15 Maggio 2008

Alcune regole per mangiare bene, godere del tempo, risparmiare.

Accessori base.

  • – una vaporiera elettrica. Di uso facilissimo e costo limitato (dai 20 ai 100 euro) consta in genere di una base da riempire d’acqua, una vaschetta che raccoglierà il vapore tornato acqua, un cestello dove mettere il cibo (ed eventuale altra vaschetta e altro cestello, oltre a vaschette chiuse). E’ dotata di timer. Si prepara la base, si mette il cibo nei cestelli, si programma la cottura e si può anche uscire, visto che la vaporiera si spegnerà automaticamente. Cibi da trattare? Tutte le verdure, carni, pesce , riso e cereali vari, persino la polenta. Le pietanze possono venir ‘condite’ direttamente nella vaporiera con erbe varie, pepe, sale, ecc. L’olio andrà aggiunto solo a crudo
  • – un forno elettrico piccolo a aria e altro (il mio ha quattro programmi). Consuma la metà del forno normale e permette di cucinare, sui due piani, porzioni fino a otto persone. Pulirlo è un gioco da ragazzi e con la funzione ‘aria’ a bassa temperatura scongela senza bisogno di ricorrere al microonde (che si può gettare)
  • – frullatore a immersione
  • – robot multifunzioni (trita, grattugia, impasta, ecc. più ne ha meglio è)
  • – pentole. Il pentolame base prevede poco, ma ben organizzato. Per forno sono ottimi i contenitori al silicone che costano pochissimo e permettono di sformare senza fatica (si puliscono inoltre facilmente e non necessitano di grassi alla base o varie carte in alluminio o da forno). Ce ne sono di tutte le forme e tutte le dimensioni (anche per cioccolatini!). Per i minestroni e i risotti fantastiche le pentole cinesi con coperchio trasparente con sfiato. Costo dai 7 ai 12 euro, ignoro di cosa siano fatte, ma hanno le stesse caratteristiche del coccio, solo che non necessitano di spargifiamma, non attaccano e tengono alta la temperatura, riducendo i tempi di cottura. Dal coperchio si può controllare lo stato di cottura ed eventualmente aggiungere liquidi. Immancabile il wok con coperchio, con cui le cozze e le vongole si aprono in metà tempo. Seguono padelle in ghisa a costo ridottissimo in vendita da Chantal (il miglior negozio di Trieste, all’angolo di fronte alla sala Tripcovich) fantastiche per gli arrosti. In pratica, oltre a quanto già citato, bastano: due casseruole (una piccola e una media) con relativi coperchi (sempre possibilmente trasparenti); due pentole (una media e una grande) con coperchi; due padelle di diversa grandezza; una bistecchiera in ghisa; una padellina in ghisa per crepes. Segue un set di mestoli di legno di varie forme. Se qualcosa è in inox va bene, ma è pessimo conduttore di calore. La pentola a pressione si getta e basta.
  • – Spremiagrumi, e coltellini vari, tra cui il pilucchino, oltre allo pelapatate. Tagliere in legno, scolapasta, colini ecc. Poi dipende, solo andando avanti si riesce a scoprire cosa serve sul serio e cosa no.

Spesa base e tecniche di spesa

  • -Una volta ogni quindici giorni rifornirsi (se si riesce al Tus a Sezana, checchè ne dica il monoquotidiano costa meno) o rifornire la dispensa di: pasta (lunga, corta, pastina, suggerisco comunque sempre quella al torchio che regge ogni cottura), riso (io solo Carnaroli e Patna per il pilaf), orzo, bulgour, e couscous, farine (doppio zero, di polenta bianca e gialla), zucchero, caffè, sale (suggerisco, oltre al grosso e al fino classico, quello rosa dell’Himalaya, da mettere col macinino, che costa, ma dura e sala da solo), pepe (in grani e possibilmente bianco, rosa e nero, sempre col macinino, mescolato è ancora meglio), lievito fresco e secco, latte a lunga conservazione, panna, se non si ha voglia di farla anche besciamella, scatole di pelati piccole, pan carrè, maionese, senape, olio per friggere, olio d’oliva extravergine a basso costo per cucinare, olio extravergine di qualità per condire (bastano poche gocce), aceto bianco, rosso e balsamico (anche quello di mele), pasta sfoglia non surgelata, olive verdi e nere, capperi sotto sale, acciughe in scatola (o in pasta), tonno senz’olio, burro (Soresina, a me dura anche tre mesi un barattolo), uova. Settore scatolette: ceci, fagioli di vario tipo, mais, piselli, lenticchie. Settore erbe in polvere: aglio, cipolla, menta, timo, maggiorana, origano, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, zafferano, anice, zenzero, ginepro, erba cipollina, alloro, rosmarino e salvia. Prezzemolo e basilico (quest’ultimo facilmente coltivabile sul davanzale) van bene surgelati. Tra i surgelati ottima anche la base per soffritti. In bustina funghi secchi, in polvere l’Agar Agar (costosa, ma fa le meglio gelatine del mondo). Poi vino bianco, rosso e liquori (al Tus hanno le boccettine, non serve comprare un orrido cognac, basta un monodose, idem col rum…). E’ spesso roba che dura anni e quindi una spesa che si fa e si riaggiorna sulla base del consumo.
  • – Patate, cipolle, carote, porri, pomodori, limoni, arance, mele durano e sono alimenti base. Si comprano a disperdere una volta alla settimana o anche ogni quindici giorni.

