13 Dicembre 2008

Il nastro

“Prendo a prestito” un intervento di Franco Juri  dal blog di Igor Gabrovec:

»Stento a crederci, eppure è vero, è storia di questi giorni. Fiorella Ben?i?, dirigente scolastica slovena, impiegata presso la scuola slovena Fran Saleški Finžgar di Trieste, è stata bacchettata dalle autorità scolastiche, dalla politica locale, e, incredibilmente, persino – stando a quanto leggo sul Piccolo – dal console sloveno Božidar Humar, per aver tagliato, durante l’inaugurazione della mensa scolastica, un nastro dai colori sloveni. É scoppiato il finimondo. Un politico di Forza Italia, Piero Camber, ha definito l’uso di quel nastro “un atteggiamento vergognoso e razzista”.

Sogno o son desto? Neanche avesse bruciato una scuola altrui, la povera preside Ben?i?!

E poi quella lettera di scuse al sindaco, cui è stata costretta , il rimprovero del responsabile dell’Ufficio scolastico regionale per le scuole slovene, il rammarico del console della Repubblica di Slovenia, i toni dispiaciuti di alcuni connazionali della signora Ben?i?.

Il tutto diventa ancora più assurdo se si pensa che a Roma hanno appena votato cospicui tagli a danno della comunità slovena, e che si risente la voce di chi vorrebbe cancellare, o trasformare in un non meglio definito etnos slavo, la presenza slovena nella provincia di Udine.

Mentre la legge di tutela per gli Sloveni rimane lettera morta e per ogni cartello stradale bilingue concesso sul Carso sono necessarie le fatiche di Ercole. Ora, come se tutto ciò non bastasse a far arrossire una democrazia come quella italiana, ci si accanisce su una preside e su un nastro dal colore sbagliato, considerato persino “razzista”.

Ebbene, cari connazionali italiani di Trieste, mi sia concesso, a questo punto, il beneficio dell’indignazione. Desidero informarvi che noi, italiani d’ Istria, in Slovenia non solo possiamo fare uso dei simboli nazionali italiani, ma persino le autorità locali, i comuni e le sedi ufficiali, nel territorio di insediamento della minoranza italiana sono tenuti – per legge e costituzione – a esporre, nelle festività nazionali o locali, accanto alle bandiere slovena, europea e comunale pure il tricolore italiano. Venga qualcuno di voi a vedere come sono imbandierate Capodistria, Isola, o Pirano, nel giorno dell’indipendenza slovena, e vedrà quanti tricolori italiani sventolano lungo le nostre strade. Nessuno, signor Camber, reputa quelle bandiere verdi bianco rosse un “atteggiamento razzista”. Nessuno deve scusarsi con nessuno, da noi.

Quindi m’indegno, e – da italiano d’ Istria – chiedo scusa a Fiorella Ben?i? per il vergognoso linciaggio cui è sottoposta in questi giorni da molti miei connazionali .

Franco Juri
Capodistria«

La lettera è pubblicata pure dal blog della scuola elementare di Barcola, che ringrazia l’autore e la definisce istruttiva.

La questione rimbalza pure sui mezzi d’informazione: succinta l’agenzia STA, ben più ampia la paletta di opinioni raccolte dal Primorski dnevnik, da cui traduco quella di Bruna Zorzini Speti?:

“Per l’ex-consigliere regionale del PCIS Bruna Zorzini Speti? i carabinieri alla scuola di Barcola ricordano il triste ventennio fascista. Al riguardo la Zorzini esprime grande costernazione rispetto al fatto che il sindaco ed il prefetto non conoscano la legislazione relativa ai simboli ed alle bandiere della minoranza. L’ex-consigliere fa presente in primo luogo l’articolo 6 della legge regionale n. 27 del 2001, contenente un esplicita norma sulle bandiere della minoranza, equiparate nel territorio di insediamento alle bandiere italiana, europea e regionale e da esporsi sulle facciate degli edifici pubblici.”

