28 Marzo 2009

Anti-schiamazzi: il racconto di Giorgio Mosetti

L'ordinanza anti-schiamazzi fa ancora discutere. Qui di seguito pubblichiamo il punto di vista, in satira, dello scrittore goriziano Giorgio Mosetti "Silenzio, per favore!".

Anno del Signore 2028
In una galassia lontana, lontana…
In una città come tante…
In uno dei tanti mondi possibili.
“Accidenti a voi! Comando io, sì o no?”
Nella sala della giunta calò un silenzio denso come il piombo. Il Sindaco, in piedi, proteso in avanti con fare minaccioso, le braccia divaricate e le mani a impugnare con fermezza eccessiva i bordi del lungo tavolo, le maniche della camicia rimboccate e l’occhio fermo del cecchino, passò in rassegna tutta la truppa con una lentezza inquietante.
Tutti, nella stanza, senza mettersi d’accordo, pensarono la stessa cosa.
Per questo nessuno fiatò.
Gli assessori avevano ormai imparato a riconoscere quello sguardo. E sapevano che non prometteva nulla di buono…  



Quando il Sindaco si scaldava in quel modo, l’unica possibilità di salvezza era restare assolutamente immobili. E pregare. Nella speranza che l’occhio del cecchino passasse oltre, mirando a quello a fianco.
Trascorse un minuto buono prima che il volto del sindaco Paolo Marzini riacquistasse un colore rassicurante.
Scosse la testa, sbuffò la rabbia fuori dalle narici e si sedette.
I suoi cento e passa chili di potere, nel silenzio siderale, fecero uscire dalla morbida poltrona di pelle nera un sibilo che parve un lamento.
Con occhio stanco guardò i fogli davanti a sé. Prese la penna, scorse il testo e cominciò a sottolineare alcuni passaggi della bozza di delibera.
Erano ormai trascorsi vent’anni da quando era stato emanato il primo provvedimento anti-schiamazzi. Per l’esattezza, diciannove anni, 8 mesi, ventitre nuove delibere restrittive, trentacinque arresti, diciotto feriti lievi, un “rondino” morto (finito, mentre se ne tornava a casa, sotto un’ambulanza che sfrecciava senza sirene, in conformità alla disposizioni anti-rumore della deliberà numero quindici) e un parto in strada (della signora trasportata nell’ambulanza).
Eppure non bastava ancora.
Proprio quella sera, poco prima della riunione di giunta, la Siora Maria, cittadina DOC, settant’anni, insegnante in pensione da venti grazie all’abbattimento dello scalone, vedova da cinque del maresciallo Ferdinando-pace-all’anima-sua-Rosetti, aveva chiamato la milizia per lamentarsi del chiasso assordante causato dai cartoncini attaccati ai raggi delle biciclette di un gruppo di ragazzini privi di valori.
“A quante siamo?” chiese il Sindaco senza sollevare lo sguardo.
Fu l’ossuto Vicesindaco Marcello Testa, di Rifondazione Cattolica, nonché capo ronda del quartiere “Under30” a trovare il coraggio di parlare.
Si schiarì la voce.
“Duecentosettantatre”, disse più velocemente che poté.
Il Sindaco sollevò la testa e lo guardò.
“Duecentosettantatre?”
“Sì” rispose il Vicesindaco con le mani sudate.
Il Sindaco non aggiunse altro. Ritornò a guardare le sue carte nello stesso istante in cui il Testa riprese a respirare.
Poi parlò.
“Allora. Qua abbiamo un problema molto grosso. E voi lo sapete bene quanto poco io sopporti i problemi. Ancora meno se sono grossi come questo”, disse senza sollevare il capo.
Nella sala, tutti annuirono senza muovere la testa.
“La signora Maria ha chiamato ancora. Siamo arrivati a duecentosettantatre telefonate. E ancora non siamo riusciti a mettere in riga questa marmaglia insopportabile di giovani debosciati”.
Poi tornò a puntare lo sguardo sui presenti.