E adesso non facciamo finta. Tutti usciamo per una pausa, che è caffè, ma è anche quella per comprare il pane. Se nei paraggi del posto di lavoro ci sono supermercati o meglio ancora botteghe si può fare di meglio e di più, scegliere come godersi una serata a tavola o il pranzo e la cena del giorno dopo.
E’ il cibo che ti chiama e ti chiede di cucinarlo o almeno ti chiede di immaginarlo a tavola. Se le basi ci sono già non ci vuole niente, basta non abbondare nelle dosi (significa imparare a comprare quanto serve per quanti si è, senza bisogno di surgelare o di buttare via). Ogni giorno.

  • -pesce: ci sono occasioni fantastiche persino nei supermercati (e dico persino perché oggi come oggi la bottega riesce ad essere più economica della grande distribuzione, ma non può contare sul tempo degli acquirenti). Il tanto decantato branzino costa 8 euro al chilo, non parlo delle cozze che te le tirano dietro, mi fermo a sardoni, calamari e coda di rospo o tranci di salmone, quando non hai la fortuna d’incappare in tonno fresco
  • carne: mi sto specializzando in trippe, nervetti e lingua (anche salmistrata), ma il pollo in petti va benissimo e la macinata anche. Seguono i pezzi per brodo (che poi, se non sono all’altezza di un bollito, rifilo al cane) e di volta in volta cosa offre il mercato (recentemente dell’agnello da brivido).
  • verdure: quanto serve per il resto (sughi inclusi) più le bellezze di stagione (sono in estasi dionisiaca da cipollotti e piselli). Più la frutta a chi piace (io non la mangio, esattamente come i dolci, ma è un problema mio).
  • -formaggi e insaccati: del buon formaggio con una mostarda (ad esempio alle pere) ti risolve il problema del secondo. Oltre al parmigiano, un Asiago dolce o un Montasio accompagnati da una mostardina di frutta(o verdura, vedi quella alla cipolla) può fare miracoli. La mozzarella è indispensabile per pizze e capresi, ma tenere in casa una robiola e uno stracchino per sughi da pasta non fa male…(le ricette dopo). I salumi sono preziosi. In caso d’invecchiamento si riciclano nei minestroni. Sono come il pane. Perché tutto va riciclato, cucinato su misura. Calibrato e amato.

Filosofia

C’era un tempo in cui il ‘giorno del bucato’ segnava la vita della donna di/a casa. Bisognava preoccuparsi a sera dell’ammollo, della cenere o della lisciva, della tavola su cui grattare i capi ecc.

Oggi è rimasta la frase “Ho fatto il bucato”, ma nessuno pensa che consiste in operazioni di una semplicità cosmica: svuotare il cesto della biancheria sporca in lavatrice, infilare una pastiglietta di detersivo, girare una manopola per il programma e fracar il boton…Da quando esistono i fogli assorbicolore non serve nemmeno più differenziare capi bianchi e colorati!E nella maggior parte dei casi non bisogna nemmeno agitarsi troppo nello stendere la biancheria, visto che non tutti i tessuti necessitano più di stiratura.

Ci sono molte frasi stereotipate rimaste nei nostri cervelli e non ci accorgiamo che il marketing pubblicitario fa leva su questi pregiudizi per venderci di tutto e di più. E a queste frasi ci aggrappiamo per giustificare comportamenti che riconosciamo come ‘altri da noi’, ma che sono entrati nella nostra vita e da cui non riusciamo a liberarci.

Ho intenzione di rompervi le scatole, e a lungo, con la spesa nei supermercati. Si basa su alcuni concetti che abbiamo introiettato meccanicamente. “Non ho tempo durante la settimana” (vale per i carrelloni del sabato/domenica), “Costa meno”. Due grandi palle che ci raccontiamo e che c’infilano incoscientemente nel mercato, permettendoci di farci prendere per il naso spendendo tre volte tanto.

Mettiamo in chiaro: al supermercato si trovano sicuramente prodotti base a prezzi bassi. Le bevande e tutto ciò che ha lunga scadenza (o che non ce l’ha proprio, come i detersivi, la carta igienica ecc.) si pagano meno (e in Slovenia talvolta meno ancora). E quindi il rifornimento settimanale o bisettimanale ha sempre senso. Soprattutto se si ha l’accortezza di finire nei gross dove la merce viene venduta senza marca e senza scatoline, scatolette, scatoloni: è la stessa, anche se ci costringe a un passaggio in meno in ‘scovaze’.
Quello che non ha assolutamente senso è l’ingrosso di prodotti a scadenza breve, di surgelati, di verdure, carne, pesce, cibi freschi.

Non ci rendiamo conto di quanto buttiamo via ogni settimana. Facciamo anche i virtuosi dell’ecologia, ma siamo dei grandissimi produttori di immondizia (differenziata e non). Buttiamo via involucri, ma anche cibo, comprato perché convinti al momento dell’acquisto che l’avremmo consumato.

Ci giustifichiamo con la frase “Non ho tempo, lavoro” e ci aggrappiamo al microonde. Niente di più falso, ci raccontiamo bugie. Non abbiamo tempo per noi, questo è vero, ma il tempo c’è sempre, quando lo vuoi davvero avere.

