20 Aprile 2008

La lettera taciuta di Drnovšek a Napolitano

Articolo col botto il 9 aprile per il quotidiano Dnevnik di Lubiana, che esordisce in prima pagina pubblicando stralci del botta e risposta epistolare tra i presidenti di Slovenia e Italia dopo le poco diplomatiche esternazioni di Napolitano in occasione della giornata del ricordo 2007.

Per chi si fosse perso le puntate iniziali della querelle, il tutto ebbe inizio con un discorso di Napolitano che attinge ampiamente al vocabolario dell’estrema destra revanscista, da “pulizia etnica” a “barbarie” e via dicendo. Pubblica e secca la risposta del presidente croato Stipe Mesi?, a cui segue una levata di scudi della stampa italiana ed una risposta di Napolitano che la stampa italiana interpreta come “una lezione a Mesi?” e quella croata e slovena come una “retromarcia di Napolitano“. Il resto della stampa europea nel frattempo è gia passato ad argomenti di maggiore attualità. Perplessità in Slovenia, dove le istituzioni non rispondono in pubblico, ma il presidente Drnovšek scrive direttamente a Napolitano senza rendere noto il contenuto della lettera.

Il Dnevnik, che gia aveva fatto scalpore pubblicando ad inizio anno missive diplomatiche tra il Ministero degli Esteri di Lubiana e lo State Department americano, colpisce ancora con un articolo che cita parte non solo della lettera di Drnovšek, ma pure della risposta del Quirinale. Come abbiano fatto ad averle, non lo dicono…

L’articolo, in prima pagina con un seguito a pagina sei, è di Ervin Hladnik-Milhar?i?, penna di punta della testata. La traduzione (da cani) qui sotto è mia, strafalcioni ed errori inclusi.

In prima pagina il titolo La lettera taciuta di Drnovšek a Napolitano” ha come sottotitolo: Il presidente scomparso avverte in una lettera il presidente italiano che colla rievocazione unilaterale della storia “torniamo ad incitare i revanscismi, gli odi ed il revisionismo storico

 

 

Lubiana – Lo scomparso presidente dott. Janez Drnovšek ha risposto lo scorso anno con una lettera non pubblicata alle dichiarazioni del presidente italiano Giorgio Napolitano sulla “furia sanguinaria” degli Slavi, che avrebbe portato alla cacciata degli italiani dall’Istria ed all’annessione del Litorale alla Jugoslavia. Nell’imminenza delle elezioni il dibattito su tali questioni è in Italia di nuovo attuale.

 

Drnovšek fa presente a Napolitano nella lettera mai resa nota al pubblico che colla rievocazione unilaterale della storia “torniamo ad incitare i revanscismi, gli odi ed il revisionismo storico. Ci allontaneremo non solo dalla riconciliazione attesa da anni. Ci allontaneremo dall’Europa, dai suoi valori, dalle sue visioni.”

A pagina 6 il quotidiano riprende con lo stesso titolo ed un nuovo sottotitolo: Il presidente italiano è stato capace di una risposta nella forma di offese formulate con cortesia in ventisei righe

 

 

Lo scrittore sloveno di origini triestine Boris Pahor ha accennato in una trasmissione televisiva la settimana scorsa alla lettera che lo scomparso presidente dott. Janez Drnovšek ha trasmesso al presidente italiano Giorgio Napolitano lo scorso 13 febbraio.

 

Drnovšek ha risposto alla dichiarazione di Giorgio Napolitano in occasione della giornata del ricordo italiana all’inizio del 2007. Napolitano aveva parlato dei fatti in Istria dopo il 1945 che avevano portato all’espulsione della maggioranza della popolazione italiana dall’allora Jugoslavia. L’esodo veniva attribuito all’ “odio ed alla furia sanguinaria” della popolazione slava ed al “disegno annessionistico slavo che prevalse soprattutto nel piano di pace del 1947”. A tali dichiarazioni rispose con clamore il presidente croato Stipe Mesi?, che diede il via ad una aperta polemica col presidente italiano, provocando una focosa reazione italiana e critiche dalle istituzioni europee di Bruxelles.

