9 Aprile 2009

Rossi del Pd: «L’autoidentificazione dei friulani passa soprattutto attraverso la lingua»

«L’idea di una Piccola Patria autonoma forse non sarà maggioranza politica, ma oggi è salda nelle coscienze di tutti i friulani», ha sostenuto Dree Venier, direttore del giornale Patrie dal Friûl, in recenti dichiarazioni sul Messaggero Veneto nell’occasione della ricorrenza patriottica friulana del 3 aprile. Sullo stesso tema interviene, con posizioni regionaliste e democratiche, l’attivista del Pd Marco Rossi sul proprio blog.

I passi salienti dell’intervento di Rossi, che risponde ad una lettera pubblicata da Francesco Scatigna sul periodico degli universitari goriziani ‘Sconfinare’, sono i seguenti:

Non mi voglio dilungare sulla disquisizione sul fatto che il friulano, e qualunque altro idioma, sia o meno una lingua piuttosto che un dialetto: una disquisizione tanto annosa quanto inutile, essendo talmente labile e indeterminata, anche tra i linguisti, la separazione tra i due termini, e la definizione degli stessi, che ogni dibattito in materia risulta una semplice perdita tempo. […]

Quel che conta, semmai, è l’autoidentificazione da parte di un dato gruppo di persone, chiamiamolo “popolo” se vuoi ma diciamo piuttosto un dato gruppo etnico. L’identità di un gruppo etnico ha varie basi: talvolta religiose, talvolta territoriali, talvolta appunto linguistiche. Più spesso un insieme di tutte queste cose. […]

Accade spesso che un gruppo etnico trovi nella lingua un forte elemento di autoidentificazione e distinzione (è il caso dei catalani, ad esempio, o dei ladini), altre volte è la religione (è il caso degli ebrei). Nel caso dei friulani, l’elemento linguistico è sicuramente predominante […]

Se questa è la situazione, risultano quanto mai difficili da comprendere, almeno su un piano razionale, talune tue osservazioni.
Innanzitutto, affermi che la tradizione è importante finché “non diventa prevaricazione nei confronti del vicino”. In primo luogo, risulta poco comprensibile a cosa tu ti riferisca. Immagino che vedere la segnaletica stradale di alcune parti del Friuli riportare “Vignesie” accanto a “Venezia” possa suscitare confusione (in specie nei turisti: e per questo sarei d’accordo a togliere questi cartelli bilingui che rischiano di far impazzire il turista), ma non vedo come possano suscitare una qualche forma di “prevaricazione”. Per quanto riguarda l’uso del friulano nelle scuole, per come la proposta era stata fatta (l’uso in forma veicolare quando tutti fossero stati d’accordo, o in un’altra formulazione, quando nessuno si fosse opposto) era tale, anche qui, da non prevaricare nessuno. […]

ritengo che la politica abbia la funzione, in una democrazia, di far proprie e veicolare nelle istituzioni rappresentative le istanze della società. Mi trovo quindi difficilmente d’accordo quando affermi che del friulano “si devono occupare i linguisti, gli studiosi di etnoantropologia, anche i sociologi. Comunque, gli studiosi. Non i politici” perché innanzitutto se emerge un’istanza dalla società, la politica se ne deve occupare, in un modo o nell’altro, altrimenti significa che la democrazia non funziona; e in infine perché se una lingua è viva e vissuta, essa è viva nella società delle persone, nella polis dunque, e non vive solo negli studi e nei simposi di linguisti e antropologi.

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4 commenti a Rossi del Pd: «L’autoidentificazione dei friulani passa soprattutto attraverso la lingua»

  1. Marisa ha detto:

    non solo l’elemento linguistico; fondamentale è anche l’aver una storia comune millenaria e il riconoscersi in un territorio che in uma maniera o nell’altra, a partire dal ducato longobardo nel 568 d.C., si è sempre autogovernato, anche sotto Venezia e gli Asburgo. E ancora vuole augovernarsi. E prima o poi ci riusciremo a ritornare ad essere padroni a casa nostra.

  2. bulow ha detto:

    eccola li’, finalmente, la parola chiave: PADRONI.

  3. furlàn ha detto:

    Marisa io non so dove tu legga nella storia del Friuli la frase ‘padroni a casa nostra’ visto che i friulani non lo sono mai stati. Decine e decine di invasioni e guerre imposte sempre da qualcuno per il quale il Friuli era solo terra di passaggio o una zona cuscinetto. Il tanto decantato patriarcato sventolato a fini puramente politici e propagandistici altro non era che uno stato teocratico sottomesso all’imperatore, neanche paragonabile alla vicenda dei comuni del nord Italia che nel medioevo si erano conquistati una vera autonomia. Più di qualcuno dovrebbe finirla di fare il pagliaccio con le spade e gli elmi e pensare al futuro. Il signor Rossi ha ragione nel dire che l’unico tratto che accomuna i friulani è la lingua e scusa se è poco aggiungo io. Ma non c’è altro a parte il male del mattone, il vino le bestemmie e il frico.

  4. Marisa ha detto:

    Furlan…..studiati la storia del Parlamento friulano e la storia del Patriarcato di Aquileia…..e già che ci sei anche la storia delle “Comugne”……

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