5 Maggio 2008

Josef F: la tragedia di Amstetten interpretata dai media

La stampa internazionale ha reagito alla tragedia dell’incesto ad Amstetten come a suo tempo lo fece dopo gli scandali belgi (Ducroux) a sfondo pedofilo: con la criminalizzazione di un Paese od almeno di parte della sua storia. Non sembra vero ai giornalisti della Stampa o del Frankfurter Allgemeine di scavare nei labirinti della storia austriaca per giungere ad una spiegazione logica, brillante, possibilmente stigmatizzante.

La stampa internazionale ha già scomodato Freud (il padre della psicoanalisi poteva solo venire da un Paese che ne aveva disperato bisogno) e Kafka, ideatore di incubi nei risvolti dell’ ordine sonnacchioso della vecchia Monarchia. Die Presse scrive oggi che è solo questione di giorni, quando si metterà in relazione questo caso con i natali di Hitler, appunto in Austria.

L’opinione pubblica austriaca preferisce non dare troppe spiegazioni, gli articoli sui giornali e le dichiarazioni dei politici, che hanno tutti una fantastica ricetta per risolvere il “problema nazionale” di Josef F. e di Natascha Kampusch ricevono dei commenti dei lettori più che altro tristi e muti. La gente, almeno a giudicare dai commenti sui giornali, è sbigottita, non ha ancora trovato come reagire correttamente e, in fondo, preferirebbe che non si discutesse troppo su quello che il Kanzler Gusenbauer ha definito “un pericolo per l’immagine del paese”.

Le proposte dei politici vanno da gravissime sanzioni (castrazione chimica per i recidivi, ergastolo fino alla fine dei giorni) alla necessità di terapia senza nessuna pena, alle misure per scoprire in tempo quando una situazione familiare sta degenerando. Io penso che quest’ultima sia una strategia indispensabile, a prescindere dalla considerazione se si tratti di pazzi malati (terapia senza pena) o di criminali (pena senza terapia).

L’Austria ha sempre amato il ruolo di “facciata rispettabile”: i caffè viennesi, almeno fino agli anni ’70, erano molto frequentati d’inverno da signore anziane, vestite con gli abiti della festa di qualche decennio prima, a cui sembrava troppo costoso stare tutto il giorno a casa col riscaldamento acceso. L’ Austriaco rivela abbastanza facilmente il suo ceto sociale con il dialetto che parla (tutti parlano un dialetto, la lingua letteraria si usa soprattutto con i “Reichsdeutsche”, volgarmente detti “Piefke”). Difficilmente nel corso della vita il dialetto cambierà sensibilmente, anche se dovesse cambiare la condizione economica o il grado di istruzione. Se qualcuno si eleva, diciamo economicamente, e tenta di cambiare il suo dialetto, troverà una certa ostilità sia da parte del nuovo ceto (“non è uno di noi”), che da parte del vecchio (“cosa crede, solo perchè ha quattro soldi…”). Se però il cambio di dialetto è dovuto all’ acquisizione del titolo di “Herr Professor”, meglio definito come “Univ. Prof.”, allora non solo potrà, ma addirittura dovrà cambiare dialetto, dato che ex cathedra non sono ammessi toni plebei.

Un tanto succede nella borghesia cittadina. Però l’Austria è un Paese fatto anche di montagne, colline, zone agricole con piccole proprietà individuali: sono il regno della famiglia, considerata come nucleo sacro, avulso dallo Stato, da proteggere al suo interno gelosamente, da cui non devono trapelare i segreti. Quattro anni fa, nell’ Oberes Murtal era uso sposarsi solo tra compaesani (i villaggi avevano al massimo 6-700 abitanti) ed il grado di “parentela” percepito era tale da far sì che il saluto abituale tra cameriere dell’ unica osteria e clienti abituali fosse il bacio sulle labbra. Un passo più in là ed arriviamo ai “masi chiusi”, in cui nel corso dei secoli si sono formate grandi famiglie, la casa era ereditata dal primogenito, che spesso si sposava con la figlia di qualche vicino, così si (ri) diventava parenti e si facevano pascolare le mucche sullo stesso prato. Una cultura di questo genere è visibile p. es. a 250 Km da Trieste, nel Liesertal, appena sopra l’ autostrada Villach-Salzburg.

Non credo ci sia da stupirsi molto, se il tema dell’incesto segreto abbia trovato una “Hemmschwelle” (“soglia di inibizione”) relativamente bassa in un Paese in cui la bella facciata e la coesione famigliare sono molto sentite.

Del resto, una scorsa per la letteratura dei paesi alpini dell’ arco orientale (Musil, Haas, Vetter, Rosegger, Ganghofer…) rivela con frequenza il personaggio della bambina debole, ai limiti della normalità, incapace di difendersi, che fin da piccola viene tenuta nascosta in famiglia, non va a scuola, svolge i lavori più umili… e resta incinta di sconosciuti o di mariti in un matrimonio senza amore di breve durata (Drei Frauen).

Se da questo sfondo qualcuno nei prossimi giorni tirerà fuori Hitler, avremo capito che il limite della stupidità umana è difficile da definire.

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2 commenti a Josef F: la tragedia di Amstetten interpretata dai media

  1. Luciana ha detto:

    Speriamo che Adolfo resti dove deve stare. per carità.

    Hai dipinto un quadro perfetto della società austriaca, paese dove vivo ormai da 10 anni. Quello che scrivi sul dialetto poi… è così vero ma così vero, e non c’è web 2.0 al mondo che cambierà tutto ciò ancora per un bel pezzo.

    Dopo aver letto la storia sul giornale, il mio primissimo pensiero è stato proprio questo: “Se c’è un posto dove sarebbe potuto accadere un fatto simile, questo è l’Austria, e infatti…”
    Senza l’intento di criminalizzare il paese dove stanno crescendo i miei figli. Semplicemente perché fatti del genere nascono quando la “facciata rispettabile” è troppo importante.

    Ho ammirato molto come stanno aiutando le vittime di questa storia, e questo bisogna veramente riconoscerlo. Viva l’A, in ogni caso.

  2. patrick karlsen ha detto:

    Davvero un bel ritratto pieno di colore.
    Parlando di incesto nella letteratura austriaca, a me è venuto in mente quello solo vagheggiato, solo accarezzato e insinuato tra fratello e sorella nell’Uomo senza qualità. Altri casi simili, Julius?

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