Per spiegare questa provocazione mi rifaccio ai cinque sensi: vista e udito sono universalmente riconosciuti e godono della nostra stima, olfatto e tatto li usiamo meno, ma almeno vantano un minimo rispetto nella sfera sessuale, il gusto l’abbiamo relegato a fanalino di coda.

Le gioie del palato ce le concediamo col contagocce quando si va a pranzo fuori, non nelle quattro mura domestiche, quasi che godere dei piaceri del gusto fosse cosa che si limita alle festività – Natale, Capodanno, Pasqua e varie. E alla quantità, più che alla qualità.
Fuori da questi luoghi deputati ci nutriamo alla viva là e po’ bon, dimentichi di qualsiasi nostro ferreo principio politico con la scusa del tempo.

Parto con un esempio tra i tanti: la ‘minestra bianca’ Findus – a base di rape bianche, finocchi, cavolo, broccoli e cipolla. Con un filo d’olio e crostini di pane è ottima e, oltre a soddisfare il palato, rispetta le regole di una cucina ‘politicamente corretta’, a cui in molti ormai ci siamo dedicati. Costa 3,29 euro e per prepararla ci vogliono 10 minuti dal bollore (quindi un po’ di più).

Gli stessi ingredienti freschi (a parità di peso) costano 1,30 euro (ma mica ci servono sempre 600 grammi, magari ce ne bastano 200). Lavarli e tagliarli porta via al massimo tre minuti. Si tratta di buttare la cipolla in olio (o acqua se si preferisce la cucina senza grassi), quindi far insaporire le verdure e poscia gettare l’acqua. Minuti due. Certo, dal bollore ci vogliono almeno una quarantina di minuti, più il tempo da perdere per salare e pepare e indi frullare (col robot ad immersione). Ma nel frattempo si può fare altro. Il summenzionato passato è comunque surgelabile, è decisamente più buono di quello Findus e non può costare due euro in gas. L’intervento umano è sotto i 10 minuti, la qualità nettamente superiore. E non sa di glutammato!

Se poi nel frattempo si ha l’accortezza di non buttare via le bucce delle verdure (prima lavate), ma di metterle in un’altra pentola con acqua, c’è tutto il tempo per preparare un brodo vegetale (che si fa da sé) base per un risotto. Il riso non scuoce, fare un risotto porta via meno di venti minuti. Se le pentole sono quelle giuste e gli ingredienti anche, non si getta praticamente niente.

Mi avrete preso per pazza e forse avete ragione. Ma pensate a quanto tempo perdete in coda al supermercato al sabato ad acquistare morchia surgelata, a parcheggiare ecc.

Tempistica

I tempi della cucina sono lunghi, ma non dipendono da noi. Noi possiamo solo armonizzarli coi nostri.

  • Primo mattino. Se ho una vaporiera elettrica ci metto un minuto a mettere a far bollire patate e riso. Si chiude da sola e nel frattempo vado al lavoro. A pranzo al limite mi faccio patate in insalata con un po’ di riso (le ricette nella prossima puntata)
  • Fine lavoro. Sono tornata a casa con la spesa. La vaporiera (anche il fornetto che ha il timer) va sempre bene, la metto in funzione e me ne vado a farmi un aperitivo.
  • Notte. Se resto a casa a guardare la televisione posso lasciare che i fornelli lavorino per me.

Prossima puntata, ricette di piacere e tutte alla fin fine veloci. Perché il concetto è uno solo: mi voglio bene, mi do il meglio a casa mia e non in ristorante, sono una strega o uno stregone capace di fare alchimie incredibili con una cipolla e una carota, so creare e quindi so vivere. E per giunta risparmio.

La Mula

Ps: le ricette arriveranno ‘a catena’. Ossia nulla sarà gettato e non si getterà nulla.

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34 commenti a Alcune regole per mangiare bene, godere del tempo, risparmiare.

  1. Dejan Kozina ha detto:

    Lo ammetto. Sono rimasto indietro rispetto al progresso… io continuo a separare i capi ‘drio color’ e questa dei fogli assorbicolore mi suona nuova! Qualcuno mi faccia vedere la luce, per favore.

  2. valerio fiandra ha detto:

    Mula, ma ricicli i pezzi o sta roba è originale in esclusiva per noi boraliani? E’ bellissiomo, comunque Peccato che è troppo lungo per leggerlo sul monitor. Viva le trippe. ( Sola sta tenta ai tegami e le pentole, che mi no me fidassi tropo: per le minestre poi ghe VOL altro…) . Insomma, complimenti per el programma.

  3. La Mula ha detto:

    Sì, in effetti è troppo lungo. Ma per fortuna che l’avevo spedito prima dell’esplosione del computer…E’ scritto apposta per i boraliani come saranno scritte apposta via via le ricette. Da tempo devo fare un libretto per gli amici e parenti stressati, ne approfitterò qui (sono quelle cose che prometti e non mantieni mai).

    Colgo così l’occasione per aggiungere all’elenco dispensa il pangrattato (se non lo si vuol fare a casa col robot e il pane vecchio) e correggere ‘spelapate’.

    Quanto ai foglietti ce ne sono di varie marche e funzionano benissimo. Costano un po’ (mi pare sui 4 euro) sono 16 fogli e servono per otto bucati (io ne uso in media due a bucato per via del numero massiccio di jeans di casa). Si risparmia in: tempo, numero di lavatrici (la si manda sempre a pieno carico)e soprattutto si evita la biancheria rosazzurrogiallina da buttare.

