25 Febbraio 2009

La ricerca degli esuli sul dramma istroveneto: poco credibile e dannosa

Il Comune di Trieste ha da poco diffuso i risultati di un sondaggio dalle basi apparentemente discutibili sulla ‘percezione’ e la ‘conoscenza’ del dramma delle foibe da parte di corregionari e italiani. Perchè basi discutibili? Il sondaggio è stato commissionato a un’agenzia di marketing e non a un’azienda di ricerche o a un ente universitario. Soprattutto, alcune domande e le relative risposte sembrano confezionate ad arte per avere dei dati che evidenzierebbero l’interesse dei cittadini a ricordare il dramma delle foibe e dell’esodo. Credo che una ricerca più credibile sarebbe stata più utile alla causa di una memoria condivisa nell’Alto Adriatico. Non ritengo che si debbano inseguire per forza dei dati che segnalino un enorme consenso sulle iniziative di ricordo del dramma degli istroveneti. Ma giudicate pure da soli il comunicato del Comune:

PRESENTATA L’INDAGINE SU “LE FOIBE: PERCEZIONE E CONOSCENZA” REALIZZATA IN OCCASIONE DEL “GIORNO DEL RICORDO” A CURA DEL CDM E DELLE SEZIONI DI TRIESTE E GORIZIA DELL’ASSOCIAZIONE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA

I risultati dell’indagine su “Le foibe: percezione e conoscenza”, realizzata dall’Istituto Alan Normann per conto del CDM e delle sezioni di Trieste e Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia in occasione del “Giorno del Ricordo”, sono stati presentati oggi (mercoledì 25 febbraio) nel corso di una conferenza stampa, svoltasi nel salotto azzurro del palazzo municipale, alla quale sono intervenuti il sindaco Roberto Dipiazza, il presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati e presidente del Centro del CDM Renzo Codarin, il presidente dell’ANVGD di Gorizia Rodolfo Ziberna, il curatore della ricerca Massimo Lombardo, l’assessore alla Cultura Massimo Greco, il rappresentante dei Dalmati Italiani nel Mondo Renzo de Vidocich e il presidente dei Giuliani nel Mondo Dario Locchi, Presenti anche i consiglieri comunali Manuela Declich, Andrea Pellarini, Salvatore Porro e Giuseppe Colotti.
Basandosi su un campione di 1000 soggetti maggiorenni (600 del FVG e 400 del resto d’Italia) suddivisi per fasce d’età, la ricerca ha fatto tra l’altro emergere che il 51,2% conosce con sicurezza gli aspetti legati ai drammi delle foibe, mentre il 32,8% non ne ha sentito parlare e il 16% non sa proprio cosa siano. Il 63,5% degli intervistati non è d’accordo sul fatto che le foibe siano considerate come un evento del passato ormai sepolto, mentre il restante 30,9 è in accordo. Le foibe sono un ricordo doloroso vivo e presente per l’84,6%, mentre il 10,8 si dice in disaccordo. I favorevoli ad organizzare eventi e iniziative per ricordare maggiormente i fatti relativi alle foibe sono il 69,9%, sfavorevoli il 15%. Il 68,2% è in accordo sul fatto che gli italiani sono scappati dall’Istria e dalla Dalmazia per mantenere la propria italianità e fuggire dalla rappresaglie jugoslave, mentre il 16,4% è in disaccordo e il 15,4% non sa e non risponde.
Tra gli altri quesiti si evidenzia come il 57,6% del campione trova migliorati i rapporti tra Italia, Slovenia e Croazia, mentre per il 23,3% sono rimasti uguali e per il 19,1% sono in fase di transizione.
Complessivamente quindi, l’indagine dimostra che, in pochi anni, la consapevolezza della popolazione italiana sulle vicende dell’esodo e delle foibe è consistentemente aumentata. “Di strada ne abbiamo fatta –ha dichiarato il sindaco Roberto Dipiazza- seguendo un percorso che ha visto tra l’altro tappe importanti come ad esempio la realizzazione del monumento della Foiba di Basovizza e del Centro di documentazione e ancora la beatificazione di don Francesco Bonifacio, la realizzazione del Museo dell’esodo e della civiltà istriana in via Torino e i monumento alla memoria di Norma Cossetto, e ciò ci consente oggi di dire che abbiamo fatto un buon lavoro e possiamo andare avanti verso una piena riappacificazione, che passa attraverso il doveroso e giusto ricordo di questi drammi e la valorizzazione della cultura italiana in Istria e Dalmazia”.
Sempre nel corso dell’incontro, è stato presentato anche il premio recentemente conferito alla città di Trieste dall’ ANVGD ed e stato tracciato un positivo bilancio delle iniziative realizzate in occasione delle ultime recenti celebrazioni legate al “Giorno del Ricordo”.

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2 commenti a La ricerca degli esuli sul dramma istroveneto: poco credibile e dannosa

  1. Bibliotopa ha detto:

    Ci si potrebbe fare un’idea più precisa se si venisse a conoscere il questionario, le domande, le risposte predisposte, qualche informazione in più sull’ istituto Alan Normann. solo allora si potrebbe decidere quanto la ricerca sia credibile e quanto sia dannosa.. e magari un’analisi più dettagliata della distribuzione delle risposta, fra Friuli Venezia Giulia e altre regioni italiane.

  2. Julius Franzot ha detto:

    Ma non sarebbe più utile discutere su come collaborare in futuro? Tutto questo mi ricorda moltissimo la trentennale isteria tedesca sulla Shoah: da 30 anni un individuo è giudicato solamente da quanto profondamente si vergogna di essere tedesco a causa della Shoah. Non ho mai negato che la Shoah sia esistita e che si tratti di un crimine immenso, ma il mondo non si può fermare al passato: non so se ce ne rendiamo conto, ma la prossima generazione (quella senza genitori appartenenti alla casta) è destinata o ad emigrare o a fare la fame. Di fronte a queste prospettive, che sfido chiunque a controbattere, che senso ha disperdere energie e possibili consensi salvifici su temi ormai digeriti, anche se non egualmente da tutte le parti?
    Qui siamo favorevoli all’Euroregione: se tiriamo avanti queste discussioni, la volontà, già stanca prima di cominciare, di certe parti, trova eccellenti pretesti per mandare in mona tutto.
    Magari a certi nostri politici questo sta bene, rafforza la loro appartenenza alla casta, li sottrae all’obbligo di dover un giorno rendere conto del loro operato ad altre caste…
    Ma svegliamoci! Qui non si tratta di “xe più foibe che Risiera?”, si tratta del nostro futuro e, ancora di più, di quello delle prossime generazioni, che non chiedono di essere messe al mondo, ma hanno un naturale diritto ad essere successori di una generazione RESPONSABILE, che pensa al futuro e non spacca il capello del passato.

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