 

La risposta slovena è sembrata allora molto pacata; ma reazione ci fu da parte del presidente Drnovšek, pero tramite una lettera a Napolitano mai divulgata. Dopo alcune frasi di cortesia introduttive egli avverte Napolitano che tali idee gli sono conosciute, ma non da parte dei massimi rappresentanti del governo italiano. “Se questa è la verità che si vuole rappresentare tramite la giornata del ricordo, allora di questa verità sono realmente preoccupato.

 

Drnovšek indirizza a Napolitano un breve corso sul rapporto colla storia. “Sono profondamente convinto che in questo modo realmente non scorderemo le memorie del tragico passato. Infiltreremo invece nel nostro quotidiano lo spirito di quei tempi tragici che hanno tristemente segnato la prima metà del secolo scorso e causato la più grande moria nel continente europeo. Non sono necessarie revisioni, necessari sono i fatti, per quanto dolorosi. Come se si volesse dimenticare le dichiarazioni di rammarico dell’allora presidente del Consiglio italiano DeGaspari (sic), pronunciate nel suo intervento all’inizio della conferenza di Parigi: ‘Mi rendo conto che ogni cosa, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me.’

 

Dopo un breve giudizio sugli atteggiamenti verso il fascismo, il nazismo e lo stalinismo nell’Europa contemporanea Drnovšek esplicita a Napolitano la propria grande insoddisfazione. “Mi aspetterei che da presidente delle repubblica avesse ricordato con equilibrio anche le tragedie e gli errori commessi nel secolo scorso su ambedue i lati dell’odierno confine da regimi brutali. Ci furono atti da ambedue le parti che meritano ogni condanna ed ogni rammarico. Mi aspetterei che, nel valorizzare momenti che non sono solo dolore nel ricordo di italiani, di istriani, ma anche di sloveni e croati, fosse compiuto uno sforzo adeguato con cui assegnare ai fatti il posto che loro spetta. La commissione mista italo-slovena ha confermato con equilibrio questa realtà degli avvenimenti sul confine etnico dei due popoli colla propria apposita relazione. Credo sia finalmente ora che anche noi politici prendiamo atto di questa verità e tramite le nostre dichiarazioni, commenti e discorsi non ci allontaniamo da essa, ne la neghiamo. Questo deve essere il nostro responsabile dovere nei confronti delle due nazioni, dei due stati e del nostro comune costruire l’Europa futura.

 

Due giorni dopo Napolitano risponde alle due pagine fitte del testo di Drnovšek con ventisei righe di offese formulate con cortesia. Risponde che Drnovšek lo ha frainteso. Napolitano dice che nel partecipare ad una manifestazione solenne destinata ad un pubblico solamente italiano si è rifatto “a valori che sono patrimonio comune dell’Unione europea, nella quale l’Italia è stata sin dagli inizi fattore di unificazione politica. Saper guardare alla storia del nostro continente, anche alle sue pagine più buie, significa trovare l’ispirazione per rinnovare lo sforzo comune nel costruire un futuro di pace e di amicizia tra i popoli. /…/ Non deve esserci quindi alcun dubbio riguardo al corretto significato dei miei pensieri in accordo col mio chiaramente espresso sforzo per l’integrazione politica dell’Europa.

 

In occasione della visita a Trieste per la giornata della memoria Napolitano è tornato a parlare lo stesso spirito dello scorso anno. Il giornalista Paolo Rumiz gli ha fatto presente che a causa della storia dimenticata del fascismo l’Italia è al confine orientale un paese ininfluente. L’Unione europea al nord si è espansa fino ai paesi baltici, a sud fino a Pirano. Il suo termine si vede da Trieste.

Il Dnevnik completa l’articolo colle foto dei due presidenti accompagnate dal testo: Napolitano “non ha capito” il breve e cortese “corso” di storia di Drnovšek.

Visto che sono in argomento ne approfitto per segnalare che non solo presidenti e compagnia bella hanno ritenuto di dire la loro – ci si sono messi pure i “manifestanti” – nel senso di gente che stampa manifesti.

Di seguito un manifesto con cui Rifondazione ha tappezzato Roma, salvo poi doverlo togliere, con grandi mugugni, lo stesso giorno – si dice su diktat del presidente della Camera Bertinotti a seguito di richiesta esplicita dal Colle.

