Roberto Menia, 47 anni, il triestino Sottosegretario all’Ambiente del Governo, ha dato spettacolo al Congresso di scioglimento di An che si è tenuto oggi a Roma (vedi l’articolo del Corriere.it sul Congresso), diventando di fatto l’unica voce critica rispetto allo scioglimento di An. Ma Menia, smentendo ogni ipotesi di abbandono del nuovo grande Partito di destra che sorgerà dalle ceneri di Forza Italia e Alleanza Nazionale, ha anche dichiarato: «Sono un soldato e resto qui».
L’Ansa racconta l’intervento del deputato triestino: “Oggi si chiude una pagina, che sia personale o politica non importa, perché spesso le due cose si fondono per chi come noi percepisce la politica come un servizio al Paese”, esordisce il sottosegretario all’Ambiente. “Chiudiamo una pagina personale e politica per nuotare in un mare più grande”, riconosce Menia con riferimento all’imminente ingresso nel Pdl. “Io oggi sono fra quelli che hanno sostenuto una posizione minoritaria”, prosegue, ricordando di aver detto che si poteva “arrivare dove siamo oggi attraverso strade differenti: attraverso un percorso federativo”. Parole che strappano applausi dalla platea di delegati della nuova fiera di Roma. Menia critica poi l’idea di “importare” modelli stranieri, trasformando il bipolarismo in bipartitismo.
La Lega, aggiunge strappando nuovi consensi dalla platea, “occupa spazi che prima occupavamo noi”. Ecco perché, osserva, “mi chiedo quanto il discorso che apriamo oggi sia voluto, disegnato e condiviso da noi o quanto piuttosto non sia da noi subito come fatto ineluttabile”. Insomma, sottolinea, “quanto c’era bisogno di arrivare così in fretta?”. Perché l’averlo fatto “ha depotenziato in termini valoriali e di contenuti” il nostro progetto.
E nel sottolineare l’esigenza che il Pdl “valorizzi le identità” e “non sia negazione di identità”, Menia lancia l’affondo: “Io non ho voglia di sciogliermi in niente e voglio che sia un Popolo della Libertà anche nelle discussioni interne e nel diritto di professare ogni idea”.
Il sottosegretario non risparmia punzecchiature a Silvio Berlusconi, strappando più di un applauso: “Non mi piace essere un parlamentare nominato e non eletto – dice – voglio che il Parlamento della prossima legislatura sia di eletti non nominati e non credo che possa votare il capogruppo per tutti, e lo dico con profondo rispetto per tutti”. Un intervento che piace: molti delegati si alzano in piedi e applaudono calorosamente il ‘dissidente’.
Parole, invece, che non piacciono al reggente di An. “Ma che bisogno c’era di fare quest’intervento proprio mentre entra Schifani?”, commenta La Russa, anch’egli sul palco, probabilmente senza accorgersi di avere davanti un microfono acceso. In quel momento, infatti, era appena entrato il presidente del Senato.
L’intervento di Menia, appena sceso dal palco, è stato accolto da abbracci, pacche sulle spalle, complimenti e lacrime. “Quello che mi piaceva prima – spiega Menia ai giornalisti – é che eravamo una famiglia nella quale ci si può dire di tutto. In parte c’é ancora. Bocchino mi ha fatto i complimenti pur non condividendo l’intervento, anche La Russa mi ha fatto i complimenti. Tremaglia mi ha abbracciato e mi ha detto: ‘Sei un grande italiano'”. Racconta ancora Menia, emozionato: “Noi abbiamo avuto anche fortuna – dice – chi lo pensava che saremmo andati al governo?”.
Il deputato triestino, 47 anni, è critico ma dice: “Sono un soldato e resto qui. Domani Fini parlerà a braccio, sono contento perché così si dicono cose non pensate, quelle che sono più vere”. Menia torna sul suo intervento: “Ho interpretato un sentimento latente e inespresso. Non cerco di essere un eroe. Ora tutti hanno fretta, ma una volta i congressi duravano di più ed era diverso”. Ribadisce poi che è necessaria “una sommatoria di identità e non la cancellazione di identità sennò va a finire che facciamo gli ospiti”.
