12 Maggio 2009

Serracchiani e l’Euroregione

Giorni fa ho chiesto a Debora Serracchiani di conoscere le sue opinioni ed intenzioni sia sull’ Euroregione che sulle lingue minoritarie. Oggi ricevo la risposta seguente, che non ho mancato di apprezzare:

“Il mio convincimento è che sia necessaria l’istituzione delle Euroregioni, ma al momento attuale questo processo è fortemente rallentato dal mancato recepimento da parte del Governo Italiano del Regolamento comunitario che istituisce il GECT, Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale; tramite il GECT sarebbe possibile: andare oltre la semplice cooperazione transfrontaliera, instaurando rapporti più stabili, organici e strutturati con le regioni vicine (Carizia, Stiria, Istria slovena e croatae Collio sloveno); consolidare i rapporti anche con regioni non confinanti, ma con le quali si condividano particolari interessi.
Il mio sogno è quello di giungere alle Euroregioni con più forti poteri, ma ciò sarà possibile solo quando l’Europa diverrà uno Stato Federale.
La mia posizione riguardo le lingue minoritarie è quella della loro tutela e valorizzazione.
Assicuro il mio impegno politico riguardo questi temi, in vista di una mia possibile elezione al Parlamento Europeo.
Distinti saluti

Debora Serracchiani

Tanto di cappello!

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38 commenti a Serracchiani e l’Euroregione

  1. Edda ha detto:

    Mi auguro che Debora venga eletta nel Parlamento Europeo perchè è una persona con una marcia in più. Diamole fiducia.

  2. Giorgio Ciaravolo ha detto:

    Euroregioni, Stati, Regioni o Länder, Provincie, Comuni… non è che poi a furia di creare strutture si aumentano il numero di conflitti di competenze invece che snellire?
    A mio parere si deve piuttosto dare priorità:
    1. alla ridefinizione della funzione della presidenza europea, per aumentare la rappresentatività dell’EU nel mondo
    2. alla riduzione dell’importanza del veto degli stati, per migliorare la governabilità dell’EU.

  3. enrico maria milic ha detto:

    giorgio,

    penso che se vogliamo parlare di euroregioni (gect), dobbiamo rispondere alle seguenti domande:

    – l’attenzione verso le zone di confine è marginale nelle politiche decise dal parlamento italiano (pensiamo solo alle infrastrutture per i trasporti e al sostegno ai processi di integrazione di diversi contesti culturali e linguistici)?

    – per le zone di confine del nord-est italiano ha senso essere più legati economicamente e socialmente alla sicilia o al sud italia o avrebbe senso, visto che dopotutto il mondo non finisce a muggia, essere più legati e ‘cooperanti’ con tutto quello che sta oltre muggia?

    le domande sono un po’ retoriche, ma neanche tanto…

    ; )

  4. furlàn ha detto:

    Gentilissima sig.ra Serracchiani, per costruire l’Europa di domani bisogna cominciare dalle scuole: insegnare sloveno, croato, tedesco e inglese come lingue straniere obbligatorie. Ho studiato tre anni alle medie francese. Non mi è mai servito.

  5. Ivan ha detto:

    Ma davvero e’ solo un problema di recepimento di un regolamento?

    1) Da quel che capisco all’istituzione del GECT non consegue uno stanziamento di risorse (almeno comunitarie) aggiuntivo ma solo una possibile diversa gestione di quelle gia’ allocate. Quindi se decidi di dotare il GECT di determinate risorse queste devono essere tolte da qualche altra parte

    2) Posto che domani il regolamento venga recepito nell’ordinamento italiano, esiste gia’ un’idea concreta di come si strutturera’ il GECT, se cioe’ ad amministrazioni pubbliche gia’ esistenti saranno affidate competenze proprie del GECT oppure si crea un soggetto nuovo (e se si, vedi punto 1 – con che soldi??)