Io ricordo tutto

Il manifesto sembra aver poi preso vita propria girando lo stivale per posta elettronica invece che appiccicato ai muri, tanto da aver dato vita ad un “discendente” – oltre che in varie caselle e-mail il pargolo qui sotto è stato visto in giro per la città e specialmente all’Università in occasione dell’ultima visita di Napolitano a Trieste.

Io continuo a ricordare tutto

Il seguito alla prossima giornata del ricordo…

 

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35 commenti a La lettera taciuta di Drnovšek a Napolitano

  1. arlon ha detto:

    Che l’uniteralismo non porti da nessuna parte sembrano averlo capito tutti.. tranne quella parte che parla la mia stessa lingua. Triestezza.

  2. valerio fiandra ha detto:

    Triestitudine. Ma non solo per responsabilità dei Cattivi, sia ben ciaro!!!

  3. valerio fiandra ha detto:

    TRIESTinitudine, meglio.

  4. Viktor ha detto:

    Su questi temi andrebbe ricordato e riletto il libro di Lavo Cermelj:

    Life-and-Death Struggle of a National Minority. The Jugoslavs in Italy.

    E’ un’ottima ricerca sulla politica italiana e fascista nei confronti delle minoranze. Da notare che e’ stata pubblicato nel 1936, per cui la prospettiva e’ libera dall’interpretazione di fatti legati alla seconda guerra mondiale e successivi.

    Oltre alla versione inglese, slovena, russa, tedesca, e francese, esiste anche la traduzione in italiano apparsa 38 anni dopo:

    LAVO CERMELJ, Sloveni e Croati in Italia tra le due guerre, Slovenski raziskovalni institut – Trieste, Trieste, EST-ZTT (Collana Gli Sloveni in Italia), 1974 (343 pp.) [Introduzione di Karel Siskovic].

    Buona lettura.

  5. Giovanni Costa ha detto:

    Penso si possa commentare cos^;

    “Uomini di ferro su navi di legno hanno vinto uomini di legno su navi di ferro”

    Dal telegramma con cui l’ammiraglio Tegetthoff annunciò a Vienna la vittoria di Lissa (20 luglio 1866).

  6. patrick ha detto:

    Da Drnovšek una lezione di stile. Grand’uomo.

  7. Luciano ha detto:

    Quando si litiga, è sempre molto difficile che la colpa sia di una sola delle due parti…. L’importante sarebbe discutere dei fatti IN SE’, non di COME noi li vediamo. Altrimenti non possiamo di certo riuscire a metabolizzare questi traumi storici.

  8. Matteo Apollonio ha detto:

    Scusate l’intevento poco delicato, ma almeno noi giovani (parlo di me, 30 anni) potremmo intanto iniziare a collaborare? Gli sloveni sono interessati? Noi siamo interessati? Bisogna aspettare le parole giuste di Napolitano per poter avere un po’ di distensione? Vorrei tanto che su Bora ci fosse un articolo di un mio pari eta’ dalla Slovenia per sapere cosa pensano i giovani sloveni di questa storia. Almeno noi forse riusciremmo a chiudere la discussione e cominciare a fare qualcosa insieme. Sempre se siamo tutti interessati a collaborare…

  9. patrick ha detto:

    Io sono convinto che il passato ha un peso del tutto trascurabile nel determinare oggi la cooperazione economica e politica tra stati confinanti.
    Se tra Italia e Slovenia non corrono al momento fruttuosissimi affari, non credo proprio che dipenda dal fatto che l’una non ha riconosciuto fino in fondo i crimini fascisti e nell’altra il tema dell’esodo degli italiani sia in parte ancora un tabù.
    Mi sembra ridicolo pensarlo. Ma cosa volete che gliene importi a funzionari ministeriali e imprenditori dell’una e dell’altra parte, interessati in primo luogo e giustamente alla grana, di vicende accadute più di sessant’anni fa?
    E’ per questo che ho trovato sorprendentemente naive il famoso articolo di Rumiz sulla debolezza dell’ostpolitik italiana uscito un paio di settimane fa. Se la Germania in questo surclassa l’Italia è perché la Germania ha una più chiara visione dei suoi interessi e delle direttrici di espansione da seguire per soddisfarli e incrementarli. Se la Slovenia preferisce gli investimenti tedeschi a quelli italiani, evidentemente è perché i primi sono più vantaggiosi e affidabili.
    La Seconda guerra mondiale non c’entra niente. E per fortuna.

