29 Maggio 2008

Il punto sulla divisione/unione delle due Gorizie

Non c’è solo la cronaca di GoriziaOggi che racconta come, mentre il Ministero sloveno taglia le ore di italiano nelle scuole tecniche del goriziano in Slovenia, la giunta comunale della Gorizia in Italia riduca gli spazi per le affissioni in lingua slovena. Gian Matteo Apuzzo, inaugurando una sezione di Osservatorio Balcani sul nostro confine, nota:

L’inaugurazione alla fine del 2002 della linea transfrontaliera di trasporto urbano aveva acceso grandi speranze su possibili altri progetti di servizi urbani condivisi, ma questa linea rimane tuttora l’unico elemento segno tangibile del possibile processo di integrazione tra le due città.
Ciò che più colpisce è che entrambe le città sono caratterizzate dalla “retorica della collaborazione transfrontaliera”, principio ampiamente condiviso ma che rimane spesso sulla carta. [leggi tutto l’articolo di Gian Matteola sezione sul confine orientale di Osservatorio Balcani]

Intanto, sempre tramite GoriziaOggi, si scopre che stamattina viene inaugurata nell’isontino una pista ciclabile transfrontaliera.

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9 commenti a Il punto sulla divisione/unione delle due Gorizie

  1. arlon ha detto:

    La stesa retorica che esisti qualche km a sud-est, me sa…

  2. Julius Franzot ha detto:

    E’ facile costruire piste ciclabili, sentieri dell’amicizia, feste condivise…
    Però se ci si ritrova ad un incontro transfrontaliero e si deve parlare in inglese, ognuno resta con il gruppetto con cui è venuto e parla con gli amici di sempre in taliàn, furlàn o po slovenski.
    Kohl disse all’epoca della distruzione del muro di Berlino: “Abbiamo abbattuto il muro di cemento, ora dobbiamo abbattere i muri nelle teste!”
    Almeno lì parlavano la stessa lingua…

  3. enrico maria milic ha detto:

    julius,
    ma qua, oltre alla cultura che circola (“ma perchè mai dovrei sapere lo sloveno, il croato o il teedesco) c’entra la scuola e le lingue che vi sono insegnate. e il sistema scolastico è controllato dallo stato nazionale.
    … triste, si capisce.

  4. Patrick Karlsen ha detto:

    Da quel che so esiste l’autonomia scolastica e sulla carta qualunque scuola italiana di Trieste e Gorizia (per es.) potrebbe attivare insegnamenti di sloveno o croato. Se non lo fanno fino a che punto c’entra lo stato nazionale?

  5. Bibliotopa ha detto:

    non so come l’autonomia possa permettere l’insegnamento di lingue non previste dai curricola ( una volta si diceva programmi, ma la parola non è di moda). C’è sempre la sperimentazione, se esiste ancora, ma se ben ricordo un caso che vidi il Ministero consentì solo di aggiungere ore di lezione, senza toglierne altre, superando le 36 ore settimanali: chi va a iscriversi in una sezione in cuio si fa tutto il resto, e anche ore in più? Perchè se metti una materia e ne togli un’altra , togli le ore di lavoro ai docenti della materia tolta. E poi, per l’insegnamento di sloveno, ma soprattutto croato, dove li prendi gli insegnanti? per lo sloveno, immagino nelle graduatorie delle scuole con insegnamento sloveno, e per il croato? e se non li prendi da una graduatoria, mica si possono chiamare i docenti così, per conoscenza. a meno che non si facciano leggi speciali, come quella regionale per il friulano, di cui sono curiosa di vedere le circolari applicative.

  6. Patrick Karlsen ha detto:

    Ok, Bibliotopa. Ma la regione ha già legiferato sul friulano a scuola, perché non fa uguale con lo sloveno o il croato? Intendo: su sta materia può legiferare la regione a statuto speciale, non è necessario il parlamento centrale.

  7. Bibliotopa ha detto:

    Io ho l’impressione che per evitare discussioni ormai incancrenite, dialogheremo di qua e di là del confine aperto in inglese globish. Lo stiamo già facendo su internet. E nessuno dei due dirà che la lingua dell’altro gli è stata imposta e ciao bilinguismo, che rimarrà per appassionati, intellettuali locali e darà sicuro lavoro ai diplomati e laureati della Scuola Intepreti.

  8. arlon ha detto:

    Se non altro, l’inglese già oggi risolverebbe molto.
    Però, tanto per cambiare, è molto meno comune che i giovani in Italia lo sappiano parlare *bene* piuttosto che in Slovenia..

  9. apu ha detto:

    segnalo che oggi è uscita la seconda puntata dell’articolo, più centrata sulle inziative concrete, le occasioni mancate e i progetti realizzati.

    per quanto riguarda la scuola sono d’accordo sul fatto che esistono dei limiti burocratici, ma è vero che se famiglie di lingua italiana vogliono far imparare anche lo sloveno ai figli, li iscrivono alle scuole slovene. almeno questo sta succedendo nelle scuole materne, alle elementari già meno.
    ma trovo assurdo che una persona non possa scegliere liberamente di studiare come lingua straniera a scuola anche lo sloveno.

    e poi se la nostra scuola (e università) insegnasse almeno bene l’inglese…

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