io mi chiedo: questi negozi in centro che chiudono, chiudono perchè:
– c’è troppa concorrenza relativa alla loro merce?
– gli acquirenti hanno meno soldi da spendere?
– gli affitti dei negozi in centro sono troppo elevati?
– altro?
Arlon, per certi negozi, soprattutto de abbigliamento bon prezzo, confermo anche mi sempre le stesse strazze.
Ma Arteregalo vendeva porcellane, cristalli, Principe una volta vendeva scarpe de qualità superior a Pittadello. Arteregalo gaveva un secondo negozio in corso Saba che ga serado un per de anni fa con una svendita dove che anche mi go comprado piatti de porcellana de ottima qualità.
credo che la somma de tuto quel che te ga scrito ti più la zonta de arlon.
pochi oramai xe disposti a spender per el gusto de aver in casa piati de porcelana de otima qualità….
se compra e se consuma robe “meno impegnative” e po…xe de meter via per l’auto e sto ano no ‘ndemo nianche in ferie…
mi credo anche che molti comercianti no gabi voia de tignir verto se no xe un bon margine, “chi me lo fa far…”
e forsi la rioda del consumismo ga fato el suo giro, cussì se trovemo che in casa gavemo tuto (meno che i bori !)
Mi diria po de distinguer fra dove che sera un negozio e vien un altro e dove che sera e resta sfitto ,vedi Corso, via Mazzini che po fa pena quele vetrine coverte de polvere in pieno centro. Perchè un ricambio xe anche prevedibile, spesso co mori el vecio proprietario o no i ga fioi o i fioi vol far altro, no xe come nel Medioevo che la bottega del fabbro ferraio se tramandava de pare in fio per generazioni.. brutto me par inveze co sera e no vien nissun e me domando che vantaggio ga i proprietari a tegnir sfitto, no ghe convegnissi sbassar i affitti pur de afittar?
e negozi de lusso.. ghe xe ancora Trussardi? e Gucci in corso, quanto ga durado? e questo xe roba de decenni fa..
inveze me par che verzi spesso fiorai novi, che vendi poco fiori recisi e assai piantine.
Io credo che le chiusure senza riaperture in centro siano dovute un po’ alla riduzione della domanda interna, un po’all’apertura dei centri commerciali e degli “outlets”, magari di catena, anche in pieno centro.
Poi la gente non ha più voglia di cercare posteggio e molti, magari quelli che comprano ancora porcellana, si sentono “troppo fini” per andare in autobus. Parliamo anche un po’ dei commercianti: una volta era gente che sapeva fare il suo mestiere, magari ereditato, ed i commessi duravano anni, se non decenni. Oggi c’è moltissima gente che, o per mancanza di alternative sul mercato del lavoro, o “per essere qualcuno”, si improvvisa negoziante, senza avere la più pallida idea della merce che vende, del mercato e dei fornitori. Spesso nemmeno hanno idea di quanto è un margine operativo realistico. Poi i commessi: in tutti i campi, postini compresi, la precarizzazione ha fatto sì che la gente lavori male, non stia sul posto abbastanza per imparare bene il lavoro, sia sempre non in cerca di approfondimenti professionali, ma in cerca del prossimo “job”, soprattutto delle conoscenze che glielo possono procurare.
Non da sottovalutare anche il fattore “Eredità” e quello delle “culle vuote”. le generazioni precedenti a Trieste avevano accumulato notevoli patrimoni, in genere non distrutti dalle guerre, sia immobiliari, che di collezioni d’arte e antiquariato. Basta vedere il ben di Dio che si vede alle aste di Stadion!!
Ora, la nostra generazione e, ancora peggioi la prossima, stanno consumando quanto loro lasciato e generalmente non riescono ad accumulare. I ora ventenni, se non cambia nulla, destinati a fare gli eterni precari ( devono risparmiare) o ad emigrare (non si appesantiscono per il trasloco), hanno tutt’altro per la testa che comperare l’ennesimo tappeto o servizio di porcellana.
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Cessione non vuol dire cessazione
io mi chiedo: questi negozi in centro che chiudono, chiudono perchè:
– c’è troppa concorrenza relativa alla loro merce?
– gli acquirenti hanno meno soldi da spendere?
– gli affitti dei negozi in centro sono troppo elevati?