Sull’argomento anche primorska.info, da cui traggo la dichiarazione dell’europarlamentare Jelko Kacin (il sottotitolo preannuncia che il Kacin intende sottoporre la questione al Parlamento europeo):

“Come europarlamentare voglio pure in particolare fare presente che Trieste è piena di insegne in cinese. Ad ogni angolo c’è di tutto nell’alfabeto della lingua Han e questo ovviamente a Trieste non disturba nessuno. Disturba, invece, se qualcuno utilizza la lingua slovena, se in una scuola slovena si utilizza il tricolore sloveno, simbolo di appartenenza slovena o slava. “

Critico anche il presidente della commissione affari esteri del Consiglio di stato Ivo Vajgl, che definisce l’accaduto “un’inaccettabile espressione di intolleranza, tanto più perché occorso in una scuola.”

Meno ricco di novità l’articolo del Dnevnik (dal titolo: L’Italia vuole spaventare la minoranza) – dopo il riassunto degli eventi in sostanza solo la dichiarazione del console Božidar Humar, secondo cui il Piccolo avrebbe “etichettato le sue parole in modo del tutto inappropriato”. Ma va!

Chicca finale, invece, tra i commenti relativi: il terzo dall’alto riporta un comunicato firmato “le insegnanti della scuola elementare di Barcola” che traduco:

“Le insegnanti: mano nella mano sulla via della convivenza

Dopo che i media hanno riferito a lungo sull’accaduto e che molti hanno riflettuto ed espresso la loro opinione  ci sembra necessario dire anche la nostra, sopratutto per evitare che i fatti vengano ulteriormente gonfiati e si creino polemiche inutili. Ci dispiace fortemente che tutta l’inaugurazione non si sia svolta come ci aspettavamo e proprio per questo vogliamo qui illustrare globalmente l’accaduto.

Come già detto siamo state informate telefonicamente all’ultimo istante dell’inaugurazione del refettorio senza informazioni più dettagliate. Ci attendevamo che fossero presenti i bambini del ricreatorio e della scuola Tarabocchia con cui condividiamo il refettorio e l’edificio scolastico, per cui abbiamo scelto di far cantare una canzone in italiano sull’amicizia tra bambini di razze e culture differenti per poter condividere questi valori con i coetanei italiani. Eravamo convinte che a portare un saluto in sloveno sarebbero stati i rappresentanti eletti sloveni, in quanto  l’invito ci è pervenuto dal Comune. I consiglieri comunali sloveni sono stati infatti costantemente al nostro fianco quando ci battevamo per il restauro del refettorio e proprio a loro va il grande merito di averlo ottenuto. Va detto che noi siamo prima di tutto educatrici e non abbiamo adeguata esperienza riguardo al protocollo da rispettare in tali occasioni ufficiali. L’inaugurazione, a cui hanno presenziato i responsabili dei lavori eseguiti e rappresentanti italiani, si è svolta in un atmosfera rilassata.

Sul nastro della discordia non intendiamo dilungarci. É evidente che se avessimo avuto un nastro italiano o se il responsabile ce lo avesse fatto pervenire avremmo disposto pure quello. Forse in questo modo il nastro sloveno sarebbe stato per taluni meno fastidioso ed accettabile. Una vera convivenza richiede invece l’accettazione del prossimo nella sua interezza, quindi la sua cultura e tutto quello che tale concetto comprende. Di strada c’è ne è ancora… Noi siamo però ottimiste, dato che malgrado queste diatribe i nostri bambini ed i loro coetanei italiani continuano a condividere l’edificio in un atmosfera di amicizia.  É vero, possiamo imparare molto dai bambini.”

