Gian Antonio Stella, oggi sul Corsera, scrive il suo racconto del nuovo tormentato confine della Dragogna che divide gli italofoni del Litorale adriatico (grazie a Davide Giacca per la segnalazione).
13 Gennaio 2009
Gian Antonio Stella, oggi sul Corsera, scrive il suo racconto del nuovo tormentato confine della Dragogna che divide gli italofoni del Litorale adriatico (grazie a Davide Giacca per la segnalazione).
…per la serie ‘la scoperta dell’acqua calda’…
“Cestna”, “Milicja” ?!?! Ma che e’, polacco?
Mah. Tutto il pezzo mi dà l’aria di essere un po raffazzonato, come se glil’avessero commissionato “per stasera entro le otto” come per tappare un buco. Dialoghi stereotipati da fumetto, come riciclati dal muro di Berlino. E poi, quel confine nostro – di prima del lasciapassare – che fosse meno rigido della Dragonja non è che sia tanto convincente… Peccato, sarebbe potuto essere un bell’articolo.
Oddio, non è da Pulitzer, ma almeno offre uno spaccato di questo angolo d’Europa che in Italia è sconosciuto come l’Africa nera…
Meglio questo se si vuol leggere qualcosa d’altro di Stella: appunti sulla genesi dei nazionalismi sloveno e croato, argomento che adesso in Croazia sta andando come il pane e che in Slovenia…
http://archiviostorico.corriere.it/2004/marzo/05/Cosi_muore_Slovenia_Croazia_piccolo_co_9_040305057.shtml
Piero nell’articolo c’è anche questa frase: “A parte la permanenza al potere, sotto nuove spoglie, di vecchi comunisti liftati come Milan Kucan a Lubiana e Franjo Tudjman a Zagabria”.
Io cmq concordo con Frattini, sia il fascismo italiano che il comunismo balcanico (slo e cro – in questo caso) hanno fatto molti danni (anche se gli uni e gli atri tendono a “nascondersi” e mimettizarsi).