  4. furlàn ha detto:

    Ottimo post! Però il vino al supermercato no, ti prego! So che può essere scomodo ma è meglio una bella boccia da 5 litri di privata (o frasca o osmiza che dir si voglia). Non ho ancora sperimentato il vino sloveno, qualcuno mi saprebbe dare delle dritte?

  5. La Mula ha detto:

    Vino: l’ideale (ma dipende dai gusti) sarebbe andare a prendere a Cormons dei cartoni da cinque litri con spinotto (non prendendo aria al momento di ogni apertura dura di più e non si rovina).

    Ma il vino è veramente soggettivo. Personalmente bevo solo vini friulani e solo vini con uve sauvignon perchè ‘insapori’ (al Pam trovo Ca’ Vescovo a 3,90 in un ottimo rapporto qualità prezzo e ne faccio incetta- di solito costa 5,20)e s’accompagnano con tutto. Ma è questione di gusti. Proprio per questo non mi esprimo sui vini sloveni o acquistati in Slovenia. Ho fatto un esperimento ma da me non ha funzionato. La mia amica invece ha trovato buono il tocai israeliano a 3,50 euro. Al Tus hanno vini di tutti i paesi, cileni e australiani inclusi. Di solito gli ‘esperti’ quando vanno in Slovenia si portano le taniche e vanno dal contadino, dove il vino costa comunque meno che nelle frasche nostrane. Il vino comunque secondo me deve essere della terra dove si vive (mi sposto al massimo fino ad Aquileia…), quindi quello sloveno va benissimo (se piace).

    Così come le verdure devono essere di stagione e possibilmente ‘nostrane’. Prossimamente spiegherò la mia personale filosofia in materia, simile a quella di un aneddoto che gira per Roma sulla più celebre dietologa della città. E’ una cinese che chiede “Tu sei nata a…? Vivi a…? Tu non mangi più pizza, tu mangi coda alla vaccinara…”. Pare che il menu personalizzato su luogo d’origine e di residenza faccia miracoli sulla Roma bene cicciona.

  6. furlàn ha detto:

    Io mi sono spinto oltre confine nei pressi di Mossa e a Dobrovo all’interno di un bel castello ho trovato un’enoteca dove ho assaggiato Rebula (Ribolla) locale niente male. Più a sud tra Sezana e Nova Gorica si trovano tantissime cantine dove viene spacciato anche del Terrano, ma su questo non posso dire di più. Una cosa positiva c’è: in Slovenia non diversificano troppo la produzione (di Tocai nessuna traccia). Io consiglio cmqe , per quello che può valere un consiglio di parte, rossi zona Aquileia ed i bianchi del Collio (ma già dalle parti di Gradisca se ne trovano di ottimi).

  7. Andrea ha detto:

    Sui vini sloveni: ho ricevuto una grande delusione dal tanto decantato cvicek di Novo Mesto, un rosé…

  8. Martino Stenta ha detto:

    Figon!

    La vaporiera elettrica dove la si trova? Funziona bene? E’ facile a usare?

    Unico appunto: non capisco come mai Edtv non si sia ancora manifestato per cazziarti come si deve rispetto all’uso sconsiderato di carboidrati 🙂

  9. furlàn ha detto:

    Ho trovato questo sito http://www.supercook.com/ , fornisce le ricette in base agli ingredienti sottoposti al motore di ricerca. Per chi non sa cosa fare con quello che gli avanza in frigorifero…

  10. enrico maria milic ha detto:

    secondo me l’unico sbaglio di questo post è che è troppo generico. meglio concentrarsi su uno specifico argomento (vini bianchi per cosa e a che punto della giornata/pasto, vini rossi per…, primi, dolci, ecc.). ma del resto è un’introduzione.

    aspetto le puntate sul vino rosso per raccontare la mia esperienza col terrano del carso sloveno (ottima esperienza…).

  11. La Mula ha detto:

    La vaporiera si trova nei negozi di elettromestici. Io ho da sei anni quella della Braun e funziona divinamente (costa sugli 80 euro, ma forse un po’ meno). Soprattutto funziona da sei anni tutti i giorni, il che non è poco. Ha anche un simpatico libro di ricette allegato. Ma poi ci si specializza da soli.

    Vuoi un esempio veloce di piatto da gourmet? Sempre se piacciono i cavoli…
    Ah sì, non vi do le quantità, perchè dipende da quanti siete (non compro mai nulla in più per non gettare). Noi siamo in media tre persone, quattro, per cui con i ‘piccoli’ riesco a fare tutto.
    Broccolo nero, cavolfiore, broccoletti (ma va bene anche con le cime di rapa e con tutte le varietà di cavolo). Mandorle a lamelle o anche la granella di mandorle (quella che si trova in bustina per i dolci). Un po’ di panna, succo di limone, sale e pepe.
    Mettete i cavoli nella vaporiera e cospargeteli con le mandorle. Timer: 20 minuti.
    Sbattete la panna col limone il sale e il pepe, aggiungete un po’ di acqua prelevata dalla vaschetta raccogligocce dei broccoli e condite con la salsa i broccoli e i cavoli.
    Ottimo contorno per una normalissima fettina o hamburger di manzo ai ferri (se proprio non si ha tempo…)

    In verità con la vaporiera si può fare anche una zuppa di pesce, la polenta, tutto. Il divertente è anche riutilizzare l’acqua del raccogligocce che mantiene odore e sapore del cibo cucinato (provare con le patate novelle o coi cipollotti…).