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36 commenti a Il nastro

  1. Igor Gabrovec ha detto:

    La polemica innescata in seguito al taglio del nastro con i colori sloveni all’inaugurazione alla scuola slovena Finžgar di Barcola è esagerata, pretestuosa e forse anche strumentale. Le espressioni di appartenenza culturale, linguistica e anche nazionale devono essere un fattore che avvicina nel reciproco rispetto e accettazione, e quindi non possono essere interpretati come un offesa all’altro. I colori sloveni sono propri della comunità alla quale è destinata la scuola di Barcola, al pari del tricolore italiano che sventola sulla facciata esterna, della foto del presidente Napolitano in ogni classe e, se vogliamo, del crocefisso come segno di appartenenza alla civiltà cristiana. Ciascuno di questi simboli accomuna, anche se poi ciascun singolo cittadino li riveste di significati e valore in misura diversa.
    Esprimo piena solidarietà alla prof. Benčič, vittima di una campagna denigratoria a dir poco vergognosa. Personalmente (e con il senno di poi) avrei forse adottato tre nastri congiunti, quello italiano, quello sloveno ed i colori europei che li coniugano in una nuova realtà sovrastatale. Chi però, come Bandelli, si è sentito irritato per la sola presenza del nastro sloveno potrà d’ora in poi meglio capire tutti quegli sloveni che si vedono negati quotidianamente il diritto alla pari dignità della propria appartenenza, in molti casi multipla, e della propria lingua in barba alle disposizioni delle leggi di tutela, dei trattati internazionali e, non da ultimo, del buon senso.
    Ricordate le magliette plurilingui della Bavisella di qualche anno fa, sulle quali qualcuno ha fatto (maldestramente) ricoprire la scritta in sloveno?
    A proposito: qualcuno conosce i contenuti della legge regionale 27/2001? Andate a vedere l’art.6!

    Igor Gabrovec

  2. enrico maria milic ha detto:

    tutto giusto.

    e allucinante il siparietto in consiglio comunale.

    ma mi chiedo quanto giovi questa sollevazione di tante voci, ovvero il suo perpetuarsi, con alcuni toni come quello “indignato” di juri.
    mi chiedo quali obbiettivi abbia, questa sollevazione di voci.
    la visibilità dei singoli politici? o che altro?

    abbiamo visto nell’ultimo periodo come la causa del multiculturalismo a trieste sia diventata “abbastanza” main-stream e, in alcuni casi, addirittura di moda.

    purtroppo e ribadisco PURTROPPO, si è fatto di più per l’accettazione dell’Altro negli ultimi anni a trieste col silenzio e il disinteresse generalizzato sul tema, che coi proclami e le polemiche che abbiamo vissuto fino a 10 anni fa. e che sono state riscatenate da questo caso, totalmente marginale e come si vede frutto di un equivoco.

    se fossero state costruite consolidate prassi di riconoscimento, scambio e comunicazione sui problemi e le agende di entrambe le maggioranze e le minoranze da ambo i lati del confine, queste polemiche non troverebbero spazio. invece succede una qualsiasi scemenza come questa e le dichiarazioni possono deflagrare, a quanto pare, nella pochezza di quanto sembra sia stato costruito in superficie. attuale superficie che, però, è meglio di niente o molto meglio della solita trieste nazionalista e idiota del dopoguerra.

  3. Julius Franzot ha detto:

    Non sostengo sicuramente chi strumentalizza un nastro messo lì magari in buona fede per ricominciare a pescare nel torbido del nazionalismo.
    Comunque io in quel nastro ci vedo uno sbaglio di fondo: lo Eloveno è una lingua minoritaria riconosciuta in Friuli-Venezia Giulia, dove appunto si trova quella scuola. Se una lingua è riconosciuta in una determinata entità politica, non vedo che bisogno ci sia di riferirsi ad un’altra entità politica, mentre in realtà si intende la lingua. Per intenderci, come se in Ticino mettessero un nastro biancorossoverde alle inaugurazioni delle scuole, o a Liegi uno biancorossoblù.
    Non credo che quel nastro significasse “Barkovlije je nas”.

