Sarà presentato stamattina alle 11.30, nella sala Bianca del Municipio, il calendario delle manifestazioni con le quali il Comune intende celebrare il novantesimo anniversario della Prima guerra. Un evento promosso in vista della creazione graduale di una rete museale “a cielo aperto”. Le iniziative, intitolate “Gorizia ricorda: mostre ed eventi per il 90° del ritorno della città all’Italia e della fine della Grande Guerra”, hanno già ottenuto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica.
Come approvato dalla giunta questa mattina, coplessivamente l’amministrazione comunale ha fissato in 135 mila euro il quadro economico di spesa…
per le numerose iniziative programmate per i prossimi mesi. Il 3 novembre saranno inaugurate due importanti mostre nelle sale del Castello: “1918: la Vittoria” ripercorre ultimo anno del primo conflitto mondiale, attraverso rari documenti, fotografie inedite e preziosi cimeli, insieme a una serie di reperti bellici, provenienti anche dal museo de Henriquez di Trieste. “Italico Brass, reporter della Grande Guerra” propone le opere inerenti al conflitto mondiale dipinte da Brass, tra i massimi esponenti dell’arte goriziana di tutti i tempi. Alle mostre si abbinano eventi e iniziative collaterali promossi dal Comune e dal Parco culturale e realizzati in collaborazione con enti e associazioni cittadine e regionali: rassegne corali e cinematografiche, concerti, presentazioni di volumi, convegni e visite guidate sui luoghi della Grande Guerra in un ricco calendario che si articolerà su tre mesi, abbracciando e arricchendo gli appuntamenti del Dicembre Goriziano.
Soldi butadi, i podeva comprarse esattamente tre volte il Fly.
In questi giorni ci sono numerose mostre sull’argomento. A me ha impressionato in particolare una foto e relativa descizione all’esposizione allestita dai siciliani di Gorizia in via Baiamonti al Polivalente: si racconta delle atrocità commesse dall’esercito austroungarico ai danni della popolazione civile sul fronte russo. Ma volevo segnalare che pure nella nostra zona l’esercito italiano ha ammazzato persone civili innocenti, a partire dalla strage di Villesse perpetrata all’inizio della guerra senza alcun processo contro alcuni pacifici ed incolpevoli villessini, per proseguire con quei poveri malcapitati che, non sapendo parlare bene l’italiano, erano considerati spie. Non voglio assolutamente insinuare che gli autori di queste atrocità fossero siciliani, ma penso che sia giunta l’ora di fare luce su questi episodi e di raccontarli senza vergogna. Penso anche che sia doveroso rendere onore a tutte quelle persone di qui, che per servire la loro patria di allora che era l’Austria, piaccia o non piaccia, dovettero andare a combattere contro i russi. Molti di questi valorosi eroi europei morirono, alcuni furono fatti prigionieri e tornarono a casa dopo molto tempo attraverso l’America e l’Asia essendo rimasti coinvolti nelle vicende della rivoluzione d’ottobre. Sarebbe giusto che una piccola parte dei 135 mila euro fosse spesa per rendere omaggio a queste persone, che al servizio della loro patria di allora, non furono mai degnamente ricordati da chi vinse quella guerra.
http://www.ibs.it/code/9788804534730/friedrich-ernst/guerra-alla-guerra
in occasione di questo macabro anniversario, consiglio a tutti di leggere “White war” di Mark Thompson. un affresco realistico di cosa fu il fronte italo-austriaco, di quali furono le motivazioni italiane, del prezzo che si pagò.
io non festeggio proprio niente, un goriziano che festeggia il giorno in cui siamo diventati PERIFERIA altrui, non è un goriziano.
è un colono taliano, o più semplicemente uno a cui purtroppo la scuola e la tv ha fatto il lavaggio del cervello.
il fascismo è nato nelle trincee della prima guerra civile europea, una guerra di pura avidità, che ora tutti riabilitano.
che schifo
@ VeroGoriziano
Periferia lo eravamo pure prima, stai tranquillo, per Trieste invece è cambiato tutto… ancora non si sono ripresi dal non essere più il porto dell’Europa centrale.
Sentire poi parole come colono mi fa tornare in mente il pensiero di Bossi, mica sarai un leghista che fa finta di esser progressista?
Che poi il fascismo sia nato nelle trincee… ma per favore.
e per che celebrazioni poi! Mostre da paesotto quale siamo e rimarremo, ma con tante pretese e la puzza sotto il naso…
l'”hardware” per il fascismo è nato nelle trincee: le migliaia di reduci, fortificati dal cameratismo ed abituati al sangue; quei poveracci strappati dai campi e fabbriche, e che al ritorno si trovarono disoccupati.
invece il “software” è cresciuto dopo i trattati di guerra (ancora non soddisfacenti???), un desiderio di rivalsa fomentato da una classe politica allo sbando, una monarchia macchietta e specialmente un afflato culturale avvelenato, dove personaggi decadenti come D’Annunzio si trovavano ad essere icone della patria.
non sono un leghista: i leghisti vogliono solo sostituire Varese a Roma, sono coloni anche loro, non rispettano le culture locali ma piuttosto mitizzano una Padania inesistente.
se vuoi definirmi, dammi dell’europeista fanatico, tutto qua. ma per costruire una identità europea, o meglio riscoprirla e ammetterla, è necessario mettere in soffitta il culto dell’odio e della contrapposizione. possiamo essere moderati quanto vogliamo sulla prima guerra mondiale, ma fu sempre una guerra civile insensata.
celebrarla, con un tono o l’altro, ne tiene viva la memoria in senso sacrale, non luttuoso. l’atteggiamento giusto sarebbe simile a quello che si ha verso le commemorazioni dell’Olocausto ebraico. non si dimentica, ma non si esalta di certo.