    Ps: foglie di cavolo con eventuali bucce di cipolla e patata lavate, spuntature di carota e zucchine e un po’ di prezzemolo finiscono in acqua fredda a bollire e, filtrate mi danno il brodo vegetale che mi serve per cucinare altro. Perchè c’è anche il discorso acqua da aprire…

  12. La Mula ha detto:

    Ok. Milic dimmi se devo andare avanti. E se lo faccio preferisci un elenco tematico o situazionale (mi alzo alle sette vado al lavoro, ecc.).? Quello che vorrei spiegare è che tutto ciò va visto in un rapporto tra piacere- tempo -risparmio- salute- ecologia- creatività.

    Ps: una dieta equilibrata secondo me prevede tutto, anche se per mio gusto cerco di evitare la carne e limito l’uso di pasta. Cmq a mangiar bene non s’ingrassa. Come sempre la qualità dovrebbe avere il sopravvento sulla quantità…

  13. Julius Franzot ha detto:

    Qualche accenno sui vini, di cui sono appassionato, anche per tradizione famigliare. La mia filosofia è di abbinare le pietanze con i vini del posto di cui sono originarie le ricette. Per esempio, prosciutto del Carso col Teràn, sgombri del Golfo con Sauvignon (S.Floriano, Aquileia o Nappo sfuso), ma Fiorentina con Chianti, pizzoccheri con Sassella, Sauerbraten con Spätburgunder, paella con Valdepeñas, Boeuf Bourguignonne con Cotes de Nuits…
    Mi rifornisco di vini friulani per pigrizia al Nappo sotto casa o con visite a S.Floriano o Latisana (Isola Augusta, Merlot spettacolare). Vini italiani da Bosco, Despar, COOP, PAM, Conad di Sistiana (Barbera Calissano, lo trovo solo lì) e per corrispondenza, anche se mia moglie su questa via non è d’accordo (dice che possono essere adulterati, pur con etichetta in ordine). Vini sloveni: istriani da Bosco (costano meno che in SLO), il Cvicek solo per cevapcici, Jeruzalem e l’ ottimo Modra Frankinija (per maiale con salse di panna acida/Sauerrahm/Kisla Smetana). Buoni anche vini sloveni del Collio (Buzinel, vicino Plessiva).
    In Austria è sempre più difficile trovare in supermarket vini di buona qualità, quindi o in zone di produzione (peccato lontana) o in negozio specializzato (Klagenfurt, zona pedonale, vicino alla fontana col nano). Comunque la Retsina greca in A costa la metà che in I.
    Sul Reno ho ormai da decenni i miei fornitori supercollaudati: uno di loro manda anche spedizioni (minimo 200 bottiglie, altrimenti è caro) a TS.
    Vini francesi, spagnoli, sudafricani, ecc. li compro in Germania (a volte anche A), dove la scelta è spettacolare ed i prezzi contenuti.

  14. La Mula ha detto:

    Post lunghissimo da saltare, prossimamente solo ricette (così almeno non filosofeggio alla c…). Però m’è venuto così…

    Storia di un percorso psicoanalitico a tavola. Confidenze

    Chi scrive non è anoressica per puro caso ma, come ogni anoressico borderline, gode nel nutrire gli altri. Facendo ciò ho imparato a nutrire me stessa, partendo dal presupposto che mangiare non è un obbligo (così come lo vivevo dall’infanzia), ma un piacere. Vale per chi, come me, si accontenta di poco e paradossalmente per chi s’abbuffa.

    Personalmente collego il piacere del gusto alla qualità e alla varietà. Poco cibo, per lasciare spazio sempre al desiderio, ma per più portate, al fine di soddisfare il bisogno di ‘quantità’. Sedersi a tavola è un atto d’amore verso se stessi da condividere possibilmente con gli altri.
    Comincio al mattino, con la colazione. Colazione che dipende dal risveglio. Se è stato ‘triste’ basta un caffè, se foriero di pensieri positivi lo prolungo con un uovo alla cocque col sale dell’Himalaya, un succo di frutta, pane e marmellata o altro. Persino con le albicocche sciroppate (al Tus, costano nulla e sono fantastiche). Prendo possesso del nuovo giorno, senza obblighi, perché riemergo da una notte che mi ha raccontato qualcosa e l’accompagno verso il giorno.
    C’è sempre e comunque nel mezzo della mattinata un attimo di piacere ossia fare la spesa. Non dura molto, ma solletica la fantasia. Cosa mi/ci regaliamo a pranzo? Cosa mi/ci regaliamo a cena? Qui coniugo l’umore con il mercato (e con le varie ed eventuali di famiglia). Comunque la vista e l’olfatto giocano un ruolo prezioso, stimolando la creatività. Verdura, pesce, carne, formaggi persino il pane ti chiamano. Non sono mai gli stessi. E te li porti via immaginando cosa farai di loro. Piccole porzioni, studiando bene chi ci sarà a tavola e come potrai farlo contento, facendo contenta te. Poi c’è il piacere della preparazione (gli odori vivi,l’impasto della farina, l’ebollizione, ecc.) che risveglia la bambina che gioca e che non è mai scomparsa, nonostante l’età anagrafica. E alla fine la gioia della condivisione, fatta anche di ansia per il risultato, di critica e autocritica, di gratificazione.