    3) concordo con Giorgio, se al GECT non vengono delegate in via esclusiva determinate competenze si rischia inefficienza e conflitto

    4) capisco il ragionamento di E.M.M. (e condivido la necessita’ di un euroregione in questo senso) ma visto che se ne discute da un bel po’, sarebbe interessante avere qualche dettaglio in piu’ per capire se si va avanti o si gira intorno…

  6. miha ha detto:

    Ivan,

    4) Ci si gira intorno.Dalla mia prospettiva:

    Non basta voler solo maggior autonomia amministrativa da Roma e Toma per coinvolgere altre realta’ per le quali l’euroregione non e’ una priorita’, diciamo cosi’.
    L’unica risposta molto sensata e che condivido e’ quella di Furlan, se non per le lingue, almeno per il fatto che una realta’ deve costruire una sua forma di coesione dal basso, non dall’alto.

  7. miha ha detto:

    “Carizia,
    Stiria, Istria slovena e croata e Collio sloveno”….anche la conformazione geografica fa un po’ ridere….

  8. enrico maria milic ha detto:

    ivan:

    1) vero, il gect è solo un nuovo modo di gestire soldi pubblici, non ne porta necessariamente di più

    2) ai gect possono essere affidate tutte o una parte delle competenze amministrative dei soggetti che vi partecipano (tutti i servizi, per esempio, offerti da una regione o da un comune)

    3) anch’io concordo con giorgio. considerate, infatti, che i soggetti che partecipano al gect (regioni, comuni, province o stati) devono delegare formalmente alcune delle loro competenze al gect. per esempio: la gestione dei fondi culturali; la sanità; i trasporti; la gestione dei rifiuti…

    4) come qualcuno di voi sa, ho curato il giornale
    “EUREGIO” (questo il sito, clicca)
    per conto della regione fvg
    vi trovate diversi esempi pratici e scritti in maniera accessibile di come una euroregione possa essere utile, concretamente, ai cittadini.

  9. enrico maria milic ha detto:

    furlàn:

    son d’accordo.

    aspetto ancora il politico locale che si esponga con costanza sulla necessità, per i nostri corregionali, di avere delle scuole che insegnano obbligatoriamento almeno una delle lingue locali oltre all’italiano… sloveno, croato, e perchè no il tedesco , oltre all’inglese

  10. Ivan ha detto:

    Miha

    “L’unica risposta molto sensata e che condivido e’ quella di Furlan, se non per le lingue, almeno per il fatto che una realta’ deve costruire una sua forma di coesione dal basso, non dall’alto.”

    Non credo che la costruzione dell’euroregione sia antitetica alla coesione dal basso anzi, i due processi potrebbero trovare stimoli reciproci.

    La mia perplessita’ quindi piu’ che nel merito e’ nella forma, che al di la’ degli slogan politici ci sia ben poco altro. Esiste un tavolo tecnico/segretariato/gruppo di lavoro con risorse specifiche/ obiettivi/piano di lavoro per arrivare da qualche parte oppure…

  11. miha ha detto:

    Ivan,

    dici che al di la’ degli slogan politici ci sia ben poco altro.E’ questo il punto, c’e’ ben poco altro.Non c’e’ una vera volonta’ coesiva alla base e nemmeno gli interessi politici, ecc.coincidono a tal punto.Ci sono forti interessi di parte semmai, questo si’.Si capisce gia’ dalla diatriba sull’eventuale capitale.
    Poi sinceramente non si capisce bene quali maggiori benefici possa portare al di la’ di quelli ottenibili all’interno della cornice attuale.

  12. Julius Franzot ha detto:

    @ miha

    Secondo me i benefici starebbero soprattutto nell’integrazione delle infrastrutture (non serve a molto che guardino a Roma o Milano, che hanno già i loro porti, i loro siti turistici, le loro industrie e agricolture), nello scambio di posti di lavoro, nel confronto tra politici agganciati a sistemi di potere lontani e diversi, che si vedrebbero tagliato il cordone ombelicale nefasto che li collega a Roma, Vienna o Zagabria, nella ripacificazione tra vicini sulle questioni esuli-risiera-foibe, nello scambio culturale istituzionalizzato.

