8 Gennaio 2009

L’addio a Trieste di ciò che resta di Stock?

Ieri è uscito sul Sole-24 Ore, inserto Nord-Est, un mio articolo sulla situazione del marchio di liquori Stock, e in particolare sui lavoratori sia della parte commerciale che di quelli della fabbrica di Trieste.

In sintesi, quello che ho scritto e so di Stock oggi è che:

– il management dell’azienda temporeggia sul futuro dei 75 lavoratori rimasti allo stabilimento triestino. Non si sa se la produzione rimarrà qua, dopo che tutto il marketing, la comunicazione e il commerciale sono stati trasferiti o esternalizzati a Milano e/o presso altre aziende. E’ opinione di diversi che, in tempi non lontani, tutta la produzione di Stock verrà delocalizzata in Repubblica Ceca e in Polonia

– il Piccolo ha creato una querelle economica e politica sul fatto che la sede legale di Stock rimanga o meno a Trieste. Secondo il Piccolo, se la sede legale rimanesse qua, allora anche le tasse versate agli enti locali rimarrebbero qua. Quello che mi hanno detto due interlocutori esperti di tasse è che, invece, il gettito fiscale rimarrà a Trieste solo se a Trieste rimane la fabbrica. In altre parole, il gettito viene redistribuito sul territorio se l’unità produttiva dell’azienda è sul territorio, la sede legale non c’entra. Quanto riportato dal Piccolo sarebbe, quindi, sbagliato. E l’interesse di tanti politici sulla vicenda della sede legale sarebbe fuori luogo. L’unica cosa che conta sarebbe la presenza in loco della fabbrica, non solo per gli stipendi dei lavoratori ma anche per le tasse versate a Regione e Comune.

– la proprietà di Stock è dal 2007 di un mega fondo d’investimento americano, Oaktree Capital Management, che ha beni sparsi per il mondo per oltre 50 miliardi di dollari. Oaktree sembrerebbe avere come missione aziendale “to capitalize on market inefficiencies”. Tra le varie cose, Oaktree pare sia proprietaria di BoFrost ed ha certamente rilevato nel 2007 l’italiana Conbipel.

– le decisioni su se e come resterà qualcosa di Stock a Trieste vengono prese a Londra, al nuovo quartier generale di Stock Spirits Group. Una volta da Trieste veniva deciso e coordinato tutto. Negli anni ’70 Stock, solo a Trieste, dava da lavorare a quasi 1000 persone…

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10 commenti a L’addio a Trieste di ciò che resta di Stock?

  1. borut ha detto:

    Beh? Che c’e’ di strano che la produzione venga trasferita in Polonia e Cechia?

    La Stock utilizza esuberi di vino che distilla e ne fa liquori. Entrambi i paesi sono notori per avere enormi esuberi di vino!!!

    P.S. In vita mia non ho ancora bevuto un goccio di un qualche prodotto della Stock. E ora ne berro’ anche di meno, visto che il vino che utilizzeranno sara’ polacco….

  2. StripedCat ha detto:

    forse il piccolo dovrebbe telefonare a 4-5 analisti finanziari specializzati sul settore, ben assortiti sul piano geografico e che conoscono lo scenario competitivo del settore Beverage (anche se non coprono direttamente Stock)…sempre che il gironale sia ancora interessato al giornalismo d’inchiesta…e a una buona dose di fact checking come fa rilevare enrico

  3. enrico maria milic ha detto:

    borut:

    la cosa strana suppongo sia che queste decisioni su dove spostare la produzione vengano prese dall’altra parte del mondo in maniera “slegata” dalle vicende umane e storiche della parte del mondo dove viviamo.

  4. StripedCat ha detto:

    vero è anche che talvolta investire in ricerca puo’ dare una spinta a piccole aziende locali e aiutarle a rimanere radicate nel territorio invece che vivacchiare aspettando il private equity di turno.
    interessante a questo proposito il caso bionade…

  5. arlon ha detto:

    Il caso Stock è un emblema di un brand gestito male nei decenni.
    Per capirci, se si fosse costruito un concetto Stock=Trieste (così come, per esempio, Ikea=Svezia), a nessuna azienda sarebbe passato in mente di spostare la direzione.

    Il caso bionade lo conosco a grandi linee.. StripedCat, sai dove posso trovare più informazioni, per caso?

  6. Julius Franzot ha detto:

    Il caso Stock è emblematico per la politica delle “locuste” (le “Heuschrecken” di Müntefering): si tratta di hedge fonds o comunque altre aggregazioni impersonali ed asettiche, in genere con base in USA, che comperano imprese in giro per il mondo, magari senza nemmeno sapere dove sono esattamente, fanno compilare da qualche “esperto” in sole cifre un piano per aumentare i profitti in breve tempo, lo realizzano e poi rivendono l’azienda, che magari non hanno mai visto, ad un prezzo nettamente superiore a quello di acquisto.
    Il problema è che si tratta di gente interessata solo all’ottica del breve periodo e si sa che il metodo cosmetico più veloce per aumentare gli utili del semestre successivo è licenziare personale, seguito dal trasferimento in un paese con minore prelievo fiscale.
    Oaktree lascerà tra 1 anno terra bruciata, che venderà al gonzo di turno per molti soldi.
    Spero che Oaktree e tutti gli altri avvoltoi del genere siano messi fuorilegge prima possibile.

  7. StripedCat ha detto:

    ci sono hedge funds ed hedge funds, non tutti sono locuste e c’è gente veramente in gamba che ci lavora, detto cio’ MOLTI sono effettivamente come dice julius.

    ce ne sono anche di orientati al lungo termine e sulle variabili industriali del business.

    allo stesso modo, i pooooveri fondi comuni che vogliono far sembrare di essere tutti brava gente tranquilla talvoltausano i fondi dei clienti come se fossero un hedge, della serie vojo ma no posso.

    bisogna sempre andare dietro le etichette.

    sulla bionade fate riferimento al sito internet bionade.com , fatto bene. creare una cultura della marca (o una marca cult) è la cosa che li ha fatti uscire dal ghetto “sembra roba medicinale”.

    per qualche “divertissement” sul mio blog ho dedicato dei tag al mio personale European Regional Soft Drink Tour…ci ho messo bionade, ma anche cockta, la gazosa ticinese, il chinotto neri e more to come… ;D

  8. adelio barilari ha detto:

    un vero peccato, ho lavorato per questa grande AZIENDA sia in italia che in francia. quando al timone c’era un grande UOMO, CLAUDIO DE POLO. non doveva finire così. sono rammaricato…..con questa AZIENDA ho passato i migliori anni della mia vita.

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