  10. Matteo Apollonio ha detto:

    Oh la’.

  11. Luciano ha detto:

    Eppure io, che sono parzialmente afferente alla comunità slovenofona di questa Regione, continuo ad avere l’impressione che si vada avanti col vivere a cose non dette….. E ho la forte sensazione che questo avvenga anche con la parte germanofona. Diversità di opinioni.

  12. arianna ha detto:

    Io credo che Drnovsek abbia semplicemente evidenziato il vero obbiettivo che il giorno della memoria dovrebbe proporsi…sicuramente non quello di rinfacciare e ostentare episodi nati dalla violenza della guerra e dall’odio culturale ed etnico..bensì,partendo da episodi tristi e atroci che hanno caratterizzato la nostra storia,lanciare innanzitutto l’idea che simili avvenimenti non si ripetino mai più e ,anzichè costruire uno spartiacque divisorio tra un “noi” e un “loro”,provare a guardare oltre il passato e cercare di trovare una strada in cui tutti possano trovarsi d’accordo….è un obbiettivo un po’ scomodo ma necessario e rappresenta il futuro..il nazionalismo spicciolo andrebbe un po’ messo da parte…che dite?

  13. furlàn ha detto:

    Ci sarebbe da discutere per giorni su questi temi. In linea generale mi chiedo qual è il peso della storia/storiografia sulle nuove generazioni. Io alla seconda guerra mondiale non ci sono mai arrivato con i programmi della scuola pubblica italiana.

  14. Io non capisco due cose:

    – perché Napolitano abbia usato toni da raduno revaniscista vetero-nazionalista, il tutto condito dall’uso di termini come “slavo” a stretto contatto con il termine “odio”, ecc. ecc.
    – perché sia andato a rinfacciare dopo 60 anni un “disegno annessionista” laddove i primi annessionisti fummo noi;
    – perché quest’anno sia tornato sull’argomento dopo che le acque si erano calmate e dopo che con lo stesso Mesic’ era finito tutto in una stretta di mano ad un vertice europeo.

  15. patrick ha detto:

    Vorrà purificare la sua vecchia appartenenza al Pci. Sbaglando in questo modo due volte.

  16. arlon ha detto:

    furlàn: e non è un caso!
    Così si può insegnare allegramente in famiglia (di parte, in genere), così si può non considerare minimamente il dopoguerra, periodo giusto un po’ sostanziale per capire l’italia di oggi.

  17. alessandro ha detto:

    In realtà la Venezia Giulia è sempre stata contesa e non mancano rivendicazioni slave (non direi nè slovene nè croate nè altro) manifestate attraverso la formulazione del confine etnico all’Isonzo e perfino al Tagliamento, risalgono al 1843, quando da Zagabria vennero diffuse in tutta l’Europa le carte etnografiche di F. Drog-Seijan.
    Il croato Eugen Kvaternik scrisse sul suo diario, nel 1859, questa frase sulle pretese espansionistiche degli slavi:
    “I porci italiani sono bramosi di possedere l’Istria litoranea. Per Dio,non avverrà almeno finché ha vita un solo croato!”
    Un altro esempio delle “rivendicazioni di autonomia culturale” degli sloveni, è fornito dal quotidiano “Edinost” di Trieste, che, nel gennaio 1911, scrisse:
    “la nostra lotta è per il dominio…Non la abbandoneremo mai fino a quando non avremo sotto i piedi, ridotta in polvere, l’italianità di Trieste…che si trova agli sgoccioli e festeggia la sua ultima orgia prima della morte. Noi sloveni inviteremo, domani, questi votati alla morte a recitare il confiteor.”
    Interessante anche l’intervento del dottor Giuseppe Wilfan, tenuto il 31 maggio 1918 all’Hotel Balkan di Trieste. Su di esso così scrisse, una settimana dopo, il “Lavoratore”, organo dei socialisti triestini:
    “L’avvocato Wilfan è stato di una limpidità sorprendente: Trieste e tutto il litorale appartengono alla madre jugoslava, ed in ciò NON CONOSCIAMO COMPROMESSO DI SORTA CON ALCUNO …se vogliamo incorporare Trieste nella futura Jugoslavia non lo facciamo per sradicare gli italiani da queste terre,ma perché consideriamo questi paesi come terra jugoslava…Dalle foci dell’Isonzo sino all’ultima cittadella dalmata E’ SLAVO IL MARE CHE VI SI ESTENDE !”

