11 Giugno 2008

Tondo ed il bilinguismo

Ma che avrà fatto mai il rotund per monopolizzare gran parte degli ultimi post boracei? Solo perché è andato oltre confine? Pure ci sono andato anch’io…

Questa è stata pubblicata oggi dal Primorski dnevnik tra le lettere dei lettori e ve la traduco (solo perché ho finito troppo presto quanto avevo da fare, minaccia pioggia e non mi pare saggio uscire in motorino).

“Non voglio imporre le cose”, così il nuovo presidente del governo regionale del Friuli-Venezia giulia, il signor Renzo Tondo riflette sul bilinguismo nel Primorski dnevnik pubblicato sabato 31 maggio.

Bello da parte sua, signor Tondo, aver detto apertamente ai nostri connazionali cosa possono attendersi riguardo l’eguaglianza dei diritti linguistici nella sua regione. Un simile territorio autoctonamente bilingue ce l’abbiamo anche da noi nella repubblica di Slovenia; forse è stato qualche volta a Capodistria. Per fare un esempio, immaginiamo che c’è stato e si è diretto alla Posta centrale. Il suo percorso l’ha condotta vicino alla stazione ferroviaria, sulla quale spicca una luminosa insegna bilingue Koper-Capodistria, qualche passo ancora è si trova davanti all’edificio delle Poste. Si dirige verso l’ingresso e sulle porte a vetri risalta agli occhi la tabella bilingue recante l’orario di apertura. Entra e si ritrova in un bel locale allungato con molti sportelli. S’incammina in cerca dello sportello giusto senza una guida-interprete, perché le scritte le sono comprensibili, sono anche nella sua lingua, la lingua della comunità nazionale autoctona italiana che qui vive. Allo sportello un cartellino la saluta anche in italiano: “oggi con voi” – ed il nome dell’impiegato.

Quel che lei vuole è spedire una raccomandata, per cui prende il modulo apposito e lo compila senza problemi, visto che è bilingue. Visto che si trova in Slovenia oso affermare che lei non ha provato alcun fastidio nell’incontrare un bilinguismo coerente, malgrado secondo lei questo è “imposto” in egual modo a tutti gli utilizzatori dei servizi postali.

La sua interpretazione di bilinguismo a casa sua invece suona letteralmente così: “Entro in Comune e non mi è indifferente se sono costretto ad accettare un documento o un modulo bilingue. Credo che questo dev’essere una questione di libera scelta personale. In caso contrario questo va a scapito di altri diritti.” E di seguito: “Se un documento bilingue lo devo attendere una settimana mi chiedo veramente cos’è più utile per me – aspettare il documento bilingue o riceverne subito uno monolingue. Non mi piacciono dunque le regole che comportano obblighi, ne le affettazioni ideologiche nella tutela delle minoranze linguistiche.” In verità l’unico commento possibile è: strano ragionamento. Un diritto naturale sul territorio autoctono è il rispetto della mia lingua, che non è in alcun modo affettazione “ideologica”; tale è stato invece l’imposto monolinguismo (dopo il 1927) su questa terra. Purtroppo le sue ragioni sono “raison de plus fort” lontane dallo spirito della comunità dell’Unione Europea.

Non è strano, pertanto, che la decisione del sindaco di Gorizia, signor Ettore Romoli, sull’assenza della lingua slovena nel centro cittadino di Gorizia le sia sembrata giusta. Torno ad usare come esempio Capodistria. Gran parte delle attività economiche, comprese la citata stazione ferroviaria e l’ufficio postale, sono insediate su quella che fu una palude salmastra. In questo quartiere sorto da poco mai in passato hanno vissuto abitanti ne di madrelingua slovena ne di madrelingua italiana. Seguendo l’esempio di Romoli in questa zona non sarebbe giustificato l’utilizzo dell’italiano. Qui si sono insediate anche molte aziende estere ed è interessante come abbiano accolto con naturalezza il bilinguismo. Come caso esemplare di bilinguismo visivo mi lasci citare la compagnia australiana Harvey Norman, che espone visibilmente il bilinguismo italiano-sloveno nel panorama dell’elegante facciata della propria grandiosa sede.

E cosa direbbe invece, signor Tondo, se da noi si adottasse le vostre pratiche sul territorio autoctono e si iniziasse a sostituire I nomi delle vie bilingui con quelli in una sola lingua; rimuovendo dunque tutto il bilinguismo visivo fino al punto di reciprocare quanto in vigore da voi? In passato qualcosa di analogo è stato già preteso da un esponente politico di un partito nazionale simile al suo.

Boris Rebernik, Ljubljana

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E visto che non vuole proprio piovere smetto di essere d’intralcio ed esco da queste quattro mura.

