Ci sono dei posti in cui la qualità della vita migliora, dove si va per prendersi un pausa e regalarsi un piacere. Se poi in uno di questi posti ti accoglie una persona splendida allora quello diventa un luogo che dalla sfera della qualità e del piacere passa alla sfera dell’affetto e dell’amicizia. Non sto parlando di un luogo esotico, o di una meta turistica, ma di un piccolo ristorante nel cuore di uno dei rioni più popolari di Trieste, e di una persona che purtroppo ci ha lasciato pochi giorni fa, Fabio Tomasini.
Il suo ristorante, La Stalletta, era una vera chicca, e io lo trovavo un luogo tipico della Trieste che ancora vive nel suo essere popolare: una serranda come tante altre nel rione di San Giacomo, niente fronzoli esterni, un piccolo banco dove si bevevano buonissimi bicchieri e frequentato anche da abitudinari del quartiere, e poi, divisa gelosamente da una grossa tenda rossa, una curatissima saletta, intima e raccolta, dove ci si poteva lasciare andare alle “cure” di Fabio. Un posto tipico della vita di quartiere quindi, ma che accoglieva, con qualità ed eleganza, persone di ogni tipo. Fabio incarnava questo spirito, era popolare (un mulòn, un baloner del Ponziana), ma era fine nei modi, garbato, equilibrato, riservato, meticoloso nella cura del luogo e dei piatti, cosa che lo faceva essere apprezzato e ricercato. Aveva un modo di fare che ti metteva a tuo agio, si prendeva cura del cliente, lo faceva rilassare, e questo è fondamentale per trascorrere serate davvero piacevoli.
Conoscerlo un po’ di più per me è stato un privilegio, nei momenti in cui capitava di fermarsi a fine serata oppure a bere un bicchiere quando ancora il ristorante non era “aperto” e quindi si aveva il tempo di scambiare due chiacchiere con maggiore rilassatezza. Non ho grandi racconti da fare, sono piccoli momenti, ma momenti connotati dallo stare bene. Mi faceva sorridere quando mi diceva “a ti te bati ben che te giri il mondo” e io invece gli rispondevo che “il vero mondo xè quel che te ga qua intorno ogni giorno“. Mi mancherà quel suo essere semplice e alla mano, quella sua dedizione elegante, quel suo carattere di chi sa di essere un po’ introverso ma che si prende cura delle cose e delle persone. Un posto dove si sta bene, questo mi mancherà. Ciao Fabio, “te ‘speto per bever un bicer“.
Mi dispiace proprio. Ci feci una simpaticissima ed ottima cena con amici, diversi anni fa.
Prima di venire a vivere a Trieste, l’ ho frequentata per qualche anno. Ogni volta che venivo, mi facevo portare alla Stalletta. Era un modo per celebrare la mia visita a Trieste, era scoprire e riscoprire ogni volta la parte vera della città, con i suoi sapori, la sua parlata, i suoi modi e il suo saper vivere. Fabio era e resterà per me uno dei volti più belli di questa incredibile e particolare città, che ho imparato ad amare anche grazie a lui. E ora che vivo qui, sentirò la sua mancanza ancora di più.
Eravamo compagni di scuola alberghiera quando eravamo 17enni,ricorderò per sempre quante volte correvamo con la sua Vespa Px lungo la costiera per andare a casa propria e rilassarci un po. Un ragazzo con un carattere davvero splendido, generoso ed altruista. Un professionista nel suo settore , lo potremmo definire “un maestro”.
Lascierà sicuramente un vuoto in questa città e sopratutto a San Giacomo dove “La stalletta” era sicuramente il posto dove davvero ci si poteva rilassare e mangiare come da nessun’altra parte a Trieste.
Ci mancherai Fabio……!
Fabio era il clone del padre, Tommaso .E da suo padre ha ereditato la bravura e la capacità di esercitare in maniera stupenda quel “mestiere”.Fabio l’ho visto nascere e crescere in quel locale.Con la borsa del Ponziana sempre pronta per gli allenamenti.Ieri l’ho salutato per l’ultima volta consapevole che lascerà dentro di me un vuoto incolmabile.Ciao amico mio….!
ricordo fabio, giovanissimo, che iniziava ad aiutare papà tom e zio gianni “rubando” il mestiere a tutti e due. ricordo il giorno in cui, quasi tredici anni fa, tom ci lasciò. ricordo la caparbietà di fabio nel continuare, nonostante lo scetticismo di tanti, il lavoro del padre e riuscendo, in pochissimi anni, a superare in eccellenza il suo maestro. ricordo le feste di san silvestro, quando la stalletta già alle undici del mattino era stracolma di clienti abituali e abituali “imbucati” – quelli del “ogi pranzemo in staleta, xe pasta e persuto crudo gratis” – ricordo la sua flemma quando lo prendevamo in giro per la sua passione nerazzurra e la sua elegante noncuranza nei nostri confronti in questi ultimi anni di rinascita interista. ricordo l’ultima volta che l’ho sentito, quest’inverno, quando si ricordò del mio compleanno e mi chiamò per gli auguri, la voce allegra ed il tono ironico di sempre. ricordo mille altre cose: battute, cene, scherzi, consigli, prese in giro, brindisi, complicità.
ora ho anche un ricordo che mai avrei voluto avere.
ciao fabio, ciao amico mio
era un amico conosciuto e benvoluto da tutti eravamo insieme alla naia e andavo a trvarlo x anni alla stalletta ciao baloner
è stato mio compagno di classe alle medie alla “Manzoni”.. sempre gentile e riservato, cocolòn..