4 Maggio 2009

I partiti tedeschi alla ricerca di un nuovo sistema politico-economico

Il mese scorso ero a Berlino per partecipare alle sedute delle fondazioni vicine ai partiti per preparare i programmi elettorali per le elezioni nazionali del 27 settembre.

Riassumo quanto ho udito da DIE LINKE, completandolo con il riassunto delle letture consigliatemi. Da notare che le linee programmatiche delle prime fasi sono quasi identiche a quelle della sinistra SPD (DL 21), su cui ho riferito in un articolo precedente.

Ora mi limito ad esporre le linee-guida per un nuovo sistema politico-economico, senza commentare quasi nulla, anche se mi è perfettamente chiaro che ci sono anche utopie, mancanze, inesattezze, ma, secondo me, vale la pena riflettere sul concetto in sè. Da notare che non si tratta di un sovvertimento del sistema completo, ma che le prima fasi, qui sotto non sottolineate, ma evidenti dal contesto, possono benissimo avvenire con il mantenimento del sistema di economia di mercato. Gli autori della letteratura rilevante sono Altvater e Groll.

LE PREMESSE

Si postula che le emissioni nocive, sia di anidride carbonica, sia di metano, sia di altre sostanze derivate dalle attività umane, porteranno entro 40 anni a cambiamenti climatici tali, da desertificare l’area mediterranea e sommergere isole e città poste sul livello del mare, come Venezia, Amburgo, le Maldive. L’energia nucleare non è considerata come alternativa, in quanto mancano le possibilità di isolare i rifiuti radioattivi.
Inoltre, per quanto riguarda la parte economica, si considera che i soli fattori di produzione (PF) validi ai fini di un bilancio economico globale siano il lavoro, le materie prime e l’energia. Il capitale non è un PF, ma è frutto di lavoro, quindi deve essere conservato, ma non aumentato. Ciò avviene con una remunerazione degli investimenti di puro capitale uguale od appena al di sopra dell’inflazione.
La conservazione dell’ equilibrio ecologico del pianeta deve andare di pari passo con la formazione di una società solidale, in cui nessun essere umano al mondo si trovi nell’impossibilità di vivere una vita indegna di essere vissuta, quindi, per definizione, priva della certezza della pianificazione individuale elementare e della possibilità di partecipare alla vita sociale.

MISURE GENERALI

1. L’energia non rinnovabile (p. es. petrolio) è responsabile in primis del surriscaldamento della Terra, che è imputabile solamente ai Paesi del primo mondo. Ormai è quasi troppo tardi per prendere misure adatte ad invertire la tendenza, che però può essere ancora arrestata. La priorità nella ricerca (posti di lavoro per scienziati) e nella realizzazione (posti di lavoro per esecutori) di un nuovo sistema deve risiedere nella ristrutturazione degli impianti di produzione sulla base di una convenienza economica a produrre e consumare senza servirsi più essenzialmente delle energie non rinnovabili. Questa ristrutturazione tecnica richiederà sia un grande forza-lavoro che ingenti capitali che la finanzino

2. Il legame tra uscita dalle energie fossili e piena occupazione è dato dalla ripartizione degli oneri sociali delle imprese sulla base delle spese per il personale ed è inversamente proporzionale, qui parallelamente alla tassazione sull’impresa, all’ uso dell’energia. Siccome l’energia più a buon mercato è quella umana, è ipotizzabile un arretramento delle spese per macchine ed un incremento delle assunzioni. In una seconda fase lo Stato elargirà dei buoni ecologici gratuiti (UZ), che dovranno essere usati per l’acquisto di beni che sottraggano materiale o energia al sistema ecologico esistente (per esempio, elettricità derivata da centrali termoelettriche, ma non quella da centrali eoliche). Questi buoni non saranno negoziabili, ma avranno un prezzo fisso (per impedire speculazioni) e saranno emessi nel tempo in quantità sempre minore (per promuovere l’indipendenza degli acquisti dal capitale). Ogni merce, sia prodotta nazionalmente, sia importata, avrà, oltre al prezzo base ed all’IVA, anche un valore ecologico, che sarà pagabile solo in UZ, non in denaro.

