1 Novembre 2008

Il mio nome è Jajuan Smith (una delle storie di Olimpija Lubiana – Tau Vitoria)

0000000.jpgGiacomo Cecotti (testo) e Ivan Doglia (foto, vedile tutte qua) raccontano una storia sull’esordio dell’Olimpija Lubiana in Eurolega, giovedì sera . Risultato finale: Union Olimpija – Tau Ceramica 90 – 91

Tre anni, tanti sono stato all’University of Tennessee. Del resto gli atri 19 anni della mia vita li ho trascorsi a Cleveland, Tennessee, quella piccola, non la Cleveland, Ohio di Lebron. Non mi sono mosso mai dal Tennessee, prima di questa estate. La pallacanestro è la mia vita, la mia passione. Ho provato a fare il grande salto, andarmene, vivere della mia passione e offrirmi al mercato, cestistico. Ecco, l’ingaggio di un agente, ci provo; il sogno si chiama NBA, ma vediamo. Ho fatto due settimane a Dallas, ho cercato di strappare un ingaggio ai Mavs, niente da fare. Non rinuncio. L’agente mi propone di emigrare, la soluzione si chiama Europa. Dal Tennessee all’Europa. Penso a Parigi, Londra, Barcellona, Roma questo mi immagino. Ci penso, accetto, non voglio mollare.

Le settimane passano, provini in giro per tutta Europa, poi mi danno in Italia; Roma, no Montegranaro, mai sentita, ma la passione va inseguita; è l’inizio. Non va bene, devo aspettare. Arriva l’occasione. Felice. Un contratto per tutto l’anno. Accetto. Dove? Slovenia!? Dov’è? Per fortuna c’è google. Slovenia, Ljubljana. È piccola, molto. Vicino all’Italia, Austria, Croazia… Speriamo. La squadra è quella della capitale, si chiama Union Olimpija Ljubljana, mi dicono che Union è una birra. Promette. È lunedì e martedì devo esser già lì, per poi scendere sul parquet già giovedì. Si gioca la prima casalinga dell’Eurolega. Mi dicono che è la massima competizione europea e che il livello non è niente male. Palcoscenico, prestigio. La passione. Vado. Arrivo all’aeroporto di Brnik, in mezzo ai boschi. In breve arrivo in città. Visite, dirigenti, firme, trovo altri due americani, mi aiuteranno. Conosco la squadra, mi alleno. La palestra è piccola, ma è qui che si gioca, vediamo.
Arriva il giovedì. Effettivamente la città e piccola, ma carina. Decisamente diversa da tutto quello che avevo visto in vita mia. Case vecchie, piccole, un fiume, un ponte con tre passaggi. Tanti bar. Carine le ragazze.

Arriva la sera. Sono emozionato e contento. La palestra, anzi palazzo è pieno, i nostri tifosi sono proprio dietro di me; simpatici, colorati. L’atmosfera è festosa. Inizia la partita. Si gioca contro il Tau Vitoria; mai sentito, ma mi dicono che è forte, molto.

Si inizia e subito vedo che forse sono finito in una squadra non troppo solida, e avrò la mia chance per aiutarli e giocare. Passano i minuti, buio pesto, in campo solo il Tau. Mi pare che i miei amici non difendono. Difenderò. Non entro in campo. Pazienza, sono arrivato solo ieri l’altro. Durante il terzo periodo tocchiamo i meno venti, ma che è? Ad un certo succede qualcosa. Qualche canestro in più, un po’ di fiducia il pubblico comincia a sentirsi. Mi dicono che si chiamano dragons i nostri, miei fan. L’ambiente si scalda, punto dopo punto ci avviciniamo. Non entro in campo, pazienza. Comunque non resisto. Salto dalla panca. Mi giro verso i dragons, li incito, ma cerco di scaldare anche tutto il resto del palazzo. Salto ad ogni canestro, urlo, canto in una lingua mai sentita; chissà cosa diranno? Intanto canto. Incito i miei compagni e tutto il pubblico. Vediamo il Tau vicino, e difendiamo. Comincio a sentirmi bene. Non male. Tiro asciugamani, canto. Siamo lì. La partita sta finendo, ma quasi quasi li becchiamo. Succede ad una manciata di secondi dalla fine, grazie al mio amico Wallace pure li superiamo. Grandissimi. Pochi secondi. Loro costruiscono, tirano, sbagliano. Alè. Ma no recuperano l’ennesimo rimbalzo offensivo, troppi, troppi. E non sbagliano. Più uno per loro. Ultima palla per noi. Arriviamo ad un tiro. Io salto e il palazzo è una bolgia incredibile, sugli spalti sono tutti impazziti e saltano e cantano con me. Grandissimo. Andiamo verso canestro; un mio compagno tira, è della Macedonia, manco so dove sia o cosa sia. Imparerò il suo nome e dove si trova casa sua. Ma mi sento bene, è stato divertente. Non ho giocato. Ma sono stato bene e sono appena arrivato. La prossima settimana giochiamo in casa, di nuovo. Contro Roma, questa sì la conosco. Forse giocherò e mi divertirò assieme a tutti.

Ah sì il pallone è uscito e abbiamo perso, ma il Tau è forte.
Il mio nome è Jajuan Smith, da Cleveland, Tennessee a Ljubljana, Slovenija.

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6 commenti a Il mio nome è Jajuan Smith (una delle storie di Olimpija Lubiana – Tau Vitoria)

  1. Arlon ha detto:

    Molto ben scritto.. interessantissimo anche il punto di vista (inusuale)!

  2. giacomo ha detto:

    tanto per la cronaca, jajuan ha salutato tutti, o forse no, e dopo una settimana scarsa se ne torna nel tennessee…
    nostalgia canaglia

  3. Bibliotopa ha detto:

    ma ha almeno giocato una partita?

  4. Arlon ha detto:

    altro che lieto fine, ah :’-(

  5. giacomo ha detto:

    in campetto forse

  6. furlàn ha detto:

    Gò capì solo che in America quei che i và all’università no i sà niente de geografia.

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