    Ora io direi che l’Italia ha tanti scheletri nell’armadio, ha sorvolato leggiadra sull’operato criminale dei reparti italiani in Dalmazia e Istria, a livello di governo ha spesso sottaciuto la politica di snazionalizzazione delle genti alave in Italia. Noi non abbiamo mai avuto una “Norimberga”.

    Però mi chiedo se sia giusto considerare esodo e foibe come legittima reazione al fascismo (il manifesto “antifa” fa sembrare che solo pochi collaborazionisti furono trucidati) quando invece penso che, in larga parte, la tragedia del fascismo abbia sì causato risentimenti tra gli slavi ma il suo rovinoso crollo non abbia fatto altro che creare quello spazio sociale e politico di disordine in cui l’opposto nazionalismo è potuto esplodere.

  18. Luciano ha detto:

    Adesso sì che cominciamo con le discussioni serie….
    Il punto è che da decenni quelle che si autodefiniscono come due diverse parti esprimono solo le reazioni posteriori a quanto accaduto, senza andare a rimestare quello che le ha provocate (perchè non andare ad aprire i rispettivi archivi, senza giocare ad aspettare chi lo fa per primo?). Più che trattarsi di determinare se un fenomeno abbia causato l’altro, bisognerebbe forse innanzitutto prendere atto che un insieme di fenomeni negativi ha avuto luogo e che lo sono tutti (negativi), a prescindere dal fatto che uno sia avvenuto prima o che un altro lo abbia preceduto…. Se uno mi dà una sberla, posso sì scegliere se restituirgliela o meno, ma se lo faccio sono criticabile esattamente come lui. Questo per dire che è necessario porre i fenomeni TUTTI SULLO STESSO PIANO, senza considerare necessario stabilire in anticipo una gerarchia che vada per ordine di dolore inflitto o di gravità.

  19. Marisa ha detto:

    Luciano, “se uno mi dà una sberla, posso decidere se restituirgliela o meno…”, anche quando sei stato invaso, occupato e cancellato dalle carte geografiche (leggi invasione nazifascista del regno di Jugoslavia del 1941)?

  20. Luciano ha detto:

    Marisa, le cose che tu dici sono verità, io stesso non posso metterle in dubbio, visto che mia nonna è delle Valli del Natisone/Nediske doline (ti lascio autonomamente trarre le debite riflessioni sulla discutibile politica culturale a lungo lì condotta, che porta ancora oggi a conflitti) e che mio nonno proviene da una famiglia originaria di un paese che oggi si trova in Slovenia a pochi chilometri dal confine italiano ed è uno sloveno, solo che ha avuto la disgrazia di nascere proprio nel’22 e quindi di ritrovarsi a fare le scuole in pieno regime fascista. Risultato? E’ così convinto che “sia meglio parlare italiano, perchè ci si capisce tutti”, che a nessuno dei suoi figli e nipoti è riuscito a trasmettere lo sloveno. Nemmeno con me che l’ho autonomamente studiato e che ci terrei a farlo rientrare nella famiglia.
    Pensando di essere in qualche modo un “risultato” di questi processi storici, ho avuto modo di rifletterci su più volte, e sono giunto alla conclusione che si è esagerato da entrambe le parti.
    Una mia zia si prese una volta, al suo paese, una sberla da un fascista perchè questi l’aveva per caso sentita parlare in “slavo” con un’amica. Episodi come questi erano quotidianità, anche nella vicina Carinzia o in Croazia, e forse erano tra i più blandi. Penso che tutti, anche se non sono un pò sloveni come me, possano concordare nel riprovare questa azione. Ma il punto è che anche quanto è stato fatto in altro momento dalla parte che uno sparuto gruppo di italianoni definisce “slava” non era corretto. Hanno sbagliato entrambe le parti (sebbene debba riconoscere che una è un pò stata provocata). E’ però il momento di raccogliere i cocci INSIEME.