3. Non sarà ammesso l’aiuto statale alle imprese in difficoltà senza nazionalizzazione, totale o parziale, al fine di far partecipare la collettività sia alle perdite che ai guadagni. Se poi un’impresa statalizzata si sarà risollevata, nulla impedisce allo Stato o a chi dispone della maggioranza all’interno di questa, di fare un’offerta pubblica. All’inizio sarà conservata l’azione, in seguito le azioni saranno trasformate d’ufficio in certificati cooperativi, che daranno diritto ad una partecipazione moderata agli utili, come decisa da un consiglio di fabbrica, paritaticamente costituito da rappresentanti dei lavoratori (non dei sindacati) e da rappresentanti della proprietà. Tutti i componenti degli organi direttivi dovranno essere votati segretamente dai lavoratori e dai proprietari. Dopo 3 anni (orientativamente) saranno chiuse le borse valori e tutte le azioni trasformate in certificati cooperativi nominativi, difficilmente cedibili.
Si profila la fine della SpA.

4. E’ asupicabile una collaborazione internazionale, almeno comunitaria a questo progetto. Se ciò non dovesse avvenire, o avvenire in tempi troppo diversi, sarà introdotta una Tobin-Tax sulle transazioni internazionali (circa 0,5%) e saranno proibiti movimenti di denaro da e per paradisi fiscali. L’outsourcing verso Paesi non manodopera più a buon mercato sarà scoraggiato da un salario minimo europeo (8-9 Euro/ora), che sarà la prima misura da attuare. Inoltre sarà proibito il lavoro delle agenzie interimali e tutti i rapporti di lavoro saranno a tempo indeterminato (qui si innesta la mia maggiore critica a questo sistema).

5. Il sistema sociale deve prevedere indennità di disoccupazione illimitata nel tempo (la disoccupazione di lunga durata sarà comunque resa impossibile dalla fame di lavoratori generata dalla trasformazione energetica), assistenza sanitaria uguale per tutti (in Germania ci sono 286 casse omologate ed innumerervoli private), partecipazione delle rapresentanze dei lavoratori alle decisioni aziendali, dato che solo un lavoratore soddisfatto rende una buona prestazione. Lo stipendio massimo sarà 7 volte lo stipendio medio, retribuzioni più alte saranno proibite.

6. La tassazione sui redditi sarà fortemente progressiva e terrà conto dei redditi da capitale sommati a quelli da lavoro (niente più “cedolare secca”). I redditi più bassi (fino a ca. 20.000 Euro/anno per persona) saranno esenti o quasi da tasse e contributi sociali, mentre la progressione arriverà a 60% od oltre (ora 45%) (più gli oneri sanitari e sociali su tutto il reddito eccedente l’ultimo scaglione) per redditi a partire da 250.000 Euro, che saranno considerati una specie di barriera tra contribuenti “normali” e “ricchi”. Sarà introdotta anche una tassa sul partimonio, pari allo 0,5% della parte eccedente i 250.000 Euro/persona. L’eredità sarà tassata (1-1,5%) a partire da 250.000 Euro/persona per gli eredi di primo grado, molto più alta per tutti gli altri.

7. Politica estera. I debiti dei Paesi in via di sviluppo non saranno cancellati, ma saranno cancellati i relativi interessi, anche retroattivamente. Aiuti monetari verso il terzo mondo saranno incoraggiati, ma legati a specifici obblighi ecologici (p. es. divieto di disboscare per piantare coltivazioni ad uso energetico). Non ci saranno più missioni militari, nè “di pace”, nè di guerra in Paesi che non attaccano direttamente l’ UE. La NATO e tutte le altre alleanze militari saranno sciolte.

8. Trasporti. Sarà fatto il possibile, soprattutto attraverso la leva fiscale, per penalizzare i trasporti a lunga distanza (quindi anche l’outsourcing della produzione e la bizzarria di una lettera imbucata a Trieste, che raggiunge il destinatario di Trieste attraverso Venezia). Se proprio un trasporto sarà necessario, sarà fiscalmente agevolato quello su rotaia. Attraverso il maggior gettito fiscale (aliquote più alte sui redditi alti e taglio alle detrazioni) sarà possibile rendere gratuito o quasi il trasporto pubblico nelle aree metropolitane.