  13. miha ha detto:

    Non a caso hai elencato Roma, Vienna e Zagabria, infatti capisco MOLTO bene il discorso su Roma e Zagabria e i cordoni ombelicali.Al contrario, per la Slo l’euroregione non ha molto senso, gia’ per una interpretazione leggermente diversa del concetto di “integrazione delle infrastrutture”. Per il resto, lo scambio di posti di lavoro, eventuali piattaforme comuni per vari proggetti, anche nel terziario, basta la cornice attuale EU, serve solo la vera volonta,APPUNTO.
    Lo scambio culturale istituzionalizzato(non so se ho frainteso) e’ un deja vu’ e non funziona.Lo scambio culturale dev’essere vero, autentico, interessato ed e’ quindi un percorso a lungo termine.
    Purtroppo fino a 20 anni fa si e’ deciso di buttarlo nel cesso, e questo secondo me, indirizza gia’ alla partenza ogni velleita’ “euroregionale” verso soluzioni piu’ realistiche, che tengano conto, appunto, di una diversa ripartizione di interessi avvenuta dopo il 1917 e coltivata fino a quasi oggi.

  14. Ivan ha detto:

    @ Julius

    quelli che tu elenchi sono proprio i temi cardine della progettualita’ transfrontaliera che possono (o meglio, dovrebbero) essere affrontati gia’ nel quadro giuridico esistente. Non nego che l’istituzione del GECT potrebbe migliorare tecnicamente la gestione delle risorse dedicate a questi ambiti, quello che vorrei sottolineare pero’ e’ che a leggere molti politici pare che l’unico problema sia il recepimento di questo benedetto regolamento GECT approvato il quale – di colpo – avremo un’Euroregione con obiettivi chiari, competenze definite, risorse disponibili. Quindi condivido l’appunto di Miha in questo senso.

    Quello che non condivido e’ questa utopia per cui e’ sufficiente la “volonta’ dal basso” per creare scambio culturale. Credo che siano comunque processi che hanno bisogno di strumenti di programmazione e indirizzo

  15. Giorgio Ciaravolo ha detto:

    Forse bisognerebbe anche guardare la realtà e rendersi conto che l’azione del governo va in direzione opposta a quella che favorirebbe l’esistenza delle macroregioni; per fare ciò bisognerebbe potenziare il federalismo (fiscale?) e non deprimerlo. (badate, non sono leghista)

    A me piace molto il discorso delle infrastrutture. Io non sono da un po’ di anni in Italia, ma come procede ad esempio il discorso del corridoio V ???

    Inoltre l’argomentazione riguardante il favorire rapporti economici e sociali macroregionali più che all’interno di regioni italiane (troppo distanti per mentalità e per geografia tra loro) mi sembra più che sensata.
    Per esperienza lavorativa vedo più interessi, basi comuni e modi di operare simili tra Norditalia, Svizzera, Austria, Slovenia (Croazia non conosco), parte dell’Ungheria, Repubblica Ceca, Baviera, Baden-Württemberg e Alsazia (ed estendendo avrei aggiunto Catalogna) che tra le stesse regioni in rapporto con gli stati che le contengono.

    Per altro io sono ancora convinto che un’Europa a 2 velocità non sarebbe un dramma (ma forse questo è un discorso diverso).

  16. miha ha detto:

    ivan,

    Certo non basta la volonta dal basso, pero’ CI DEVE ESSERE altrimenti cosa c’e’ da programmare e indirizzare?Se per esempio tu fai un corso di sloveno e nessuno arriva non e’ che ci puoi fare molto, tranne demandare al tempo ed a una eventuale favorevole evoluzione di interessi comuni in questo campo.Secondo me piu’ che di indirizzare o programmare, le scelte politiche sarebbero utili a implementare, pero’ siam sempre la’, devi avere la materia prima, l’interesse personale.
    Tu credi che lo si possa creare ad arte?

