L’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, evento di cui nessuno poteva immaginare la portata, fu per Italico Brass un periodo di totale coinvolgimento che si tradusse nell’impegno morale e nello spirito etico con cui interpretò il ruolo di reporter dal fronte. Proprio al pittore goriziano è dedicata la mostra “Italico Brass, reporter della Grande Guerra”, ospitata dalla Sala del Conte del Castello, che verrà inaugurata domani alle 17.30.
Ottenuto dal Comando Supremo l’incarico di realizzare studi e schizzi delle zone di combattimento, Brass intraprese un lungo viaggio al seguito dei mezzi in servizio nella zona della Terza Armata, seguendo con trepidante passione…
l’avvicinamento a Gorizia e fermando nel suo “diario pittorico” le immagini di quelle memorabili giornate che dovevano ricongiungere la sua città natale all’Italia, anelito profondamente radicato nel suo animo e auspicato nel suo stesso nome. Il “diario” della Grande Guerra di Italico Brass inizia il 24 maggio quando l’artista, raggiunta Cervignano, segue d’appresso i reparti della Terza Armata che iniziavano l’avanzata sul fronte del Basso Isonzo e del saliente di Gorizia.
L’esposizione, visitabile fino al 31 gennaio 2009 dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 18.00, è suddivisa in due sezioni: nella prima è presentata la cartella intitolata “Sulle orme di San Marco. Alle porte di Gorizia”, quindici tavole a colori che riproducono i dipinti dal vero del pittore e che fu pubblicata nel 1917 con l’approvazione del Comando Supremo. La cartella comprendeva le tavole che riproducono, in ordine cronologico, i dipinti più significativi realizzati da Italico Brass dal maggio 1915 all’agosto del 1916.
Nella seconda sezione sono presentati diciotto dipinti, molti dei quali inediti, in cui si susseguono le vedute documentarie del fronte del Basso Isonzo: soldati in trincea, scene campali con gruppi di cavalleggeri, soldati in una piazzetta di Campolongo al Torre, postazioni di avvistamento dall’osservatorio di Medea. Un suggestivo notturno documenta l’attenzione con cui civili e soldati seguono dal Castello di Udine nella notte fra 8 e 9 agosto 1916 l’avanzata dell’esercito italiano e la presa di Gorizia: il maniero del capoluogo isontino si erge in piena luce, avvolto nei suoi volumi cilindrici e svettante sui verdi prati del colle.
Ai dipinti dal fronte si affiancano le riprese di Venezia mortalmente minacciata dai bombardamenti che nell’ottobre 1915 distrussero il soffitto della chiesa degli Scalzi affrescato da Tiepolo. Sacchi di sabbia e steccati difendono i monumenti della città lagunare, le cui calli e campi sono percorsi da soldati ma anche da una folla vestita di scuro apparentemente solo frettolosa. L’angoscia in cui viveva la città è però svelata dalla stupenda e toccante ripresa dell’interno di un rifugio dove, come in una visione goyesca, madri con i bambini aggrappati, feriti e anziani condividono paura, attesa e disperazione alla fioca luce di una lanterna.
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