacane.php). È sbagliato sommare mele con pere, ma per finanziare animali o immigrati il Comune pesca nello stesso salvadanaio. Evidentemente è questione di priorità: a Gorizia è meglio integrare cani-razza-Isonzo che dare un letto a uomini di strada che parlano lingue impronunciabili.

La legge però prevede che sia lo stato a curarsi, attraverso il terzo settore, dell’inserimento di chi è stato accolto. A farlo dovrebbe essere lo SPRAR, il Sistema italiano di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati: il principio base è l’accoglienza in piccole comunità; all’immigrato viene assegnato un alloggio in città, fra la gente, e non in un centro anonimo e spaesante, con lo scopo di promuovere l’apprendimento della cultura italiana e di un mestiere. Questo sistema è però solo parzialmente avviato. «A Gorizia c’è dal 1 aprile di quest’anno. La Caritas ha ricevuto la “sponsorizzazione” della provincia (che in alternativa al comune può fungere da ente locale promotore) per farlo partire, ma attualmente ospita solo 15 persone; è insufficiente per il centinaio di bisognosi che gravitano in città. Oltre a essere più utile, questo sistema è più economico: ogni immigrato costa 45 € al giorno se parcheggiato in un CARA, 25 se assistito dallo SPRAR. Ma qui non si vuole accogliere. Il messaggio che viene trasmesso allo straniero dev’essere: “prima te ne vai, meglio sarà per tutti”», ci spiega Adalberto, uno degli impiegati.

Salutiamo, un’altra foto e via. Non è tutto oro quello che luccica alla Caritas. Ma crediamo che per eliminare le inefficienze non serva altro che rimboccarsi le maniche. In via Vittorio abbiamo trovato gente che, malgrado tutto, fa sul serio. Se siete della stessa pasta, avanti, c’è posto. Innanzitutto, andate a farci un giro. Riscopriamo le radici cristiane dell’Italia.

«Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l`avete fatto a me». [MT, 25, 34-40]

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33 commenti a Il nuovo confine di Gorizia

  1. effebi ha detto:

    «….Mi dispiace dirlo a voi, ma gli Italiani sono molto razzisti, in particolare ultimamente. Non è per niente facile integrarsi.»

    “….Lasceranno Gradisca, verso la città (Gorizia e Monfalcone!), vagheranno a decine senza niente da fare, importuneranno gli onesti cittadini, chiederanno elemosine a ogni angolo di strada, getteranno quel poco che hanno in alcool e sigarette, fino a diventare stupratori folli. Non troveranno lavoro, perché non sanno nemmeno l’italiano.”

    Brava la Caritas, con tanti bravi volontari, italiani. Organizzazione seria “malgrado tutto” che non aveva proprio bisogno di questo “sostegno” che ha il difetto di “sconfinare” nel ridicolo.

    Che bello ! Ci siamo accorti, studentelli annoiati (chissà perchè travestiti da sedicenti giornalisti… !?) che esiste la Caritas e i valori cristiani:

    “Per scoprire un angolo di mondo accogliente, sorridente e multiculturale ……andate a farci un giro. Riscopriamo le radici cristiane dell’Italia.”

    Sembra un last-minute all-inclusive ! E solo …per italiani razzisti pentiti…, ovviamente.

    Alla Caritas, dove “non è tutto oro quello che luccica” saranno per intanto felici del vostro suggerimento “per eliminare le inefficienze” : non serve altro che rimboccarsi le maniche !!

    ora veramente possiamo andare in vacanza !

  2. Andrea Luchetta ha detto:

    Effebi,

    wow, è arrivato in fondo all’articolo.

    «…Mi dispiace dirlo a voi, ma gli Italiani sono molto razzisti, in particolare ultimamente. Non è per niente facile integrarsi.»: non vedo cosa ci sia di male a riportare l’opinione di una persona che queste cose le vive sulla sua pelle, anzi: anche questo è giornalismo, ma ritorneremmo ad un vecchio discorso.

    “Lasceranno Gradisca, verso la città (Gorizia e Monfalcone!), vagheranno a decine senza niente da fare, importuneranno gli onesti cittadini ecc. ecc.”. Era ironico, urge corso accelerato?

