18 Gennaio 2009

Weber: la spesa pubblica folle al sud collide con il consenso della Lega Nord

Copiamo-incolliamo l’ottimo editoriale di Weber sul Piccolo di ieri.

LA LEGA INSOFFERENTE

La Lega Nord dunque nei giorni scorsi ribadisce la necessità di una tassa di soggiorno per gli immigrati. Il presidente della Camera Fini manifesta la sua contrarietà a norme discriminatorie. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi afferma di essere sempre stato contrario alla proposta e di averne informato i suoi parlamentari con una nota scritta di suo pugno. Il presidente dei deputati della Lega a questo punto sottolinea che la norma è contenuta nel decreto sulla sicurezza, quindi non c’è nulla di nuovo. A stretto giro di posta il ministro dell’Interno Maroni ribadisce che l’emendamento è confermato e che tuttavia non si tratterà di una tassa, ma di un contributo oscillante fra i 10 e i 400 euro. Il presidente del Consiglio ribadisce di non essere al corrente di novità, pur avendone parlato con Bossi a cena. Il provvedimento passa al Senato all’interno del pacchetto sicurezza nei termini indicati dalla Lega Nord.

La conferenza episcopale italiana a questo punto interviene definendo la proposta ”aberrante”. Il ministro degli Interni Maroni si dice stupito e afferma che le polemiche non lo toccano. Tutto ciò – fra l’offensiva israeliana nella striscia di Gaza, i segnali sempre più preoccupanti che vengono dalla scena economica mondiale, l’esordio di Beckham nel Milan – si scava un suo percorso e probabilmente arriva a pezzi non trascurabili di opinione pubblica italiana. I segmenti più schierati della sinistra metabolizzano il tutto ricorrendo ai facili stereotipi del razzismo, del berlusconismo, del leghismo doc e dei curiosi intrecci che questi produrrebbero. Gli elettori di centrodestra più convinti preferiscono probabilmente rinviare il tutto a una difficoltà di coordinamento delle forze di maggioranza piuttosto che al fastidioso cicalare della stampa e dei giornalisti in genere. Più generalmente il curioso contrappunto di affermazioni, smentite, correzioni e nuove affermazioni, farebbe pensare alla classica ”sindrome di Prodi”: «Poveretti, governano bene ma non sanno comunicare». La realtà è più semplice e sta nelle cose: la diversità di messaggi e le conseguenti smentite sono il sintomo di un affanno più generale che è al cuore stesso del composito schieramento di centro-destra e che si nutre di una micidiale contraddizione.

Non si possono avere consensi che sfiorano il 60% dei voti nelle aree meridionali del paese e al tempo stesso mantenere al proprio interno una forza come la Lega Nord che spinge con sempre maggior forza verso il federalismo fiscale. Ed è tanto più difficile farlo in una fase recessiva come questa. Meglio ancora: il costo dei consensi al sud (essenzialmente consentendo l’evasione fiscale e attuando politiche di spesa pubblica dissennate) entra in rotta di collisione con il costo politico e ideale dei consensi ottenuti dalla Lega al Nord.

Se a ciò aggiungiamo la beffa di Malpensa, le risorse ingoiate dal Comune di Catania, il patto di stabilità che vale per tutti i Comuni italiani ma non per Roma, capiamo bene che la Lega viene messa in condizioni di non riuscire a erogare quanto ha promesso in campagna elettorale. Per Silvio Berlusconi che si nutre di eternità, questo è un non-problema. Per la Lega Nord che è una forza politica reale radicata fra la gente, questo è un grosso problema. Ecco quindi la ragione della pulsione identitaria, senza mediazioni, sui temi dell’immigrazione clandestina come reato, sul ”contributo” strappato agli extra-comunitari che ottengono il permesso di soggiorno: è il pochissimo che hanno in mano oggi.

Il conflitto interno alla coalizione di governo quindi è reale ed è acuito dalla velocità della crisi che investe il paese. Di conseguenza il ”prodotto politico” che ne deriva è avariato e fatalmente la comunicazione lo rivela.

Del tutto afasica l’opposizione, ci resta solo la Chiesa: in questo come in altri casi è l’unica a parlare ad alta voce. Senza timori. Ha il passo dell’eternità. Come Silvio Berlusconi.

Roberto Weber

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