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13 commenti a Tondo ed il bilinguismo

  1. alessandro ha detto:

    mi sembrava strano che non ci fosse nessun riferimento alle politiche del fascismo. poi a metà intervento il sollievo…

  2. asem ha detto:

    Non entro in merito, ci sono due modi (o anche di +) di vedere la stessa cosa e di trovare le risposte giuste.
    Sta di fatto che la “presenza” delle due minoranze viene recepita in modo diverso ed anche le risposte date sono diverse.
    Dato che orami si è ormai “così vicini” certe differenze stridono.

  3. asem ha detto:

    Non entro in merito, ci sono due modi (o anche di +) di vedere la stessa cosa e di trovare le risposte giuste.
    Sta di fatto che la “presenza” delle due minoranze viene recepita in modo diverso ed anche le risposte date sono diverse.
    Dato che si è ormai “così vicini” certe differenze stridono

  4. Patrick Karlsen ha detto:

    Nell’Europa del 2008 il ragionamento del signor Rebernik non fa una piega.

  5. Julius Franzot ha detto:

    Perfettamente d’accordo con il sig. Rebernik: Tondo sarebbe forse contento se in Carnia sparissero tutte le tabelle in Friulano?
    Che senso ha opporsi a scritte bilingui, se si conosce almeno una delle due lingue? Se qualcuno vuole mettere cartelli in ungherese o cinese, prego, si accomodi, basta che ci sia anche una lingua che capisco.
    Tondo imita con questa forma mentis il peggior Haider: quello dell’ intolleranza verso le minoranze autoctone.

  6. Blackcloud ha detto:

    “Tondo sarebbe forse contento se in Carnia sparissero tutte le tabelle in Friulano?” ^_^ quasi quasi..

    è assurdo ritrovarsi ancora a discutere su “problemi” che in altri Paesi nemmeno si pongono.
    esiste una minoranza linguistica autoctona? se c’è, deve esserci il bilinguismo. “imporre” un bilinguismo significherebbe forzare la sua esistenza anche dove le minoranze oggettivamente non sono rilevanti, ma è assurdo trovare ancora pareri contrastanti davanti a problemi risolti cent’anni fa. fino a che l’Italia arrivò..

    saluti

  7. Bibliotopa ha detto:

    “problemi risolti cent’anni fa. fino a che l’Italia arrivò..”
    questa è la solita favola dell’Austria che rendeva felici tutti suoi sudditi: cent’anni fa lingue e nazionalità erano cane e gatto, dal 1866 in poi all’incirca.
    Dobbiamo guardare al futuro, non al passato.
    Forse 250 anni fa era un altro paio di maniche

  8. arlon ha detto:

    Ma la Storia, non va a cicli? 😀

  9. Bibliotopa ha detto:

    Mi credevo che fussi l’economia che va a cicli…

  10. Ardea ha detto:

    Giusto, guardiamo al futuro! Difatti quando vado a Sezana, con i giovani che non parlano italiano, parlo in inglese! Forse perchè alla famiglia d’origine di mio padre, in quanto allogena, fu impedito di parlare lo sloveno sotto il fascismo e quindi noi non abbiamo mai potuto impararlo, l’Austria non sarà stata felix, ma almeno nessuno proibiva nella nostra zona a parlare nella propria lingua d’origine, ciao a tutti

  11. zalzi ha detto:

    Guardare al futuro e’ giusto e soprattutto necessario, ma risulta un po’ difficoltoso se il passato pesa come un macigno. E a Trieste le cose stanno (ancora) cosi’. Altrimenti non capisco il motivo per cui numerose persone, non appena le conosco, si sentono in dovere di dirmi cose del tipo: “Eh, xe un peca’. Una volta qua tutti parlava tre lingue…” oppure, la classica frase: “Mia nona parlava, mia mama capiva, mi purtroppo non so.” Frasi con le quali sottintendono che stanno dalla mia parte. Il punto e’ che a me non me ne frega niente da che parte stanno e il solo fatto che a Trieste ci si debba ancora schierare in questo modo mi fa rabbia e mi rattrista.
    Finche’ ci sara’ gente che trova offensivo un Dober dan, che il documento bilingue non lo vuole per principio, che ti definisce sloveno in faccia, ma ti chiama s’ciavo alle spalle, guardare al futuro continuera’ a essere difficile. Per tutti.

  12. personalità politica ha detto:

    …la storia procede con corsi e ricorsi (G.B. Vico).

  13. Maurizio ha detto:

    Ma se esiste il bilinguismo, era proprio necessario sull’altopiano cancellare i nomi in italiano ( visto che sono in Italia ) di alcuni paesi ? Non bastava il bilinguismo ? Sulla segnaletica presente lungo alcuni sentieri ci sono le indicazioni dei paesi solo in sloveno …. se qualche turista ( ne ho incontrati personalmente un paio che mi hanno chiedto aiuto visto che stava per far buio e non sapevano da che parte andare ) cerca da solo Rupingrande, Zolla, San Dorligo della Valle ( come rappresentato sulle cartine stradali o dei sentieri del Carso) come fa ?

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