Il vero problema di questa proposta sta nella necessità di avere una salda maggioranza parlamentare per implementarla. Purtroppo oggi in Germania è oggettivamente difficile escludere l’ FDP, fautrice del neoliberalismo spinto, da una qualsiasi alleanza di governo, pertanto l’SPD sta prendendo solo qualche spunto, che non è nè carne nè pesce, da questo programma, per non rendere impossibile a priori una coalizione con l’ FDP. Sarebbe troppo pretendere poi da Müntefering, undo degli artefici, assieme a Schröder e Steinmeier, dell’ Agenda 2010 (conversione dell’SPD al turbocapitalismo), che prima delle elezioni prospettino all’elettorato una coalizione con DIE LINKE, anche se forse sarà inevitabile. Ypsilanti ci aveva già provato nel Land Hessen… 😉

Lieto di leggere le vostre opinioni, prima di dire la mia!

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15 commenti a I partiti tedeschi alla ricerca di un nuovo sistema politico-economico

  1. StripedCat ha detto:

    ciao julius
    anche dalla tua precedente panoramica, apprezzo nei partiti tedeschi almeno LO SFORZO di disegnare una propria vision di come il mondo dovrebbe essere, da un estremo all’altro dell’arco costituzionale.

    almeno si sono messi intorno ad un tavolo a butter giu’ scenari e ci danno la loro weltanschauung.

    un paese come il nostro, la cui stampa e’ specializzata in schadenfreude e spara a zero sul tasso di disoccupazione spagnolo o la contrazione del GDP tedesco previste sul 2009, ma non osa chiaramente dire dove sia la propria reale disoccupazione, il proprio vero tasso d’inflazione e’ veramente una gag.

    nel frattempo, dal sito di grillo apprendiamo gli aumenti dei pedaggi autostradali. finche’ il petrolio e’ in saldo, inzeppiamo gli automobiCisti italiani con un bel balzello-fardello che ingrassa le rendite di (IM)posizione.

    danke julius per la vogelperspektiv sui partiti tedeschi!

  2. bulow ha detto:

    e’ incredibile la differenza di spessore tra il dibattito politico tedesco e quello italiano.

  3. Bibliotopa ha detto:

    Mi sembra la proposta di un neomarxismo verde,di cui una parte mi sembra utopica o veramente rivoluzionaria, altri aspetti invece mi sembrano estremamente condivisibili. Non saprei se le une non abbiano bisogno delle altre.
    Certo che finora qua in Italia nulla del genere sta comparendo: una maggior apertura europea potrebbe diffondere anche queste idee, invece di chiuderci nelle nostre piccole patrie regionali o al massimo nelle nostre piccole mischie partitiche.

  4. StripedCat ha detto:

    per dibattere e condividere occorre incontrarsi, occorre leggere e discutere.

    se “the italian system” ha coltivato finemente una non-cultura che prevede orari di lavoro anarcoidi, controllo sociale dell’impresa, perdite di tempo nei trasporti (non pubblici e pubblici) e tempi biblici per fare un documento o una dichiarazione dei redditi, questi fenomeni non sono casuali ma finalizzati a promuovere il non-impegno (politico, associazionistico, religioso, you name it) e incentivare lo scivolamento atomistico-familiare verso il piccolo schermo per la contemplazione del teatrino politico-mediatico.

    in breve: non c’e’ democrazia e partecipazione in un paese gia’ postdemocratico. quindi non ci puo’ essere dibattito.

    tutti a guardare il dito (e il problema e’che la luna NON C’E’!!!!)