  17. Bibliotopa ha detto:

    Furlan, anch’io ho studiato francese a scuola, e invece mi è servito parecchio. Ovviamente non per andare a far benzina o a pranzo fuori oltreconfine.. ma i miei orizzonti culturali ed europei non si fermano al vicinato. Ho anche studiato tedesco e inglese, comunque.

  18. Ivan ha detto:

    @ bibliotopa

    In effetti anche alcuni miei amici muloni de Villaco me gha dito che sicome no i magna la pizza e no ghe interesa cantar “O sole mio” l’italian no ghe servi e i preferisi inglese (el tedesco i lo sa za’, beati lori…)

  19. Ivan ha detto:

    @miha

    “creare ad arte” no, pero’ indirizzare si. Magari attraverso borse di studio, sostegno economico ed altro… Anche questa e’ programmazione…

  20. Bibliotopa ha detto:

    @ Ivan, i tui amici de Vilaco, savendo za tedesco e inglese, podessi profittar per studiar ungherese: i me disi che xe una lingua special per esercitar la memoria 🙂 e xe anche region confinante

  21. apu ha detto:

    a proposito di collaborazione dal basso, mentre l’euroregione continua a stentare, sta nascendo la consulta trasfrontaliera tra i comuni della provincia di trieste e i vicini sloveni. Intanto non sono coinvolte nenache le Province di TS e GO, ma immagino che poi ci saranno, anche per alcune competenze che hanno…
    Intanto il fatto che partecipi anche il Comune di Trieste (incredibile!) mi sembra un fatto positivo e promettente. Come ha detto il sindaco di Muggia al momento manca il Comune di Capodristria e sarebbe opportuno che ci entrasse.
    So che non è la prima volta che si tenta una cosa simile, ora dalle prime battute sembra vogliano dare seriamente un carattere concreto alla cosa, staremo a vedere.

  22. miha ha detto:

    Ivan,

    hmmm, rimango molto scettico riguardo la possibilita’ di creare interesse attraverso borse di studio o sostegno economico in persone che la pensano come bibliotopa, che, per inciso, sono la stragrande maggioranza da voi, per varie ragioni.Invece mi sembrerebbe di buon senso creare condizioni piu’ favorevoli alle persone che hanno gia’ curiosita’ o la volonta’ di un vero, autentico scambio culturale iscrivendo i propri figli nelle scuole bilingui, facilitandone la scelta con vari provvedimenti di incoraggiamento di questa….. VOLONTA’.

  23. Radimiro Dragovic ha detto:

    A me personalmente piace piu’ la consulta tranfrontaliera che l’idea di Euroregione. Mi sembra che questa sia troppo impegnativa e di difficile realizzazione. Comunque l’argomento merita di essere approfondito.

  24. Marisa ha detto:

    Una delega al GECT, tipo “legge obiettivo”, non verrà mai, e giustamente, concessa dalle comunità locali (principalmente i Comuni) che si vedrebbero esproprieta la gestione del loro territorio. Impensabile!

  25. Moreno Puiatti ha detto:

    Anche il mio pensiero è che quando si parla di Euroregione, sia quella roba là transfrontaliera cucita su misura per Trieste.

    Da Pordenone, ma credo anche da Udine, ma anche da Klagenfurt non c’è tutta questa spinta ideale, non è una cosa sentita.

    Attenzione a non cadere nell’errore di ritenere che esigenze localistiche siano di portata più ampia del dovuto.

    A volte per provocazione ho detto che l’Euroregione è una connotazione geografica artificiale inventata da Illy, tanto quanto la Padania è una connotazione geografica artificiale inventata da Bossi.

    Il tema dell’aggregazione europea è una cosa lunga, difficile, interroghiamoci sulle cose in comune che abbiamo culturalmente.
    Lingua? NO! Letteratura? NO! Economia? SIAMO PIU’ CONCORRENTI CHE ALTRO! Storia? PIU’ SPESSO NEMICI CHE AMICI E COMUNQUE SEMPRE DIVISI. Solo la moneta comune… e non con tutti. Un po’ pochino non trovate?

