4 Dicembre 2008

Zvech: no gavemo bisogno del partito del nord

Il segretario del PD del Friuli Venezia Giulia si è espresso sulla proposta di creare un Partito Democratico del Nord lanciata dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Bruno Zvech dixit:

Zvech ha definito l’idea lanciata da Sergio Chiamparino “una delle tante cose misteriose che riguardano il Pd”. “Si è perfino parlato di alleanze con la Lega Nord – ha continuato – mentre altra cosa è il problema del radicamento del Pd sul territorio. So che i nostri elettori e simpatizzanti preferiscono l’unità. E’ stato un dibattito – ha concluso – che ha riguarda più i dirigenti che il partito”.

Sono convinto da tempo del contrario di quanto dice Zvech. Perchè il radicamento sul territorio così diverso del nord Italia non può prescindere da un’autonomia culturale e politica rispetto al partito romano, così retro e così lontano. Scrivevo ad aprile:

Se dal 2001 (247 mila voti raccolti) al 2008 (239 mila voti), malgrado i cambi di denominazioni e la fusione dei due partiti costituenti, il PD non si schioda da una certa quantità di voti, mi pare evidente come ci sia qualcosa che non va nella capacità di ascoltare la comunità su questo territorio, di rappresentarlo nei messaggi che si danno e di riceverne la fiducia.

Sarà probabilmente vero che molti iscritti e militanti del PD della vecchia guardia sono allineati a Zvech. Ma è altrettanto evidente che il PD dalle nostre parti non interpreta ne può rappresentare tante nuove dinamiche pur presenti nelle fasce più giovani e propense all’innovazione. Credo, allora, che gli iscritti, i militanti e i dirigenti del PD dovrebbero opporsi a questa inerzia. Dovrebbero smettere di stare al traino di dirigenti incapaci di proporre una qualsiasi proposta articolata e basata su nuove pratiche di interpretazione, ascolto e rappresentanza di una crescente parte delle nostre comunità locali.

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24 commenti a Zvech: no gavemo bisogno del partito del nord

  1. furlàn ha detto:

    Ne butto una perchè i segretari regionali devono essere sempre e solo dei perfetti burocrati? Cosa c’è che non va nel fatto che vengano scelti tra gli amministratori (sindaci) eletti dai cittadini. Preferirei come referente regionale qualcuno che ha esperienze di amministrazione piuttosto che un ‘animale da sezione’.

  2. Julius Franzot ha detto:

    Concordo con l’opportunità di mettere alla guida di un partito, qualunque questo sia, delle persone che abbiano un aggancio solido con la vita pratica, sia nella professione che nell’amministrazione. Chi ha fatto carriera attaccando manifesti e distribuendo volantini, magari grazie a qualche protezione, rischia di andare avanti a slogan e paroloni vuoti.
    In quanto al “PD del Nord”, la cosa non mi dispiacerebbe. Finalmente l’idea federalista (o simili) uscirebbe dalla connotazione di destra, in cui l’ha sospinta la sciagurata alleanza perpetua tra Bossi e Berlusconi (con AN al seguito).
    Basta però che il PD del Nord non voglia la Lombardia nell’Euroregione.

  3. enrico maria milic ha detto:

    in principio sono più che d’accordo con julius e furlàn.

    dopo però dobbiamo guardare a quanto accade di fatto quando viene scelto il segretario del PD, ovvero ai sistemi interni di selezione di quel partito.

    se non facciamo così, ci dimentichiamo che il segretario del PD non è scelto da una elite di illuminati, o da un consiglio di amministrazione, ma è eletto grazie ai voti di tutta la base di attivisti del partito.

    questo vuol dire, in altre parole e meglio, che ci sono diversi candidati che devono trovarsi i voti tra questa “base del partito”. promettendo, tutelando, interpretando eventuali bisogni di vari gruppi, gruppetti e grupponi, associazioni, sindacati, correnti e così via.

    questo per dire che zvech è stato il più bravo a tessere trame per farsi votare e a persuadere questi vari gruppi e i loro capifila.

    dopo, non è solo una questione di organizzazione interna degli interessi interni.
    certamente zvech appare credibile per molti di quelli che devono votarlo/lo votano. cioè è vicino alla loro sensibilità culturale e non dice niente di sbagliato o stonato contro di essa.

    ma io?
    io non faccio parte di questi gruppetti. e zvech dice spesso delle cose su cui non sono d’accordo o che direi in maniera diversa. e soprattutto NON dice e NON fa un sacco di cose che io vorrei dal leader di un partito da votare.

    e voi?