  4. arlon ha detto:

    Spero che questa assurda diatriba serva a far capire l’inutilità dei nastri coi colori nazionali durante le inaugurazioni 😀
    Molto più interessante sarebbe stato vedere un nastro dipinto dai bambini, per esempio.

    Mi stupisco sempre di fronte alla banalità non di chi tira fuori queste questioni (avranno le loro ragioni), ma di chi se ne appassiona (e mi sa che ce ne sono parecchi..)

  5. matej ha detto:

    julius, mi sembra una contradizzione in termini il tuo discorso meramente linguistico. per spiegarmi bene dovrebbe essere chiaro che cittadinanza e nazionalita’ sono due cose ben distinte e coincidenti per la maggioranza (di solito) della popolazione di uno stato ma non per tutti. infatti non coincidono per i tedeschi altoatesini, i francesi valdostani e tanti altri fino a giungere agli sloveni in italia e gli italiani in slovenia. se una persona di nazionalita’ italiana impara lo sloveno mica diventa di nazionalita’ slovena. la nazionalita’ implica cultura, tradizioni, e tanto altro che ti da un senso di appartenenza slegato dallo stato che ti amministra in un certo periodo storico. un italiano di trieste sotto l’austria e’ pur sempre di nazionalita’ italiana ma cittadino austriaco. quando trieste sara’ occupata dal burundi ci terremo le rispettive nazionalita’ con la cittadinanza del burundi. spero di essermi spiegato. io voglio un futuro per questa citta’ e mi sono rotto di parlare sempre delle stesse cose, ma una citta’ di confine non puo’ andare avanti se non le comprende… e purtroppo tanti ci marciano politicamente (non mi riferisco a julius 😉 )

  6. La Mula ha detto:

    No. Mi rifiuto di pensare a un nastro dipinto dai bambini. Per un paio di mesi non fatemi più vedere bambini….Ciò detto aboliamo pure le inaugurazioni coi nastri, i vernissage, le letture di libri, le presentazioni e tutte le vetrine e passerelle! Inclusi i buffet per giornalisti affamati: ultimamente i vari catering hanno solo salmone scadente…

  7. enrico maria milic ha detto:

    matej
    non sono d’accordo
    sono di madrelingua “italiana” (triestina) ma non mi sento di nazionalità italiana

  8. furlàn ha detto:

    Ognuno è di dove si sente di essere.

  9. enrico maria milic ha detto:

    appunto

  10. apu ha detto:

    …vi ricordate alex langer che si rifiutò di indicare nel censimento la sua nazionalità e questo addirittura gli impedì di candidarsi a sindaco di bolzano??
    vi rendete conto che in bosnia erzegovina oggi è obbligatorio indicare la propria nazionalità perhè solo così si rientra nella “spartizione” etnica della vita politico-amministrativa?
    la nazionalità continua ad essere un’arma impropria…
    e l’ho scritto in un recente articolo: quando trieste accetterà di essere, ed essere sempre stata, una città di confine forse questa città avrà un futuro

  11. valerio fiandra ha detto:

    …and APU for Governor

    ( ci vuole leggerezza per SINDacare, e vista lunga per GOVERNare )

  12. Ivan Curzolo ha detto:

    Apu, la nazionalita’ e’ un’arma a doppio taglio siamo d’accordo. E’ pero’ l’elemento piu’ solido e significativo per giustificare una discriminazione positiva. Perche’ mai uno stato dovrebbe destinare specifiche risorse pubbliche ad un unico gruppo se non vi fosse consapevolezza che l’appartenenza ad una nazionalita’ diversa dalla maggioranza – non solo una questione linguistica quindi – ti pone in una situazione di “svantaggio” (almeno teorico…)?

