Testo di Giacomo Cecotti e foto di Ivan Doglia (vedi tutta la galleria) sul match di giovedì, valido per l’Eurolega, perso dall’Olimpija Lubiana per 65-86 contro lo Joventut Badalona.
Continua il nostro viaggio nell’Eurolega dell’Olimpija Ljubljana. O quello che di quell’avventura rimane.
Giovedì sera. Olimpija Ljubljana contro Joventut Badalona. Effettivamente un’ultima spiaggia per continuare a sognare. I presupposti per far bene ci sono sulle ali dell’entusiasmo della vittoria contro Berlino della scorsa settimana.
Purtroppo quello che si è visto in campo ha preso una piega del tutto inaspettata. Diciamo che le nostre speranze durano il tempo della presentazione delle squadre, poi il buio pesto. Notte fonda a Ljubljana.
In tutto questo si respira un’aria di stonatura. E’ evidente che proprio tutto è sbagliato. A cominciare da un numero spropositato di mascotte, palloncini, magliette, cioccolate. Uno spreco, un’ostentata gioia che stride fortemente con quanto si vede nel rettangolo di gioco. Più passano i minuti e più questa sensazione si fa forte.
Lo Joventut parte subito in quinta. Aggressivo, metodico, gioca e non lascia giocare. Dall’altra una Union Olimpija inesistente, vacua. Non trova risposte, sembra che non abbia mai sentito parlare di difesa aggressiva. Né di come farla, né di come attaccarla. La forbice fra le due squadre inizia subito ad ampliarsi, fino al limite della decenza.
Il grottesco è lo spettacolo organizzato dagli sponsor. Veramente stonato, nel senso letterale di fuori nota. Più passano i minuti e più è evidente lo scoramento diffuso fra i giocatori e il pubblico, mentre insensatamente girano queste mascotte felici e omaggianti. Assurdo.
Ai confini della realtà, vero proprio autogol degli sponsor, è quando il pubblico (che reagisce) fa volare a pioggia in campo le cioccolate tanto gentilmente regalate dalle generosissime aziende. Brutto spettacolo.
Per la cronaca la partita finisce 65 a 86 per gli ospiti, che almeno hanno giocato. L’ultimo treno per il passaggio al turno successivo se ne va – e la panchina salta.
Arrivederci a gennaio.
el coro meo, iera:
“Dzikic adijo!!!”
Purtroppo anche sulla Pallacanestro Trieste piove qualcosa di diverso.