“Cosa dovrà ancora fare la povera signora Maria per avere un po’ di giustizia? E’ mai possibile che in tutti questi anni non siamo ancora stati capaci di sradicare questo stramaledetto cancro giovanile? Accidenti a loro! Cosa credono questi giovinastri? Credono di poter fare tutto quello che vogliono? Pensano di essere i padroni delle città solo perché hanno vent’anni? Io a vent’anni già mi sudavo la pagnotta in cinque consigli di amministrazione municipalizzati! Cinque, porca vacca! Mica uno! E portavo i soldi a casa. Questo facevo. E non avevo certo il tempo di andare in giro a fare casino come fanno questi qua!”
L’assessore al Tricolore, Bianca Rossi maritata Verdi, osò.
“L’avevo detto io di vietarne la libera circolazione nel centro”.
Tutti gli altri guardarono il Sindaco all’unisono.
Il Sindaco non si scompose.
“Senti, Bianca, già con il concentramento dei giovani nel quartiere “Under30” abbiamo avuto i nostri bei casini con il Governo Federale. Cosa vuoi che faccia? Vuoi che li abbatta?”
Bianca Rossi Verdi non rispose. Ma fu come se l’avesse fatto.
“E poi non fatemi perdere altro tempo, che fra dieci minuti devo andare alla cerimonia per l’inaugurazione della targa ai “Martiri Dei Semafori”. Dai, andiamo avanti”.
Si rivolse al verbalizzante.
“Tu, scrivi”.
Il verbalizzante sì chinò sul foglio come un centometrista sui blocchi di partenza.
Il Sindaco riprese.
“Scrivi così. Articolo 5bis: dalle ore diciannove alle ore nove è vietata la circolazione su tutto il territorio comunale dei seguenti mezzi, due punti. Biciclette, carrozzelle e passeggini sprovvisti di apposito certificato di conformità antirumore rilasciato dall’ufficio “Anti-decibel” del Comune, scarpe con i tacchi…
“No!” esclamò l’assessore Isonza Piave della Lega separatista “Il Vero Nord Siamo Noi”.
I colleghi la guardarono basiti, come se avessero visto una pazza.
Il sindaco la fissò truce. Le mascelle serrate.
Isonza arrossì. Quel “no” le era sgusciato fuori senza darle il tempo di pensare.
Il Sindaco, però, sciolse il trigemino in un sorriso grasso.
La sala respirò. Isonza pure.
“Mia cara, lasciami finire per favore”, le disse con dolcezza sospetta.
Lei arrossì.
“Dicevo. Scarpe con i tacchi, punto. E’ derogato dal divieto l’assessore alle aiuole, punto. Poi lascia uno spazio per le motivazioni. A quelle ci penso io”.
Il Sindaco ammiccò alla Piave. Isonza sorrise raggiante. L’istinto di sopravvivenza degli altri, li trattenne dal commentare.
“Poi,” continuò il Sindaco, “vediamo”. Guardò l’assessore agli ascensori Rinaldo Grimagliera. “Abbiamo già messo dentro da qualche parte il divieto di utilizzo degli ascensori in ore notturne, vero?”
“Sì” rispose prontamente il Grimagliera. “L’abbiamo messo nella delibera diciotto”.
“Diciotto?”
“Sì, la diciotto. Quella del divieto di guardare la tv e ascoltare musica con le finestre aperte”.
“Ma quella non era la sedici?”
“No, la sedici era quella del divieto di brindisi all’aperto con bicchieri di vetro”.
“Ah, sì. Vabbé. Comunque, per adesso direi che può bastare così. Se casomai mi viene in mente qualcos’altro, lo aggiungiamo con qualche emendamento."
Il Sindaco sbatté le mani sul tavolo con forza. La truppa sussultò.
“Dai, forza! Che forse questa è la volta buona che sradichiamo la piaga della gioventù. Anche perché finché non lo facciamo una volta per tutte, non riusciremo a concentrarci sulle nostre priorità. Turismo e Università!”
Nella sala tutti annuirono con ammirazione.
“E poi” concluse il Sindaco, “lo sapete meglio di me che, fin tanto che questa piaga maledetta non sarà estirpata, l’Associazione Case di Riposo del Nordest non è disposta a mandarci nessun pullman di turisti!”
Nella sala tutti approvarono.
“Bene, mi pare che sia tutto. C’è altro?” Chiese il Sindaco.
Tutti scossero la testa.
“Molto bene. Allora datemi le mani e concludiamo con il solito minuto di silenzio, in onore della nostra bella città”.
Gli assessori si presero l’un l’altro per mano attorno al tavolo, chinarono la testa, e, sembrerà impossibile, si zittirono ancora di più.