  13. Julius Franzot ha detto:

    @matej. So che il discorso non è semplice, ma partiamo dalla denominazione di quella scuola: “scuola con lingua d’insegnamento slovena”. Quindi, sensu strictu si tratta delle stesse nozioni insegnate nelle scuole “con lingua d’insegnamento italiana”, solo in un’altra lingua. Essendo tale lingua riconosciuta dalla regione FVG, non vedo il motivo di esporre una bandiera DELLA REPUBBLICA di Slovenia. A mio modo di vedere, il concetto di Stato è espressione della cittadinanza, non della nazionalità e la bandiera sta per lo Stato, quindi per la cittadinanza. A questo punto potresti obbiettarmi, che sul nastro mancava il Triglav e quindi aveva valore simbolico, e con questo avresti ragione. Ma se finora nessuno ha tirato fuori l’assenza del Triglav, significa che se lo sono semplicemente scordato.
    In Sudtirolo l’escamotage è più facile. Si metta un nastro bianco e rosso e si saranno esposti i colori della regione, che, guarda caso, coincidono con quelli del Tirolo e dell’Austia. Lì tutto coincide veramente, qui no.
    Sono io il primo a distinguere tra nazionalità e cittadinanza, che anche nel mio caso non coincidono.

  14. furlàn ha detto:

    Hanno fatto un errore e se ne sono accorti in primis loro (il console sloveno). Non facciamone un casus belli, basta un po’ di autocritica e nessuna demonizzazione da parte di quelli che a parti invertite non avrebbero avuto lo stesso coraggio del console, ma forse avrebbero gridato all’ennesima discriminazione di stampo titino.

  15. Stelio ha detto:

    Completamente d’accordo con Julius.
    Quello della direttrice Bencic è stato un atto di leggerezza e dabbenaggine, quanto meno. Ma potremmo non escluderei la malizia: non dimentichiamoci che all’inaugurazione era presente niente meno che Bandelli. Sai che goduria a vederlo tagliare il nastro sloveno? Oppure che occasione per dargli del fascista, nel caso avesse voluto sollevare questioni? Invece devo dire, pur non amandolo, che s’è comportato con gran signorilità, porgendo le forbici ad un bambino. Riconosciamoglielo.

  16. enrico maria milic ha detto:

    conosco, seppur superficialmente, la bencic. e non mi sembra nè una scema nè una che gode a vedere bandelli che taglia un nastro sloveno.
    semplicemente ha sbagliato, come capita a tutti.

  17. matej ha detto:

    saro’ tonto ma la lettera di franco juri mi sembra limpidissima ed esaustiva. parlando del sudtirol mi chiedo perche’ i vari sostenitori del tricolore non vadano ad imporre ai sindaci tedeschi di portare il tricolore che si rifiutano di indossare?

  18. giorgio ha detto:

    @Stelio: Ma cossa per bon Bandelli se gà sforzà de taiar el nastro, ma al momento de serar le forfe, tuto sudà, el gà dovù pasarghele a un muleto, dixendo “No rivo, no rivo…”?

  19. Roberto Orsillo ha detto:

    premetto che io sono per il modello altoatesino-sudtirolese applicato alla minoranza slovena in Italia così come alle minoranze italiane in Slovenia e Croazia. ho abitato nella bassa atesina-suedtiroler unterland e ho visto che a parte qualche frangia di persone sia del gruppo linguistico tedesco che italiano, ostile alla pacifica convivenza,la maggioranza vive con intelligenza questa sua specificità.in relazione a questo episodio della Finžgar ritengo che la preside abbia commesso un errore che avrebbe potuto evitare benissimo,su Bandelli mi associo al giudizio di Stelio. in occasione di queste cerimonie per me o non si mettano nastri o si mettano assieme i due nazionali ,il che mi piace di più perchè da un po’ un’idea di condivisione.

  20. Marisa ha detto:

    Bella la lettera di Franco Juri! C’è molto da meditare.

  21. matej ha detto:

    marisa, spero riesca a far partire gli ingranaggi, le sinapsi… insomma tutto !!! cmq giorgio te son impareggiabile 😉

  22. Stelio ha detto:

    Giorgio: se lo gavessi taià el gavessi ciapà merda de tute le parti, da sinistra (“ara che mona, te la gavemo cazada”) e da destra, da quei de ‘l su partito… El xe sta’ furbo.