  26. enrico maria milic ha detto:

    l’euroregione e tutti i temi transfrontalieri, sembrano molto sentiti a gorizia e trieste, un po’ a udine, pochissimo a pordenone, niente in veneto e oltre…
    cf. l’inchiesta su dati valicon/swg pubblicata su euregio4.

  27. Giorgio Ciaravolo ha detto:

    Moreno,
    solo un commento sul tuo ultimo paragrafo: a mio parere specie a livello di scambi commerciali, la lingua è del tutto irrilevante, basta che entrambe le parti in causa abbiano a portata di mano almeno l’inglese. Tra l’altro buona parte della terminologia tecnica è oramai in inglese e non merita neanche tradurla…

    Riguardo alla letteratura (ma estenderei alla cultura in generale) io sono molto meno scettico di te; i movimenti culturali e artistici dello scorso secolo hanno percorso trasversalmente tutta l’europa; in questo secolo è stato fatto un grosso passo in avanti in questa direzione: gli scambi culturali (direi mondiali più che europei) sono a portata di mano (alle volte di un click); pensa ai programmi televisivi, all’abbigliamento, ai best seller letterari…

    Infine riguardo all’economia: nella concorrenza a livello europeo non vedo niente di male, anzi è una opportunità per moltissime ditte italiane per esportare le proprie competenze a livello internazionale in un mercato basato una volta tanto su regole comuni. Ad esempio gli acciai speciali, la bulloneria di qualità e le fusioni in alluminio (anche semilavorate) vengono acquistate volentieri dalle imprese tedesche in Italia grazie alla qualità e ai prezzi offerti.

    Infine: la parola nemici mi sembra un pochettino troppo dura; si possono avere ottimi rapporti di amicizia anche tra concorrenti…

  28. Moreno Puiatti ha detto:

    Giorgio,

    sul termine NEMICI intendevo riguardando alla storia passata purtroppo, non di certo oggi, fatta più di guerre seguite allo smembramento degli imperi.

    Sulla letteratura ci sono punti di contatto, ma l’impostazione dei nostri licei purtroppo è quella di Gentile, per cui si legge Leopardi e non Rilke. Non credo che tra i classici in Italia siano inclusi Musil o Kafka, già Svevo è esotico per un torinese o per un romano.

    Se guardiamo al cosmopolitismo triestino sono d’accordo, però l’heimat al di fuori è ancora di una società chiusa, regionalistica, la mia era solo una provocazione per dire che i sogni sono una cosa, la realtà un’altra.

    Anzi io sarei per rilanciare anche di più l’integrazione europea, da Trieste si pensa ad un’euroregione che ricalca il Sud del vecchio impero asburgico, anche con nostalgie, quindi una visione ridotta (la questione transfrontaliera circoscritta). Io sono addirittura più ampio, preferirei l’Europa delle regioni, in cui uno possa sentirsi accomunato con la Provenza, la Scozia, i Paesi Baschi o la Sicilia.

    Insomma l’approccio deve essere globale, transnazionale nel senso generale, non un trasnazionalismo localistico come spesso viene concepito dalla Carinzia a Dubrovnik.

  29. effebi ha detto:

    Quello che mi chiedo è: ma agli stati nazionali che sono stati sopra nominati (e che -fino a prova contraria- esistono e se proprio vogliamo sono già loro delle euroregioni), a questi stati (italia, austria, slovenia, croazia) cosa gliene importa di istituzionalizzare soggetti alla fine antagonisti e decentratori ?
    Che gliene importa all’italia di “regalare” un pezzo del nord-est ?
    Che gliene importa alla Slovenia di “ridursi” da stato a regione consorella di altre regioni ? Solo per fare due esempi.
    Non ci piacciono questi stati ? Ne vogliamo dei nuovi che ci sembrano geograficamente più “attuali” ?
    Credo che rincorrere le euroregioni ci farà perdere solo del tempo in quello che è il cammino dell’intergazione europea, degli stati europei tra loro che devono (loro) trovare forme di cooperazione ad un livello più alto di quello che qui immaginiamo (dei governatori delle regioni).
    Che poi le statistiche dicano che esiste una zona (trieste e gorizia) dove la voglia di euroregione è massima mentre più ci si allontana e meno interesse cè ha un suo ben chiaro significato.
    Mi sembra che ci prendiamo un pò in giro da soli se aspettiamo che l’euroregione ce la facciano prorio quelli che non ci credono e non la vogliono: gli stati nazionali cui anche la Serrachiani ne è una rappresentante.

  30. Julius Franzot ha detto:

    @ effebi

    Hai ragione quando dici che agli Stati nazionali non interessano le Euroregioni (GECT). Però ti sei dato anche tu stesso la risposta sulla motivazione a formarli da parte di zone in cui o il confine è stato tracciato con criteri almeno discutibili o, per un motivo o per l’altro a molte persone non va bene lo stato nazionale a cui appartengono. E’ chiaro che peggio sta lo stato nazionale, soprattutto comparandolo con quelli vicini, più grande sarà la voglia di Euroregione. In fondo sarebbe miope negare che si tratta di una versione locale di “Los von Rom!”. Il problema vero dalle nostre parti è che si sa benissimo da chi si vorrebbe scappare, ma non è per nulla chiaro (e unanime) da chi si vorrebbe andare. Austria? Senza continuità territoriale è difficile e poi se stentano a dichiarare che sarebbero disposti ad annettersi il Sudtirolo, figurarsi se si annettono TS e GO! Slovenia? Loro ci starebbero subito a formare la Velika Slovenija, ma non so quanti triestini e goriziani sarebbero disposti ad andare veramente sotto la Slovenia. Una cosa sono le scritte sui monti, un’altra è vivere sotto una bandiera non da tutti amata e dover parlare una lingua che i più non parlano, e per giunta non è facile.
    Padania? Ammessi che ci sia la volontà di formarla, non credo che a TS e GO ci sarebbero molti disposti ad occuparsi dei tralicci per la PDN ;-). La Croazia penso sia fuori discussione per tutti, meno che per qualche Istriano lì residente e per qualche discendente di esuli, che sogna la restituzione dei beni abbandonati. Stessi discorsi si possono fare per la Carinzia, dove sono in molti a dichiarare di non essere viennesi e di amare l’Italia ed a sapere italiano, ma in pochissimi a fare le valige.
    L’ Euroregione è la patria di tutti quelli che vogliono scappare dallo Stato nazionale dove si trovano senza spargimento di sangue e senza abbandonare le loro case.

    D’altra parte, se il Popolo desidera l’ Euroregione, si può rivolgere solo ai rappresentanti istituzionali che, se sono lungimiranti, vedranno il proprio vantaggio ad Euroregione costituita, di cui si proclameranno “Padri Fondatori”.

  31. effebi ha detto:

    Bene allora, prendiamola con ottimismo…
    Facciamo un elenco dei potenziali padri e delle madri, dei politici disposti a bruciarsi per l’euroregione, magari stato per stato.
    in Italia dite che la Serrachiani è una di questi !? bene,
    in Slovenia…?
    Carinzia…?
    Croazia…?
    Qualcuno può fare dei nomi di politici sloveni disposti a giocarsi un posto in Europa per aver sostenuto la necessità di introdurre l’italiano in tutte le scuole della “regione” Slovenia ?
    Ma lo stesso vale per quelli carinziani o croati.
    La Serracchiani per intanto è italiana (qualcosa di buono ogni tanto sta Italia sembra ruscire a proporlo, allora) e ocio….
    è pure nata a Roma (da cui qualcuno con la scusa dell’eruroregione magari vorrebbe staccarsi).