  4. furlàn ha detto:

    Io dico Bolzonello allo stato attuale. Perchè altri non ne vedo.

  5. enrico maria milic ha detto:

    furlàn, tu fai parte del PD? o la tua è un’aspirazione e un suggerimento per i muloni di quel partito?

  6. Piervincenzo ha detto:

    Vorrei aggiungere un piccolo contributo al discorso di Enrcio, col quale concordo in pieno.
    Dunque, Zvech si è ripreso da un periodo di sostanziale eclissi comunicativa e torna a farsi sentire. Mi fa molto piacere.
    Un anno e meno di due mesi fa, Zvech è stato eletto segretario regionale del PD dal tanto celebrato retoricamente “popolo-del-14-ottobre”, ma di quel mandato a rappresentare mi pare abbia fatto un uso decisamente limitato e burocratico. Dopo le elezioni regionali si è sotsanzialmente defilato,in realtà: come si sa bene, chi vuole cercare i leader regionali del PD va in Parlamento, o a Cordenons, o a Fiume Veneto.

  7. furlàn ha detto:

    Non faccio parte del PD quindi non avrei diritto di parola in merito. Però devo dire che se ad esempio pensate a “PD e Piemonte” oppure “PD e Veneto” a voi cosa viene in mente? A me Chiamparino e Cacciari. E spero che in futuro le cose vadano in quel verso. Sennò prepariamoci ad altri lunghi anni di traversata del deserto con i vari Bossi, Gentilini (brr!) e Formigoni vari.

  8. Wainer Stagnini ha detto:

    Il tema di come il PD si radica sul territorio è molto interessante. Peccato che Chiamparino e Cacciari l’abbiano banalizzato (o forse sono stati i soliti media, ma non può essere sempre colpa dei giornalisti). Dico banalizzato perchè non si può ridurre la questione ad un “partito del nord” o alla rivendicazione di autonomia politica. L’autonomia, soprattutto di proposta, bisogna averla ed esercitarla. E, purtroppo, non mi è parso (ma forse sono male informato) che in questi anni Chiamparino e/o Cacciari abbiano avanzato proposte di merito molto lontane da quelle di Veltroni, D’Alema o di qualche altro leader “romano”. Altra cosa è avere consenso, ed entrambi sicuramente sono bravi sindaci. Ma fare bene il sindaco non necessariamente vuol dire avere idee innovative.
    Forse sono uno di poche pretese ma, in questo momento, mi accontenterei di un PD in grado di comunicare che il governo sta facendo danni all’economia e alle famiglie italiane e in grado di condurre una campagna elettorale per le europee basata sull’impegno a tutelare gli interessi dell’Italia (e dei suoi territori) in un Europa più forte. Temo che rimarrò deluso.

  9. furlàn ha detto:

    E’ come avere un buon giocatore in squadra non farlo giocare perchè il pubblico messo davanti ad altri due giocatori che portano le borracce ha scelto uno di quei due. Se ho un buon giocatore lo faccio giocare checchè ne dicano pubblico, segreterie, dirigenze etc. Per me un politico deve saper amministrare, non emanare comunicati di segreteria. Mi dispiace perchè poi queste scelte le pagano tutti quelli che cercano un’opposizione e non la trovano nemmeno nel maggior partito di riferimento. Migreremo verso altri lidi se queste spiagge non ci piacciono.

  10. enrico maria milic ha detto:

    furlàn

    il problema è proprio questo

    che è il pubblico (cioè la base del pd) a votare cioè a mandare in campo zvech… non c’è marcello lippi o chi per lui a mandare in campo qualcuno migliore di zvech.

    that’s it

    la morale è che il pubblico (cioè la base del pd) è sempre di più di un altro mondo rispetto a altre nicchie dell’elettorato. (per esempio: gruppi di cittadini dall’istruzione medio-alta che vivono al nord). ovviamente non solo tra loro. ma tra questi il PD dovrebbe pretendere di acchiappare più voti. mi pare

  11. Julius Franzot ha detto:

    Capisco benissimo che nel PD il vertice viene votato, però sappiamo benissimo che non può mettersi lì un Pinco Pallino qualunque, cendidarsi ed essere eletto. E’come con tutte le cariche elettive, dal Comune al Parlamento. Sono gli Illuminati a decidere la persona (o le persone) che si candideranno e con quali mezzi saranno sostenuti. Il Popolo crede di poter decidere qualcosa, ma può decidere solo le formalità e le cose molto secondarie. I candidati sono comunque calati dall’alto.
    P.S. Io non voto nè PD, nè CdL, nè LN.