    “Per scoprire un angolo di mondo accogliente, sorridente e multiculturale ……andate a farci un giro. Riscopriamo le radici cristiane dell’Italia.” Forse le è sfuggito il sottinteso. O forse no e appena vede un’opinione diversa le viene l’orticaria. Boh.

    Ancora una volta si concentra su apetti del tutto marginali, estrapola frasi così, per il gusto di attaccare. Qua mi pare che chi s’annoia più di tutti è lei.

    E’ diventato monotono una cinquantina di commenti fa. Non credo che valga più la pena di replicare, qui come altrove. Please, astenersi da battute sarcastiche sul ragazzino di sinistra con la puzza sotto al naso che si riempie la bocca di buoni propositi e poi si sottrae al dialogo. Almeno rinnoviamo un po’ il repertorio.
    Buone vacanze, ma davvero.

  3. effebi ha detto:

    Sabawoon, fuggito dall’Afghanistan, dove i Taliban volevano ucciderlo… è riuscito ad arrivare in Italia (in Italia…) via terra… come richiedente lo status di rifugiato, si è recato spontaneamente in prefettura (non lo hanno bastonato o ricacciato a quanto sembra)… è stato ospitato per qualche tempo nel Cara di Gradisca e ha infine ottenuto la protezione umanitaria (non un piatto di chiodi), ovvero il permesso temporaneo di risiedere e lavorare in Italia. È a Gorizia da quasi un anno e oggi, in cambio di vitto e alloggio (…), dà una mano a gestire la vita del Centro Prima Accoglienza della Caritas e a organizzare i turni di pulizia e di distribuzione della cena (per altri immigrati…giunti in Italia). (ma…) Dalle sue parole si capisce che ha perso l’umiliante deferenza che normalmente queste persone hanno verso l’italiano padrone del suo destino(che vuol dire ?). Non dice “Capo” o “Italiani brava gente”, ma ammette: «Mi dispiace dirlo a voi, ma gli Italiani sono molto razzisti, in particolare ultimamente. Non è per niente facile integrarsi.»

    «Mi dispiace dirlo a voi (!!!???), ma gli Italiani sono molto razzisti, in particolare ultimamente (!!). Non è per niente facile integrarsi.» ???

    ma gli italiani chi ? ma che ne sa degli italiani che l’hanno accolto, gli han dato la possibilità di vitto e alloggio già da un anno e questo ha imparato l’italiano per dire “mi dispiace siete razzisti” ?
    …e non dovrei essere ironico, sarcastico, monotono…
    certo che non dovrei, dovrei essere incazzato !!

    ma non lo sono, non con il buon Sabawoon perchè (pur non conoscendolo) non sono minimamente disposto a credere che sia stato capace di dire una fesseria simile. non credo proprio.

  4. giovanni ha detto:

    Io sono uno degli autori. Non lo dico per vantarmene, ma semplicemente per indicare la mia identità. Mi fa piacere che il nostro articolo sia letto, e muova a tali riflessioni; anche se, ovviamente, non posso essere del tutto d’accordo con quello che Lei dice. Forse è vero che noi siamo degli “studenti annoiati” che hanno scoperto da poco il mondo dell’immigrazione; può essere vero, ma modestamente credo che queste cose dovrrebbero essere ben accolte. Nel senso, con tutti i limiti che possono esserci nell’articolo, credo che non ci sia molta gente che si interessa a questi argomenti. La nostra intenzione era di sollevare l’attenzione su questo argomento; poi se Lei lo conosceva già, mi fa piacere. Per quanto riguarda Sabawoon, io posso assicurarle che è ciò che lui ha detto; che sia legittimato o no a parlare così, è un altro discorso. Anche se lui non si riferiva a chi l’ha accolto, ma al clima che ha trovato nella citàà, UNA VOLTA ACCOLTO. C’è una leggera differenza, io credo.
    Comunque,
    Grazie della sua attenzione
    e saluti
    Giovanni

  5. ennei ha detto:

    A Gorizia non bastava il confine slavo.

    E’incomprensibile questa affermazione.Chi lo pattuglia in questi giorni?

