8 Luglio 2009

Lega di Pancia. E di Governo?

lega
Il post è di Davide Lessi. Per minacce o inviti a cena: davide.lessi@gmail.com

“La Tribuna di Treviso” è un quotidiano dello stesso gruppo editoriale del Piccolo. Se volete respirare l’aria che tira in quella parte dell’Euroregione dove la Lega viaggia su percentuali bulgare, dateci un’occhiata o meglio una ‘cliccata’. Io l’ho fatto e, una settimana fa, sono caduto in un fondo di un noto affiliato locale, Giuseppe Covre.
http://ricerca.quotidianiespresso.it/tribunatreviso/archivio/tribunatreviso/2009/06/28/TD1PO_TD199.html
Ex parlamentare, ex sindaco opitergino, collezionista di gettoni nei consigli d’amministrazione delle “controllate” ma, soprattutto, imprenditore di successo. L’impersonificazione dell’uomo che si è fatto da sé, l’immagine in cui ogni leghista vorrebbe specchiarsi. Leggendo il pezzo mi sono trovato così in sintonia con le sue tesi che, preso da una crisi mistica, le ho riformate.
Sarà forse che, vivendo a Trieste da un po’, mi son affezionato alla bora e i rantoli d’aria nordestina non mi spettinano più. Tant’é…

La Lega è il partito che ha vinto l’ultima tornata elettorale. “Su questo non ci piove” ha scritto Giuseppe Covre. Spiegando il successo con “due paroline”: radicamento e identità.
Nel mio piccolo ne uso altre due: spaesamento e facilità. Che la Lega abbia dato a partire dagli anni ’90 un ordine di senso agli elettori di una Balena Bianca arenata sulla spiaggia della prima repubblica, è un dato di fatto. Lo ha ben spiegato Ilvo Diamanti nella sua analisi socio-politica della vicenda leghista: esisteva una corrispondenza tra i vecchi voti alla Dc e quelli nuovi confluiti nella Lega. Proprio in un territorio, quello del Nordest, dove da ogni campo è possibile vedere almeno un campanile. Arrotolata la bandiera del partito del parroco, e quindi di Dio, ammainata quella secessionista, Bossi e seguaci sono stati abili nell’issare quella della dea Facilità. Perché oggi è questa che venera la Lega.
Anche sgranando il vangelo politico secondo Bepi Covre.

Capitolo immigrazione, versetto primo. “Per non parlare dei cinesi che tra noi trafficano, sfruttano, spariscono ecc.”, scrive l’Onorevole. L’ecc. è geniale: metteteci quel che vi pare! Ora, non sono proprio le cooperative di cinesi ad offrire parte della manodopera su cui si fonda il modello di sviluppo nostrano? Non sono loro che rilevano con contanti sonanti la gestione di bar o negozi, per la felicità dei venditori italiani?
Capitolo immigrazione, versetto secondo. “Sbarchi di clandestini: proviamo a respingerli una buona volta e fermiamo la tratta dei nuovi schiavi” scrive il Nostro. Se non fosse che i vecchi schiavi, una volta regolarizzati, hanno creato qualcosa come il 10 per cento del Pil, crederei alla lieta novella. Quanto ai nuovi, l’invenzione del reato di clandestinità, un unicum giuridico a livello europeo, ci riporta alle leggi razziali. Si colpisce una persona per quello che è, non per quello che fa. Clandestino uguale criminale.

Capitolo territorio, versetto primo. “Problema dei troppi capannoni industriali: proviamo a rivedere l’assetto del territorio che è stato massacrato!”. Qui, chi ha visto la silicon valley nostrana ci crede, come farebbe san Tommaso.
Capitolo territorio, versetto secondo. “Per non dimenticare che la madre di tutte le battaglie per la Lega rimane il federalismo”. Amen. Ma se vai a chiedere a qualche autoctono che cosa prevede il decreto legge approvato ad aprile, il massimo che ti senti dire è lo slogan “paroni a casa nostra”.

Ed è qui il punto: è facile – e a quanto pare vincente in ottica elettorale – esprimersi attraverso le boutade del Salvini o del Tosi di turno. Ma così si nasconde l’ipocrisia di un movimento che, prima o poi, dovrà fare i conti con la complessità e la modernità. Due dati su tutti ce li dà un recente dossier della Caritas trevigiana. Il primo: un neonato su cinque è figlio di immigrati. Il secondo: tra sei-sette anni, i voti della seconda generazione di immigrati toccheranno l’apice. “Persone socializzate e acculturate” ha spiegato don Baratto dell’organismo pastorale. Degli sradicati di cui la radicata Lega dovrà tenere conto.

Passata, non del tutto, la paura del “terrone”, presente quella del clandestino, bisognerà ripensare un nemico futuro. Altrimenti anche nelle ville delle pance piene leghiste, già movimentate dalla crisi, si aprirà qualche falla. E, ahimé, comincerà a piovere. A quel punto, con Zaia e Co. al potere, sarà duuura dire “governo ladro”…

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33 commenti a Lega di Pancia. E di Governo?