    Una gran parte in questo gioco ce l’ha il tempo. Perché sembra che non ci sia mai e invece c’è. Per fare la spesa bastano dieci minuti, per cucinare anche. Manca in realtà la razionalizzazione del tempo, che tutti abbiamo e dobbiamo avere sul lavoro, ma mai per noi. Il tempo della cucina può essere paragonato al tempo che ci si prende per andare dal parrucchiere, fare una doccia, un massaggio…E’ un tempo nostro, fatto per immaginare e rilassarsi. Mentre cucini giochi e sogni, ti metti alla prova, ma soprattutto impari a razionalizzare ogni gesto. Quotidianamente. Affettare, sbucciare, tritare, persino mettere l’acqua a bollire può avere un senso temporale. Non devi andare veloce, devi andare preciso. Devi essere cosciente che tutto il tempo che avrai risparmiato sarà tuo e nel contempo vivere quel tempo con quanto stai manipolando inseguendo la tua fantasia. E’ come guidare una Ferrari…

    Il risparmio e l’ecologia. Non so voi, ma io ne ho le scatole piene di gettare scatole. Sono stufa di produrre immondizia e scaricare sacchi neri nei cassonetti più o meno differenziati. Così compro, a differenza di pochi centesimi di euro, il prodotto che ha meno involucri, riciclo barattoli in vetro (che preferisco a quelli in plastica, con conseguente scelta del prodotto), quando è possibile prendo il prodotto senza involucri (se non lo scartoz che poi serve sempre in cucina). Da anni ho in borsetta una sacchetta di tela (talvolta due) per evitare i sacchetti di nylon e quando cercano di rifilarmeli li rifiuto (tranne quelli capienti utili per la raccolta differenziata…). E poi non compro se so che non serve a breve (o se non scade alla lunga).
    Poi è subentrata la patologia ‘acqua’, che significa orridi pek da scaracollare fino a casa, eliminati con una brocca col filtro (però mi dicono che quella di rubinetto va bene lo stesso). E sull’acqua m’è venuta pure la mania di non gettarla se non alla fine del suo ciclo. Così con quella della pasta raffreddata bagno le piante (con un certo successo), vado a una lavatrice a settimana massimo (coi famosi foglietti) e uso la lavapiatti ogni due o tre giorni (ho imparato a cucinare usando l’indispensabile). Ad aiutarmi c’è ovviamente la struttura della mia cucina, che non è alla moda, ma ‘a la vecia’ (tavolo di marmo incluso, che fa miracoli). Il resto l’ho già scritto e non mi dilungherò.
    Quanto al riciclo degli alimenti (pane vecchio, ecc.) ho quintalate di ricette da fare in tempi ultrarapidi. Se avessi uno spazio dove metterli una volta ricicciati per il compost (fondi di caffè inclusi) ci farei pure il concime per le piante.

    Salute. A mangiar bene non si sbaglia mai. A mangiare ogni giorno qualcosa di diverso anche. A mangiare senza troppi grassi pure. Col cibo curo le influenze e i vari mali miei, dei miei familiari e dello zoo (attualmente vanto una cagna e sette gatti, ma quattro tra un mese e mezzo se ne andranno- purtroppo). Col cibo ci si gratifica tutti. Nessuno a casa è obeso e tutti mangiano. Di tutto e abbondantemente. Certo, la dieta si modella quotidianamente su se stessi e sugli altri. Se c’è il raffreddato o qualcuno con la diarrea ci si adegua. Ma significa solo che gli altri sono vivi nella tua vita.

    Creatività. Quando ti abitui e prendi il ritmo, tutto è talmente naturale che c’è solo ampio spazio per la tua libertà d’espressione. Attendi il momento per, non devi più nulla a niente e a nessuno. Quando sai senza più bisogno di consultare libri con cosa si sposa la maggiorana o il timo, quando fare la pasta di pane è solo un gioco, quando hai preso naturale contatto con gli elementi/alimenti puoi lasciare libera ogni tua fantasia e godere di quel tempo che ti sei regalato e che regali agli altri. A basso costo, facendoli stare bene e senza danneggiare l’ambiente.

  15. enrico maria milic ha detto:

    mula,
    vai avanti, ovviamente.
    secondo me questo pezzo qua è ottimo.
    la cosa migliore dal punto di vista internettian-googlabile sarebbero tematici (vini, carni, pesci, ecc.). ma non voglio tarpare la tua creatività…
    fa ti!

  16. EdTv ha detto:

    Cazziarla sui carbo
    sarebbe come trovare brutto il neo di Cindy Crawford.
    A me scoccia tantissimo
    riconoscere la bellezza di un post altrui,
    mi brucia proprio.

    Ma questo è davvero un capolavoro.

    Unica cosa: bruciarselo così in un sol colpo
    è davvero un peccato. La prossima volta facci una rubrica
    fissa.