  5. Julius Franzot ha detto:

    @ Striped Cat

    Hai perfettamente ragione! Vivendo a cavallo tra i 2 paesi, mi sono reso conto che il principale problema in Italia è l’appiattimento della discussione su temi seri, a favore della “battutaccia” che ci viene sempre più spesso propinata dalla TV. Non importa qui COSA voglia dire uno, l’importante è che deve avere la sua rilevanza mediatica. Stessa cosa per le associazioni culturali. Non mi si venga a dire che sono vere associazioni: si tratta spesso, almeno a Trieste per mia esperienza diretta, di comitati, a volte addiritura famigliari, per sostenere il parente che crede di essere dotato di qualità artistiche/politiche/poetiche e “pensa” che si può esprimere solo attraverso microeventi cospicuamente sovvenzionati da qualche ente pubblico e frequentati dal suo clan del tutto personale. E’ chiaro che in questa atmosfera non ci potrà essere un discorso politico (limitiamoci a quello) serio: se uno presenta idee originali rischia grosso di alienarsi il favore di chi gli largisce soldi pubblici, che lui, da “volontario” non può incassare dalla sua associazione, se non come fatture manipolate, ma nessuno gli impedisce di incassare inorari o “spese” da associazioni amiche. Ecco perchè a Trieste si sono almeno 30 associazioni leterarie, mentre, per esempio, a Wiesbaden (anche 200.000 abitanti) ce ne sono solo 2. Però quelle 2 (almeno una di esse) hanno oltre 40 ( ! ) soci attivi, ricevono una sovvenzione pubblica ridicola (3-4000 Euro/anno) e si finanziano con i biglietti di ingresso (sugli 8 Euro in media, a Francoforte anche 25). Se la performance lascia a desiderare, il pubblico non ci va, non paga e l’associazione deve chiudere. Qui si presenta un libro di “poesie” 3-4 volte di seguito, si fotografa la sala piena (di amici) a tutto spiano, si evita di riflettere ad alta voce sulla macropolitica (Big Brother, Money-Giving-Brother, is watching you) e la prima mezz’ora è spesa per sterili ringraziamenti.
    Ora mi chiedo: se tutta questa gente è a favore dell’economia di mercato, perchè non la pratica? Il clientelismo soffoca tutto.

  6. Luigi ha detto:

    Con tutto il rispetto per le opinioni espresse sull’elevatezza culturale del ragionamento politico in Germania, se al potere arrivassero questi qui ed applicassero integralmente il loro programma sarebbero esattamente come i comunisti sovietici e le loro brillantissime iniziative per modernizzare il sistema di produzione agricolo in Ucraina all’inizio degli anni ’30.

    Un nuovo Holomodor.

    Luigi

  7. Julius Franzot ha detto:

    @ Luigi

    Forse ti sono sfuggite alcune differenze essenziali tra i comunisti sovietici e Die Linke:

    1. Non si tocca la proprietà privata
    2. Rimane il sistema pluripartitico
    3. Non c’è una pianificazione centralizzata dell’economia, ma le vie desiderabili sono incentivate con la leva fiscale
    4. I salari non sono uniformi, ma c’è un fattore circa 1:10 tra il più alto ed il più basso
    5. Non si ingabbiano i cittadini nel loro Stato Nazionale e non si spara sul muro, che nessuno vuole erigere
    6. Non esiste un patto militare (all’epoca c’era il Patto di Varsavia)
    7. Ognuno è libero di fondare la sua ditta personale

    Lieto di leggere i tuoi commenti, ora.

  8. asem ha detto:

    Julius Franzot, più o meno quello che dicevano (e promettevano) i comunisti est-europei prima di arrivare al potere.

  9. Luigi ha detto:

    Julius, io non ho detto che questi sono uguali ai sovietici: avranno pure imparato qualcosa dalla storia, questi eredi diretti della SED!

    Ho invece detto che gli effetti del loro programma provocherebbero un disastro epocale, e adesso mi permetto di analizzarne solo una parte.