  1. pierpaolo ha detto:

    “Arrotolata la bandiera del partito del parroco, e quindi di Dio, ammainata quella secessionista, Bossi e seguaci sono stati abili nell’issare quella della dea Facilità. Perché oggi è questa che venera la Lega.”

    complimentoni al politologo. e adesso semo anche contro l’identità cristiana.. 🙂

    “Ora, non sono proprio le cooperative di cinesi ad offrire parte della manodopera su cui si fonda il modello di sviluppo nostrano?”

    non credo proprio, sono quelle che lo distruggono.
    per le valigette di contanti, chi non sarebbe contento di riceverne una? forse poteva sforzarsi di capire che il problema sta nella provenienza di quel denaro..

    “Si colpisce una persona per quello che è, non per quello che fa”

    baggianata, si colpisce chi entra ILLEGALMENTE nel nostri paese

    “Ed è qui il punto: è facile – e a quanto pare vincente in ottica elettorale – esprimersi attraverso le boutade del Salvini o del Tosi di turno. Ma così si nasconde l’ipocrisia di un movimento che, prima o poi, dovrà fare i conti con la complessità e la modernità”

    questo si dimentica che la lega esiste da un bel pò e i conti con la modernità li fa da trent’anni!

  2. Radimiro Dragovic ha detto:

    Al di la’ della satira la Lega Nord e’ l’unico partito che sta facendo qualcosa di concreta per la parte piu’ produttiva del paese.

  3. Non entro nel merito di tutto l’intervento per problemi di tempo.
    Vorrei solo sottolineare che la clandestinità non è una parte intrinseca di un individuo, bensì un atto illegale.
    Un ladro è un ladro in quanto ha rubato, esattamente come il clandestino è clandestino in quanto è entrato illegalmente in un paese.
    Dunque mi sembra chiaro e palese che non si colpisce la persona per quaello che è, ma per quello che fa. Altre tesi sono faziose.

    Grazie, Massimiliano

  4. Enrico Marchetto ha detto:

    No, sto “generalismo” non lo sento mio.
    Spiace perché oggi ho davvero poco tempo
    da dedicare a un commento ma spero davvero di riuscirci.

    L’unica cosa su cui concordo al 100% è la totale devastazione del territorio a partire da metà anni ’90.
    La provincia di Treviso, ma nello specifico il mio territorio dell’opitergino-mottense, non ha più nessun tipo di confine fisico.
    Credo ci sia rimasto solo il Piave.
    Quando finisce un paese e quando ne inizia un altro lo capisci solo dai cartelli stradali. Il resto è una grande, enorme, membrana stradale costellata parallelamente da un continuum di fabbricazioni.

    La complicità della Lega in tutto questo è imbarazzante.
    Dalla metà degli anni ’90 alcune amministrazioni hanno ereditato dalla balena bianca la peggior cultura del territorio possibile.
    E questo è sotto gli occhi di chiunque, tangibile, palpabile in una 20 di km scarsi.

  5. Andrea Luchetta ha detto:

    A Pierpaolo e Fedriga:

    Non sono d’accordo con voi sulla clandestinità. E’chiaro che entrare illegalmente in un paese è un atto volontario. E’ anche vero, però, che la libertà di scelta si riduce notevolmente a seconda delle condizioni in cui ci si trova. Morale: in molti casi, se voglio illudermi di poter provare a vivere una vita dignitosa, forse emigrare è una scelta molto meno libera di quanto lasciate intendere . E’ fazioso anche tacere che emigrare (come se fosse divertente, poi)è assimilabile ad un bisogno primario, in molti casi. In questo senso, vedo il reato di clandestinità come un qualcosa di doppiamente discriminatorio

    Sulla modernità:

    Penso che Davide si riferisse soprattutto al fatto che la retorica razzista adottata spesso e volentieri dalla Lega (vedi il manifesto a inizio articolo) tende a far tabula rasa di una realtà che esiste ed è destinata ad ingrossarsi sempre più.
    Ora, confesso di non sapere molto sull’argomento. Però, da quel poco che ho letto, mi par di capire che i primi a beneficiare del lavoro in nero dei clandestini siano spesso e volentieri gli stessi padroncini del Nord est. Che la condizione di perenne ricattabilità di un lavoratore clandestino permette non solo di pagarlo un tozzo di pane e vaffanculo il resto (c’era un articolo molto interessante sull’ultimo Venerdì al riguardo), ma pure di aumentare la flessibilità del mercato del lavoro, penalizzando anche i lavoratori regolari.
    Considerare la clandestinità come un reato tout court serve soltanto a far tabula rasa, a semplificare ulteriormente. In questo senso, sì, mi sembra che la Lega debba fare veramente i conti con un fenomeno complesso e assolutamente centrale

  6. Radimiro Dragovic ha detto:

    Segnalo che e’ stato creato il sito http://www.leganordtrieste.it e su Facebook in data odierna e’ stato aperto al pubblico l’ononimo sito. Ci sono tante foto sulla recente vittoria della Padania, che al Bentegodi di Verona ha vinto per la seconda volta la Vivaworld Cup di calcio maschile, competizione in cui giocano le nazioni non riconosciute. Per la cronaca la Padania ha vinto la finalissima per 2- 0, battendo il Kurdistan.

  7. bulow ha detto:

    andrea

    ti segnalo questo articolo di paolo rumiz, pubblicato 9 (nove!) anni fa. e’ interessante soprattutto l’ ultima parte.

