15 Aprile 2009

Due lingue da subito?

Ma guarda un po dove bisogna andare a leggere quel che succede tra Barcola e Grignano: sul sito del National Geographics! Una delle ultime news si riferisce infatti ad una ricerca svolta da Jacques Mehler, direttore del Laboratorio di linguaggi, cognizione e sviluppo della SISSA, dal titolo “Bilingual Babies Get Head Start — Before They Can Talk” – tradotto: I bambini bilingui sono avvantaggiati in partenza – prima ancora di cominciare a parlare (niente paura per gli altri, recuperano in seguito). A pubblicare la ricerca i Proceedings of the National Academy of Sciences. Complimenti.

Certo che malgrado tutta la fanfara attorno all’idea di Trieste città di scienza di tutte le attività di ricerca sul territorio non è che se ne parla poi molto…

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12 commenti a Due lingue da subito?

  1. Marisa ha detto:

    A dire il vero, senza togliere nulla a questa ricerca scientifica, sono almeno 15 anni che l’Unione europea sta dicendo le stesse cose.
    L’attuale Preside della Facoltà di Scienze della Formazione – Università di Udine, prof. Franco Fabbro – esperto in neuropsicologia – , nel 2005 ha presentato il risultato di una sua importante ricerca (poi pubblicata in tutto il mondo) proprio sul bilinguismo e la differenza tra il cervello di un bilingue e il cervello di un monolingue. La ricerca è poi stata pubblicata nel 2005 con il titolo “Il cjâf dai furlans” (casa editrice Kappavu). La ricerca è scritta in lingua friulana.

  2. enrico maria milic ha detto:

    hai capito dejan?
    se mehler della sissa scrive che “”I would be very conservative about the conclusion that bilinguals are smarter than monolinguals,” he said”… l’ha già detto l’unione europea e fabbro 15 anni fa. mi dispiace.

    😀

  3. Giorgio Ciaravolo ha detto:

    Il mio piccolo figlio Leonard, nato in Germania, sta crescendo trilingue: gli parliamo in Italiano e sente i discorsi della vita quotidiana (amici, negozi, uffici…) in Tedesco e Inglese.
    Spero solo che non venga su confuso. Al momento reagisce solo a suon di “gu”, “ga”, “au”, “ih”… ma forse è un poco prematuro aspettarsi di più da un giovanotto di 4 mesi (eheheheh)… vi faccio sapere tra 1 anno.
    A dire il vero il figlio di nostri amici (1.5 anni, padre Serbo, mamma Tedesca) sta crescendo anche bilingue; capisce sia Serbo che Tedesco ma mi sembra che il caos linguistico lo renda più timido. Ma probabilmente è anche una questione di carattere.
    Io sono nato rigorosamente monolingue (nemmeno “el triestin go imparado” -> l’ho scritta giusta?) e tuttavia dalle elementari (quindi tardi per essere considerato bilingue) ho cominciato con l’inglese e da 8 anni con il tedesco. Mi sembra comunque di cavarmela con entrambi senza aver sofferto troppo.

    Nel frattempo ho tirato su la mia bella teoria: le famiglie che decidono di crescere i figli “multilingui” prestano particolare attenzione all’uso della parola e agli aspetti giocosi della parola (almeno è così da noi) per cui i bambini vengono stimolati ad attivare le regioni del cervello preposte all’uso della parola (associazione parola – immagine) maggiormente dei monolingue. Può essere così? C’è un logopedista dell’infanzia disponibile ad un commento?

  4. Julius Franzot ha detto:

    Io sono cresciuto bilingue (mia nonna voleva inserire anche il francese, ma quando sono andato a scuola le hanno detto che era meglio lasciar perdere) ed ho conservato il mio bilinguismo. Però devo dire che è necessaria una forte motivazione, sia da parte dell’individuo che della famiglia. Assieme a me crescevano bilingui anche altri ragazzini, ma mi risulta di essere il solo che ha continuato a rimanerlo.Per abbozzare una risposta alla domanda tecnica di Giorgio: magari è tutto giusto quello che stanno facendo, è senz’altro possibile che certe aree del cervello si lascino condizionare, però ai miei tempi tutte queste psicostorie non c’erano, eppure con qualcuno funzionava e con qualcuno no.
    Io credo che la molla sia l’identificazione con il Paese che sta dietro ad una lingua: se cresci bilingue per “comodità” o per avere dei vantaggi pratici, non interiorizzerai mai entrambe le lingua perchè sentirai che una appartiene al tuo Popolo, l’altra ad un altro. Alla fine la pressione sociale (il Paese in cui vivi) si imporrà. Quindi, oltre alla lingua, credo che bisogni insegnare ai bambini anche tutta una serie di cose (fiabe, proverbi, luoghi comuni,superstizioni, cucina, elementi di storia e geografia…) dei paesi a cui si riferiscono entrambe le lingue. E ritengo sia indispensabile assicurare che parlino (= pronuncino) entrambe fin dalla più tenera età. Se la voce non assume il timbro caratteristico di una lingua, uno poi dovrà fare sforzi enormi per pronunciare senza accento. Quando io stesso, con la voce ormai formata, passo un lungo periodo parlando o solo italiano o solo tedesco (o solo spagnolo), al ritorno parlo l’altra lingua con un accento.