    Ecco la parte:
    “Il legame tra uscita dalle energie fossili e piena occupazione è dato dalla ripartizione degli oneri sociali delle imprese sulla base delle spese per il personale ed è inversamente proporzionale, qui parallelamente alla tassazione sull’impresa, all’ uso dell’energia. Siccome l’energia più a buon mercato è quella umana, è ipotizzabile un arretramento delle spese per macchine ed un incremento delle assunzioni. In una seconda fase lo Stato elargirà dei buoni ecologici gratuiti (UZ), che dovranno essere usati per l’acquisto di beni che sottraggano materiale o energia al sistema ecologico esistente (per esempio, elettricità derivata da centrali termoelettriche, ma non quella da centrali eoliche). Questi buoni non saranno negoziabili, ma avranno un prezzo fisso (per impedire speculazioni) e saranno emessi nel tempo in quantità sempre minore (per promuovere l’indipendenza degli acquisti dal capitale). Ogni merce, sia prodotta nazionalmente, sia importata, avrà, oltre al prezzo base ed all’IVA, anche un valore ecologico, che sarà pagabile solo in UZ, non in denaro.”

    Allora: in Germania arrivano al potere questi qui e propongono/impongono alle aziende “la ristrutturazione degli impianti di produzione sulla base di una convenienza economica a produrre e consumare senza servirsi più essenzialmente delle energie non rinnovabili.”

    Perché dico “impongono”?

    Perché il passo successivo è quello di modificare i prezzi, nel senso che sarà aggiunto al prezzo base e all’IVA anche il “valore ecologico”, e cioè questo benedetto “UZ”, non mutuabile col denaro. Per cui chi può pagare con l’UZ acquista la merce, chi non ha UZ di fatto viene espulso dal sistema di produzione/consumo. Morale della favola: tutti i produttori sono obbligati ad avere questo UZ e quindi sono obbligati a ristrutturare completamente tutti gli impianti di produzione.

    Adesso presumiamo che il costo medio di ristrutturazione incida sul bilancio di un’azienda produtrice di beni/servizi per un 10% annuo per un paio d’anni (e mi sono tenuto stra-basso). Tu avrai quindi un obbligo di spesa stabilito dallo stato, e questo necessariamente ti porterà o ad aumentare i prezzi o a diminuire i costi di produzione, il che si ottiene in modo veloce riducendo la forza lavoro (e quindi licenziando), oppure diminuendo il costo medio per unità di prodotto. Qualcuno dovrebbe spiegarmi rapidamente come si fa a diminuire il costo medio per unità di prodotto in una fase in cui si è dovuto impiegare il proprio capitale per ristrutturare obbligatoriamente in funzione delle nuove energie rinnovabili.

    Morale della favola: in tempo zero il mio prodotto diverrà ancora più costoso rispetto a tutti i miei competitors, e quindi le aziende tedesche saranno tutte perfettamente “pulite”, ma di fanno saranno spazzate via.

    Ci sarebbe una soluzione: si obbligano tutti quanti i paesi produttori a dotarsi dell’UZ. Me la vado proprio questa cosa applicata in Cina…

    In pratica, die Linke dovrebbe andare al potere in tutto il mondo.

    Questo mi ricorda moltissimo la diatriba sul socialismo in un solo paese (do you remember mr Trotsky?).

    Mi fermo qui.
    Luigi

  10. Julius Franzot ha detto:

    @ Luigi

    Molte grazie per i tuoi ottimi commenti, a cui vorrei rispondere, non prima di aver ancora chiarito che io non sono membro di Dle Linke, non li considero assolutamente perfetti, ma certamente gliunici portatori di un’idea originale.

    I costi di produzione non aumenterebbero necessariamente, dato che gli oneri sociali (che, almeno in Germania, ma credo anche in Italia) incidono moltissimo, sarebbero inversamente proporzionali alle spese per il personale: quindi chi ha molto personale gode di uno sgravio, mentre chi riduce viene strizzato. La logica vorrebbe che questo sistema portasse alla piena occupazione, ma qui io dissento. Faccio l’esempio dei disabili: In Germania ogni impresa è obbligata ad assumere un certo numero di disabili, altrimenti paga una multa. Ebbene, i disabili sono spesso disoccupati perchè le ditte preferiscono pagare le multe. Immagino che col nuovo sistema sarebbe lo stesso. Avevo dimenticato di scrivere, inoltre, che le maggiori spese dovure alla ristrutturazione ecologica andrebbero coperte con minori utili aziendali (minore remunerazione del capitale, dato che questo non costituisce un PF). Non dimentichiamo che gli utili delle banche e delle grandi industrie in Germania si aggiravano tra il 20 ed il 25% della capitalizzazione.