  6. effebi ha detto:

    @giovanni

    ma che gli accade di così razzista nella città che l’ha accolto ?
    (è qui da un anno e già ha assunto la sensibilità per notare differenze sostanziali avvenute nel tempo “in particolare ultimamente”, per dare giudizi così pesanti e catalogare un ambiente che in fondo lo ospita)

    ottimo che abbiate voluto sensibbilizzare ma, visto che avete il pallino dell’inchiesta e vi piace vestire l’abito giornalistico mi sembra che -di fronte ad affermazioni così “particolari” sarebbe stato opportuno chiedere maggiori informazioni.
    che sta accadendo al povero Sabawoon ? magari ci tornate e glielo chiedete, mi sembra interessante anche dal punto di vista della denuncia

    non mi sembra che corrisponda al vero il fatto che non ci sia molta gente che si occupa di queste tematiche.
    organismi come la caritas credo abbiano il conforto di molta gente che in qualche modo dà un suo aiuto anche senza partecipare attivamente.

    le “forzature” -come quelle che mi è sembrato di riscontrare nell’articolo e che ho voluto segnalare- non aiutano ad allargare il consenso e ad aggregare nuove forze, anzi.

    l’italia (forse ce lo scordiamo) (e l’italia siamo tutti noi) sta accogliendo sul suo territorio un numero notevole di immigrati con tutte le difficoltà del caso e con tutti i limiti strutturali e organizzativi del nostro essere italiani.
    si può fare meglio, si può fare di più, serve maggiore obiettività e meno catastrofismo e autoflagellazione, serve capire quali sono i limiti entro cui questa italia può muoversi nell’adoperarsi nei confronti di un fenomeno che può diventare travolgente.
    serve che chi arriva capisca che casa-lavoro-intergrazione-accoglimento non sono cose che si raggiungono immediatamente, dove accade che anche chi qui è nato ha i suoi bei problemi.

    enfatizzare il fatto che il lima sia razzista (se così non è… il razzismo è ben altro fenomeno) no serve a portare acqua a nessun mulino.

  7. furlàn ha detto:

    Se ti insultano il primo giorno che ti trovi in un paese straniero può capitare di sentirsi vittime di razzismo e non serve aspettare neanche un anno per rendersene conto.
    Se poi sei in grado di garantire che Sabawoon da quando è qui non ha subito nessuna discriminazione perchè tu lo hai verificato di persona vivendo con lui 24 ore al giorno 7 giorni alla settimana, allora posso crederti. In caso contrario stai solo perdendo tempo.

  8. effebi ha detto:

    dall’ intervento capisco che è veramente possibile che ci sia qualcuno capace di insultare immediatamente il sabawoon di turno. possibilissimo.

    ma, quindi:
    per poter affermare che forse il sabawoon non è stato oggetto di comportamenti razzisti io ci devo vivere con lui 24 su 24 per tutta la sua vita (senno perdo tempo)
    per affermare che invece è dal primo giorno che riceve insulti razzisti a te basta scriverlo (e ovviamente è così, ovvio, non è da discutere)

    embè, il ragionamento fila…

  9. furlàn ha detto:

    Non girare la frittata come ti sta meglio.
    Tu insinui che Sabawoon racconti balle e la sua opinione (l’opinione di chi ha vissuto l’emigrazione in prima persona) non conti una virgola.

  10. effebi ha detto:

    mi permetto di immaginare che uno che fugge dal’afganistan perchè minacciato di morte e viene in italia dove trova rifugio, vitto, alloggio e un qualcosa da fare non abbia detto esattamente quello che compare nel virgolettato. ma posto che allora corrisponda a quanto da lui sostenuto sarebbe necessario indagare e denunciare i maltrattamenti razzisti di cui è rimasto vittima.
    se poi, “clima razzista” significa non aver ancora ricevuto, dallo stato italiano, casa e lavoro sicuri e non esser riuscito a portare qui tutta la famiglia allora magari la cosa la dobbiamo andare a leggere in altro modo.
    a me piace capire, la frittata è ferma.

    che significa “gli Italiani sono molto razzisti, in particolare ultimamente. Non è per niente facile integrarsi” ??

    credo che affermazioni del genere vadano approfondite e chiarite.
    non mi sembra di chiedere molto visto che tra quegli “italiani” accusati (in generale) di razzismo ci sarei anch’io.

    se a te ti va di farti insultare perchè uno (forse, ma lo dici tu) è stato insultato affari tuoi, io vorrei andare a fondo visto che -da italiano- pago delle tasse con le quali lo stato interviene (bene o male) per accogliere chi non si sente sicuro nel suo paese.