    E nel Veneto ultra cattolico oggi il diavolo è l’uomo nero

    dal nostro inviato PAOLO RUMIZ – VERONA
    da “La Repubblica” del luglio 2000

    Neanche i topi vanno più là sotto, nel bunker di via Galvani 13 a Verona, ex primo rifugio antiatomico condominiale d’Italia. Oggi la Padania si blinda in altri modi, sente altri pericoli. Così, quando smuovi la porta in ferro- cemento tipo Fort Knox e accendi la luce, ti trovi davanti alla mummia di una paura estinta. Comunque sia, a uno spettrale Day After, in quest’era che consuma le fobìe come le merendine. Un sarcofago di cemento con contatore Geiger, sinistri bocchettoni per l’aria depurata, rubinetti e lavabi. Prosegui nel semibuio, i passi hanno un’eco tombale, ed ecco i letti a castello, le pile di materassi, le istruzioni in francese e tedesco, la data di costruzione: 1985. Su tutto uno strato invisibile di polvere. Nemmeno il geometra Tomezzoli, amministratore dello stabile, aveva mai pensato di andarci. Ora guarda stupefatto il salone dormitorio. E scherza: “Se i clandestini lo sanno, vengono qui a dormire”. Non fai nemmeno in tempo a spegnere la luce, richiudere il sarcofago e riemergere a quota zero dell’anno duemila che già sbatti contro la nuova paura emergente dei ricchi: il micro-criminale. Oggi è lui la punizione biblica, il diluvio universale, la bomba nucleare. E’ lui il terminal di questo panico nomade, che prima bollava i matti, poi i drogati, oggi gli immigrati, possibilmente scuri di pelle, possibilmente islamici, possibilmente poveri. Una volta almeno c’era il diavolo: le grandi paure si riassumevano tutte in un unico brutto muso. Oggi che l’inferno non c’è più, è come se l’uomo nero fosse entrato in una centrifuga per schizzar fuori e moltiplicarsi all’ infinito. Primo effetto, la guerra atomica diventa etnica. Ti chiedi: dove son finite le risse fra italiani, le care, vecchie, baruffe latine da bar? Estinte. Sparite dai mattinali di polizia. Oggi l’Altro, il nemico, il ladro, è quasi sempre uno straniero. Nella Regione Veneto come nel Comune di Verona, entrambi a guida Polo-Lega, il problema sicurezza e il problema immigrazione son diventati talmente sinonimi da unificarsi nello stesso assessorato. Secondo effetto: la criminalità è vissuta non come violazione della norma, ma come violazione del privato. Dai giornali del Grande Nord escono così il riciclaggio del denaro sporco, il traffico di droga, persino la mafia. Entrano a tutta pagina gli scippi, gli schiamazzi, le rapine, i furti, la prostituzione, il piccolo spaccio di droga. “Maxi-rissa tra marocchini” titola il quotidiano locale. Ma quando leggi il pezzo scopri che si tratta solo di tre sfigati, bloccati dalla Mobile prima di menarsi. Altro esempio. Danno fuoco a un maghrebino, il quale denuncia: è stato uno del posto. Il giornale non ci crede. Spara: “Regolamento di conti”. Il giorno dopo si scopre che l’aggressore è un veronese – “uno di razza bianca”, sottolinea il quotidiano – che voleva punire il corteggiamento dello straniero a sua figlia. Che fare, allora? Il titolo diventa: “L’esasperazione” del povero padre assediato. A ruota, il settimanale della Curia, mette in guardia sui matrimoni misti, specie con islamici. Succedesse in Austria: pioverebbero embarghi e allarmi nazismo. Qui, niente. Italiani brava gente. “Legga il giornale: c’è un aumento spaventoso di furti nelle case e in larga maggioranza i colpevoli sono clandestini. E’ gente che ha la violenza nel sangue”. L’ energetico Flavio Tosi, segretario della Lega Nord veronese e capogruppo in consiglio regionale, sarà anche una camicia nera in potenza. A noi pare l’espressione doc di quest’arietta veronese. In aula comunale ha sollevato un putiferio proponendo al sindaco di far entrare gli extracomunitari solo dalla porta anteriore dei bus. Intanto a Isola Rizza, nella Bassa, un’azienda ha messo bagni separati per stranieri e italiani, e l’immigrato che aveva denunciato la cosa è stato licenziato in tronco. In città, i bagni pubblici di Montorio sono stati chiusi “perché l’utenza è cambiata”. Leggi: lo frequentavano solo immigrati, rei di volersi pulire. Bussolengo, Soave, Sommacampagna, Grezzana: l’industriosa campagna lombardoveneta si barrica in casa, svuota i negozi di serrature, frigge di campanelli d’ allarme, emette bollettini di guerra. Qui una banda di albanesi, lì i serbi in azione. Forse solo nell’anno Mille il contado ha evocato tante paure. Ma nel Duemila è come se tra i villaggi e le villette isolate la paura prendesse strade sue, esplodesse a prescindere dai pericoli reali. Ammette il capo della Polizia, Armando Zingales: “Gli anni Ottanta furono peggiori di questi”. Può dirlo, visto che allora coordinò, proprio qui, lo smantellamento del più forte centro di importazione droga d’Italia. “Dal ’98 al ’99 i reati contro il patrimonio sono scesi del venti per cento. La