30 Aprile 2008

Flussi di voto: fra Dashiel Hammet e Simenon

Il presidente di Swg, l’ottimo Roberto Weber, ci ha dato il permesso di pubblicare una sua analisi dei voti dei cittadini alle elezioni politiche 2008. L’articolo è stato preparato per una rivista del PD.

Come accade nei buoni romanzi polizieschi – parliamo soprattutto del comunista Dashiel Hammett e della sua hard-boiled school – il detective interviene quando tutto è già accaduto e la sua ricerca consiste nella ricostruzione del ‘non raccontato’, dell’evento rimosso, generalmente un assassinio. Il lavoro del detective in fondo è un lungo tuffo all’indietro, alla ricostruzione del ‘passato’.

Così è anche per chi legge i flussi di voto e cerca negli stessi le motivazioni di un determinato evento elettorale: il voto registra qualcosa che è accaduto parecchio tempo prima. Un’incrinatura o una fuoriuscita da un bacino elettorale tradizionale verso nuove offerte politiche o verso l’astensione non si produce in un mese e neppure in due mesi: ha bisogno di sedimentarsi, di strutturarsi in un arco ragionevole di tempo per poi riaffiorare nel giorno ‘fatale’ delle elezioni.

Quanto più intensa e articolata la ‘sedimentazione’ tanto più difficile, problematico il recupero nel corso della campagna elettorale.

Detto ciò apparirà a tutti evidente che la sconfitta del centro-sinistra – o per meglio dire i 20 milioni di voti che vanno all’arco di forze compreso fra Udc e Destra, mentre le forze comprese fra i partiti di estrema sinistra e il PD ne raccolgono 15 e mezzo – comincia a prendere gradatamente corpo nei giorni successivi alla vittoria del referendum sul cambiamento della costituzione. I primi segnali si hanno con l’indulto, la conferma con la Finanziaria.

Nel dicembre del 2006 i sondaggi fanno registrare all’interno dei grandi aggregati sociali più o meno le stesse tendenze riscontrate alle recenti elezioni.
Il lavoro dipendente privato (salvo che nelle sue componenti più raffinate, ‘i dirigenti’) tende a premiare maggioritariamente le forze di centro destra, gli operai si comportano in modo analogo, tutte le componenti del lavoro autonomo (anche i liberi professionisti, precedentemente in equilibrio) accentuano ulteriormente lo spostamento del baricentro verso il centro destra, le casalinghe evidenziano un andamento del tutto speculare.

Le forze di centro-sinistra accrescono il loro vantaggio fra i pensionati e confermano la maggioranza – meno accentuata rispetto al 2006 – fra i lavoratori del pubblico impiego, sia white collars che insegnanti e docenti.
Già a metà del 2007 i sondaggi segnalano che la tendenza a votare a favore delle modifiche della costituzione in senso federalista, ormai prevale nettamente: l’esito del referendum è rovesciato, perlomeno in termini di opinione dominante.

Nel corso di tutto l’anno fino alla caduta del governo continuano ad ‘operare’ alcuni fattori probabilmente decisivi ai fini della sedimentazione e della progressiva ristrutturazione dei consensi: l’acceso dibattito sui costi della politica, il tema della sicurezza e più sotterraneamente la fragile diga posta a difesa del tenore di vita di segmenti significativi della popolazione. La questione ‘campana’ fa probabilmente da elemento agglutinante della trasmigrazione dei consensi.

Quanto accade successivamente è semplicemente una ricomposizione dei rapporti di forza all’interno dei due campi che si confrontano: quello ricco e abbondante del centro-destra; quello stremato da un’emorragia di voti e astensioni del centro-sinistra. La chiave di semplificazione proposta dal PD consente allo stesso di prevalere nettamente rispetto al potenziale competitor rappresentato dalla Sinistra.

Tutto quindi è accaduto prima: la lacerazione con i vettori di produzione e consumo del paese, la netta perdita di rappresentanza nei luoghi e fra gli uomini che producono la ricchezza in Italia e una buona parte del suo valore immateriale, hanno origini lontane. La campagna elettorale offre al Pd solo l’opportunità di bloccare l’emorragia, raccogliere e orientare a proprio favore quanto è rimasto ‘nel’ e ‘del’ centro sinistra. E il Pd lo fa mirabilmente.

A questo punto il detective ha svolto il suo lavoro: sappiamo quando è stato commesso il delitto, sappiamo dove, sappiamo che il numero di coltellate inferte è stato piuttosto numeroso e che l’assassino ha infierito sul corpo della vittima anche dopo la morte. Semplice no?

E qui non basta Hammet, ci vuole Simenon che potrebbe mettere in evidenza come potrebbe esserci più di un ‘responsabile’ o forse che addirittura non di omicidio si tratterebbe ma di suicidio. E ancora il miglior Simenon – che benché non comunista, era uomo di popolo e perciò poco amato dalle elites intellettuali – ci direbbe che il movente rimane elusivo, sfugge e che per trovarlo forse bisogna scivolare ancora più indietro. Insomma un vero casino.

Ciò che sappiamo è che siamo maggioranza nel pubblico impiego e fra i pensionati. E’ un buon punto di partenza. Viene in mente il libro di Ruffolo ‘Quando eravamo una grande potenza’: anche allora pensionati e pubblico impiego?

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4 commenti a Flussi di voto: fra Dashiel Hammet e Simenon

  1. valerio fiandra ha detto:

    Insomma, così a botta calda: “Il Lungo Addio” e “L’uomo che vedeva passare i Treni”…

    Ah, torna a casa, Marlowe, è tutto perdonato!!

  2. valerio fiandra ha detto:

    Prima che qualcuno insorga: so che è di Chandler, ma Nick and Nora mi pareva troppo irrisorio…

  3. lucio gruden ha detto:

    Tutti verso il centrodestra, pubblico impiego e pensionati stabilmete con il centrosinistra.

    Penso che il Pd abbia molto da fare.
    Si interroghi, prima di tutto, se è capace di stare al fianco delle forze produttive (che non sono i salottieri Calearo e Colanninno).
    Se no faccia quello che gli riesce meglio, a leggere l’articolo: continui a intercettare i voti di quelli che, per definizione, costituiscono due cluster che si vanno difendendo da almeno 15 anni (frenando il Paese?).

    “Tutto il resto è noia” (o almeno a me pare).
    (Dotta e indispensabile citazione di alta qualità: cito ergo sum).

  4. Alberto Mucignat ha detto:

    “potrebbe esserci più di un ‘responsabile’ o forse addirittura non di omicidio si tratterebbe ma di suicidio”

    “il movente rimane elusivo, sfugge e per trovarlo forse bisogna scivolare ancora più indietro”

    mi chiedo. chi è il leader che è sempre stato elusivo, sfuggente? che appare quasi eclissato ma è invece sempre presente? che ha avuto chiare tendenze suicide?

    insomma, gran bell’articolo, considerato a chi è diretto. un Weber raffinatissimo.

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