  32. arlon ha detto:

    Julius però non ha nominato la fantastica opzione TLT 😀

    @ Moreno: condivido la visione di un’Europa di regioni.

  33. Julius Franzot ha detto:

    @ arlon

    Ormai Marchesich è nella Lega Nord

  34. Julius Franzot ha detto:

    @ effebì

    Nel 2003 Haider mi disse: “Ora è Illy con la sua giunta di sinistra a volere la collaborazione con me. Non è forse meglio che un ex-nemico si sia convertito, che essere appoggiato solo da chi politicamente è più simile?”
    Lo stesso discorso vale per la Serracchiani: se lei da romana appoggia l’Euroregione, sarà tanto più credibile. Ed inoltre avrà dimostrato il suo legame con il territorio su cui ci sono dubbi, soprattutto a livello di partito.

  35. effebi ha detto:

    definizione di euroregione dal sito (ufficiale ?)

    Questa Euroregione nasce per costituire una forza politica che anteponga gli interessi specifici del territorio del NordEst e della sua popolazione alle politiche nazionali. Una forza politica che vuole promuovere i contatti tra le regioni e ottimizzando i progetti comuni. Che mira ad avere un territorio più pulito e più vicino alle esigenze dei suoi cittadini.Vuole anche valorizzare le piccole e medie imprese agricole attraverso la tutela delle produzioni locali e la qualità. Sostegni economici alle giovani famiglie, ma anche assistenza socio-sanitaria domiciliare alle famiglie con portatori di handicap fisici e/o mentali. Creazione di strutture di promozione turistica con partecipazione dei privati ma coordinate dall’Euroregione. Istituire centri sportivi territoriali e organizzazione di eventi sportivi internazionali.

    chi ha scritto la prima frase doveva ben imaginare che qualche resistenza (minima eh) negli ambienti nazionali …..(italiani, sloveni, austriaci, croati)
    e poi dalla descrizione non si capisce cosa c’è di più di quello che uno stato nazionale già dovrebbe fare, garantire la pulizia… valorizzare le piccole e medie imprese, l’assistenza socio sanitaia, la promozione turistica… La Regione Veneto (per fare un esempio) è carente in questi aspetti ? e la Carinzia ? ha bisogno dell’euroregione per raggiungere questi “ambiti” traguardi ?
    Non è che dall’istituzione delle euroregioni ci si aspetta semplicemente che arrivino dei fondi europei per fare cassa ?
    E poi ? la Capitale ? un parlamentino ? i consiglieri ? e qualli già esistenti ? tutto doppio ? la polizia ? l’esercito ? i trasporti ?
    e chi finanzierebbe tutto questo ? gli stati nazionali ? Forse bisognava chiederlo alla Serrachiani, che da Roma si fa eleggere nel nord-est (e allora tutto quaglia…)

  36. effebi ha detto:

    dal piccolo di oggi:
    Ci mette quasi tre anni ma, alla fine, Roma dice sì. E l’Euroregione, la «casa comune» che Friuli Venezia Giulia, Veneto, Carinzia, Slovenia e Croazia vogliono costruire all’insegna della cooperazione transfrontaliera, compie un balzo in avanti.

    La Camera, nella seduta di ieri mattina, approva infatti con voto trasversale gli articoli della legge comunitaria che attuano il regolamento europeo sui Gect, Gruppi europei di cooperazione territoriale, dando la copertura giuridica all’Euroregione.
    ………
    Domani a Trieste, intanto, a discutere di Euroregione con Tondo arrivano il sottosegretario italiano Stefania Craxi e l’eurodeputato sloveno Jelko Kacin.

    (aspetto con curiosità gli sviluppi)

  37. arlon ha detto:

    ora che al parlamento europeo ci sta, vorrei sapere cosa stia facendo – o abbia intenzione di fare – su questo tema.

  38. cagoia ha detto:

    A ocio, gnente.
    Romana de Roma, po.

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