notte, la città è più tranquilla. Ma la gente continua a chiedere più sicurezza”. A Haider piace il Lombardoveneto. Piace anche a sua nipote, che frequenta la villa di un industriale della Bassa. Entrambi si sentono a casa, e non hanno torto. Rangers, ronde dappertutto; la Lega con nostalgie asburgiche; un bel conservatorismo cattolico subalpino; la memoria della Repubblica Sociale; la nuova An, sorridente e griffata, del Nordest. Quando la polizia ferma i “bravi ragazzi” tatuati e rasati di Forza Nuova, Fabio Gamba, assessore comunale alla sicurezza, li va a festeggiare all’uscita della Questura. Entusiasta dell’idea del sindaco Gentilini (Treviso) di militarizzare i vigili, ha comprato manganelli per la polizia urbana. Bianchi, di gomma, centimetri sessanta. Ora non sa come usarli, per non uscir dalla legge. Così li ha ribattezzati mazzette di segnalazione. Bastoni per fermare le auto. “E’ magnifico vivere a Verona – ironizza Giorgia Guarienti, che lavora a un centro per l’immigrazione – almeno sai dov’è il nemico”. Anche Palmarino Zaccatelli, capo dell’associazione ultraintegralista cattolica “Famiglia e civiltà”, sa bene dov’è il nemico. “E’ l’islamizzazione, che minaccia i pilastri della civiltà cristiana”. Dice degli immigrati: “Sono aggressivi, rifiutano il crocefisso a scuola, non mangiano maiale”. Sono tante a Verona le confraternite fondamentaliste. Le Famiglie Cattoliche, la Sacrum Imperium, il comitato Principe Eugenio. Tutti hanno trovato spazi e finanziamenti con la nuova alleanza fra Polo e Lega. Tutti vogliono “ripulire le strade dalla prostituzione, combattere il racket e i crimini, ridare serenità alle famiglie, salvaguardare l’Italia dall’invasione dei clandestini”. A Verona, l’ironia caustica contro le fobìe etniche dell’integralismo cattolico non la trovi a sinistra, ma nell’ultradestra, nel pirotecnico avvocato Luigi Bellazzi, grillo parlante di Fiamma Tricolore. Le grida degli ultras contro un giocatore africano del Verona? “Cialtroneria razzista”. L’antimeridionalismo? “Qualcuno spieghi ai coltivatori del Nord che anche le loro mutande vengono da aiuti dello Stato”. L’Opus Dei? “Ha una scuola privata da sei milioni all’anno. Ovviamente col negretto da esporre in una teca, per far vedere che non han pregiudizi”. La Lega? “Una degenerazione della Dc”. La microcriminalità? “Montatura dei giornali”. Verona non guarda all’Adige, il suo lungofiume è deserto. Tutta la vita sociale si svolge dentro il meandro, si autoreferenzia. Non è solo la vecchia anima rurale. E’ anche una nuova classe dirigente che viene dalla campagna. E’ come se, per una perfida nemesi, la paura dell’immigrato nascesse da gente immigrata a sua volta. Come se si scatenassero personalità e istinti che un tempo, almeno, sentivano il morso di un’élite illuminata. Nasconde delitti spaventosi la campagna veronese. Stevanin, con l’aiuto della madre, seviziava e faceva a pezzi donne straniere. Maso, con gli amici, uccise il padre e la madre per farsi i loro soldi. Furlan e Abel perforavano coi crocefissi i crani degli omosessuali. E poi i massi sull’autostrada a Castelnuovo, il meridionale ammazzato a botte a Montecchia di Crosara, i neonati nelle immondizie a Oppeano. La provincia italiana è un mondo strano. Spesso ha bisogno di autoassolversi, di non guardare in faccia i propri fantasmi. Come in Austria, l’uomo nero – l’ immigrato demonizzato – serve ad alimentare quest’illusione di innocenza, a dire che il male viene da fuori. Per questo, in Veneto come altrove, impera la legge non scritta dei panni sporchi che si lavano in famiglia. Qualche anno fa, quando dei veronesi marciarono contro la droga, “l’Arena” bollò la manifestazione, perché dannegiava l’immagine della città. Persino la paura della droga era inferiore alla paura che se ne sapesse in giro. Tutto è dissimulato, invisibile. Anche la ricchezza. I potenti veri girano coll’utilitaria. Lasciano la Rolls nascosta, in serbo per i viaggi fuoriporta. E se tutto fosse solo una straordinaria furbizia? Il marchingegno te lo spiega un ingegnere sudanese che lavora da illegale in una porcilaia. Senza immigrati l’ Italia chiude bottega, lo sanno tutti. Ma un immigrato irregolare costa la metà di uno regolare. Lo puoi licenziare quando vuoi. E allora, più alto si tiene l’allarme stranieri, più si spaventa la gente con l’uomo nero, più si collega l’ immigrazione alla criminalità, e minori saranno le quote legali concesse dal governo. Maggiori, quindi, saranno gli spazi per la manodopera illegale sottocosto, e minori saranno i costi d’impresa. Come dire: il ceto economico che chiede inflessibilità contro i clandestini, è esattamente lo stesso che li assume in nero e ne ha disperatamente bisogno. “Un meccanismo perfetto, una gigantesca ipocrisia che sta diventando una bomba a tempo sotto il culo degli italiani”. Haider, almeno, parla chiaro.