– altro?
– vendi tuti le stese straze.
La soluzion xe diversificar e specializarse, basta copiar da altre cità europee.
(anche nela creazion de distreti comerciali, però)
Arlon, per certi negozi, soprattutto de abbigliamento bon prezzo, confermo anche mi sempre le stesse strazze.
Ma Arteregalo vendeva porcellane, cristalli, Principe una volta vendeva scarpe de qualità superior a Pittadello. Arteregalo gaveva un secondo negozio in corso Saba che ga serado un per de anni fa con una svendita dove che anche mi go comprado piatti de porcellana de ottima qualità.
@ bibliotopa
credo che la somma de tuto quel che te ga scrito ti più la zonta de arlon.
pochi oramai xe disposti a spender per el gusto de aver in casa piati de porcelana de otima qualità….
se compra e se consuma robe “meno impegnative” e po…xe de meter via per l’auto e sto ano no ‘ndemo nianche in ferie…
mi credo anche che molti comercianti no gabi voia de tignir verto se no xe un bon margine, “chi me lo fa far…”
e forsi la rioda del consumismo ga fato el suo giro, cussì se trovemo che in casa gavemo tuto (meno che i bori !)
Mi diria po de distinguer fra dove che sera un negozio e vien un altro e dove che sera e resta sfitto ,vedi Corso, via Mazzini che po fa pena quele vetrine coverte de polvere in pieno centro. Perchè un ricambio xe anche prevedibile, spesso co mori el vecio proprietario o no i ga fioi o i fioi vol far altro, no xe come nel Medioevo che la bottega del fabbro ferraio se tramandava de pare in fio per generazioni.. brutto me par inveze co sera e no vien nissun e me domando che vantaggio ga i proprietari a tegnir sfitto, no ghe convegnissi sbassar i affitti pur de afittar?
e negozi de lusso.. ghe xe ancora Trussardi? e Gucci in corso, quanto ga durado? e questo xe roba de decenni fa..
inveze me par che verzi spesso fiorai novi, che vendi poco fiori recisi e assai piantine.
Io credo che le chiusure senza riaperture in centro siano dovute un po’ alla riduzione della domanda interna, un po’all’apertura dei centri commerciali e degli “outlets”, magari di catena, anche in pieno centro.
Poi la gente non ha più voglia di cercare posteggio e molti, magari quelli che comprano ancora porcellana, si sentono “troppo fini” per andare in autobus. Parliamo anche un po’ dei commercianti: una volta era gente che sapeva fare il suo mestiere, magari ereditato, ed i commessi duravano anni, se non decenni. Oggi c’è moltissima gente che, o per mancanza di alternative sul mercato del lavoro, o “per essere qualcuno”, si improvvisa negoziante, senza avere la più pallida idea della merce che vende, del mercato e dei fornitori. Spesso nemmeno hanno idea di quanto è un margine operativo realistico. Poi i commessi: in tutti i campi, postini compresi, la precarizzazione ha fatto sì che la gente lavori male, non stia sul posto abbastanza per imparare bene il lavoro, sia sempre non in cerca di approfondimenti professionali, ma in cerca del prossimo “job”, soprattutto delle conoscenze che glielo possono procurare.
Non da sottovalutare anche il fattore “Eredità” e quello delle “culle vuote”. le generazioni precedenti a Trieste avevano accumulato notevoli patrimoni, in genere non distrutti dalle guerre, sia immobiliari, che di collezioni d’arte e antiquariato. Basta vedere il ben di Dio che si vede alle aste di Stadion!!
Ora, la nostra generazione e, ancora peggioi la prossima, stanno consumando quanto loro lasciato e generalmente non riescono ad accumulare. I ora ventenni, se non cambia nulla, destinati a fare gli eterni precari ( devono risparmiare) o ad emigrare (non si appesantiscono per il trasloco), hanno tutt’altro per la testa che comperare l’ennesimo tappeto o servizio di porcellana.
Ohi ma Arteregalo no sera, quindi cambiar titulo please!
Cambia paron e i svoda el magazin (problemi de giacenze?)
grazie mauro, ti meriti un (arte)regalo 🙂
e Zampolli del viale?
Quel lo svodassi mi! 🙂
chiudi zampolli ? xe robe da lutto cittadino