  23. Dejan Kozina ha detto:

    Quasi tre secoli or sono un uomo di chiesa anglo-irlandese con pretese di letterato fece furore con un racconto che , tra l’altro, parlava di una guerra tra due città poste su di isole in capo al mondo. Il motivo della guerra era il fondamento stesso della civiltà: se l’uovo sodo andasse rotto a partire dal lato a punta o da quello tondeggiante. Il prelato era ovviamente quel Jonathan Swift dei “Viaggi di Gulliver” ed ogni riferimento a fatti o persone realmente esistite è puramente una sfiga micidiale.

  24. Fabio ha detto:

    Stelio, credo che se l’avesse tagliato non se ne sarebbe accorto nessuno (l’agguato volto a fargli fare la figura del fesso mi pare davvero un po’ troppo cospirazionista) ma la destra avrebbe perso l’occasione di fare un po’ di onde e dare un contentino a quei quattro gatti che si preoccupano ancora del pericolo slavo.

  25. borut ha detto:

    Uno si sente di appartenere ad un gruppo nazioane se vuole. Se non vuole, non occorre. Non c’e’ l’obbligo, grazie a Iddio.

    Pero’ per quelli che si sentono di appartenere al gruppo nazioanale sloveno e’ un diritto esporre i propri simboli nazionali (per legge!!!). Perche’ nessuno fa gazzarre simili, quando a Capodistria o ad Isola gli italiani la’ viventi espongono il ticolore italiano? La’ va bene? A Trieste invece esporre i simboli sloveni per i sloveni no xe opportuno?

    Ragazzi miei, se siete veramente democratici, dovreste accettare i simboli sloveni usati dagli sloveni di TS come fatto naturale. Gia’ tutto questo dibattere sull’opportunita’ denota intolleranza.

    E mi meraviglio della preside che ha chiesto scusa. Ma scusa di che? Del fatto che dovremmo costantemente vivere col senso di colpa? Col senso di inferiorita’? Signori miei, noi sloveni a Trieste ci stiamo da piu’ di mille anni e abbiamo il sacrosanto diritto di avere ed usare i propri simboli nazionali! Che vi piaccia e anche che non vi piaccia!

  26. furlàn ha detto:

    borut: non lo dico per motivi politici perchè non sono un nazionalista.
    Vorrei capire però se la scuola ha cotruito o ristrutturato la mensa con soldi della repubblica italiana o della repubblica slovena. Posto questo stupido ma forse decisivo quesito non chiedo altro che la repubblica slovena e croata d’ora in avanti proibiscano in ogni occasione pubblica l’esibizione di tricolori italiani in risposta alle accuse di razzismo.

  27. borut ha detto:

    Furlan

    La tua domanda e’ provocatoria. E’ chiaro che i soldi sono venuti o dallo stato italiano, o dalla regione FVG o dal comune di TS. Non ne ho l’idea. Se pensi che solo una scuola privata, finanziata coi soldi della comunita’ slovena, possa esporre i simboli sloveni, allora ti dico, che questo sarebbe spingere la comunita’ nelle catacombe, a nascondersi nel privato! La comunita’ ha diritto in tutte le sue manifestazioni pubbliche e private ad esporre i simboli, senza riguardo a chi ha finanziato questo o quello.

    Dopo tutto anche i residenti sloveni in Italia pagano le tasse. Ne concludo che se ne hanno dei ritorni, questo non dovrebbe limitarli nei loro diritti.

    Proibire i simboli nazionali italiani in Istria sarebbe funesto: anche alle inaugurazioni di opere pubbliche finanziate dallo stato sloveno. Anche loro pagano le tasse in Slovenia.