  8. effebi ha detto:

    “….più si spaventa la gente con l’uomo nero, più si collega l’ immigrazione alla criminalità, e minori saranno le quote legali concesse dal governo. Maggiori, quindi, saranno gli spazi per la manodopera illegale sottocosto, e minori saranno i costi d’impresa. Come dire: il ceto economico che chiede inflessibilità contro i clandestini, è esattamente lo stesso che li assume in nero e ne ha disperatamente bisogno.”

    in questa contorsione una cosa non regge: non è il ceto economico che chiede l’inflessibilità, a me non risulta, anzi, buona parte di “certo ceto economico -società civile-” sta proprio dalla parte opposta a dire che l’immigrazione è “cosa buona e santa” oltrechè necessaria.

    direi che i ceti economici hanno invece vantaggio a che ci sia un immigrazione importante per quantità dove pescare e selezionare a mani basse -con continua rotazione- e con compensi in nero.

    maggiore è la situazione di illegalità e maggiore può essere lo spazio per muoversi illegalmente.

    ridurre e controllare l’immigrazione significa anche ridurre i margini di libertà d’azione dei ceti economici “sfruttatori” e significa poter offrire maggiori garanzie ai regolarizzati (di cui si può sapere quanti sono, dove sono e cosa fanno)

    lo dice anche il rumiz stesso “un immigrato irregolare costa la metà di uno regolare. Lo puoi licenziare quando vuoi” quindi più ce ne sono meglio è….

  9. bulow ha detto:

    effebi

    non c’e’ nessuna contorsione. il punto e’ che l’ immigrazione non la puoi fermare. quindi se non offri canali legali, l’ immigrazione arrivera’ lo stesso, ma per vie illegali, con grande gioia degli sfruttatori. prova a pensarci. l’ articolo e’ stato scritto nel 2000. da allora il centrodestra e’ stato al governo per 70 mesi, contro i 20 mesi del centrosinistra, nei quali peraltro nessuno ha avuto la forza politica di mettere mano alla bossi-fini. nonostante i proclami e le leggi “cattiviste”, l’ immigrazione illegale non si e’ fermata, e ci troviamo adesso con un milione di persone che lavorano in italia senza avere i documenti in regola. da un giorno all’ altro queste persone diventeranno per decreto dei “criminali” a tutti gli effetti. secondo te verranno messe tutte in galera? e’ ovvio che no. saranno solo piu’ deboli e piu’ soggette a ricatti.

    ma questa discussione e’ stata fatta gia’ mille volte su questo blog, quindi non credo che valga la pena di replicarla ancora.

  10. effebi ha detto:

    si sta cercando di fermarla, ma certo non è impresa facile se d’altra parte c’è chi contemporaneamente non la vuole fermare, anzi.

    ma la cosa si risolverà banalmente, no lavoro = no immigrazione

    e i disoccupati italiani purtoppo potranno arrivare pure ad esprimere qualche malummore.

    vale la pena o meno di replicarla questa discussione ? non lo so, qualcuno ce la propina, e guarda caso chi lo fa lo fa per sostenere la causa della immigrazione e integrazione totale.

  11. bulow ha detto:

    effebi

    la discussione su questi temi ha moltissimo senso, anzi, e’ la questione delle questioni.
    quello che non ha senso invece e’ che io e te passiamo il nostro tempo a discutere, visto che abbiamo gia’ capito che la pensiamo in modo diametralmente opposto.

  12. effebi ha detto:

    vabbe ma qualche volta si scoprono dei punti in comune o si riflette sul pensiero dell’altro, senno sti ‘zzo di blog a che servono !?

  13. pierpaolo ha detto:

    corriere della sera

    “La sinistra di Rovigo paga gli immigrati che se ne vanno

    L’assessore di Rifondazione: il patto è che non tornino

    MILANO — Chi rimanda a ca­sa gli immigrati? La Lega? Sba­gliato. Gli immigrati, quelli in regola, li rimanda a casa il cen­trosinistra. Almeno nel Veneto, dove gli stranieri regolari sono 450 mila. Ultima, l’amministra­zione di Rovigo che sta per deli­berare, su proposta dell’assesso­re all’Immigrazione Giovanna Pineda (Rifondazione comuni­­sta), «un progetto per incentiva­re i rimpatri definitivi di cittadi­ni stranieri». Funzionerà così: «Abbiamo un primo budget limitato, 4.000 euro. Contiamo di spen­dere circa 400 euro per perso­na ». Già una decina hanno chie­sto informazioni: «Persone sin­gole, soprattutto uomini maroc­chini in situazioni di forte disa­gio che in futuro potrebbero an­che diventare dei delinquenti — spiega l’assessore Pineda —. Un sacrificio oggi per evitare l’assistenzialismo cronico in fu­turo ».”

  14. pierpaolo ha detto:

    è questa la vostra proposta per l’immigrazione? accogliamoli tutti e poi sganciamo per farli tornare a casa loro?