  17. DaVeTheWaVe ha detto:

    viva la rubrica dela Mula!
    per i vini trentini, fateveli spedire da
    http://www.pravis.it/ita/chisiamo.htm
    consiglio schiava, muller thurgau e nosiola.
    il vin santo è _ottimo_!
    ci sono stato tante volte, merita!
    ciao
    DV

  18. Piervincenzo ha detto:

    Post meraviglioso epiù denso di aperture programmatiche di tanta roba elettorale. L’idea di dargli nuovi sviluppi situazionali legati a stili di vita specifici mi pare ottima.
    Grazie per la sferzata di ottimismo per un prossimo single di ritorno…

  19. Bibliotopa ha detto:

    Ho letto il post della Mula e condivido buona parte della sua impostazione. Non ho la vaporiera, e mi accontento del cestello per cottura a vapore. E il microonde lo uso, se non altro per scongelarci il pane, che compro fresco e affetto e conservo in freezer.
    L’idea di comprare pangrattato pronto però la rifiuto, il pangrattato va fatto in casa, ovviamente nel caso in cui si usi il pane, che avanza sempre, magari mezza fetta. No al basilico surgelato , men che meno comprato, e il prezzemolo può valer la pena di comprarlo fresco, tritarlo e conservarlo in un sacchetto in freezer. come pure le cipolle, che vanno facilmente a male, soprattutto le bianche, si comprano, si puliscono si tagliano a cubetti e si conservano in sacchetto in freezer. No agli spinaci surgelati, quelli freschi costano tanto meno e si puliscono in un momento, poi si dà una scottata, quel che serve si usa e quel che non serve si surgela.
    Piatti preconfezionati surgelati? non vale la pena, io invece ho sempreuna scorta di filetti d pesce ( rombo, branzino, ..) surgelati a casa. nessuna lisca, pronti in padella in 5 minuti . Invece la coda di rospo a me non l’ha mai tirata dietro nessuna pescheria, costa sempre cara e la uso poco, se non per un risotto speciale.
    Pesce nei supermercati si trova solo in alcuni dei più grandi. se avete un discount vicino a casa, a volte prodotti tedeschi di marche meno famose sono ottimi e convenienti. Gli affettati ingrassano e si conservano male: farne uso limitato.
    La frutta sciroppata io non la prendo mai, troppo zucchero, può servire solo nel casi sia da integrare una macedonia di frutta. ma perchè fare macedonia di frutta quando esiste la frutta fresca?
    per frutta e verdure, i più vecchi come me ricordano ancora le stagioni della frutta, anche se adesso con le nuove maturazioni e conservazioni sono un po’ allargate, ed eviteremo di comprare carciofi in estate, pesche e peperoni in inverno… ma per chi non lo sa basta legere la provenienza: se vengono dall’altra parte del globo, paghiamo non tanto la frutta ma il suo viaggio, Anche se devo dire che certe pere Williams dell’argentina sono piuttosto buone.

  20. La Mula ha detto:

    Beh, che dire…io cercavo di andare di piccoli passi per paura di venir aggredita dai santoni della Bo Frost. In effetti tutti i tuoi suggerimenti sono saggissimi. Tra l’altro da tempo mi prendo uno spazio per dedicarmi al ‘surgela-base’. Un tagliere e un coltello. Ti siedi in cucina, se hai voglia apri la tivù, e vai avanti a riempire le vaschette (quelle che non costano niente e che di solito si usano per i cubetti di ghiaccio).

    Dissento sul pesce surgelato al punto che non compro nemmeno quello dissurgelato in pescheria o al supermercato. Solo pesce fresco (tanto più che, se la pescata è stata abbondante, i prezzi scendono vorticosamente). Ho messo in mano a Enrico il primo ‘toco’ ricette (quelle da fare quando sei in ritardo e non hai voglia di cucinare).

    Ma il piano dell’opera, dopo ricette perchè non ho voglia, prevede:
    – ricette di riciclo
    – ricette della notte
    – ricettario del mattino
    – cena ‘c’è quel che c’è’ per dieci persone (sono un’esperta)
    – antipasti
    – primi piatti
    – secondi di carne
    – secondi di pesce
    – piatti unici
    – contorni
    – dolci e frutta
    – pranzi e cene di gala
    – bevande
    – bibliografia e siti web attendibili

    Sicuramente meglio dell’orrida seconda Enciclopedia della Cucina Italiana (che è poi cucina francese italianizzata) che mi vende ogni venerdì il Corriere (fa il paio con l’inutile Vissani che è seguito all’ottima Enciclopedia di Repubblica un paio di anni fa). Andava benino il dizionario (molto incompleto), ma le ricette voglio ma non posso del Corriere e di Cucina Italiana fanno veramente orrore (finalmente l’ho scritto da qualche parte, prima di scatenarmi in lettere di protesta al Corriere).
    La Mula

  21. furlàn ha detto:

    Ma voi ts-ini vi mangiate la jota in barattolo?
    Il frico precotto MAI!

  22. Bibliotopa ha detto:

    il frico lo mangio quando vado in Furlanìa, ma mi rimane il dubbio se lo fanno sul momento o magari con la polenta precotta.
    ( per inciso, per la polenta, quella a cottura rapida mi sembra un buon compromesso)

  23. furlàn ha detto:

    è quanto di più Pop-Warholiano-Post-Moderno-No-Global abbia visto negli ultimi tempi 🙂

  24. enrico maria milic ha detto:

    la jota in barattolo è satana.

  25. apu ha detto:

    noooooooooooooo, la jota in barattolo nooooooooooooo….

    cmq la mula complimenti, ho letto il tuo post appena messo online, era mezzanotte passata, ma dopo averlo letto era troppo tardi per rispondere 🙂
    aspetto con ansia puntate successive

  26. arlon ha detto:

    cossa xe i crauti??? CAPUZI, iebenti! 😀

    Cmq za i fasoi in tecia un minimo de senso podesi gaverlo, efetivamente ..

