15 Maggio 2008

Sequestro nella Ferriera di Servola. La Lega: “non ci sono più le protezioni politiche”

(Fonti: Ansa, La Nuova Ecologia e proprie)

La Capitaneria di Porto di Trieste ha eseguito un’ordinanza di sequestro per motivi di inquinamento ambientale di un’area di 22mila metri quadrati della Ferriera di Servola (rione storico di Trieste), del gruppo Lucchini-Severstal.

L’area sottoposta a sequestro – secondo quanto si è appreso – è un’area demaniale marittima sulla quale la Ferriera ha in deposito materiale ferroso e altri scarti di lavorazione.
Rifiuti speciali e tossici insieme a scarti di lavorazione sono stati trovati nell’area di 22mila metri quadrati, in concessione alla Ferriera di Servola (Trieste), gruppo Lucchini-Severstal, sequestrata oggi su ordine della Procura della Repubblica giuliana. In mezzo a quei cumuli di ferro, alti anche 15 metri, gli uomini della Capitaneria di Porto hanno scoperto ammassi di rifiuti, tra cui scarti di lavorazioni edili, cementi armanti, residui organici, barattoli di vernice, gomme d’automobile, materiali ferrosi non autorizzati e addirittura un pianale di un camion demolito. Tutti rifiuti per cui non vi è autorizzazione alla discarica.

A seguito dell’operazione, inizialmente concepita come attivita’ di polizia demaniale, e avviata 20 giorni fa su iniziativa del Pm Federico Frezza, spettera’ ora alla Procura di Trieste decidere chi dovra’ essere incaricato di scavare nei cumuli di materiali ferrosi per verificare se al loro interno vi siano ulteriori rifiuti, potenzialmente pericolosi anche per il loro effetto contaminante a mare.

Il parlamentare triestino della Lega Fedriga ha dichiarato: “Evidentemente il vento sta cambiando e non ci sono più le protezioni politiche che lo stabilimento aveva durante la giunta Illy”.

La Ferriera è al centro di un vivace dibattito politico in Friuli-Venezia Giulia- Tra coloro che vorrebbero chiuderla per l’inquinamento che provoca anche l’attuale presidente della Regione, Renzo Tondo.Il fronte dei contrari alla chiusura, invece, teme le gravi ricadute occupazionali. Senza una riconversione dell’impianto o comunque un’altra occupazione i 700 dipendenti dell’impianto si troverebbero in enormi difficoltà.

Il 18 aprile scorso il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, aveva denunciato un episodio di notevole innalzamento della concentrazione di Pm10 nell’aria, 35 volte oltre il limite, in coincidenza con l’emissione di fumi ed esalazioni maleodoranti dalla Ferriera. Nel corso di una conferenza stampa, Dipiazza ha reso noto di esser stato informato dall’Arpa che il 17 marzo è stato rilevato nella zona di Servola, tra le 12 e le 12,30, un valore massimo di polveri sottili pari a 1740 microgrammi/metro cubo, 35 volte superiore al limite di 50 consentito dalla legge.

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13 commenti a Sequestro nella Ferriera di Servola. La Lega: “non ci sono più le protezioni politiche”

  1. lucio gruden ha detto:

    Finalmente…..!

  2. Nicola Davanzo ha detto:

    LA FERRIERA NON E’ UN TOCCASANA…shock

    Penso che la Ferriera abbia fatto il suo tempo e che VADA CHIUSA. Ormai per i triestini non rappresenta più uno stabilimento aziendale,

    una fabbrica ma un cancro. La sensazione che ho è che la gente è arrivata a un tal punto di indignazione che chiunque riuscisse a chiuderla diverrebbe il paldino di questa città per i prossimi 100 anni. E’ per questo che basta uno slogan infarcito di due piani strategici (mai realizzabili) detto in campagna elettorale per diventare sindaco (se non basta si puo’ anche adattare lo stesso slogan per altre costruzioni fatiscenti come il Magazzino Vini ad esempio, ma questa è un altra storia.)

    LA LEGGE ESISTE E PONE DEI LIMITI ALLE EMISSIONI…

    Premesso dunque che la ferriere non è un toccasana per la nostra città, bisogna dunque scontrarsi con la legge vigente che ad ogni modo fissa dei parametri inerenti all’emissioni in atmosfera di sostanze tossiche
    Gli sforamenti dai limiti di legge ci sono, ma la media delle misure fa rientrare nei parametri l’attività. Si è visto che le prove epidemiologiche rilevate dall’azienda sanitaria non sono state disastrose (alcuni non credono nemmeno a questo… la mia è un’analisi sui fatti
    reali), però rimane sempre valido il criterio di precauzione; Un esempio che puo far capire cosa intendo è l’amianto, il quale non era considerato cancerogeno per decenni fino a quando, si rilevò che le particelle di pulviscolo erano cancerogene perchè si conficcavano nei polmoni. Ben inteso che la faccenda non è delle migliori, è giusto dire che le leggi che pongono i limiti possono essere modifcate dal parlamento (rispettando le normative europee).