e fidati, Gorizia è stata strappata al suo contesto geo-economico in un momento di grande ascesa economica. Trieste certo anche peggio, ma noi eravamo sulla strada per quella Trieste. la Transalpina esisteva da meno di 10 anni, non aveva ancora espresso il suo grande carico rivoluzionario per l’area.
l’Impero era marcio, andava riformato, ma era un esperimento incredibile, certo migliore del modello nazionale poi arrivato a spazzare via secoli di pace. e a portarci, INEVITABILMENTE, a ben due conflitti mondiali.
per questi motivi e altri, io avvertirò la data del 4 novembre come un lutto. non c’è nulla di glorioso nella vittoria a tavolino di un alleato traditore, che precede un periodo di colonizzazione culturale contro l’elemento slavo, friulano e germanico.
il 4 novembre si apre un’era di impoverimento e negazione della realtà locale. non c’è da buttarci manco un euro in celebrazioni…
@ VeroGoriziano
concordo pienamente!!!!
@ VeroGoriziano.
Non è assolutamente vero che il fascismo fosse nato nelle trincee. Ci fu chi cavalcò il malcontento dopo la fine della guerra, per il proprio tornaconto, questo è vero. Sarei interessato se ci dicessi chi afferma quanto tu sostieni, perché mi piace documentarmi. Per quanto mi riguarda, un apparatenente alla mia famiglia di cui ti posso privatamente fornire le generalità combattè proprio sul Sabotino con l’esercito italiano. Finita la guerra dovette però emigrare in cerca di lavoro, perché non volle farsi la tessera. Non credo che fosse l’unico ex-combattente costretto a fare quella scelta. So anche di tanti altri che partirono in quegli anni per l’Argentina.
In continuazione di quanto scrissi il 29 ottobre in merito alla mostra sul contributo dei siciliani alla prima guerra mondiale, dalla quale si potrebbe dedurre che l’esercito italiano si comportò corrrettamente con i civili di qua, mentre gli austroungarici commisero atrocità contro i civili in Russia, (guarda caso proprio dove combattevano i soldati austriaci originari della nostra zona), voglio raccontare altre due storie:
1 – Il 25 aprile 1919 fu imposto di collocare per la prima volta sopra l’ingresso del castello di Gorizia il leone di San Marco.
Ma la nostra città fu veneziana solo per alcuni mesi, durante una guerra fra la Serenissima e l’Impero. In quel breve periodo i Veneti non riuscirono a collocare il loro simbolo dove si trova ora, proprio perché dovettero ritirarsi prima di poterlo fare. Sottigliezze, si potrà dire, però mi è capitato di vedere in un ufficio pubblico della città una foto dell’ingresso del castello, con ben in vista il leone e con la dicitura “Castello veneto di Gorizia”.
Non è vero.
Oltre tutto anche il culto di San Marco (come pure la sede del Patriarcato), fu sottratto dai Veneziani proprio ad Aquileia, città quest’ultima che, quando Venezia doveva ancora nascere, era in stretti contatti commerciali con Alessandria d’Egitto, di cui quel Santo era Patriarca.
Pure il Vangelo di San Marco fu sottratto alla nostra sede, adducendo il pretesto che quel documento deve stare accanto alla tomba dell’autore (ma le ossa saranno effettivamente quelle del santo? C’è chi sostiene che sono invece di Filippo il Macedone, padre di Alessandro Magno).
Meno male che, prima dell’arrivo dei Veneziani, alcune pagine del Vangelo furono donate dal Patriarca di Aquileia Giovanni al fratellastro, l’Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo IV di Lussemburgo, e si trovano ora in un museo di Praga.
La parte sottratta con violenza dai Veneziani, fino allora conservata per molti secoli con cura in Friuli, finì poco dopo distrutta per incuria. Questa è la realtà.
2 – Chi entra nella Sala consiliare del Municipio di Gorizia, non può non notare un’enorme opera d’arte che ricopre tutta una parete. Vi è rappresentato, credo, il giuramento di fedeltà del Conte di Gorizia al Doge di Venezia. Quella cerimonia effettivamente si svolse, ma si riferiva al vassallaggio delle enclaves della Contea di Gorizia all’interno del territorio della Patria del Friuli che era passato dal potere temporale del Patriarca di Aquileia a quello della Serenissima. Non giurare fedeltà significava perdere quei territori periferici, non voleva dire certo rinunciare all’indipendenza di tutta la Contea, che infatti, come tutti sappiamo, sopravvisse.
Perciò il territorio del Comune di Gorizia c’entra con questo fatto del giuramento come i cavoli a merenda.
Chi non conosce la storia, guardando queste immagini, può dedurre che la nostra città fosse stata sottratta a Venezia, chissà con quale inganno, ma così non fu.
Se mai, nell’anno 776, il Ducato longobardo del Friuli, fu l’unico a continuare combattere ad armi impari contro Carlo Magno, per la difesa dell’Italia dalle ingerenze di Oltralpe. Come mai tutti gli altri sono rimasti a guardare?
Fu in quell’occasione che l’Italia perse la propria indipendenza. Chi festeggia Pontida farebbe bene a ricordarsi di questo fatto. Il Sacro Romano Impero prima e l’Austria poi, sono stati semplicemente gli eredi e i successori di Carlo Magno.
I conta che un uficial de cavaleria piemontese xe rivà in piaza a turiaco coi suoi. Ga ferma’ i cavai e ghe ga domandà in italian a un vecio che stava in piaza: ” Buon uomo, dov’è il nemico? ”
Xe rimasto sbalordì quando il vecio ghe ga rispondu nela stesa lingua: ” Ma come, no xe voi? “. Li ga capì de ver pasà il fronte.