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12 commenti a Anti-schiamazzi: il racconto di Giorgio Mosetti

  1. t.p. ha detto:

    ahahahahahhahahah bello 🙂 complimenti……………

  2. l'insegnante ha detto:

    bellissimo!!! immagino che turismo e università finisca con…terza età?!?

  3. virus ha detto:

    Gorizia sembra sempre di più la casa di riposo di Nova Gorica

  4. VeroGoriziano ha detto:

    hahaha

  5. Romano ha detto:

    Non mi sembra carino costituire ironicamente come prototipo una signora di settan’anni; simili lamentele possono provenire da insofferenti di qualsiasi età e sesso

  6. Walter Sobchak ha detto:

    E se credete ora / che tutto sia come prima /
    perché avete votato ancora / la sicurezza, la disciplina, /convinti di allontanare /
    la paura di cambiare / verremo ancora alle vostre porte / e grideremo ancora più forte …

  7. t.p. ha detto:

    azz……….. tutti artisti qui sopra 😉
    bella anche questa

  8. Maurizio ha detto:

    Conosco Giorgio, lo vado a tenere sveglio di notte, poi vediamo cosa scrive.

  9. emanuela ha detto:

    tragico neorealismo per una città immobile e ormai senza tempo. Bello..

  10. etabeta ha detto:

    Ascoltate, l’indimenticabile Giorgio Gaber lo contava già 2 anni prima !!!!!!
    http://www.youtube.com/watch?v=bfZobtggF1c

  11. franz ha detto:

    sono convinto che se lo scrittore abitasse in via nizza non avrebbe scritto queste simpatiche parole. suggerisco … di fargli provare l’emozione, forza ragazzi !!!

  12. piano inclinato ha detto:

    Direi che Franz e Maurizio, per quanto hanno scritto, sono intimidatori belli e buoni…
    nessuno nega ci fossero dei problemi, in certe ore, in certe zone della città…
    non si può, tuttavia, obbligare alla chiusura anticipata tutti i bar del centro per colpa di qualche imbecille.
    C’erano altri strumenti pue intervenite, colpendo i singoli o i gruppi di maleducati e disturbatori del sonno altrui…
    Non si poteva piazzare il furgone – unità mobile – dei vigili urbani in certe zone anche la notte? Non si poteva “minacciare” provvedimenti mirati per i bar che non collaboravano?
    Aver chiuso tutto, e creato il coprifoco, ha generato danni econimici immensi alla città: non solo per i bar che hanno ridotto del 30-40 % il fatturato, ma pure tutto il resto… c’erano centinaia e centinaia di persone, disposte a spendere, che animavano il centro, che si organizzavano per venire a GO da tutta la provincia e oltre, passavano qua, dalle 18 almeno (compreso vaschino e shopping…), il loro tempo;
    e spendevano qua i loro soldini… aperitivo, sigarette, pizzino o kebab, disco-bar e consumazioni, Fly ecc…, 5/10 euro di benza all’automatico per tornare a casuccia…
    assurdo impoverire tutta la città (non solo i comemrcianti) perchè non si sa trovare una soluzione al problema di qualche imbecille schiamazzante…
    sarebeb come se, accertato che qualcuno butat i mozziconi di sigaretat a terra, si proibisse la vendita ed il consumo di sigarette in tutto il centro…
    RIDICOLO!!!!

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