  11. furlàn ha detto:

    Non affitare ad extracomunitari su esplicito invito del sindaco del tuo paese è un atto chiaramente razzista. E’ solo il primo che mi è venuto in mente leggendo la prima pagine di Repubblica.it

    Varese, il diktat dell’assessore leghista
    “Non vendete o affittate a extracomunitari”
    L’appello è contenuto nel bollettino ufficiale del Comune di Gerenzano, nel Varesotto, guidato da una giunta monocolore della Lega. “Qui non abbiamo mai favorito gli extracomunitari sotto il profilo dei contributi o dei sussidi economici”

    L’appello è senza mezzi termini: “Chi ama Gerenzano non vende e non affitta agli extracomunitari. Altrimenti avremo il paese invaso da stranieri e avremo sempre più paura a uscire di casa!”. Con tanto di punto esclamativo alla fine, per rafforzare il concetto, e la firma di Cristiano Borghi, assessore alla Polizia locale e alla sicurezza pubblica del Comune di Gerenzano, in provincia di Varese, retto da una amministrazione monocolore leghista. La pagina è apparsa sul numero di maggio di Filo diretto con i cittadini, il bollettino ufficiale del Comune, ed è stata già segnalata all’Ufficio contro le discriminazioni razziali istituito presso il ministero delle Pari opportunità.

    Proporre di fare carrozze separate nel Metrò di Milano per i milanesi purosangue e gli extracomunitari è un’altro, strillare ad slogan razzisti come fanno gentilini e borghezio sono altri…. posso continuare se vuoi.

  12. bulow ha detto:

    mi e’ tornato in mente questo episodio. anni fa tenevo il corso di analisi I per ingegneri in un’ universita’ tedesca. avevo chiamato alla lavagna uno studente per fargli svolgere un esercizio. il tipo non aveva studiato e cercava di fare la supercazzola. gli avevo detto di tornare al posto e di studiare di piu’. alcuni giorni dopo vengo convocato dal direttore del dipartimento, il quale mi riferisce che alcuni studenti avevano protestato, perche’ non ritenevano accettabile che uno straniero umiliasse un tedesco di fronte ad altri tedeschi. naturalmente il direttore mi ha confermato la fiducia e mi ha esortato a rivolgermi a lui in caso di problemi. da quel giorno pero’ non sono piu’ entrato tanto volentieri in quella classe. credo che questa storia abbia una morale, ma non sono ancora riuscito a trovarla.

  13. effebi ha detto:

    l’assessore Borghi è razzista, Varese non è razzista, lo saranno quei cittadini che seguiranno quelle indicazioni razziste

    fare una proposta razzista fa ricadere l’accusa di razzismo solo su chi la propone o eventualmente su chi la applica -senno si generalizza (vedo che facciamo presto a dimenticarci i pistolotti di quando, dopo uno stupro, si parla degli “zingari” o dei “rumeni”…-vale solo per loro la premura e l’invito a non generalizzare ?)

    A Varese il numero di immigrati che vivono lì da anni è molto importante, molti di questi sono regolarizzati ed italiani tutti gli effetti.
    Come sarebbe potuto accadere tutti questo se tuti gli italiani fossero stati razzisti ?
    Come fanno a rimanere ancora lì se “gli italiani sono MOLTO razzisti”
    credo che quando diciamo delle cose e affermiamo dei concetti dobbiamo sapere quello che diciamo e dobbiamo riconoscere alle parole il loro significato.

    Vogliamo andare a vedere se i cinesi di Varese affitteranno ai rumeni ? se i marocchini affitteranno ai tunisini ?
    Per farci affibbiare l’infamante accusa di razzismo basta che un tal assessore Borghi suggerisca una qualche demenza ?