  5. Fabrizio ha detto:

    Questa intervista a Noam Chomsky aiuta a chiarirsi le idee:

    Seriamente…
    1. crescere bilingue o multilingue è BENE
    2. + lingue = maggior carico cognitivo = (possibile) sviluppo linguistico leggermente piu’ lento (ma comunque si raggiungono le stesse tappe, semplicemente un po’ dopo). No worries…
    3. Neuroanatomia: parlare del cervello da piu’ credibilità a qualunque cosa si dica. Purtroppo. Cosa vi cambia sapere che la densità della materia grigia dell’area parietale inferiore sinistra è maggiore nei bilingui (Mechelli et al. 2004) o che i bilingui hanno un’attivazione bilaterale delle aree linguistiche (Hull & Vaild, 2008)?? Nulla.
    4. Il linguaggio è composto da svariati livelli (fonologia, sintassi, lessico, semantica, pragmatica) che non sono ugualmente influenzati da fattori ambientali (e.g. ambiente bilingue). Fonologia e sintassi sembrano essere gli aspetti piu’ sensibili ad un’esposizione precoce ad una lingua. Mentre da grandi con un po’ di sforzo si possono imparare un numero infinito di parole nuove, dopo pochi secondi di conversazione un nativo si renderà conto che siete stranieri.
    5. Per concludere, la maggior parte dei bambini nel mondo cresce bilingue, e noi ci facciamo le pippe che i nostri bambini possano risentirne. Alé! Se ne avete l’opportunità crescete i vostri figli bilingui… (val anche el triestin)

  6. Marisa ha detto:

    @ Giorgio Ciaravolo

    una studiosa di plurilinguismo, mi ha spiegato che è fondamentale che gli adulti che interagiscono con il bambino utilizzino sempre lo stesso codice linguistico parlando con il bambino. Ossia, ad esempio, la madre gli parla solo e sempre in tedesco e gli risponde solo quando il bambino pone la domanda in lingua tedesca. Il padre, fa lo stesso ma utilizza ad esempio la lingua francese. Il bambino così lega l’uso di una lingua ad una specifica persona. Poi, quando andrà a scuola, potrà magari incontrare un terzo codice linguistico che diventerà il codice linguistico della scuola. Diventando così perfettamente trilingue.

    E’ così che funziona anche la scuola bilingue sloveno/italiano della Slavia friulana. La docente che usa lo sloveno come lingua veicolare, usa solo e sempre questa lingua in qualsiasi situazione. Idem, la docente che utilizza la lingua italiana come lingua veicolare.

  7. Giorgio Ciaravolo ha detto:

    @Fabrizio
    Bujakasha anche a te!
    Mi rendo conto che mi sono espresso male sul tema.
    Ovviamente di neuroanatomia non ci capisco niente e lascio il mestiere a chi lo studia. Intendevo domandare se il fatto che “l’essere avvantaggiati in partenza” per via del multilinguismo sia più che altro dovuto al fatto che i genitori con ambizioni bilingui investono sul fattore parola e parola/immagine molto tempo nel processo di apprendimento del bambino rispetto a genitori monolingue.
    In altre parole mia moglie ed io prestiamo molto tempo a “chiacchiere” con Leo, piú che lasciarlo da solo a giocare. Piuttosto leggiamo un libro a vuoto che lasciarlo solo.
    Respect!

    @Marisa
    Ottimo suggerimento! (e mia moglie parla anche il triestìn)

  8. Marisa ha detto:

    @ Giorgio Ciaravolo

    per quanto ho letto io in materia, i cervelli del bambino plurilingue e del bambino monolingue, risultano essere strutturati (sul piano neurologico) in maniera diversa. Non c’entra proprio nulla l’ambizione dei genitori. E’ proprio un dato neurologico che si crea entro i primi sei anni di vita. Poi, potrai anche imparare altre lingue; ma non sarai mai un bilingue. Sarai sempre, sul piano della strutturazione del cervello, un monolingue che ha imparato anche altre lingue. C’è abbastanza letteratura in materia.

  9. marco caco ha detto:

    Una parente di Oliver Sacks (neurologo)

    http://en.wikipedia.org/wiki/Oliver_Sacks

    era una traduttrice che gli aveva descritto il modo in cui pensava mentre traduceva. Questo modo di pensare era completamente estraneo a Sacks che era monolingue!
    Lei non pensava semplicemente “parole”. Nella sua mente c’erano idee, immagini, suoni, odori e altri concetti. Aveva bisogno di assorbire una frase in una lingua, trasformarla in idea, concetto, emozione, ecc. e poi esprimerla in un’altra lingua.
    Sentiva inoltre il bisogno di mettere cio’ che sentiva e diceva nel contesto giusto.

    Io parlo inglese, un po’ di spagnolo, mi ricordo abbastanza il latino e so un po’ di friulano.
    Di solito quando memorizzo delle parole nuove non le infilo in categorie o le associo ad altre parole. Le associo a immagini, odori, musica ecc.

    Poi ho un trucco quando devo tradurre una parola IN una lingua straniera:
    cerco il sinonimo piu’ arcaico possibile (di solito latino, ma anche triestino) tra quelli che conosco e lo uso nella nuova lingua… provare per credere.

    …Con el triestin te giri el mondo 😉

  10. Giorgio Ciaravolo ha detto:

    Ah, ok, capito!

  11. StripedCat ha detto:

    Constato quello che dice Marisa nei casi piu’ riusciti di bilinguismo che conosco…papa’ che parla solo olandese, mamma solo italiano…e cosi’ via.

    Sento invece strafalcioni assortiti all’ora dell’aperitivo in piazza nella capitale quando madri pariole incerte sui congiuntivi in italiano si CEMENTANO in francese con le figliolette. Diobon cossa che vien fora.

    (Volendo far i figoni, mejo pagarse una baby sitter de madre lingua…come in Egitto co’ andava de moda le baby sitter furlane ai primi ‘900…)

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