20 Maggio 2009

èStoria, domani si parte

E’ dedicata a “Patrie. Cittadinanza e appartenenze dalla polis greca al mondo globale” la quinta edizione di èStoria, Festival internazionale della storia, in cartellone da domani a domenica: una “tre giorni” di stretta attualità ma anche di riflessioni a tutto campo sui passaggi più rilevanti che hanno attraversato la storia.
Come da tradizione la rassegna èStoria si svolgerà nel cuore di Gorizia, ai Giardini pubblici di corso Verdi dove saranno allestite le tensostrutture che tradizionalmente ospitano il festival (Tenda Erodoto, Tenda Elio Apih, Bibliotenda per la mostra-mercato libraria, Ludotenda per le attività rivolte all’infanzia), ma troverà svolgimento anche in altre sedi cittadine, come l’Auditorium della cultura friulana.
Qui il link per scaricare il programma completo della manifestazione.

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5 commenti a èStoria, domani si parte

  1. Chebastardocheson ha detto:

    Perdonate l’appunto,ma si è dimenticato di menzionare le due tensostrutture,la Barbontenda e la Spuzzotenda,site sul fondo dei Giardini Pubblici,lato via Cadorna.
    Al loro interno una vasta esposizione di aromi,prevalentemente sardi,e sarà visitabile anche l’allevamento di parassiti del corpo umano.

  2. abc ha detto:

    Un’ottima manifestazione, che rende onore a Gorizia.

  3. MANZELLA FRANCESCO ha detto:

    E’ il tema principe, per farci capire le ns. origini e le ns. evoluzioni.
    Oggi, purtroppo quello che non si è riuscito a fare in maniera globale è, appunto la salvaguardia delle proprie origini con una convivenza pacifica tra le varie popolazioni.
    Speriamo, che tale manifestazione abbia riscontro da parte della cittadinanza tutta, oltre per la notevole organizzazione anche per l’importanza del tema trattato.

  4. Quad ha detto:

    Hai dimenticato di dire che è l’unica manifestazione in cui il Comune non può metterci becco, ed è per questo che ha sempre funzionato alla grande.

  5. abc ha detto:

    Sabato sera avrei voluto assistere alla conversazione di Estoria che si svolgeva all’Auditorium di via Roma.
    Sono arrivato lì verso le 21, ma decine di persone aspettavano fuori dal fabbricato. Alcuni avvisi appesi sui vetri informavano chi stava fuori che si poteva entrare fino ad esaurimento dei posti.
    Abbiamo educatamente atteso che ci aprissero se non altro per entrare al piano terra. Il programma era iniziato da un bel po’.
    Il custode ci ha detto che è tutto pieno.
    Poi però dopo circa mezz’ora si sono degnati di farci entrare, proibendoci però di salire, collocando due giovantotti in divisa scura (vigili del fuoco?) davanti alle scale per impedire la salita.
    Abbiamo potuto ascoltare (si fa per dire) attraverso una fessura bucherrellata del soffitto sotto la quale c’era evidentemente una antica cassa acustica.
    Dopo molto tempo i due tizi che bloccavano la salita sono andati via, sono allora salito al primo piano dove altra gente poteva ascoltare e “vedere” (se così si può dire) su quei due microschermi che stanno sopra le porte di ingresso alla sala.
    Le persone erano tutte sedute sui divani dell’atrio, inoltre alcuni posti erano vuoti.
    Capirete cosa si sentiva e si vedeva a molti metri di distanza dai microschermi.
    Quando sono uscite dalla sala alcune persone, ho provato ad entrare.
    Con sorpresa ho consatato che c’era qualche posto a sedere libero, che nessuno era in piedi o seduto negli spazi disponibili (scalinate corridoi).
    Siccome altre volte ho visto l’Auditorium strapieno, domando a chi cortesemente è in grado di rispondere:
    1 – come mai si è impedito alla gente di entrare nella sala?
    2 – perchè si è lasciata in piedi fuori dal fabbricato gente, fra cui alcune persone anziane, anzichè farle accomodare subito sui divani del piano terra?
    3 – Chi ha dato l’ordine di bloccare l’entrata e perchè?
    4 – Di chi è la responsabilità di quanto accaduto?
    5 – Le norme prescrivono forse che non possoano entrare persone che non trovano collocazione nei posti a sedere? allora come mai negli autobus si può stare in piedi?
    Senza voler fare polemica con nessuno, ma solo per documentare un fatto increscioso di cui sono stato presente e vittima.

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