    LA TUTELA DELLA SALUTE DEI CITTADINI E’ COMPITO DEL SINDACO…

    Chiarita la situazione: “LA FERRIERA NON E’ UN BENE-ESISTE UNA LEGGE”, è bene dire che la tutela della salute dei cittadini è responsabilità del Sindaco. Nel nostro caso, oggi, si chiama Roberto Dipiazza. La legge parla chiaro in tal senso: “il Sindaco è il responsabile della salute sociale, e la stessa gli permette di emettere un provvedimento d’intimazione di chiusura della produzione inquinante.” Nulla si è fatto.

    UN PROVVEDIMENTO E’ ARRIVATO DALLA REGIONE: L’AIA

    In questi ultimi quindici anni, l’unico provvedimento fatto al fine di migliorare la situazione, è stato quello della Regione cioè “l’autorizzazione integrata ambientale”, per il resto sono solo chiacchiere o meglio “prese per i fondelli”. Certamente si poteva essere più rigidi ed un ordine del giorno, in particolare, presentato in consiglio regionale, poteva dare maggiori garanzie e certezza degli interventi imposti dal provvedimento regionale. Preciso che se la Regione non avesse dato l’autorizzazione con le relative prescrizioni, la proprietà avrebbe fatto ricorso e nel contempo non avrebbe fatto alcuna miglioria dell’impianto per molti anni.

    E LA PROCURA?…

    E’ sicuro che se le autorizzazioni non avessero rispettato la legge si puo’ star certi che la procura sarebbe intervenuta. Il pm Frezza di certo non si puo’ immaginare che non lo avrebbe fatto 🙂

    MA PERCHE’ ALLORA LA PROPRIETA’ INSISTE NONOSTANTE LE CONTESTAZIONI E LE PROBLEMATICHE?…

    Oggi come oggi alla Severstal conviene produrre e quindi non ha nessuna intenzione di fare un favore alla città. Il businness prima di tutto..haimè.

    UN PIANO DI RICONVERSIONE…E LA SOLUZIONE

    Prevedere un piano di riconversione dell’area lo si può fare solo con la proprietà, la quale attualmente ha tutte le carte in regola per poter svolgere la sua attività e come detto prima non ha convenienza nella chiusura. Dunque la soluzione radicale per la chiusura è creare una soluzione economicamente vantaggiosa per la proprietà, cosa che però potrebbe andare incontro a delle sanzione comunitarie oppure modificare i limti alle emissioni e farli rispettare nella tutela della salute dei cittadini. Per modificare i limiti lo si puo’ fare, come soprascritto, in parlamento, rispettando le normative europee. Bisogna pretendere maggiori garanzie ed essere più restrittivi ma, per farlo, bisogna mettere in campo finanziamenti ingenti sfidando la CE con motivazioni che potrebbero essere quelle ambientali (di certo), cosa che potrebbe permettere di superare il “de minimis” che ammonta a 200.000 euro.

    UN ANALISI POLITICA…

    Nel 2003 venne presentato da SERGIO DRESSI (AN) un piano di chiusura, che però non diceva come attuare -nel concreto- il progetto di chiusura, quindi solo parole e buone intenzioni ma prive di valore pratico. Nel 2006 Dipiazza vinse le elezioni anche sull’onda di uno slogan “chiuderò la ferriera”, ad oggi è rimasto uno slogan e dall’analisi soprascritta si puo’, a mio giudizio, capire il perché. La ferriera di certo oggi rappresenta l’arma a doppio taglio di Roberto Dipiazza, perchè ora non avrà più l’alibi di “una Regione che vuole mantenere in vita lo stabilimento” (cit.) e di un governo “non allineato” (cit.). Oggi non solo l’allineamento dei pianeti è presente ma ha un triestino al vertice: Roberto Menia, il quale ha tutte le opportunità per poter intervenire. Sarà interessate e utile al giudizio dei cittadini vedere se lui e Dipiazza sopravviveranno a questa storia. Glielo e me lo auguro, ma lo dubito, il tempo ce lo dirà.