    Adesso credo di dover spiegare quella che per me è la debolezza di tutto il sistema proposto: si dà per scontato che incentivi fiscali e sociali portino ad una maggiore quantità di assunti a tempo indeterminato (altre forme non sono contemplate). Orbene, nell’economia di oggi ci sono periodi di maggiore e di minore richiesta di mano d’opera, dovute alle esigenze di produzione e non è pensabile che si faccia un magazzino di prodotti invenduti, che, oltre a costare, rischiano di diventare obsoleti. Quindi la flessibilità della manodopera continuerà per forza di cose ad essere necessaria, forse meno di adesso, ma pur sempre. Nel gruppo di lavoro avevo proposto, in accordo al programma elettorale della WASG (ramo occidentale di Die Linke) delle ultime elezioni, di nazionalizzare le ditte di lavoro interimale, assumendone gli impiegati, e di garantire così la fluttuazione, non in base alla simpatia ed alla tessera di partito, ma solo in base alla qualificazione richiesta ed a quella offerta. Se per la qualificazione offerta non esistono richieste corrispondenti, allora dovrebbe essere offerta una sistemazione diversa. In sostanza si sarebbe trattato di togliere la discrezionalità assoluta delle assunzioni. Hanno fatto finta di non capire, come non hanno recepito la proposta di Lafontaine, fatta una settimana prima ad un incontro alla taz, di istituzionalizzare il mercato secondario del lavoro. Secondo me si tratta di un partito ancora diviso tra gente venuta dall’Ovest, che ha in mente concetti più radicali, e gente dell’Est, che evita tutto ciò che, magari solo a parole, potrebbe far ricordare l’ SED (“diritto al lavoro” nella Costituzione)

    Sugli UZ certamente hai ragione: sarebbero sì emessi solo nei Paesi in cui la riforma fosse in vigore, ma ogni merce prima di entrare dovrebbe avere il suo valore energetico fossile dichiarato e garantito dal paese di provenienza. Quindi se la Cina desidera esportare in una Germania in cui Die Linke sia al governo, deve dichiarare alla pertenza delle merci quanta energia fossile è stata usata per la produzione di ogni articolo. Mi sembra ovvio che barerebbero, ma almeno si sarebbe lo stimolo a riflettere. D’altro canto Die Linke non vorrebbe continuare con l’attuale sistema di scambi illimitati in tutto il mondo, se non altro appesentendo le imposte sul trasporto. Qui mi trovano d’accordo: che necessità abiamo in Europa di vino cileno, sudafricano, australiano? Se Liedl lo vende a prezzi stracciati, cosa beviamo in una bottiglia di Cimarosa per 3 Euro, traversata oceanica inclusa? E quanto paga Cimarosa i suoi contadini sudafricani?
    Die Linke propende per una regionalizzazione del commercio: gli stati, per esempio europei, comprino soprattutto da altri europei (Tobin-Tax sui pagamenti tra valute diverse). Certto che non si può fare questo con tutto, non siamo in grado in Europa di produrre caffè, kautschu o cacao, ma non c’è regola senza la sua eccezione.

  11. Bibliotopa ha detto:

    Scusate, io son rimasta molto perplessa davanti a questa frase: “Siccome l’energia più a buon mercato è quella umana, è ipotizzabile un arretramento delle spese per macchine ed un incremento delle assunzioni.”
    Da quando in qua l’energia più a buon mercato è quella umana? leggendo questa frase, mi son immaginata tanti Sansone legati alla ruota della macina… come nei film -peplum di Maciste degli anni ’60.
    Io credevo che le macchine facessero risparmiare fatica umana e soprattutto costi: perchè le macchine non richiedono stipendi, pensioni, oneri sociali…
    cosa vogliono dire questi qua con questa frase? via i macchinari e tante assunzioni per far fare ai lavoratori il lavoro fatto prima dalle macchine? a me sembra un gran passo indietro.. è luddismo?