  21. Marisa ha detto:

    Mandi Luciano.
    Sono d’accordo sul “raccogliere i cocci INSIEME”. Molto meno sull’affermazione “sebbene debba riconoscere che è stata UN PO’ provocata”. Trasformare una invasione e occupazione militare, con tutto ciò che ha comportato (compreso i tanti lager italiani che hanno “ospitato” tante donne e bambini sloveni, poi morti di stenti e di fame…), in una “provocazione”, mi sembra una operazione di revisionismo storico. Credo che la storia vada letta per intero: senza mistificazioni o operazioni di revisionismo storico.
    Solo così si potranno raccogliere i cocci ASSIEME.

  22. Luciano ha detto:

    Concordo pienamente sulla inutilità di fare revisionismi (la scelta del termine “provocata” è stato poco felice), ritengo però che le cose che tu descrivi, che sono note anche a me in maniera parziale (vissuto familiare), andrebbero forse più ampiamente e pubblicamente discusse, per creare un “ricordo” che sia più genuino e completo e meno superficiale.
    Ho ad esempio saputo solo da poco che nella nostra Regione, presso Gonars, è esistito un campo di concentramento per “slavi”.
    Concludo comunque dicendo che credo che bene o male Drnovšek abbia fatto osservazioni pertinenti.

  23. andrej ha detto:

    Penso che la cosa migliore sarebbe continuare dalla relazione della commissione storica mista italo-slovena che l’italia tuttora non vuole pubblicare ma preferisce continuare su un revisionismo storico. Ed è questo che che fa alzare la voce agli sloveni e croati.

  24. Luciano ha detto:

    Ho avuto modo, di riflettere ancora sulla mia frase “sebbene debba riconoscere che una è un pò stata provocata”: forse è questo uno dei tanti motivi che ci impediscono di fare luce con obiettività su quegli avvenimenti, ossia l’incorrere troppo spesso nella difesa od in una coloritura a priori di una delle due parti… Errore in cui è fin troppo facile incorrere. Io stesso, cercando di partire da un punto di vista obiettivo, mi sono maldestramente piegato da una parte… Cosa che tutti dovrebbero evitare.

    Quella della relazione è una questione ancora aperta… anche se è un fenomeno che trovo discutibile.

  25. andrej ha detto:

    Purtroppo la relazione è un aquestione ancora aperta, perchè pubblicarla non porta voti, come invece li porta facendo demagogia.

  26. Marisa ha detto:

    LUCIANO, se ti rivolgi al Comune di Gonars, ti puoi far dare (credo gratuitamente) un CD – pubblicato l’anno scorso dal comune stesso – dove c’è tutta la storia del campo di Gonars. Io l’ho visto, sarebbe da portare in giro per le scuole….

    Lo sai che sul campo di Gonars c’è anche un libro scritto dalla storica Alessandra Kersevan e pubblicato dalla casa editrice Kappa Vu (UD)?

    mandi

  27. Andrea ha detto:

    Sono d’accordo anch’io che si debba trovare un punto di accordo e riuscire a superare storie di 60 e passa anni fa, ma lancio un sasso nello stagno: si riesce a trovare un punto che metta d’ accordo tutti e che rispetti la verità storica al tempo stesso ?
    Perchè intendiamoci, i nazionalisti di entrambe le parti volevano queste terre ed hanno commesso ogni sorta di misfatti, ma se guardiamo ai confini attuali e confrontiamo con la situazione etnica di inizio secolo ,una cosa è chiara ed incotrovertibile: ad ovest del confine attuale c’era una minoranza slovena ed oggi c’è ancora, ad est c’era qualcosa di molto più di una minoranza italiana ed ora non c’è più.
    Se non partiamo da accettare tutti quanti questo fatto non c’è molto da dirsi con i vicini sloveni e croati …

  28. Luciano ha detto:

    Marisa, grazie per le utili informazioni. Del libro della Kersevan avevo sentito parlare, del CD uscito ancora no….