  15. Victor Bergman ha detto:

    Beh, se per far tornare a casa gli immigrati costasse di meno che tutto l’ambaradan di muri e di pattuglie e di controlli e di ronde e altre rotture di scatole, perché no?
    Qualcuno ha mai fatto i conti di quanto ci costa (se mai ci costa qualcosa o forse ne guadagniamo) l’immigrazione e quanto ci costa la lotta all’immigrazione clandestina?
    Chi ci perde e chi ci guadagna?
    Secondo me palesando questi conti ne avremmo di sorprese!

  16. pierpaolo ha detto:

    allora abbiamo la soluzione di ogni problema apriamo le frontiere ed i portafogli!

    grazie per l’illuminazione

  17. effebi ha detto:

    ocio che tra un pò qualcuno riuscirà pure a dimostrare la bontà di istituire le ronde “PDane”

  18. furlàn ha detto:

    Non si tratta di aprire poi tanto il portafogli visto che gli aerei dell’Aereonautica potrebbero servire proprio a questo invece che a portare nani e ballerine in Sardegna.

  19. pierpaolo ha detto:

    furlan, hai ragione, il problema dell’itaglia è berlusconi, non l’ottusa mentalità di chi demolisce ogni forma di idea e di rinnovamento se non proviene dal proprio schieramento.

  20. bulow ha detto:

    “è questa la vostra proposta per l’immigrazione? accogliamoli tutti e poi sganciamo per farli tornare a casa loro?”

    vostra di chi? che modo di argomentare del cazzo. se e’ per questo, negli anni ’60 il piu’ grande nemico della desegregazione era il governatore democratico dell’ alabama, robert wallace. kennedy mando’ l’ FBI a scortare gli studenti afroamericani nelle universita’, per proteggerli dalle violenze della polizia locale.

  21. bulow ha detto:

    adesso la maggioranza si e’ accorta di aver combinato un bel casino:

    Regolarizzare le badanti, sì del governo

    di VLADIMIRO POLCHI

    Regolarizzare le badanti, sì del governo La Lega: no sanatorie ma discutiamo

    da “la repubblica” del 9 luglio 2009

    ROMA – “Il governo ha allo studio dei percorsi per le famiglie che vogliano regolarizzare le badanti”. Spetta al ministro per i Rapporti col parlamento, Elio Vito, spiegare l’ennesima capriola dell’esecutivo. Il governo sta infatti lavorando a una regolarizzazione. L’obiettivo? Salvare dai rigori del reato di clandestinità, le 600mila colf e badanti irregolari in Italia. Due le ipotesi di lavoro: una norma di legge ad hoc e un decreto flussi in autunno. Intanto, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, avverte: “Oggi la società è multiculturale”.

    A parlare espressamente di regolarizzazione è Elio Vito, secondo il quale il governo proporrà al Parlamento norme con “effetti positivi per il contrasto al lavoro nero”, che possono portare fino a “11 miliardi di euro nelle casse dello Stato”. Plaude il sottosegretario, Carlo Giovanardi: “E’ stata accolta la mia proposta”.

    Ma la cifra citata da Vito, allarma la Lega e il ministro della Difesa. Passano infatti poche ore e Ignazio La Russa è pronto a correggere il collega, chiedendo di escludere le colf e limitare la sanatoria solo a “chi assiste ultra settantenni e persone portatrici di handicap”. E Roberto Cota (Lega) aggiunge: “Se il governo studia un provvedimento che non è una sanatoria generalizzata lo verificheremo”.

    Nelle stesse ore, dal presidente della Camera, Gianfranco Fini arriva l’avvertimento a non considerare “il razzismo debellato”. Poi, nell’introduzione al catalogo della mostra “Convergenze mediterranee” (dal 14 luglio a Montecitorio), Fini elogia la multiculturalità, che “presuppone la piena libertà di scegliere prescindendo dalla propria cultura di riferimento”. E netto appare il contrasto con quanto affermato il 9 maggio scorso dal premier Silvio Berlusconi contro “l’Italia multietnica”.

    Che le acque siano agitate nella maggioranza, lo conferma poi l’iniziativa di quattro deputati “finiani” – Granata, Perina, Mussolini e Barbieri – che presentano un emendamento al decreto anti-crisi per sanare tutti coloro che abbiano fatto una richiesta di regolarizzazione. Immediato arriva, però, lo stop di Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: “Il decreto anti-crisi non è lo strumento adeguato”.

    Due i progetti sui quali stanno lavorando i tecnici del Viminale. Primo, una norma per regolarizzare chi può dimostrare di avere un lavoro domestico e di essere entrato in Italia prima di una certa data (antecedente all’entrata in vigore del reato di clandestinità). Secondo, un decreto flussi 2009 per salvare dai rigori della legge chi ha già fatto domanda d’assunzione.

    “Apprezziamo il tentativo di risolvere il problema contingente – commenta Andrea Olivero, presidente delle Acli – ma non basta: bisogna prevedere nuovi strumenti di ingresso legale, come il permesso per ricerca di lavoro”. E oggi alla Senato, verrà presentato un disegno di legge bipartisan per la “regolarizzazione del lavoro dei cittadini stranieri”.

  22. pierpaolo ha detto:

    “vostra di chi? che modo di argomentare del cazzo.”

    non indugio su aggressività e termini usati

    comunque per “vostra” intendevo di tutti quelli che mi dicono che è sbagliato ciò che fa maroni ma non sanno dare altra proposta se non tirare fuori i soldi per farli tornare indietro.