    per il discorso sul vino cileno etc… io non lo compro , ed ovviamente se costa poco, e già gli paghiamo il viaggio, il prezzo del vino è ancora più basso. Ma se non lo compriamo, la ditta non lo venderà qua da noi e non potrà pagare nemmeno quel poco i suoi contadini sudafricani, i quali da sottopagati diventeranno disoccupati.. sarò un’ottimista pensando che vendendo in tutto il mondo il loro vino le ditte locali prospereranno , avranno maggiori disponibilità e potranno pure aumentare gli stipendi ai loro coltivatori? è vero, sono un’illusa, che ha sempre pensato che l’eliminazione delle barriere doganali siano un bene per tutti, tranne che per le imprese protette.

  12. bulow ha detto:

    @ luigi

    io avevo scritto:

    “e’ incredibile la differenza di spessore tra il dibattito politico tedesco e quello italiano.”

    tu hai scritto

    “Con tutto il rispetto per le opinioni espresse sull’elevatezza culturale del ragionamento politico in Germania, se al potere arrivassero questi qui… etc”

    non so se la tua voleva essere una risposta a me in particolare. comunque il mio apprezzamento non era rivolto al programma della linke, di cui condivido alcuni punti e altri no. il mio apprezzamento andava al fatto che in germania si discute di occupazione, ambiente, energia, mercato del lavoro, diritti, e cosi’ via. in italia invece si discute di veronica, silvio e noemi.

    (e intanto, senza alcun dibattito pubblico, si fanno accordi con gheddafi e si consegnano ai sui aguzzini donne, bambini e uomini malati, in barba a ogni principio di umanita’, pur di levarseli dai coglioni)

  13. Julius Franzot ha detto:

    @ Bibliotopa

    Spiego subito come, secondo quel modello, il lavoro umano sarebbe il più economico, nonostante il salario minimo stabilito dalla legge:

    Le macchine consumano energia fossile e per costruirle si è impiegata anche energia fossile. Quindi l’energia fossile è tassata al consumo ed è tassata in UZ al momento dell’acquisto di una macchina ed in tutti i passi della sua fabbricazione che richiedano energia fossile. Chiaramente, il giorno in sui si potesse costruire, diciamo, un computer solo con energia eolica e consumare solo energia eolica, la situazione sarebbe ben diversa, ma intanto tutta una generazione avrebbe trovato lavoro nel potenziamento dell’energia eolica.

    Il personale è fonte di economie, dato che il contributo sociale di un’impresa (INPS) si basa non su quanto guadagna ogni singolo dipendente, ma su quanti dipendenti lavorano per quella ditta. Sono previsti anche sgravi fiscali notevoli su chi assume.

    Alla fine, nella terza fase, quando non esisteranno più azioni e l’emissione di UZ sarà fortemente ridotta, sarà quasi impossibile comperare le macchine ad energia fossile, dato che sarà difficilissimo comperare UZ.

    Tutto il sistema in fondo si regge sugli UZ e forse questa è anche una sua altra debolezza, dato che, anche se Die Linke dovesse andare al potere in Germania, dovrebbe essere molto difficile trovare una maggioranza a Strasburgo (anche senza andare in Cina) per introdurre la filosofia degli UZ.

  14. Bibliotopa ha detto:

    Insomma, per fare un esempio non tedesco: un risciò a trazione umana non usa energia fossile , e nemmeno uno a trazione umana su bicicletta: uno su motocicletta o su ciclomotore invece sì… per cui il meccanismo UZ ( che non riesco a capire a fondo) dovrebbe penalizzare economicamente il risciò a motore… a me sa che risolvendo un problema se ne aprirebbe un altro..

  15. furlàn ha detto:

    Provate questo sondaggio:

    http://www.euprofiler.eu

    ho scoperto affinità con i socialdemocratici Lituanie i liberal democratici gallesi e di essere più distante di quanto mi aspettassi da Piratpartiet svedese

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