  27. Bibliotopa ha detto:

    Ho ripensato a questo post facendo la spesa, e mi permetto di suggerire, a chi volesse comprare al supermercato la verdura già pronta, lavata e tagliata, di leggerne il prezzo al chilo, che si trova sullo scaffale. Poi decidete da soli se per risparmiarvi il grande sforzo di lavare la verdura siete disposti a pagare l’insalata intorno ai 15 euro al chilo.
    tenete conto poi che una volta lavata e tagliata dura di meno. Forse se siete single, non avete problemi di portafoglio e vi bastano piccole quantità, potreste a volte anche prenderne un sacchetto.
    A proposito di sacchetti, non sono sempre disponibili, ma quelli verdolini a microfori effettivamente mi sembra che conservassero meglio l’insalata in frigorifero

  28. La Mula ha detto:

    Suggerimento non da poco: Pam vende a 1 euro un simpaticissimo sfrulla insalata in plasticone. Metti erba già più che lavata (sono alle spalle i tempi in cui ti vendevano l’erba col terriccio…e anche qui bisognerebbe riflettere)ci versi un po’ di acqua, smeni un po’, ti recuperi l’acqua comunque per le piante , frulli un poco e te la mangi.

    Insalata a 15 euro al chilo? Poi evitiamo di piangerci addosso per il caro prezzi. Se uno è scemo, scemo è e resta (e fan bene a salassarlo).

    A tale proposito segnalo l’orrore dei cestini pranzo verdure con olio, sale e aceto inclusi sulla base. Si deve mangiare sul posto di lavoro? Si vuole mangiar verdura? E la gamella (euro 3 a strati dai cinesi) no?

  29. Bibliotopa ha detto:

    oggi ho letto meglio i prezzi dell’insalata alle Coop in Barriera. Quella pronta in sacchetto delle Coop è in offerta speciale a 0,99 per 200 grammi, che vuol dire un filino meno di 5 euro al chilo, le altre vanno dai 9 – 10 euro fino ad una con condimenti, noci, non so cosa, che costa la bellezza di 21 euro al chilo!
    La Mula mi ha convinta, e per 28 euro ho preso la vaporiera e già mi sono accorta che la maggior parte del mio posto in cucina vicino alle prese di corrente è sotto i pensili, quindi non va bene per il vapore che comunque va su.. dopo ve conto..

  30. La Mula ha detto:

    Sappimi dire se funziona. Di solito (almeno la mia) le vaporiere racchiudono il vapore e quindi non s’espande, ma viene ‘rigettato’ nella vaschetta e si fa acqua. Quanto alle insalate pronte, se uno è cretino e le compra, poi basta che non si lamenti perchè è aumentato il costo della vita. A me sembra che i cretini debbano pagare almeno un po’ il lusso di essere cretini. O no?

  31. personalità politica ha detto:

    Mula: ci fai svolazzare tra grenouille, ratatouille……e naomi klein, passando persino per rebora (o sbarbaro?).

    una discesa vorticosa e vastissima, drasticamente stimolante ma comunque pienamente fruibile: un capolavoro dopo l’altro, la solita Muletta.

    sui vini non comment, nel complesso. ma d’accordo sul rapporto qualità prezzo dell’aquileiano Ca’ Vescovo.

    il pesce. la scorsa settimana ho pescato 12 kg di seppie, assieme a un mio amico. una parte mangiate, una parte regalate, un poche congelate. frollano un po’, ma ripropongono tutto il senso del mare.

    stessa cosa per i sardoni pescati in stagione. vasoni sotto-sale per poi accudirne l’aroma e fare tanto risparmio.

    vaporiera. un arnese demotivante, se vissuto come punizione quotidiana….di tanto in tanto invece.

    @julius
    tu sai. ora dico per chi sa meno. provare prosciutto del Carso con champagne Louis Roederer, ma va bene anche un Ruinart (soprattutto il rosè); sgombro del Golfo, ultima portata “di ritorno” in una cena in crescendo, con un qualsiasi pinot noir di borgogna (non un Grand/Premier Cru, ma un più modesto Village, meglio per la tasca se della Cote de Beaune, purché servito con due gradi di meno, cioé 15-16); pizzoccheri con Trebbiano d’Abruzzo Marina Cvetic (per non farsi male, volendosi comunque un po’ di bene).

    per il resto….siete tutti favolosi (tranne el fùrlan con la jota in baratolo).

    ciao.

  32. agata ha detto:

    Sono le ventuno e ho terminato ora di leggere :alcune regole per ect….Sono d’accordo con te ,su quello che hai scritto:ho quasi ottant’anni e surgelo il mio cibo da quasi trent’anni,da quando ho comprato il mio primo Kelvinetor con frez enorme, dove infilavo il cotto e il crudo come volevo io:non ho mai buttato niente,gli amici volevano sapere,e restavano meravigliati da tanta bontà.Ora i figli sono sposati,io sono sola,ma non ho perso le mie abitudini,anche se ho ridotte le quantità.tu sarai giovane e ti faccio tanti auguri.Se vorrai rispondermi mi farai piacere.Sei triestina? la mula;signora.Ciao Agata

  33. agata ha detto:

    Ho letto solo ora alla fine quello che avevo capito all’inizio della tua città.

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