  3. pierpaolo ha detto:

    nicola, l’analisi che fai è allucinante!
    ripeto quello che ho detto altre volte, il coso ferriera non è una questione politica quanto di buon senso, lo stesso che mi fa dire che se l’autorizzazione non fosse arrivata sarebbe stato molto più semplice emettere un ordinanza per la chiusura.

    ma più semplicemente: i sindacati presenti in ferriera sono certto più vicini al centrosinistra che al centro destra, perchè non hanno mai presentato un piano di chiusura e tutela dei lavoratori?

  4. pierpaolo ha detto:

    scusate l’interruzione, continuo…
    perchè si è andati avanti col dire che non si potevano lasciare in mezzo alla strada i dipendenti e nel frattempo non s sono studiate soluzioni alternative.

    per quanto riguarda il magazzino vini (che pur è argomento diverso e non danneggia la salute di nessuno) ricordo che lo stesso era stato “elargito” dal sindaco illy guardacaso alla coop che dopo averlo tenuto fermo per qualche anno l’hanno rivenduto alla fondazione crt con un ricarico mostruoso. ricordi?

  5. arlon ha detto:

    Io invece mi chiedo un’altra cosa.
    In quale città con prospettive di rilancio, ecc.. l’ordine del giorno da mesi (anni?) riguarda la chiusura (=DISTRUZIONE), invece della apertura (=COSTRUZIONE) di qualcosa?

    E’ veramente così valido, come specchietto per le allodole?
    Perchè da qui non sembra…

  6. pierpaolo ha detto:

    rilancio vuol dire chiudere uno stabilimento dannoso ed obsoleto messo in una posizione strategica per farne qualcosa di più utile.

  7. arlon ha detto:

    rilancio vuol dire sapere già cosa farne, avere una visione. Non ne vedo.

  8. Nicola Davanzo ha detto:

    @Pier
    se non fosse stata concessa l’AIA, la Severstal avrebbe fatto ricorso, vincendo in sede di tribunale nei confronti della Regione.

  9. Nicola Davanzo ha detto:

    Bilancio vuole dire chiudere? Bene chiudiamola, come? io la mia idea l’ho espressa.

  10. Elisabetta Bini ha detto:

    Il problema del ricollocamento degli operai è un pretesto, in quanto la soluzione si può facilmente trovare, non si pensa invece alle loro condizioni di salute, assieme a quelle di molti triestini residenti in zona, se dovessero continuare a lavorare in un ambiente così inquinato ?? e quanti danni non rilevati ha già provocato la ferriera anche a persone in giovane età? E’ una vergogna in una società civile ed 2evoluta” che non si ponga termine ed in tempi brevi a questo grave danno !Il primo dovere degli amministratori è quello di garantire standard di benessere e di salute adeguati al grado di civiltà raggiunto.Trieste merita un trattamento migliore .Elisabetta Bini

  11. barbara ha detto:

    Credo che la chiusura e la riconversione siano diventate di estrema urgenza. D’estate, l’aria in zona è irrespirabile e le famose puzze sono all’ordine del giorno. Possibile che i cittadini debbano aspettare ancora? Sembra proprio che ai potenti non importi nulla della nostra salute!

  12. massimiliano ha detto:

    L unico vostro obbiettivo è chiudere la ferriera. Ora io vi chiedo: ma se dovessimo ragionare così per tutte le fabbriche che inquinano, l’ industria italiana dove andrebbe a finire? Per non parlare poi dell’ occupazione.
    In un periodo di crisi in cui si parla di incentivare la produzione industriale, e creare nuovi posti di lavoro; voi
    mirate alla chiusura e allo smantellamento. complimenti!!!
    é vero, bisogna anche pensare alla salute dei cittadini e dei lavoratori, ma allora non sarebbe meglio battersi per imporre alla Lucchini-severstal di migliorare gli impianti e renderli meno inquinanti possibile, salvando così lo stabilimento e i posti di lavoro, salvaguardando anche l’ambiente circostante e la salute dei cittadini.

  13. giorgio ha detto:

    dopo aver letto i commenti, ho sfogliato il volume “Ferriera 1897-1997” pubblicato per il centenario dello stabilimento. Mi son chiesto come mai, per più di un secolo, si è lasciato in pace il mostro. Poi mi sono ricordato che nel 1897 Porto S. Rocco era un cantiere e non un luogo con ambizioni turistiche.
    La mia non vuole essere una difesa dell’esistente, ma uno spunto per cercare soluzioni intermedie tra “Tabula rasa” e “Inquinate pure”.
    P.S.: mio padre ha lavorato una vita in ferriera, amava il suo lavoro, ma ne detestava l’aria.

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