  12. furlàn ha detto:

    Julius mi ha anticipato nella controrisposta. Se dici al pubblico di scegliere tra il cappio e la gogna e quello sceglie la gogna mica è colpa sua. Il fatto è che andava scelto il segretario nazionale, e solo quello, con una sua linea. Si è deciso di scegliere anche i segretari regionali bloccando di fatto il partito allo status quo. Chi li smuove più da lì? Loro, a ragione, si sentono legittimati dal voto. Ma è lo stesso discorso della legge elettorale nazionale. Non li hanno scelti, si sono fatti scegliere da altri e confermare dal voto. Il Marcello Lippi della situazione c’è e si chiama Veltroni. Avrà il coraggio di mettere in panchina qualcuno al posto del campione che non gioca?

  13. enrico maria milic ha detto:

    mhmh
    per quello che ne so

    è bruno zvech che ha deciso di candidare bruno zvech

  14. enrico maria milic ha detto:

    no,

    il pd non funzia così

    i segretari regionali se la giocano tendenzialmente da soli per farsi eleggere. almeno sul territorio. e il vertice nazionale non c’entra niente su queste decisioni ovvero non può intervenire e rimuovere un segretario.

  15. Julius Franzot ha detto:

    Certo Enrico, che lo schema è quello. Ma chi mette su i segretari regionali? Se li votano, chi li candida? Chiaro che il vertice nazionale non può rimuovere un segretario, ma penso ne possa impedire l’elezione.

  16. enrico maria milic ha detto:

    chi li mette su?
    zvech si è messo su da solo, basta verificare il suo percorso politico.
    quando era segretario della CGIL aveva una grossa influenza sui DS triestini.
    un bel dì, ha deciso di fare il segretario dei DS di trieste, dicono.
    ha voluto e fatto, pare.

    chi li candida?
    zvech, appunto, si è candidato da solo.

    sulla base di quale ragionamento il PD nazionale dovrebbe impedire l’elezione dei segretari regionali?
    può farlo (e mi pare anche giusto) solo se quel segretario è chiaramente fuori dalla legge o da una moralità decisa a livello nazionale da quel partito. ovviamente zvech non è imputabile di nulla di tutto ciò.

  17. furlàn ha detto:

    Per me sono sbagliati i requisiti di candidabilità. Se non sei un amministratore in carica nella regione non puoi candidarti. Per definizione le candidature non saranno imposte perchè già avvallate dagli elettori che hanno eletto il candidato in tornate amministrative.

  18. rafrad6164 ha detto:

    Meglio cosi’. La Lega Nord (l’originale basta e avanza).

  19. nicoletta ha detto:

    @furlan

    hai idea del lavoro che deve fare un segretario regionale sul territorio? Come puoi pensare che un amministratore possa fare l’amministratore (di un comune, di una provincia..) e anche il referente politico del partito per tutta la regione?

  20. Francesco Russo ha detto:

    Se conosco un po’ il Pd credo che neppure gli iscritti e gli elettori si riconoscano un granché nelle attuali leadership (quella nazionali soprattutto). La classe dirigente se li tiene stretti perché molto spesso condivide lo stesso percorso politico e sa che i propri destini sono legati alla sopravvivenza di questo schema.
    Io non sono mai stato un amante dei modelli regionali vs. quelli nazionali cperché spesso hanno nascosto l’ambizione a nuovi centralismi da parte di ras locali che sono oggi i veri padroni del Pd (vedi Campania, Emilia, Liguria, ma l’elenco potrebbe riguardare quasi ogni provincia…) senza la capacità di un disegno originale e ambizioso.
    Però di fronte all’attuale crisi del Pd e vista la completa assenza di leader di ricambio in Parlamento (e in consiglio regionale) credo che nei prossimi anni se qcs di fresco e nuovo (non necessariamente giovane) emergerà nel c/sx questo si vedrà nei livelli locali, dove la fantasia, la vitalità e la capicità di sperimentare anche geometrie variabili potrebbe avere un po’ di spazio e la possibilità di verificarsi elettoralmente.
    L’attuale quadro non è incoraggiante, ma, enfasi a parte, credo che la lezione più interessante delle elezioni USA è quella che c’è ancora spazio per suscitare partecipazione attorno alla buona politica (fatta di idee e carisma, certo ma anche di ottima organizzazione come insegna Obama). Dalla crisi non si esce domani, ma sul territorio forse può muoversi qualcosa.
    Senza aspettare Lippi…