Robi Menia è già noto a Trieste per le sue posizioni estremiste sulla presunta purezza italiana della nostra città di confine, per la passata militanza nel violento Fronte della Gioventù e per i tentativi di rappresentare le istanze delle organizzazioni degli esuli dall’ex Jugoslavia.
Io non sono certamente noto come simpatizzante di Menia, se non altro per le sue considerazioni sulla “purezza etnica” di Trieste, pero una frase molto giusta la ha detta: “Oggi la Lega occupa degli spazi che prima occupavamo noi”. E assolutamente giusto: la difesa del “sacro suolo della Patria” contro gli stranieri e sempre stato un campo d`azione delle destre nazionali. Ora, un partito che ha scritto nell` Art.1. dello Statuto che il suo scopo e di prodigarsi per l`indipendenza della Padania si mette a fare il superitaliano, a raccattare, pare anche con successo, voti contro gli “stranieri”, intesi come “non cittadini italiani”. Ah, dimenticavo di sottolineare, ora la Lega si guarda bene dallo scrivere “i-taglia” ;-). Un partito nazionalista esiste in quasi tutti i paesi e, anche se io non ne votero mai nessuno, e giusto che esista, purche non sia violento. Sarebbe il ruolo esatto, storico, di Alleanza Nazionale. Invece cosa fa Fini? Prepara da anni, almeno dal suo viaggio in Israele, l`abbraccio con Forza Italia, che, nome a parte, non ha molto di nazionalista, ma moltissimo di turbocapitalista. Ora, con questa mossa, AN sta scontentando la clientela tradizionale della destra: nazionalisti italiani e coloro che si richiamavano all´ unica cosa buona che avesse fatto Mussolini: lo stato sociale.
Ora mi piacerebbe capire se la trasformazione della Lega da movimento federalista padano a partito nazionalpopolare italiano sia il risultato di un`abile manovra di Fini per estremizzarla e relegarla a lungo andare al posto del vecchio MSI, o sia una trovata populistica partita dalla stessa Via Bellerio, per raccattare i voti che la borghesizzazione di AN ha messo in liberta.
Scusa Julius Franzont, spiegami una cosa. Che differenza c’è tra “nazionalismo” e “razzismo”? Che il primo, il nazionalismo, abbia dei contenuti razzisti siamo d’accordo. Ma il secondo, il razzismo, è unn fenomeno sociale di ben più ampia portata. Prova a pensare ad esempio all’ostilità sociale nei confronti delle popolazioni Rom. I Rom che vivono in Italia sono da secoli tra noi, e da secoli sono perseguitati. La Lega non è affato un partito nazionalista e sotto questo profilo, secondo me, non sta ocupando spazi di AN e della destra in genere. E’ invece un partito che, secondo me, cavalca posizioni popolar/razziste: vedi la loro posizione sui Rom, i campi nomadi, gli extra-comunitari o trovate come quella di prendere le impronte digitali ai soli Rom, ecc.
Secondo me la Lega è un partito “non nazionalista” che cavalca il razzismo verso alcuni gruppi sociali (rom, extra-comunitari, islamici). Ha uno spazio politico tutto suo che sta erodendo elettorato alla destra.