    Andrea, occorre però fare alcune specificazioni sul tuo discorso generale.
    Che ci sia una minoranza slovena media, “ad ovest del confine”, è indubbio; mi chiedo però ancora quanto a lungo, con le uscite che si sentono ciclicamente. Anche l’assimilazione culturale (diverso da “integrazione”) – che pare molti in Italia sognino – se più o meno sottilmente indotta è dì per sè una violazione dei diritti umani….
    Della situazione degli italianofoni in Croazia ho una conoscenza solo parziale, ma mi pare che ci possano essere alcuni punti di critica.
    Sugli italiani sloveni, invece, sono un pò più informato: anche se ci sono stati episodi spiacevoli in passato, la Slovenia ha in seguito fin dalla sua indipendenza regolato lo status della comunità italiana (pur se con soglie di sbarramento per la determinazione della “minoranza” che sono state criticate). Vorrei a proposito fare un parallelo con l’Italia, che ci ha messo 50 e passa anni per attuare l’articolo 6 della Costituzione… Nello specifico degli sloveni, i provvedimenti emanati in precedenza per gli slovenofoni delle provincie di GO e TS riguardavano appunto solo gli slovenofoni delle due provincie e non quelli della Provincia di UD (al di là di quanti ritengono che Resia e le vallate del Torre e del Natisone non siano propriamente slovenofone, ricordo che esistono comunque ancora – sempre per quanto a lungo? – gli slovenofoni della Valcanale/Kanalska dolina/Kanaltal/Valcjanal).

  29. Ciacci ha detto:

    Luciano. Concordo con te sui ritardi nell’applicazione dell’art. 6 della nostra Costituzione nei confronti della popolazione slovena della nostra Regione. E’ vergognoso. Concordo anche che l’impianto normativo di tutela presente in Slovenia sia assolutamente all’avanguardia. Ciononostante non posso che condividere quanto dice Andrea: gli italiani del litorale sloveno sono passati da una presenza plurisecolare e radicata ad una presenza poco piu’ che folcloristica ed i dati dell’ultimo censimento non sono confortanti (nemmeno 3000 persone). Senza tener conto della situazione circa la reale applicazione delle leggi che, a leggere i commenti degli autoctoni, non e’ sempre all’altezza del dettato normativo, anzi. Ma, potendo leggere lo sloveno qualcosa ne so, non mi sembra che la stampa nazionale (Delo, Dnevnik a altro) abbia mai preso seria posizione su questo. O mi sbaglio?

  30. Luciano ha detto:

    Ti dirò la verità, pur potendo leggere lo sloveno, non posso dire di avere un’ideale globale della faccenda rispetto alla stampa, perchè posso fare riferimento solo a ciò che passa per internet (nella mia zona la stampa slovena non ci arriva) ed alle volte in cui riesco a sentire i notiziari sloveni (e colgo l’occasione per rendere noto che lo posso fare solo perchè ho il satellite perchè, nonostante le garanzie previste da anni, la presenza dei segnali esteri nelle valli germanofone e slovenofone viene sistematicamente trascurata).
    Anche le minoranze regionali vengono a ogni modo, in più occasioni, celebrate secondo me come qualcosa di “folcloristico” ed è lecitissimo chiedersi cosa registrerebbe un censimento se venisse condotto anche qui in Regione, anche se forse sarebbe controverso proporlo in una zona dove l’interetnicità è di regola (es. se uno si sente afferente alle comunità linguistiche sia friulana, che slovena, che italiana, come dovrebbe dichiararsi?).

    A ogni modo col mio intervento volevo sottolineare come ci siano elementi di pregio e di demerito da ogni “parte”. E’ infatti verissimo e testimoniato che da parte slovena ci siano inadempienze, come da parte croata ed italiana, del resto.

  31. Luciano ha detto:

    Specifico: “..nonostante le garanzie previste da anni rispetto ai media, la presenza di perlomeno i segnali esteri nelle valli..”

  32. lorenzo ha detto:

    E’ giusto ricordare quanti sloveni e croati sono stati uccisi ingiustamente, ed infatti lo si ricorda il 25 aprile fino a prova contraria;ma ? giusto anche ricordare quanti italiani fra uomini,donne e bambini d’ogni et? furono gettati nelle foibe in nome del comunismo e della resistenza, ? giusto ricordare che non tutte le vittime erano fascisti, o se lo erano non tutti erano assassini, ? giusto ricordare il dramma dell’eccidio prima e dell’esodo forzato poi dovuto subire dal popolo istriano, ? giusto ricordare che un presidente, sandro pertini ha baciato la bara di tito broz, “criminale partigiano” che si ? macchiato di tremendi crimini di guerra!
    Io dico che ? giusto ricordare le vittime a prescindere dalla loro nazionalit?,della loro religione e della loro fede politica, condanno la politica imperialista del regime fascista italiano, ma vi dichiaro che mi fate schifo in quanto tentate di mascherare criminali di guerra e di insabbiare una storia rimasta nell’oblio per oltre 50 anni in nome dell’anti-fascismo e della resistenza, ve lo ripeto mi date il vomito!!!