  23. bulow ha detto:

    “comunque per “vostra” intendevo di tutti quelli che mi dicono che è sbagliato ciò che fa maroni ma non sanno dare altra proposta se non tirare fuori i soldi per farli tornare indietro.”

    cioe’ dell’ assessore di rovigo, che e’ una nota frequentatrice di questo blog.

  24. bulow ha detto:

    “non indugio su aggressività e termini usati”

    e non e’ aggressivita’ attribuire agli altri posizioni che non hanno?

  25. bulow ha detto:

    adesso mi piacerebbe sapere come faranno il governo e la maggioranza a venir fuori dal casino in cui si sono ficcati.

  26. pierpaolo ha detto:

    “Beh, se per far tornare a casa gli immigrati costasse di meno che tutto l’ambaradan di muri e di pattuglie e di controlli e di ronde e altre rotture di scatole, perché no?
    Qualcuno ha mai fatto i conti di quanto ci costa (se mai ci costa qualcosa o forse ne guadagniamo) l’immigrazione e quanto ci costa la lotta all’immigrazione clandestina?
    Chi ci perde e chi ci guadagna?
    Secondo me palesando questi conti ne avremmo di sorprese!”

    questo è il commento a cui mi riferivo in particolare.

    non ci vedo nessun problema, la norma rientra nel codice penale, e non è retroattiva. si regolarizzino dimostrando di lavorare e potranno rimanere. se non lavorano o sperano (ovvio, con la complicità dei datori di lavoro) di lavorare in nero faranno le valige o finiranno dentro.

  27. effebi ha detto:

    leggendo l’articolo di repubblica mi ha colpito il tempo dato all’articolo scandito dall’alternarsi delle tante contrastanti opinioni e poi zac !…. ogni tanto un “lampo” di Fini… che sembra quasi uno di quei personaggi tanto comici quanto inutili ed estemporanei del vecchio “altogradimento”.
    poi però non so se tra le sue fila ste sue “uscite” hanno tutto sto “alto gradimento”.

    vabbè, per un veltroni che sta andando a destra un fini che va a sinistra, speriamo che non si scontrino, presi come sono.

  28. bulow ha detto:

    guarda la cronologia degli interventi, per favore, e non prendiamoci per il culo.

    a meno che tu non possieda la macchina del tempo…

    “non ci vedo nessun problema etc.”

    di nuovo: non prendiamoci per il culo. con le leggi vigenti, non possono regolarizzarsi. devono tornare in patria e aspettare un flusso. per questo il governo sta discutendo la possibilita’ di una sanatoria.

  29. bulow ha detto:

    il mio ultimo commento era per pierpaolo, ovviamente

  30. pierpaolo ha detto:

    bulow

    prima di tutto abbassa i toni

    non vedo dove stia il problema, sono entrati illegalmente in itaglia? se ne tornino da dove sono venute e rientrino seguendo le nostre leggi, se hanno il lavoro pronto e se è vero che ce n’è così tanto bisogno si sistemerà tutto in fretta penso. no?

    in ogni caso aspetto ancoa una proposta alternativa al problema immigrazione

  31. bulow ha detto:

    pierpaolo

    prima di tutto piantala di prendere tutti per scemi. non puoi dire che il tuo commento e’ una replica ad un altro commento, che e’ stato postato venti minuti dopo il tuo. questi giochetti li puo’ fare berlusconi, che puo’ contare su un apparato mediatico in grado di scomporre e ricomporre la cronaca politica della giornata a suo piacimento.

    dopodiche’:

    primo: chi entra con un visto turistico (cioe’ la maggioranza) non e’ entrato illegalmente. la condizione di illegalita’ subentra allo scadere del visto turistico.

    secondo: la legge bossi-fini impone di fatto il doppio passaggio: visto turistico, periodo di prova “in nero”, attesa della lotteria-flusso, rientro in patria e infine ingresso regolare.

    terzo: se ci sono 600000 persone che vivono e lavorano senza avere i documenti in regola, significa che la legge cosi’ com’ e’ non funziona, perche’ non tiene conto della reale domanda-offerta di posti di lavoro.

    quarto: sono mesi che ripeto che la legge bossi-fini va cambiata, con l’ introduzione dei permessi per ricerca di lavoro. vedo oggi sull’ articolo di repubblica che lo propongono anche le acli.

    quinto: “se hanno il lavoro pronto e se è vero che ce n’è così tanto bisogno si sistemerà tutto in fretta penso. no?” sbagliato. i flussi di solito non prevedono 600000 posti di badante o colf. altrimenti non si capirebbe la ragione del casino che e’ saltato fuori nella stessa maggioranza.

  32. arlon ha detto:

    Piutosto, pensavo che la ilustrazion del manifesto nel articolo,. xe fata sai ma sai meio de quel che xe vedi nela larga magioranza dei manifesti politici, anche a tiratura nazional.

