18 Giugno 2009

Parco del Mare: che ne pensa la classe politica

Che ne pensano del Parco del Mare i consiglieri comunali? In generale sono favorevoli, con qualche distinguo, come sempre, con dei “sì, però”. Li abbiamo interpellati telefonicamente.
Per il Partito Democratico, Fabio Omero non si sbilancia: il partito chiarirà le sue posizioni venerdì in conferenza stampa, dopo aver ascoltato la relazione di Ravidà, ma già promette una serie di emendamenti e correttivi; si vuole saperne di più sulla tenuta dei conti e su chi avrà la gestione.

La Lega Nord, dice il capogruppo Maurizio Ferrara, ancora non ha visto alcuna documentazione, non partecipa alle riunioni di maggioranza. Spera potrà dare nuovo impulso al turismo, ma l’aspetto che più interessa la Lega è quello occupazionale, di cui non è sicura: «Non vorrei che l’Ikea di Villesse desse più lavoro del Parco del Mare», ragiona Ferrara. Spiace dovergli dire che difficilmente potrà essere il contrario. Al che io gli snocciolo le cifre: le previsioni di Ravidà gli paiono «molto ottimistiche». Ferrara allora si domanda se il progetto dell’acquario potrà essere compatibile col rigassificatore; e comunque, lui i pesci li preferisce in mare. Parliamo allora dei cicli turistici, gli dico che al 41% di quelli che vanno a Genova interessa solo l’acquario; insomma, la discussione sul piano regolatore, in questo momento, ha bloccato tutto: «la secretazione è stata una follia».

Piuttosto sicuro della bontà dell’idea è invece Roberto Sasco (Udc), che sottolinea il fatto che non si può parlare di “progetto”, che ancora non c’è, ma di “volontà”. Il Parco del Mare completerà la riqualificazione delle Rive, risolvendo il problema dell’ex Pescheria, del magazzino vini e dell’ex Piscina. Sì, ma dal punto di vista dei costi? Si può fare, basta che venga dato «alle persone giuste». A chi? «Alle persone giuste». Si parla di 50-60 milioni di euro in tre anni, «cifra elevata, ma se pensiamo al “Rocco”…». Sasco precisa che ha «le idee chiare» ed è «abbastanza informato». In effetti, le cose le sa, ha presenti i numeri. Passano per la provincia di Trieste, dice, ogni anno circa sei milioni di persone dirette in Istria e Dalmazia: bisogna fare in modo di attirare quel traffico, stringendo accordi anche con Lipizza, Postumia (e valorizzando un’attrazione come la Grotta Gigante), con Venezia e le spiagge della Dalmazia, investendo su Trieste quale polo crocieristico. Sebbene si tratti di un turismo povero, neanche quello scolastico è da snobbare; in effetti, si tratta di una buona quota di mercato, che riempie gli alberghi anche in bassa stagione. Le scuole, spiega Sasco, fanno turismo culturale legato perlopiù alla Risiera, alla Foiba e al Sincrotrone: l’acquario potrebbe costituire un quarto polo. Gli dico della possibile concorrenza di Gardaland: è diverso, spiega, «a Gardaland si va per divertirsi, noi daremo un taglio culturale».

Tornando all’opposizione, assai favorevole è il giudizio sia di Roberto Decarli (Cittadini per Trieste) che di Emiliano Edera (Lista Primo Rovis – Autonomia e Giustizia); il primo dice che è giunto il momento di puntare sul turismo culturale, finora trascurato, e cita al riguardo il Museo d’Arte orientale, che verrà trasferito. Edera è «assolutamente favorevole», anzi teme che l’uso triestino di procrastinare i tempi possa essere da ostacolo ad una realizzazione che rilancerebbe turismo, darebbe lavoro e farebbe aprire nuovi alberghi. Al sentire da me le stime, ammette che gli paiono «un po’ esagerate, ma bisogna provarci»; nei primi anni si potrebbe arrivare a 700.000 ingressi, questo il suo calcolo, per poi stabilizzarsi sui 500.000.