Del resto la Lega non ha mai abbandonato lo slogan “Roma ladrona”. Slogan che continua ad usare nelle Regioni del Nord Italia. E, sinceramente, non mi sembra uno slogan molto nazionalista!
un po’ di tempo fa io e enrico abbiamo avuto una discussione sulle nuove forme che ha assunto il fascismo. io sostenevo che il localismo e’ una di queste. enrico non era d’ accordo. in questo video le parole di borghezio e di alcuni esponenti della destra radicale francese sembrano darmi ragione.
http://tv.repubblica.it/copertina/borghezio-lezioni-di-fascismo/31106?video
martino,
come è ovvio (no?)
ci possono essere diversi tipi di regionalismo
e anche un regionalismo democratico, laico e progressista
vedi la catalogna.
e in altri luoghi del mondo, certamente, il regionalismo è qualcosa di ben diverso dalle sparate di borghezio
sono perfettamente d’ accordo. pero’ bisognerebbe:
1) smetterla di fare finta che la lega sia un movimento federalista e considerarla per quello che e’: un movimento tendenzialmente fascistoide, che si iscrive a buon diritto nella destra radicale europea.
2) chiedersi perche’ in italia e ormai sempre piu’ spesso anche in altri paesi europei (vedi il waams bloc etc) i neofascisti trovino nel localismo terreno fertile per riciclarsi.
3) rendersi conto che l’ appartenenza territoriale non e’ una buona base per la rifondazione dei movimenti progressisti, se non e’ accompagnata da un’ analisi delle contraddizioni sociali di quel territorio e da una scelta di valori che trascendano il territorio: laicita’, giustizia sociale, antirazzismo, etc.
1) è un argomento lungo. alcuni tratti della politica della lega, secondo me, rientrano in quanto dici. tanti altri no.
2) quanto dici non è del tutto corretto.
in tutto il mondo c’è un aumento di movimenti politici basati sull’identità culturale/etnica/linguistica.
non necessariamente questi movimenti sono composti da fascisti o idee fasciste. in genere, trovo il sostegno a pratiche culturali tradizionali qualcosa di salutare, se non è accompagnato da chiusura alla diversità e razzismo.
sulle cause di tali fenomeni: l’argomento anche qua è molto molto lungo e gli antropologi hanno scritto molto in merito (consiglio come sempre arjun appadurai, sul tema).
3) sono d’accordo.
lo so bene che sono argomenti che richiederebbero una trattazione piu’ lunga, e strumenti interpretativi sofisticati. so anche pero’ che i “movimenti politici basati sull’identità culturale/etnica/linguistica”
sono appunto movimenti politici, e che quindi vanno giudicati innanzitutto per le loro proposte politiche, per il progetto sociale e per l’ idea di cittadinanza che vogliono realizzare. da questo punto di vista molte cose appaiono estremamente piu’ chiare.
@ Marisa
Secondo me fare qualcosa “contro” una etnia puo essere solo accompagnato a fare qualcosa “per” una altra. Quindi e sempre un corollario del nazionalismo. Se la Lega prende di mira i Rom (e non solo loro, lo hai ricordato tu stessa, ricordati dei “marocchini di m..da” di Borghezio e delle pellicce che Gentilini voleva far indossare a tutti gli immigrati, ovviamente a quelli privi della cittadinanza italiana), significa che vuole mandare via i Rom per lasciare a qualcuno il “posto al sole” che questi occupano. E chi sono questi, se non gli Italiani? I Friulani forse?
Ci sono delle etnie che sono sempre state perseguitate piu di altre: Ebrei, Rom, Curdi…, mentre in altri casi la persecuzione e avvenuta con mire specifiche, legate a determinate situazioni (Palestinesi, Tutu, Sloveni prima e Italiani poi, Polacchi in D negli anni 90…).
Ora mi sembra che i Rom rientrino proprio nella prima categoria, guarda caso quella che comprende tutte le etnie perseguitate dai fascisti tipo Hitler e Mussolini.
Ti cito nuovamente quando scrivi, a ragione, che la Lega porta via spazio ai fascisti. Ma allora porta via spazio ai nazionalisti piu esasperati. Come fai ad attrarre nazionalisti senza essere nazionalista tu stesso?