  28. asem ha detto:

    borut, credo che basterebbe ormai un pò più di reciprocità e forse le cose andrebbero meglio. Non si può però pretendere che le leggi “jugoslave”(adesso slovene) valgano anche in Italia. Forse un pò più di apertura verso simboli sloveni sarebbe opportuna, non credo però che la minoranza debba dettare “legge” sarebbe una soluzione ideale (mi ricorda molto l’atteggiamento balcanico). Poi che Juri difenda lo status quo in Slovenia mi sembra ovvio, perchè in fin dei conti ha “paura” della reciprocità.

  29. borut ha detto:

    Asem

    La reciprocita’ va fatta all’insu’, non all’ingiu’. Cioe’: i diritti vanno resi eguali al livello massimo, innalzandoli a chi ne ha di meno. Non abbassandoli a chi ne ha di piu’.

    Comunque quello della reciprocita’ e’ un concetto mai accettato dai politici italiani (d’Italia). Anni fa Berluska, alle prime armi in politica, disse che va fatta reciprocita’: fu subito zittito e non se ne parlo’ mai piu’.

  30. Dejan Kozina ha detto:

    Asem, se le leggi slovene valessero in Italia ne vedremo di tutti i colori certamente – ma questa è fantapolitica. Il problema vero è che sono quelle italiane a non valere, dalle nostre parti.

    Nel settembre del 2007 il sindaco di Trieste, dopo essersi incontrato coi colleghi di Gorizia e Cividale, aveva dichiarato che intendeva rispettare la legge 38/2001: fatto talmente clamoroso che il Primorski dnevnik ne ha fatto un titolone in prima pagina, a tutta larghezza e caratteri cubitali. C’è chi ha pensato che “forse con questa storia dei confini potrebbe anche essere vero”. C’è chi invece ha pensato che “le parole non costano niente – andrà a finire come al solito”. Indovina?

    I pessimisti avevano ragione. Nessuno se ne è stupito.

  31. Dejan Kozina ha detto:

    Certi giorni mi pare di essermi trasformato in un traduttore tout-court, invece di fare il mio mestiere. Dal Klop, l’inserto del Primorski dnevnik curato da una squadra di giovani:

    “La scomparsa giornalista e scrittrice italiana Oriana Fallaci scrisse nel 2002 per il principale quotidiano italiano Corriere della Sera una lettera intitolata »Io, Oriana Fallaci, trovo vergognoso…«. L’autrice toscana non sarà forse stata sempre un esempio di tolleranza e rispetto, ma è stata esempio di solidità di opinioni e coerenza. Sul balcone della sua casa presso Firenze aveva esposte la bandiera italiana e la bandiera degli Stati Uniti.

    Noi del Klop troviamo vergognoso che la minoranza debba subire per l’utilizzo di simboli nazionali sloveni un attacco mediatico, politico ed istituzionale quasi squadrista. Simboli nazionali quali stemmi, bandiere ed inni rischiano di essere spesso espressione di nudo nazionalismo e forse non sono da adoperarsi in una scuola, ma in questo caso la minoranza slovena in Italia ha subito in occasione dell’utilizzo del tricolore sloveno un chiaro attacco nazionalista da parte italiana.

    Alla direttrice Fiorella Ben?i? va la nostra espressione di massima solidarietà. La Ben?i? è da lunghi anni un operatrice scolastica che serve con diligenza, costanza e spirito di sacrificio la scuola slovena in Italia, scuola che ha il ruolo di educare e formare i futuri Sloveni della minoranza, scuola che insegna la lingua, la storia e la cultura slovena. Troviamo vergognoso che la nostra scuola slovena venga ridimensionata in un fascio assieme a quella italiana, senza tener conto della sua specificità.

    Noi del Klop troviamo vergognoso che nella nostra minoranza non ci sia una posizione unitaria. Troviamo vergognoso ce non ci sia stata una risposta chiara, comune e coordinata all’attacco pseudofascista subito dalla direttrice della scuola elementare Fran Saleški Finžgar. Troviamo vergognoso che i rappresentanti istituzionali della minoranza abbiano fatto appello alla moderazione ed alla minimizzazione dei fatti.