    I inesi, i marocchini, i tunisini, i rumeni di cui sopra…dov’è che vivono, lavorano ? siamo razzisti perchè nell’ospitarli non lo facciamo troppo bene, o non lo facciamo in maniera assolutamente perfetta ?

    smettiamola una buona volta di c…agarci sulla testa (quando poi non sono gli atri a farlo !)

    se nè accorto pure Veltroni (italiano non razzista doc direi) che nei confronti dell’ immigrazione è (finalmente) riuscito a dire
    che bisogna tenere “la testa alta (l’orgoglio della nostra identità) e le braccia aperte (nell’accogliere le altre)”

    ma mi sa che spesso invece la testa la ficchiamo nel cesso e di aperto teniamo il posteriore.

    avete idea (tu e il sig. sabawoon) di quenti stranieri vivono in questa Italia razzista ? mi sapete fare una stima di quanti -nonostante tutto questo “insostenibile” razzismo sarebbero pronti a partire adesso per la razzista Italia ?

  14. effebi ha detto:

    @bulow : la morale, puoi anche dirla, ti sgorga da tutte le vocali e le consonanti…
    “i tedeschi sono molto razzisti, ultimamente in particolare”

  15. bulow ha detto:

    effebi

    questa volta mi hai fatto davvero incazzare.

  16. effebi ha detto:

    mi auguro che Giovanni, di cui ho apprezzato il tono e il contenuto della replica, e quelli come Giovanni -che si preoccupano giustamente che le braccia siano “sufficentemente” aperte ad accogliere- raccolgano anche il messaggio “terreno” di Veltroni che a questo impegno abbina anche il dovere di mantenere alta la testa nell’orgoglio della nostra identità.

    el mulo Veltroni -che no xe tanto mona come che se pensa… e che utlimamente è l’unico che forse ha detto qualcosa di “politico”- ha aggiunto:

    «La sicurezza è un diritto fondamentale che non ha colore politico, non è di destra nè di sinistra e il governo deve fare di tutto per garantirla. Integrazione, multiculturalismo e sicurezza stanno insieme, e insieme cadono». (ma Franceschini gaverà capido ? scoltava almeno ?)

    e insieme cadono, incazadi o meno…

  17. miha ha detto:

    bulow, calma,

    il nostro acrobata e’ nel suo migliore elemento:

    “…-senno si generalizza (vedo che facciamo presto a dimenticarci i pistolotti di quando, dopo uno stupro, si parla degli “zingari” o dei “rumeni”…-vale solo per loro la premura e l’invito a non generalizzare ?)”

    ” tito piace agli sloveni
    tito piace ai croati
    tito non piace agli italiani

    …vogliamo fare un sondaggio?”

    effebi, sei uno spasso!

  18. bulow ha detto:

    mi e’ tornato in mente un altro episodio. una volta a una festa un tipo si e’ disteso nudo sul tavolo, con un’ aringa infilata nel culo. tutti ridevano come matti, ma non ho ancora capito perche’.

  19. bulow ha detto:

    dicevano che faceva la sirenetta.

  20. bulow ha detto:

    effebi

    mi aiuti tu a trovare la morale di questa storia?

  21. effebi ha detto:

    belle le ultime argomentazioni

  22. bulow ha detto:

    vero?

  23. bulow ha detto:

    le ho prese in prestito da jaroslav hasek

  24. effebi ha detto:

    ricordati di restituirgliele

  25. Marisa ha detto:

    Per chi non lo sapesse, anche lungo l’ex-confine Tarvisio – Austria, per l’occasione è stato ripristinato, in occasione del G8 a L’Aquila, un confine che almeno da un decennio non c’era più. Il mio vicino di casa, poliziotto, è stato mandato a Tarvisio a ripristinare il confine. Non ho usato chiedergli che cosa c’erano andati a fare…..

  26. bulow ha detto:

    non posso, e’ morto da novanta anni.

  27. effebi ha detto:

    non ne sarei certo, conoscendo il tipo, secondo me si aggira tra le fila del pd (partito democratico moderato nei limiti della legge)

  28. bulow ha detto:

    se hasek fosse segretario del pd, mi iscriverei subito. ma credo che le birrette all’ osteria “al calice” siano incompatibili con la militanza nel pd. mi hanno detto che nel pd si fanno di nutella.