Per finire, io ora devo pescare a fondo nella memoria per ritrovare lo spirito di “Roma ladrona”, “Paga, Padano!” e cose del genere. Sara che io nella Repubblica Italiana raramente mi spingo oltre Venezia, ma qui le argomentazioni leghiste si sono scostate moltissimo dal federalismo (di quando mi candidai io stesso per la Lega) e dal secessionismo (che ho sempre considerato una ipotesi meritevole di approfondimento, seppure con confini un poco diversi da quelli “padani”)
@ Enrico. Giustissimo quanto scrivi: non tutti i movimenti identitari sono basati sul nazionalismo razzista. Sicuramente non lo sono il SNP (Scozia), i Catalani di Maragall, la stessa Batasuna (beh, non sono pacifici, ma sono comunisti), Union Valdotaine, Renouvelement Valdotain, SVP, UfS, Südtiroler Freiheit, Unione Italiana in Istria…
non credo di dire nulla di originale affermando che ogni movimento identitario andrebbe analizzato in se’, con la sua specifica storia.
ad esempio l’ indipendentismo in euskadi nasce alla fine dell’ ottocento, con varie correnti di destra e di sinistra, ed ha avuto un ruolo nella fine del franchismo (con l’ attentato a carrero blanco). adesso in euskadi, terrorismo a parte, i nazionalisti (li’ gli indipendentisti vengono chiamati cosi’) hanno creato un blocco di potere abbastanza mafioso. la situazione e’ contraddittoria. posso riportare una minuscola ma interessante esperienza personale. ho visitato per un breve periodo la facolta’ di scienze dell’ universita’ di bilbao. troppo poco per capire tutto ma abbastanza per capire qualcosa. la faculty e’ molto buona. i corsi pero’ sono divisi in due curricula paralleli, uno in lingua spagnola, uno in lingua euskadi. quello in lingua spagnola e’ eccellente perche’ puo’ contare su professori provenienti da un bacino linguistico che comprende, oltre alla spagna, anche mezzo sud america. quello in lingua euskadi e’ penoso. questa constatazione ha confermato il mio scetticismo (per usare un eufemismo) nei confronti dell’ uso delle lingue minoritarie come lingue veicolari nelle scuole.
anche in sudtirol la svp credo abbia costruito un blocco di potere abbastanza mafioso. la rigida suddivisione linguistica di tutti gli aspetti della vita non mi pare un granche’ come modello sociale. mi ricordo che alex langer non pote’ candidarsi a sindaco di bolzano perche’ si rifiuto’ di dichiarare a quale gruppo linguistico appartenesse.
l’ autonomismo sardo e’ nato progressista, ma ha avuto un involuzione ideologica che lo ha fatto cadere nell’ abbraccio mortale con berlusconi.
il vlaams blok e’ violentemente xenofobo.
della lega sappiamo.
e cosi’ via.
per farla breve, la mia impressione e’ che su qualunque scala ci ci si metta, locale, nazionale o globale, il problema sia sempre lo stesso: la progressiva separazione della casta politica dai cittadini che dovrebbe rappresentare, la sua autoreferenzialita’, e l’ uso che fa dei fattori identitari come strumenti per il mantenimento del potere.
non sono sicuro che sia tutto in bianco e nero come dici tu
ma sono sicuro ci sia anche del vero
resto convinto che il sostegno a pratiche culturali minoritarie (lingue e culture regionali, p.e.) sia cosa buona.
ciao
Essendo in parte di famiglia OCCITANA sono sempre stato dalla parte della iper-tutale (in Italia occorre chiamarla così, IPER) delle minoranze nazional-linguistiche. Non lo vedo come nazionalismo.
@ enrico
non e’ che io veda tutto in bianco e nero. purtroppo in questo periodo tendo a vedere tutto nero. ho parlato ieri con un amico tedesco. gli ho chiesto come ci vedono da li’. mi ha detto che considerano l’ italia il secondo paese piu’ democratico d’ europa, dopo la russia.