  33. davide lessi ha detto:

    Bene, sono contento che il mio post abbia suscitato commenti e critiche. Di queste, quella che sento più azzeccata, è quella di ‘generalismo’. Il mio, difatti, non voleva essere altro che un intervento populista: il “la” per un dibattito aperto tra i lettori della testata. Usare un linguaggio provocatorio, per demistificare, con le sue stesse armi, il discorso di un leghista in particolare per poi passare al discorso politico in generale.
    Secondo studiosi del populismo (Betz e Johnson, tra gli altri), è nel trasformare gli slogan politici in spiegazioni e nel averli sostituiti al tradizionale dibattito, che sta la vera novità introdotta dalla Lega. Riformulando il linguaggio con la brevità, l’umorismo sarcastico, la violenza verbale degli attacchi agli avversari, il partito del senatur ha contribuito non poco ad immergerci in quel mare di populismo mediatico in cui galleggiamo ogni giorno.
    Nel mio piccolo, credo che bisogna ripartire anche dal linguaggio per capire il perché la Lega conti di un successo così capillare. Per capire il perché l’adesione al movimento abbia assunto un ‘nonsoche’ d’inconsapevole e inconscio. Del resto Rumiz lo scriveva già nel 1997 (La secessione leggera): “è con le parole che un uomo senza televisioni e grande stampa, ma provvisto di fantasia, può far saltare un sistema che ha un formidabile fuoco di sbarramento nei giornali e nelle televisioni, ma di fantasia ne ha pochissima”. E’ parlando “la lingua del popolo” che Bossi ha proposto le sue meta-narrazioni (dal mito del Po alla Padania Promessa), arricchite dei simboli profani (il sole delle alpi, la croce lombarda, il leone di San Marco..) in sostituzione a quelli cristiani in quella che era la terra “più bianca” d’Italia. Queste narrazioni non avranno portato alla nascita della nazione padana, ma hanno pur sempre fatto convogliare il consenso della maggioranza del nord d’Italia intorno al partito. Ora che la Lega è al governo, e il fenomeno sta esondando anche oltre il Po, non mi sembra il caso di trattarla con snobismo o superficialità. Anzi.

    Ritengo, però, sia giusto considerare, quella leghista, una risposta facile alla complessità e alla modernità. Che, ponendo sul piatto i temi caldi (sicurezza, immigrazione), tenga più conto del responso elettorale per il mantenimento del potere, che di un’innovazione e un ammodernamento del vecchio stivale. Strana evoluzione, quella statalista, per un movimento che nell’autobiografia del suo leader indiscusso, il ribelle Umberto Robossipierre, professa la necessità di un “governo rivoluzionario”. Più che rivoluzionarie le politiche adottate dalla Lega, sembrano reazionarie. Fa riflettere che in una situazione di crisi economica globale, si acceleri sulla questione del reato-clandestinità. Non per niente gli immigrati – illegali e non – sino a qualche giorno fa parte insostituibile del modello di sviluppo del modello nordest, sono stati i primi a perdere il posto di lavoro. Mi chiedo: dopo quello degli imprenditori, il benservito dello Stato è funzionale a scongiurare un clima di agitazione sociale? A disinnescare quella “bomba ad orologeria” evocata da Haider nell’articolo di Rumiz?
    Cosa c’è di più reazionario di chiudersi in una comunità del benessere (o del ben-avere?), dimenticandosi che, solo poco tempo fa, gli “immigrati eravamo noi”, come chiosa Gian Antonio Stella, nel suo libro-inchiesta di qualche anno fa“l’Orda”?
    Il rifiuto della diversità e della complessità, anche in termini culturali, ha i suoi costi. Magari non in termini politici, dove sembrano maggiori i benefici, soprattutto in una società, come quella del profondo nordest, spaccata tra tradizione e modernità.

    Certo, le alternative latitano e la Lega con i suoi uomini (non mi riferisco ai rondisti) è vicina alla gente, ne interpreta i sentimenti, ne fiuta gli umori. Ma, a mio avviso, serve continuare a demitizzare le sue narrazioni, far luce sulle sue ipocrisie (di cui quella dei padroncini verdi che sfruttano il lavoro in nero è forse la più nota), considerare le sue istanze politiche – dal secessionismo, alla rivolta fiscale, alla devolution, fino all’ultima versione aggiornata ma non specificata, di federalismo – come degli strumenti utili un tempo per conquistare, ora, per mantenere il potere.
    Al di là di ogni intellettualismo e della satira la Lega “sta facendo qualcosa di concreto”, ti dicono. Ma chi dice che la facilità delle sue risposte, il suo procedere seguendo la logica dell’attualità, “tutto e subito”, sia il modo migliore per governare? Abbuffarsi di un governo di pancia oggi, potrebbe dire rigurgitare tutto un domani non troppo lontano.

    Scusate la logorrea, ho preferito dilungarmi visto che da domani e per due settimane sarò a Verona, la città del sindaco “col leon che magna el teron”…

    PS: piccola annotazione per pierpaolo: non sono un politologo, però chi vota (o lavora?) per la Lega dovrebbe sapere che esiste da 20 anni (dicembre 1989), non 30. prima c’erano le leghe.
    l’ultima per Massimiliano Fedriga, sulla questione clandestinità-criminalità: se una, facciamo badante, è già in Italia ‘sans papier’, diventa perseguibile per quello che è, una clandestina, non per quello che ha fatto (entrare illegalmente nel belpaese). o forse il nuovo decreto agisce in deroga al principio dell’irretroattivà delle leggi penali, garantito costituzionalmente in base al principio nullum crimen sine lege (nessun reato senza legge)? chi è fazioso? in merito al resto rimando ai 5 punti del commento di bulow.

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