  33. lorenzo ha detto:

    E’ giusto ricordare quanti sloveni e croati sono stati uccisi ingiustamente, ed infatti lo si ricorda il 25 aprile fino a prova contraria;ma ? giusto anche ricordare quanti italiani fra uomini,donne e bambini d’ogni et? furono gettati nelle foibe in nome del comunismo e della resistenza, ? giusto ricordare che non tutte le vittime erano fascisti, o se lo erano non tutti erano assassini, ? giusto ricordare il dramma dell’eccidio prima e dell’esodo forzato poi dovuto subire dal popolo istriano, ? giusto ricordare che un presidente, sandro pertini ha baciato la bara di tito broz, “criminale partigiano” che si ? macchiato di tremendi crimini di guerra!
    Io dico che ? giusto ricordare le vittime a prescindere dalla loro nazionalit?,della loro religione e della loro fede politica, condanno la politica imperialista del regime fascista italiano, ma vi dichiaro che mi fate schifo in quanto tentate di mascherare criminali di guerra e di insabbiare una storia rimasta nell’oblio per oltre 50 anni in nome dell’anti-fascismo e della resistenza e che chiamate “revisionismo storico” un semplice atto di memoria ve lo ripeto mi date il vomito!!!

  34. Ivan Tonzic ha detto:

    Sono straordinari questi signori, dicono che in Italia ci si è dimenticati del fascismo. Ma quando mai? L’Italia ha pagato suon di bigliettoni i danni di guerra, cosa che non hanno fatto altre potenze coinvolte. Adesso tocca a loro, spetta ad altri pagare il conto e ammetter gli errori, e abbiano il coraggio di non parlare solo di ”fascismo, nazismo e stalinismo” ma anche di Titoismo, movimento che riguarda uno dei peggiori criminali che la storia ricordi. Non si tratta di revisione della storia, in quanto a dirlo sono persone neutrali, storici di ogni parte del mondo che lo accusano di ”democidio”, come l’americano prof. Rummel. O magari leggete il libro Kocevje dell’esule Karapandzic del 1958 (quando Tito veniva fatto passare per mito), l’autore racconta cose inedite su questo criminale. Poi vogliamo parlare della pulizia etnica da loro commessa con le foibe come racconto’ Sperans e ripetuta da altri slavi nel 1991? Ancora oggi c’è gente che non sa nulla di quei crimini, occultati dal partito comunista della ex Iugoslavia.

  35. Carlo Porta ha detto:

    Lasciò un commento dopo così tanto tempo dai fatti , solo allo scopo di segnalare una piccola verità . Il discorso di De Gasperi alla conferenza di Parigi, non fu affatto di rammarico e costruzione. La fase iniziale estrapolata da tutto il testo del discorso , dal presidente Sloveno, era in realtà un modo garbato e diplomatico per introdurre tutto il disappunto per le gravosissime condizioni di pace imposte all’Italia. Suggerirsco a tutti di rileggere il discorso di De Gasperi. Aggiungo che la ratifica del trattato trovò nel parlamento italiano ( certo non composto da fascisti ), una significativa opposizione. Anche in questo caso, sarebbe utile leggere il discorso di Benedetto Croce contro la ratifica del trattato. Concludo che dal dopoguerra ad oggi , sono stati i governi Sloveno e Croato a dimostrare di essere nazzionalisti ed espansionisti. Come dimendicare il discorso del primo ministro Sloveno ( finito in carcere per corruzione ), che si rammaricò alla festa istituita in Slovenia in risposta al giorno della memoria , per la mancata annessione di Trieste, Gorizia e della Slava Friulana . La pretesa “restituzione” , da parte del governo Sloveno ,delle opere d’arte italiane salvate dalla distruzione che si trovano in Istria prima della guerra, fu un’altro gesto di straordinaria arroganza e privo di qualunque fondamento giuridico. Per la Croazia, basterebbe ricordare le leggi contro gli italiani , leggi che per esempio gli impedivano di acquistare una casa in quel paese. Ed ancora si potrebbe enumerare.

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