  21. delusissimo ha detto:

    ma no vedè che i ga mazà tuti quei che ga provà a meter la testa fora? e che xè una picia cerchia dei soliti che continua a riciclarse? diseme un nome novo, almeno a trieste che conoso, che sia statà lanciado come segno de ricambio.
    xè una classe politica vecia, no xè question de età, ma come ga dito enrico nisun del pd riva dir qualcosa vicin alle sensibilità dei giovani o alle nuove dinamiche postideologiche e postillyane…

  22. Lucio Gruden ha detto:

    Ho fatto il segretario regionale del MRE, Movimento Repubblicano Europeo, forza di centrosinistra che è entrata nel PD e che ora ne uscirà anche a livello nazionale.
    Ho dato le mie recenti dimissioni dalla carica (e dallo stesso MRE) perché ho partecipato a tutte le Direzioni Regionali del PD e ho giudicato il MRE troppo appiattito su un PD marcio, lesivo dell’intelligenza di chi spera davvero. E’ un rottamen nato vecchio, non inclusivo per definizione, burocratico fino al midollo e soprattutto privo di una reale vocazione maggioritaria, perché dovrebbe consentire, in tale caso, un sano correntismo di popperiana ispirazione che favorirebbe la giusta proliferazione e corroborazione del dissenso interno quale elemento di democrazia pluralista. Invece vive nel mito – di ortodossa memoria e ispirazione PCI – del partito unito in quanto “a una voce”. Ma vi pare?
    Altro che PD del Nord.

    Zvech? Uno dei tanti che non mollano. Non ha molte capacità di andare oltre perché di mestiere fa solo politica. Non sogna più. La sua concretezza (il suo realismo?) è quella che io conosco bene nel mondo delle imprese di produzione e commercializzazione: obiettivi pragmatici e risultati trimestralizzati con i numerini.
    La politica con la “P” maiuscola dovrebbe andare un po’ più su.

    Per il resto – parlo di Zvech – nessuno slancio, nessuna reale battaglia di valori, una più che modesta capacità di ascolto e di analisi, se non finalizzata ad una visione della “storia dei poteri contrapposti”.

    Nel PD (soprattutto in quello regionale che ho conosciuto) non c’é progetto perché non c’è dibattito. Solo compitini formali e formalisti e due satrapi contrapposti sullo sfondo del potere che si sfidano (solo nei corridoi): Zvech, Moretton e pochi loro accoliti.
    Per il resto 60 persone che fanno da contorno e niente di più. E ve ne sono di tutti i tipi. Molte si stanno annoiando.

    Io, dopo essere stato iscritto al PRI fino al 1992 (in gioventù), mi sono posto fuori dalla mischia per 15 anni. Dal 2007 ho accettato di rientrare perché sognavo un Partito della Democrazia (leggi Spadolini su Ugo La Malfa e Carlo Salvatorelli).
    Bene, ora sono andato via di nuovo (per i prossimi 15 anni?), deluso e triste perché l’attuale PD rappresenta un centrosinistra che è peggiore di sempre.

    A margine ricordo a tutti che la questione morale è stata introdotta da Ugo La Malfa. Berlinguer l’ha solo ripresa capendone la portata, con evidente effetto massmediologico.

    Italia vecchia e peggiorata, nel rimanere sempre simile a se stessa.

    Buone feste a tutti.

  23. apu ha detto:

    volevo dire di più ma mi scuserete se mi trattengo e faccio solo un’osservazione.
    quanti candiati o rappresentanti del pd intervenivano sui blog durante le primarie e le regionali? tutti a spiegarci il nuovo, come si fa politica nuova e come si utilizzano strumenti nuovi.
    Ora quasi tutti scomparsi. quasi tutti di nuovo solo dentro al partito.
    Il problema è proprio questo, che si era capito che ci volevano novità ma poi tutti a rinchiundersi nelle vecchie logiche per garantirsi la rendita di posizione.
    Il mondo è cambiato, il pd ha perso le elezioni, ma pare che qualcuno non se ne sia accorto.
    Due sono le parole chiave: reti e comunità. Bisogna abitare le reti e stare nella comunità (anche con le contraddizioni e le paure che le caratterizzano). Ho l’impressione che il Pd (molti dei leader del Pd) continui a stare nel mezzo, nel sistema/partito.

  24. enrico maria milic ha detto:

    forse si accontentano dei voti che hanno…
    così, mi pare.

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