    Noi del Klop troviamo vergognoso che i consiglieri comunali triestini Igor Švab e Stefano Ukmar abbiano firmato una risoluzione affermante che l’atto di Fiorella Ben?i? è stato un grave errore.

    Noi del Klop troviamo vergognoso che il console sloveno si sia scusato colle autorità italiane e ci sembra eccezionalmente triste il fatto che ben pochi hanno espresso pubblicamente quella che secondo noi è l’unica posizione logica e giusta. Tra questi spicca il parlamentare della minoranza italiana in Slovenia Franco Juri.

    Questa polemica non intende essere una pubblicità per il Klop, ma vuole invece dare voce all’indignazione dei molti giovani che nel mezzo della generale confusione non hanno potuto esprimere il proprio dissenso nel momento in cui la politica e le istituzioni ci hanno per l’ennesima volta confermato che in nome della diplomazia, degli sforzi per il »bene comune« e del mantenimento di posizioni personali e di partito dimenticano i diritti votati e faticosamente ottenuti di un gruppo di persone di lingua e nazionalità slovena che vive al di fuori dei confini politici dello stato sloveno. Oriana Fallaci avrebbe a questo punto detto: »Punto e basta«.”

    Il tutto sembra aver colpito nel segno – ultimo post di Igor Gabrovec:

    “Leggendo nel Primorski dnevnik del 22 dicembre la lettera alla redazione firmata da tre consiglieri comunali triestini ha ulteriormente rinforzato in me la convinzione che i redattori del Klop di venerdì scorso hanno chiaramente ed indubbiamente colto il nocciolo della questione »affaire barcolano« e del tutto giustamente sferzato l’atteggiamento della politica.

    Concordo colla loro conclusione. Punto e basta. Poiché il silenzio è a volte indice di modestia e vergogna di chi sa di aver sbagliato. Non perché non abbia più cosa dire, ma per rispetto verso la signora direttrice, verso la scuola e verso la comunità tutta.

    Malgrado alcune sfumature degne di plauso la politica ha fallito su tutta la linea. Questo lo affermo con atteggiamento critico e , perché non ci siano dubbi, autocritico. La nostra comunità avrebbe dovuto prendere posizione dignitosamente, velocemente e decisamente a difesa della propria direttrice e della propria scuola di fronte all’attacco della destra cittadina rivolto ai simboli della nostra comunità, agli occhi di molti in questa città ancora di seconda categoria. Siamo stati aggrediti e ci siamo scusati coll’aggressore, lasciando solo uno dei nostri. Il lupo ha solamente fatto capolino e già ci siamo dispersi come pecore inermi. Chi si esporrà ancora, sapendo di avere alle spalle una comunità dalle ginocchia malferme? Siamo stati bocciati all’esame. Punto. Il che non è di per sé una tragedia. Una tragedia lo sarebbe se non ce ne fossimo resi conto ed il prossimo esame avesse a trovarci di nuovo impreparati. Per questo motivo mi scuso pubblicamente colla signora Ben?i? e ringrazio gli autori del Klop per averci detto che il re era nudo, malgrado tutti quanti guardassero dall’altra parte.”

  32. furlàn ha detto:

    Non si tratta di guardare dall’altra parte, però fioi stè fazendo un disìo per una bandiera.

  33. asem ha detto:

    furlàn Dic 24th, 2008 a 01:20

    Non si tratta di guardare dall’altra parte, però fioi stè fazendo un disìo per una bandiera.

    Sono d’accordo. Troppa emotività.

  34. Marisa ha detto:

    ….si vede che fate parte della “maggioranza” etnica e linguistica italiana….e non riuscite a mettervi nei panni di chi è minoranza ed è costretto a lottare per far valere i suoi diritti umani, tra cui il diritto alla lingua e alla identità…

    Buon Natale!

  35. phersucheride ha detto:

    ma si,facciamoci due spaghi e poi si va tutti al concerton di thompson

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