  29. effebi ha detto:

    ah, dimenticavo (senno qua sembra che siamo all’oratorio del vollemosebenefratelli) un complimento a miha che è riuscito a portare pure qui (taglia e incolla da un mio intervento) il mittttico maresciallo.
    gli è rimasta sullo stomaco quella mia assunzione che generalizzava e giustamente me l’ha sbattuta in faccia…
    ma come dicevo, capita che su altre generalizzazioni non si abbia ad eccepire.
    quello che avevo da dimostrare l’ho dimostrato, anche con il prezioso aiuto di miha.
    (anche i più grandi acrobati hanno bisogno di un valido supporter)

  30. bulow ha detto:

    okay, allora ti devo dire che su ‘sta storia degli studenti tedeschi non hai capito un kuraz. la morale e’ che sono bastati un paio di studenti coglioni e l’ atteggiamento ambiguo dell’ autorita’ per mettermi in una situazione di forte disagio e per farmi sentire poco integrato. e tanto per darti un’ idea del clima che c’ era in quegli anni, ti dico che la citta’ di cui parlo e’ rostock, e il periodo e’ il ’98. alcuni anni prima le teste rasate dell’ npd avevano ammazzato a colpi di molotov una mezza dozzina di asilanten vietnamiti. nel settembre del ’98, 2000 teste rasate avevano sfilato per la citta’ protette da un cordone di 6000 poliziotti, mentre le forze democratiche e antifasciste manifestavano pacificamente contro il razzismo, e gli autonomi si barricavano nella citta’ vecchia e cercavano motivi per scontrarsi con la polizia.

    per quanto riguarda il tizio che faceva la sirenetta con un’ aringa infilata nel culo, mi ricorda veltroni, non so se rendo l’ idea.

  31. effebi ha detto:

    oh, che vita ! ma si che l’avevo capita, anche se non colta per questi aspetti di dettaglio che non potevo conoscere, tu hai capito che però è così che si dice “italiani razzisti” “tedeschi razzisti” etc etc…?
    poi a me sta storia che “ti sentivi poco integrato” mi lascia perplesso, non per il tuo caso in particolare ma per quanto sta succedendo “contemporaneamente”
    Contemporaneamente infatti accade che da una parte ci si vuole tutelare e chiudere nelle proprie specificità, quindi ci si chiude di fatto verso chi non è come noi (vedi richiesta di tutela del barcolano doc….) ma d’altra parte si reclama “integrazione” che significa rinuciare a qualcosa di propio e accettare qualcosa dell’altro.
    e magari poi queste due aspettatite le ritrovi “contemporanemente” negli stessi soggetti pronti a chiedere una cosa e l’altra.

    ma poi, ti interessava così tanto integrarti con un paio di “studentelli coglioni e con le loro ambigue autorità ?” credo di no.
    forse non è un problema di integrazione (parola oscura e abusata) ma quella di essere tutti più civili (anche la parola tolleranza mi spaventa… se tollera el mona… “xe mona, ma che el staghi…”)

    e in questo mi sembra ci sia tanta confusione anche fra chi vorrebbe rappresentare un certo tipo di progressismo, ma alla fine si presenta con l’antipatica aria del sufficente e del superiore, del perfetto, del bravo perfino nella tolleranza…

    e le acciughe nei diversi deretani si sprecano, mentre le diverse elezioni regolarmente si perdono.

  32. bulow ha detto:

    “ma poi, ti interessava così tanto integrarti con un paio di “studentelli coglioni e con le loro ambigue autorità ?””

    sai com’ e’, dovendo fare sei ore a settimana di lezione in una classe di un centinaio di persone, e’ importante avere un buon rapporto con gli studenti, altrimenti la situazione ti sfugge di mano.

    per il resto, l’ equilibrio tra integrazione e mantenimento della propria identita’ e’ difficilissimo da trovare, e lo sanno bene tutti quelli che hanno vissuto almeno un poco da stranieri.

  33. effebi ha detto:

    “l’ equilibrio tra integrazione e mantenimento della propria identita’ e’ difficilissimo da trovare”

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