13 Maggio 2009

Intitolata la Scala a Granbassi, con “il corredo di una protesta silenziosa”

Il Comune di Trieste ci ha inviato il seguente comunicato stampa a proposito dell’odierna intitolazione al giornalista di regime Granbassi, mentre l’Ansa informa altrove che il tutto è avvenuto “con il corredo di una protesta silenziosa”.

La scala tra piazzale Rosmini e via Revere a Trieste è da oggi (mercoledì 13 maggio) dedicata alla memoria del giornalista e scrittore Mario Granbassi (1907-1939)

Nato a Trieste il 13 maggio 1907 da genitori istriani, Mario Granbassi vive l’infanzia e la giovinezza a Pisino e, già durante gli studi liceali, inizia l’attività di scrittura con satire di vita cittadina, canzoni dialettali rimaste nella tradizione locale e traduzioni teatrali. Intraprende poi un’intensa attività di corrispondenza e collaborazione con Il Piccolo, il Corriere Istriano, Marameo e La Coda del Diavolo. Nel 1925, conclusi gli studi superiori, si trasferisce a Trieste e s’iscrive all’Università. A soli 24 anni, unico caso in Italia, diviene capocronista de Il Piccolo e, nel 1931, con la nascita di Radio Trieste, si fa notare per le sue doti di conversatore e radiocronista. Con una trasmissione per ragazzi, il suo successo coinvolge gli ascoltatori di tutta Italia. Infatti, con lo pseudonimo di Mastro Remo, intrattiene i giovani conversando e spronandoli con giochi, tra i quali un originale radiodisegno. Contemporaneamente crea il settimanale Mastro Remo e, nel 1932, racconta in un libro retroscena e curiosità di quell’attività radiofonica. Il 3 gennaio 1939, a neanche 32 anni, scompare prematuramente combattendo sul fronte spagnolo.

Nel ricordare la figura di Mario Granbassi, il sindaco ha voluto riprendere le parole di Silvio Benco, romanziere e figura di spicco della cultura triestina del ‘900, che così diceva di Granbassi: “Meraviglioso lavoratore senza alti e bassi nervosi, esaminava in brev’ora quello che ad altri sarebbe costato un giorno; poi si passava la mano su la fronte, e scattava a qualche sua incombenza da giornalista”. Un autorevole giudizio di chi lo ha conosciuto -è stato detto-, che non concede spazio a dubbi e che inserisce Mario Granbassi in una cornice di merito e di capacità che non può certo lasciare insensibili.

Alla cerimonia sono intervenuti oltre al sindaco di Trieste, l’assessore regionale al Lavoro-Università e Ricerca, il vicesindaco, con i colleghi di giunta con deleghe al Coordinamento Eventi, al Demanio e Patrimonio, alla Cultura e alle Risorse Umane. Presenti anche i familiari di Mario Granbassi, con il figlio Gianfranco e i nipoti Francesco e Manlio. Nutrita anche la rappresentanza di associazioni degli esuli e d’arma.

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7 commenti a Intitolata la Scala a Granbassi, con “il corredo di una protesta silenziosa”

  1. Andrea ha detto:

    Cosa c’entravano gli esuli?

  2. Mauro Franza ha detto:

    Arma? Ma non gli è stata dedicata la scalinata perché giornalista? O il giornalismo è una specialità dell’esercito?

  3. Matteo ha detto:

    La politica di basso livello della destra consiste solo nell’intitolare strade e stradine ai loro amici di un tempo che fu.

  4. mamolo ha detto:

    se val solo i meriti de lavor e el fato che el iera un bravo giornalista me piasessi che el vicesindaco, el asesor comunal a tuto, la asesora regionale i scrivessi se i ghe gavessi intitolado la scala a granbassi anca se el fussi morto combattendo con l’armata rossa

  5. Nazario ha detto:

    Nel regime non c’erano solo criminali. Lui è morto nel 1939. Di che crimini lo volete accusare?
    Era un figlio della sua epoca.
    Chiunque fosse nato nel 1907 avrebbe dovuto cominciare a lavorare con il regime. Anche Alberto Sordi cominciò a lavorare a Cinecittà nel 1937.

  6. Marisa ha detto:

    …..ma c’era chi aveva solo la tessera per poter continuare a lavorare negli uffici pubblici…..e chi era fascista convinto e magari anche squadrista!

  7. Davethewave ha detto:

    @Nazario: “Nel regime non c’erano solo criminali. Lui è morto nel 1939. Di che crimini lo volete accusare? Era un figlio della sua epoca.”
    è morto combattendo con i franchisti. non un grande esempio di spirito democratico…

    “Chiunque fosse nato nel 1907 avrebbe dovuto cominciare a lavorare con il regime. Anche Alberto Sordi cominciò a lavorare a Cinecittà nel 1937.”

    Anche mia nonna è nata nel 22, proprio quando M andò al potere. ciò non significa che sia “nata” fascista. e neanche Sordi, che proprio progressista non era, si è comunque distinto in fascismo. nonostante posto e tempi coincidano…
    ciao

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