Al momento attuale Iztok Furlanic (Rifondazione) si asterrebbe, non è contrario, «ma la città ha bisogno di altro»; altra frase ad effetto, anche se non originalissima: «Manca un progetto. Cosa si vuol fare di questa città? Città d’arte? Turistica? Anche il luogo, non mi convince, sulle Rive non c’è chiarezza: e di Palazzo Carciotti cosa si vuol fare? Centro congressi o cosa?». Rimane il problema dell’occupazione.

Angela Brandi (An) non fa commenti, dice che aspetta di sentire Ravidà, perché vuole capire su che basi si sono fatte quelle stime. In generale però Alleanza Nazionale è favorevole.

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3 commenti a Parco del Mare: che ne pensa la classe politica

  1. Andrea Dessardo ha detto:

    Riporto l’email che mi ha scritto il curatore del dossier dell’Enpa Giovanni Guadagna:

    Gent.le Andrea,
    La ringrazio per la segnalazione e lo spazio che avete fornito. Ho anche letto la discussione che ne è nata. Spunti utili e pure, in alcuni casi, simpatici.
    Ritengo che la Vostra iniziativa sia utile ancorchè, al di là di meriti di ENPA o giudizi … di merito, ha dato spazio ad un’altra interpretazione di una vicenda che in realtà, come giustamente sottolineato nello stesso aricolo, è stata finora caratterizzata da rare ma eccellenti opposizioni. La cosa che più mi ha sorpreso, io non triestino, è come alcuni triestini non possano aver tenuto conto della possibilità di convogliare persone su un’area che, forse a prescindere dall’ingagine rivelatrice, poteva far sorgere il dubbio di essere una discarica industriale (questo, ovviamente, a prescindere se trattavasi di un acquario, piuttosto che un’area concerti o quant’altro). Comunque, siccome in Italia esistono finanche interi quartieri costruiti su rifiuti industriali …

    Veramente grazie
    Giovanni Guadagna

  2. enrico maria milic ha detto:

    queste dichiarazioni dei nostri consiglieri comunali denotano

    per me

    una crisi profonda della politica in questa città.

    ma come si fa su un progetto che viene sbandierato come ‘di portata strategica’ a non tentare di farsi da soli in maniera approfondita, a prescindere da ravidà, dei calcoli sui costi? e sui ricavi e l’indotto che questo acquario ‘ridotto’ porterebbe? e sull’opportunità che la collocazione giusta dell’acquario sia sulle rive?

    per fare un esempio, si dice che a trieste abbiamo 300.000 turisti e il pareggio economico dell’acquario sarebbe sui 500.000 visitatori. ma si dice anche che questi 300.000 turisti siano in gran parte portati da congressi e conferenze. quindi, come la mettiamo?

    quello che ci si aspetterebbe, perlomeno, è che tutti gli studi sul mercato potenziale dell’acquario siano resi pubblici (anche scaricabili on-line, per esempio). e così tutti gli studi economici, di introiti e indotti.

    ad oggi, il documento dell’enpa sul parco del mare resta la fonte più dettagliata e, mi pare, anche credibile vista la mole di dati esaminati. ma forse mi sbaglio e allora correggetemi indicandomi altri documenti dettagliati.

    da quello che si capisce, la collettività andrà a versare milioni di euro nelle casse di una spa o srl privata, non controllata dai cittadini. e i ritorni per i cittadini sono tutti da verificare. e il deturpamento perenne dell’aspetto attuale delle rive è probabile.

    resto anche turbato da come la discussione sotto il precedente articolo di andrea dessardo (un ottimo scoop, tra l’altro) si sia arenata sul puntare il dito non sulle cifre economiche ma su chi era a raccontare quelle cifre (l’enpa).

    dov’è finita la politica in questa città? e l’opposizione?

  3. Elisabetta Bini ha detto:

    ….meno male che anche l’ opposizione a volte riesce a cambiare idea, ma sarà proprio cosi?

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